Dietro quel muro. Contro la Fondazione Bruno Kessler e l’università in guerra

Volantino distribuito a Trento durante un presidio contro la Fondazione Bruno Kessler:

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DIETRO QUEL MURO

Contro la Fondazione Bruno Kessler e l’Università in guerra

Mentre il mondo intero sembra essere sull’orlo della terza guerra mondiale, e lo Stato d’Israele attua contro i palestinesi di Gaza delle pratiche che non è esagerato definire genocide, la guerra è anche qui – a due passi da noi.

La Provincia autonoma di Trento è la prima istituzione pubblica non statale al mondo per collaborazioni con lo Stato d’Israele. La sua Università – insieme ad altri atenei “d’eccellenza scientifica” come il Sant’Anna di Pisa – è in Italia una delle più coinvolte in collaborazioni con l’Esercito italiano e con aziende del comparto tecnologico-bellico come Leonardo-Finmeccanica, con cui si scambia continuamente personale e dirigenti.

Al centro di questi progetti c’è sempre la Fondazione Bruno Kessler (FBK). Nata nel 1962 come Istituto Trentino di Cultura, la Fondazione Kessler è stata il primo nucleo dell’ateneo trentino, e ha oggi oltre 400 ricercatori divisi in due rami, uno umanistico e l’altro scientifico, ovvero l’Istituto per la Ricerca Scientifica e Tecnologica (IRST). Se entrambi hanno variamente collaborato con l’Esercito, è ovviamente il secondo quello più legato al comparto militare, in quanto centro d’eccellenza della ricerca italiana sull’Intelligenza Artificiale.

Nel 2001, l’allora Istituto Trentino di Cultura ha inaugurato le collaborazioni dello Stato italiano con Israele, attraverso un accordo con il Caesarea Rotschild Institute dell’Università di Haifa, poi rafforzato da una convenzione del 2003 nell’ambito delle tecnoscienze e dell’IA (in particolare attraverso il ruolo di un noto scienziato – il professor Oliviero Stock – che è stato dirigente della Fondazione). Se l’Intelligenza Artificiale, dall’Ucraina alla Palestina, è ormai uno strumento essenziale nelle guerre moderne, a Trento la Fondazione Bruno Kessler si prepara a darci un assaggio delle sue applicazioni nella nuova città smart in allestimento, con i progetti Marvel e Precrisis (ex Protector). Oltre che di un gigantesco furto di dati a vantaggio di una ventina di imprese, si tratta di una mostruosa sperimentazione di controllo sociale (con telecamere, microfoni e sensori che monitorano la navigazione su internet, già installati in Piazza Dante, al Duomo, a Santa Maria, in Piazza Fiera e al Parcheggio Zuffo). Oltre che essere partner ufficiale di Marvel e Precrisis insieme al Comune, FBK fornisce l’algoritmo che elabora i dati raccolti e, in caso di pericolo presunto, allerta la Questura.

All’interno del consorzio Trento Rise, FBK collabora strettamente con Leonardo, oltre che con altri potenti gruppi capitalistici (come Telecom e FIAT-Stellantis). Insieme all’Intelligenza Artificiale, l’IRST della FBK è all’avanguardia nell’ambito delle nanotecnologie e della scienza dei materiali. All’interno della Facoltà di Ingegneria e Scienze Informatiche, FBK ha promosso la creazione di un laboratorio (e un corso di studi) chiamato Eledia Group, specializzato in homeland security (“sicurezza interna”). Vi si approntano – ad esempio – applicazioni che consentono di stanare «obiettivi in movimento» al di là dei muri delle case o individuarli in volo, tecnologie in grado di eludere i radar, o ancora i «corporative robotics», mini-robot delle dimensioni di un orecchino utili a spiare ambienti «ostili».

La guerra ha molte facce. Se sempre più spesso ci imbattiamo in quella truce del gendarme che ci ferma pattugliando strade sicure, altre volte si nasconde dietro il muro di un dipartimento universitario o gli occhialetti di un tranquillo professore. Come quelli che lavorano nei laboratori di Povo (dove FBK gestisce anche uno dei principali centri italiani di Microsoft).

Mentre la nostra società somiglia sempre più a quella israeliana – con le sue colonie interne, il suo esercito high tech onnipresente, la sua detenzione amministrativa e il suo filo spinato; e mentre lo Stato d’Israele si accanisce contro i palestinesi con una ferocia da seconda guerra mondiale, non c’è da stupirsi che i dirigenti dell’Università di Trento facciano rimuovere uno striscione solidale con chi sta subendo un genocidio: sanno bene, Lorsignori, che quel sangue è anche sulle loro mani. Ricordiamocelo e ricordiamoglielo quando sentiremo del prossimo bombardamento sulla prigione di Gaza o altri inferni, e prima di ritrovarci tutti rinchiusi nella nostra prigione digitale.

Assemblea contro la guerra di Trento