Faccia a faccia con la guerra [in continuo aggiornamento]

Riceviamo e a nostra volta diffondiamo:

https://ilrovescio.info/2023/01/09/comunicato-dellorganizzazione-di-combattimento-degli-anarco-comunisti-sullattacco-esplosivo-contro-il-ponte-ferroviario-che-conduce-a-una-struttura-del-ministero-della-difesa-russia/


Ammutinamenti nell’esercito russo e Appello alla solidarietà internazionale con i disertori:

Ammutinamento(1) (2) 


Riceviamo e diffondiamo:

Mosca bianca

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Siamo ormai assuefatti alle notizie di guerra, che hanno occupato la maggior parte di giornali e telegiornali per alcuni mesi, per poi lasciare spazio alla crisi climatica, all’aumento delle bollette, alla caduta del governo, alle elezioni e alle difficili sfide che attendono la ministronza.

Mentre l’incessante propaganda di guerra impazza senza nessuna dignità, ci sono dei fatti che andrebbero segnalati e su cui vale la pena di spendere qualche parola.

Nelle ultime settimane si è assistito a un nuovo rialzo della tensione, o almeno è questa la percezione comune.

Negli stessi giorni in cui i carabinieri erano di guardia ai seggi della democratica italia, in cui funzionari dello stato, scortati dalla polizia, allestivano seggi particolari in carceri, ospedali e manicomi – nei posti cioè dove a persone rinchiuse era impossibilitato di recarsi liberamente al seggio – nel periodo in cui i giornali e i potentati economico-culturali di confindustria esprimevano indicazioni di voto alla popolazione nella solita stantia compravendita, diretta o indiretta, di piccoli privilegi in cambio di voti, in quegli stessi giorni la democraticissima stampa italiana esprimeva il proprio sdegno per l’inaccettabile svolgersi della farsa dei referendum sull’annessione del Donbass denunciando che l’orribile operazione antidemocratica si stava manifestando con militari che difendevano le urne e le forze dell’ordine che si erano assicurate che gli aventi diritto potessero votare anche se impossibilitati a muoversi.

Al di là della scelta di riconoscere o meno un’operazione “democratica” e di interpretare la volontà popolare sulla base di quello che il potere desidera che il popolo esprima, l’annessione dei territori di Donetsk e Lugansk rappresenta un nuovo possibile motivo di escalation in questa guerra. Per la Russia, un attacco da parte ucraina sarebbe ad oggi un’invasione, che giustificherebbe quindi una risposta senza quartiere, per l’Ucraina ha significato un acuirsi degli strepiti del ballerino guerrafondaio per un ingresso del “suo” paese nella NATO – che porterebbe all’immediato ingresso degli Stati Uniti (e dell’Italia, e della Turchia, e chi più ne ha più ne metta) in guerra.

A questo poi si è aggiunta, nelle ultime settimane, la vicenda dei sabotaggi ai gasdotti di Nordstream. Il 27 settembre scorso, delle esplosioni su due diversi gasdotti – Nordstream 1 e 2 – hanno di fatto reso inutilizzabili i tubi delle condutture che avrebbero potuto portare il metano dai giacimenti russi verso l’Europa. Diciamo avrebbero potuto, perché già da diverso tempo questa infrastruttura di costruzione russa e di capitale in gran parte europeo era fuori attività, contribuendo all’artificiale carenza di gas sul mercato. Le esplosioni sui due gasdotti in fondo al mare, prodotto evidente di un attacco militare, hanno reso nei fatti inutilizzabile la struttura, facendo aumentare nuovamente il costo delle risorse energetiche.

Aver colpito uno dei nodi giugulari dell’infrastruttura energetica mondiale ha, tra gli altri effetti, scatenato una pioggia di accuse reciproche tra i contendenti della guerra in Ucraina: la Russia accusa l’occidente di aver preso attivamente parte al conflitto con un’azione militare nei confronti di una loro infrastruttura e la NATO risponde che l’attacco di probabile matrice russa può essere classificato come un atto di terrorismo. Entrambi gli schieramenti cercano motivazioni ideologiche e propagandistiche per interpretare un fatto a favore della giustificazione della propria escalation militare.

In ogni caso, si assiste all’ennesimo lancio di un pezzo di cadavere in mezzo a cani affamati, per vedere chi per primo si lancerà nella mischia.

Ritorna di nuovo, come l’influenza stagionale, lo spettro di un’escalation nucleare, per quanto “portatile”. Se fin dal secondo dopoguerra l’incubo nucleare aleggiava sulle teste dei popoli di tutto il mondo, il confronto tra le due potenze, all’epoca, sembrava essere dettato da una sorta di minaccia “inattuabile”: questo a causa della potenza devastatrice che avrebbe prodotto la Mutua Distruzione Assicurata (MAD nel geniale acronimo che essi stessi si erano dati) e del fatto che, nonostante le tensioni, per decenni il capitale e l’influenza politico-militare di USA e URSS avessero ancora “spazi di conquista” in quella parte del mondo non ancora trasformata mercato. Oggi, la possibilità dell’utilizzo di armi nucleari è invece più plausibile, sia per la disponibilità di ordigni tatticamente meno letali, sia per la necessità sempre più inevitabile di strappare al nemico pezzi di un mercato oramai saturo e impossibilitato ad espandersi.

