Il carcere uccide

Riceviamo e diffondiamo:

Il carcere uccide

Sono morte 2 persone in sciopero della fame al 41 bis; una ad aprile e una ai primi di maggio, che fanno seguito alle 3 morti in simili condizioni degli anni passati.
Sono morti nel silenzio generale, che è anche una nostra mancanza sulla quale riflettere; i giornali velatamente sminuiscono i princìpi della nostra lotta in supporto ad Alfredo, utilizzando la solita arma di distrazione di massa per spostare l’attenzione dal problema.
Non si chiamavano Alfredo e ne prendiamo dolorosamente atto, a ricordarci che la sua lotta dev’essere portata avanti; ma cari scribacchini, stampelle del regime che vi sovvenziona, non mostrate interesse peloso perché non serve, non ne avete titolo!
Queste tristi morti in solitudine dimostrano appieno cosa sia a come funziona il carcere: OMERTÀ IN NOME DELLA LEGGE!
La stessa omertà che avete provato a mettere in campo quando è partita la campagna per salvare la vita di Alfredo, sminuendo sia lui in quanto colpevole di qualcosa quindi meritevole delle patrie galere, sia i solidali che avete chiamato terroristi, allargando le maglie a chiunque si occupasse del caso (Donzelli docet); voi lamentate “un silenzio assordante” quando avete provato in ogni modo a silenziare la lotta di Alfredo agli albori e quando non potevate più farlo siete passati a sminuirne la portata, per tornare all’oblio quando è risultato palese che la sua determinazione non fosse in vendita; e quanto vi è costato constatare la vittoria giuridica che la consulta ha dovuto accettare?
Parecchio si deduce, tenendo conto che avete ben pensato non fosse il caso di soffermarsi troppo sulla portata di una sentenza che ha asfaltato il libero arbitrio delle toghe più intransigenti, sedicenti organi di giustizia.
Ma soprattutto, tristi e inutili minus habens, scrivendo che questi morti non si chiamavano Cospito e nessuno se n’è preoccupato, avete evidenziato l’interesse dello stato a non occuparsene e a tenere nascosto l’esito dell’iter carcerario dove il detenuto non deve più essere considerato essere umano dalla comunità.
E nella vostra cieca ignoranza avete anche evidenziato l’immensa portata della solidarietà e della lotta esterna dei solidali senza la quale Alfredo non avrebbe avuto voce e questo lo scrivete voi, quando a noi invece davate dei terroristi!
Avete sottolineato il silenzio istituzionale quando per Alfredo ne avete condannato l’eco, senza porvi problemi sulle numerose mancate risposte degli organi preposti che hanno giocato per mesi con la vita di un uomo; e in ultimo, fedeli alla linea del padrone, non avete perso occasione per comparare la durata dello sciopero della fame di Alfredo a mantenere vivi i dubbi sui quali vi siete spesi per mesi oltrepassando il ridicolo, perché proprio non riuscite ad accettare la determinazione di un detenuto che ha portato a una vittoria che non poteva che essere istituzionale date le dinamiche di reclusione, che ha azzerato de facto tutte le stronzate che avete propinato, sciacallando come da prassi del vostro triste mestiere.
Un grazie è doveroso, avete reso palese che l’aiuto più utile per un detenuto è quello degli esterni che si mobilitano per contrastare “il silenzio assordante dell’autorità” e di concerto avete illustrato la finalità ultima per i sepolti vivi: la morte, possibilmente senza troppo rumore, altrimenti “si rende vano il fine”.
Grazie, avete illustrato che il problema è reale perché il carcere uccide.
Volevate il martire ma Alfredo ha fatto sfumare l’occasione; ve la siete presa, solo quando la nuda morte ha eliminato il contraddittorio.
Miserabili.