Parole urgenti di fronte a una fiamma che si spegne. Scritto di Monica Caballero sullo sciopero della fame di Alfredo Cospito

Riceviamo e diffondiamo:

Parole urgenti di fronte a una fiamma che si spegne.

Scritto di Monica Caballero sullo sciopero della fame di Alfredo Cospito

Da Publicacion Refractario, 3 febbraio 2023

Ho avuto il piacere di leggere le parole di compagni di diversi territori che mostrano la loro fervente solidarietà con lo sciopero della fame di Alfredo Cospito, per uscire  dal regime di tortura del 41 bis.

Anche in questa terra stiamo esprimendo un’incondizionata solidarietà al compagno in un insieme di prigionierx sovversivx, anarchicx, antiautoritarix, antispecistx e nichilistx.

Fraternizzare con un compagno così prezioso come Alfredo, ancora di più nel momento difficile che sta attraversando, è una necessità per quellx di noi che si posizionano nella negazione e nell’antagonismo all’attuale vita governata dall’autorità. Inviare parole solidali da dentro le galere per un compagno affine non è mai eccessivo/abbastanza.

Nel mio caso, quando ho ricevuto parole di solidarietà da qualche compagnx mentre ero in carcere, ho sempre dato molto valore a quelle parole e le ho custodite come qualcosa di molto prezioso.

Ma in questo momento il compagno Alfredo Cospito necessita che le parole si trasformino in azione, che attacchino, forzino, sovvertano, manomettano, minaccino, etc. tutti coloro che hanno il potere di cambiare la sua situazione carceraria e\o che sostengono il regime del 41bis.

La situazione di Alfredo ha smesso di essere preoccupante e si è trasformata in urgente. La questione è semplice, se non si ottiene quello che Cospito chiede, lui morirà e non mancano molti giorni se continua lo sciopero della fame.

Prendere la decisione e realizzare una mobilitazione come uno sciopero della fame, implica moltissime difficoltà, la tua lotta sta su multipli scenari, da un lato hai tutto un reticolo repressivo e giudiziario con vari strumenti che puntano a dissuaderti per farti smettere di scioperare, dall’altra parte c’è il tuo istinto di sopravvivenza, il tuo stesso corpo!

Il corpo in sciopero della fame si farà sentire affinché tu lo alimenti.

Per quello che ho vissuto e visto in altrx, uno dei primi segnali corporei in uno sciopero della fame è il mal di testa, vertigini, nausea, fatica, irritabilità, insonnia e una fame tremenda che non ti permette di pensare ad altro. Nel  mio caso ho smesso di sentire la fame dopo 15\20 giorni di digiuno, ho sentito di compagnx che han smesso di avere fame verso il giorno 90. A partire dalla seconda o terza settimana di digiuno allo scioperante cominciano a venire crampi molesti, che si prolungheranno e acutizzeranno in tutto il corpo, provocando dolore; a questo si aggiunge la stanchezza che farà sì che qualsiasi attività quotidiana, come farsi la doccia, sia un impresa tremenda. In ultimo,
c’è il freddo, per quanto si copra lo scioperante, in misura maggiore onminore, ha sempre freddo.

Anche se sembra aneddotico in uno sciopero della fame, la fame non è lansensazione più molesta e acuta, per me e per quello che ho conosciuto lenprincipali sono i crampi e il freddo.

È importante menzionare che ci sono fattori rilevanti per capire il processo dello sciopero della fame, come che ogni corpo funziona in modo specifico e anche il modo di portare avanti lo sciopero può essere diverso, per esempio se si consumano zucchero o sali idratanti e poi le condizioni carcerarie in cui si troverà. In ogni carcere (almeno in
occidente) esistono protocolli di sciopero della fame che spesso non vengono osservati.

Qualunque siano le modalità e le condizioni in cui viene condotto o sperimentato uno sciopero, questo è un autofagocitamento che non può essere eterno, il corpo ha riserve limitate e nel caso di Alfredo stanno finendo.

La fiamma che Alfredo è si sta spegnendo giorno dopo giorno. Lui non si arrenderà e non si pentirà….

Che le parole si trasformino in azione!!!

Solidarietà attiva con tuttx lx prigionierx anarchicx!!!

Fine del 41 bis

Morte allo stato e che Viva l’Anarchia

Mónica Caballero Sepúlveda