Tutta colpa di Alfredo?

Riceviamo e diffondiamo:

TUTTA COLPA DI ALFREDO?

Dicono che è colpa nostra se ancora una volta sono morti i nostri figli in mare, non dovevamo farli salire sulla barca e rischiare un lungo viaggio in condizioni precarie. Che importa se sarebbero morti di miseria, malattia o di guerra lì dov’erano in Mali, Guinea, Palestina, Afghanistan, Iraq, Pakistan, Sri Lanka…

È colpa nostra se in tredici siamo morti in carcere perché ci siamo imbottiti di metadone durante una rivolta causata dal terrore del contagio da Covid nel marzo 2020. Che importa se i cadaveri avevano i denti spezzati e le ossa rotte, cremati in tutta fretta perché potenzialmente contagiosi e le indagini sono state subito archiviate.

È colpa nostra se abbiamo usato il nostro corpo come un’arma e dopo quattro mesi di digiuno ora possiamo solo morire. Ma non è anch’essa una lenta morte quella vissuta nei loculi del 41 bis totalmente isolati dal mondo esterno? Dobbiamo viverla ad ogni costo magari curati e alimentati a forza, sedati e legati al letto mentre nelle carceri gli altri muoiono proprio per mancanza di igiene, cure mediche, uccisi dalle botte e dall’indifferenza?

È colpa nostra se non abbiamo creduto che sarebbe andato tutto bene se ci iniettavamo tre o quattro dosi di “vaccino” solo per poter andare a lavorare muniti di lasciapassare sanitario. Intanto siamo morti nelle residenze per anziani e negli ospedali, pubblici e non quelli privati finanziati con i soldi pubblici, isolati dai nostri affetti più cari. No, non è andato tutto bene e non è di certo finita visto che la produzione di sieri geneticamente modificati procede a ritmi serrati.
Ancora nostra è la colpa se da cinque mesi non abbiamo più uno stipendio perché abbiamo rifiutato la cassa integrazione e continuato ad occupare la fabbrica pretendendo il rilancio dell’attività produttiva per noi e per il territorio in cui viviamo. Dovevamo invece credere alle bugie che ci raccontavano e fare un passo indietro?

Colpa nostra se siamo morti schiacciati da un camion, non avremmo dovuto tentare di bloccarlo ai cancelli del magazzino. Ma potevamo continuare ad accettare turni di lavoro massacranti, infortuni, contratti di lavoro a 1 mese, continue rapine sulle buste paga già da fame?

Pure colpa nostra le botte, le multe, le denunce, i processi, la galera perché non capiamo l’utilità delle grandi opere come il TAV che fa arrivare una arancia sulla nostra tavola in tempo zero dopo aver girato per tre continenti e distrutto e avvelenato irrimediabilmente territori ed economie di prossimità.

Anche colpa nostra se, con tutta la propaganda che c’é, proprio non riusciamo a convincerci che le ragioni della guerra si possano spiegare con la minaccia del “cattivo” di turno (Saddam, Bin Laden, Milosevich, Gheddafi, Assad e ora Putin) e che stare con la NATO ovvero con gli USA rappresenti indiscutibilmente lo stare dalla parte dei “buoni”. Così come non possiamo credere che le decennali politiche di sicurezza che hanno edificato una società sempre più militarizzata e privatizzata sull’emergenza di turno (mafia, terrorismo islamico, black block, ultras, immigrazione, negazionisti e ravers) ci abbiano reso la vita migliore e più sicura.

Queste colpe non ce le sentiamo ma è nostra di certo la responsabilità di riuscire costruire le forze per affrontare la guerra che questo Stato corrotto e assassino ci sta muovendo contro per difendere un sistema di privilegi e di miseria che sta portando velocemente tutti alla catastrofe.

Tanto abbiamo fatto in questi anni per resistere mantenendo viva la lotta e la solidarietà di classe ma occorre uno sforzo ben maggiore per ricomporre in una prospettiva potenzialmente rivoluzionaria un panorama di lotte così frammentato. Questa unità delle lotte va cercata, costruita e difesa, giorno per giorno.

Non sarà oggi e forse nemmeno domani ma con questo spirito parteciperemo alle prossime scadenze di lotta che necessitano, per la rilevanza acquisita, della presenza, dell’impegno, dell’intelligenza e del coraggio di tutti e di ciascuno.

Sabato 4 marzo saremo a Torino (P.za Solferino, ore 16) in sostegno alla lotta di Alfredo Cospito, per continuare la difficilissima opera di demolizione del regime di tortura del 41 bis e dell’ergastolo e con essa della legittimità di uno Stato sempre più militarizzato e guerrafondaio. Un percorso che troverà anche nella giornata di mobilitazione di domenica 12 marzo a Modena (P.zle 1° maggio, ore 14), a tre anni dalla strage nel carcere di Sant’Anna, un’altra imprescindibile tappa.

Giovedì 2 marzo, dalle 18, saremo in presidio davanti alla sede milanese di Fratelli d’Italia (C.so Buenos Aires, 15) che è oggi il primo responsabile per la condanna a morte di Alfredo.

Assemblea cittadina milanese contro carcere, 41 bis, ergastolo