A chi sta convenendo questa guerra?

Non abbiamo, ad oggi, delle analisi approfondite sulle motivazioni che stanno portando i vari potenti della Terra a giocare ad un innalzamento della tensione, con il rischio di scatenare una nuova guerra mondiale. Certamente, da un lato esiste il problema delle sfere di influenza, in cui si inquadra il rischio per la Russia di essere circondata da paesi aderenti alla NATO, dall’altro esistono delle questioni relative alla gestione delle risorse energetiche – come il gas – , oltre al fatto che le guerre sono sempre un buon metodo per risanare le economie in crisi.

Al di là delle definizioni giuridiche del “diritto di guerra”, il conflitto in Ucraina è stato visto, anche dai più distratti o dai più ideologizzati, come un conflitto per procura tra la NATO e la Russia.I suoi sviluppi sembrano però fornire elementi per precisare gli effetti e, nel contempo, le ragioni della guerra. Una guerra scatenata dalla NATO e dalla Russia per la ridefinizione dei propri ruoli di potenze all’interno di un mondo che è cambiato e di un mercato che ha conosciuto una crisi irreversibile.

Durante il conflitto è emerso, sempre più, come Putin, anche a costo di perdere affari e influenza in Europa, abbia trovato una serie di sintonie, quando non di consensi espliciti, da parte di altre potenze emergenti e capitalismi esclusi dal “giro buono”: Cina, Iran ma anche India, Turchia e Tigri Asiatiche. Dall’altra parte del fronte, invece, i paesi europei e gli Stati Uniti si sono schierati a difesa dei valori democratici del ‘900 occidentale, rinsaldando e rinvigorendo l’Alleanza Atlantica, patto nato nel 1949 per sancire il trionfo statunitense nel mondo dopo la sconfitta della germania nazista e l’umiliazione del giappone pan-asiatico.

Entrambi gli schieramenti sembrano vivere le proprie contraddizioni e i propri limiti: la Russia non sembra trovare appoggi stabili sul piano internazionale e le altre potenze esprimono al massimo un appoggio di “cortesia”, preoccupate come sono che un cambiamento della bilancia, da qualsiasi lato penda, possa intaccare i loro piani di dominio ed egemonia. I paesi NATO, soprattutto quelli europei, sembrano accorgersi dell’inaffidabilità e dell’ipocrisia di ogni alleanza tra predoni imperialisti: la difesa di una sfera di influenza a guida americana sembra essere ad oggi pagata dai capitalismi europei, Germania in testa, che vedranno comunque un indebolimento delle proprie industrie data dalla carenza di energia, mentre gli Usa possono garantirsi una propria indipendenza.

Oltretutto, di certo, gli affari per qualcuno stanno andando molto bene. Ad esempio, molte aziende ucraine stanno spostando i loro impianti da est a ovest, accompagnando il trasferimento con il peggioramento delle condizioni lavorative, e come dimenticare il tentativo di far passare, in maggio, con la scusa della situazione emergenziale causata dall’invasione russa, una legge che eliminava sostanzialmente i diritti dei lavoratori.

Anche da parte russa ci sono aziende che stanno guadagnando da questa situazione: ad esempio, Genpro, una ditta di design con sede a Mosca, sta assumendo lavoratori a distanza in Ucraina, dove pagherebbe dei salari cinque volte inferiori. Questo nell’attesa di inserirsi nei redditizi bandi per la ricostruzione delle città.

Lo stesso sta avvenendo per le aziende statunitensi: il generale Volodymyr Havrylov, viceministro ucraino della Difesa, ha sollecitato le aziende partecipanti alla conferenza nazionale della National Defense Industrial Association Future Force Capabilities in Texas a sfruttare l’attuale guerra in Ucraina per poter testare “sul campo” nuovi prodotti bellici. Va ricordato che la maggior parte delle nuove invenzioni e delle ricerche scientifiche nascono per usi bellici, salvo essere poi riconvertite per usi civili. Di conseguenza, gli Stati Uniti possono testare satelliti, droni, armi a controllo algoritmico, sistemi missilistici, ma anche applicazioni di intelligenza artificiale senza dover impiegare i propri uomini e mezzi.

Anche in Europa, dove i proletari stanno pagando in particolar modo le conseguenze di questo conflitto, le aziende sono in attesa della tanto promessa ricostruzione.

Se anche tutto ciò non sembra sufficiente a giustificare le proporzioni del rischio che i governanti stanno scegliendo di assumersi, basta a far nuovamente notare, come abbiamo già detto, che ogni guerra è degli sfruttatori contro gli sfruttati, indipendentemente dalla loro nazionalità. Di certo, ai poveri un conflitto non conviene mai, che li chiamino vincitori o vinti.

Quando la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera!

Fortunatamente, ci sono delle risposte, in vari luoghi, all’attacco portato avanti dai padroni contro noi schiavi.

Il 21 settembre, a seguito della contro-offensiva ucraina, Putin ha annunciato una nuova “mobilitazione parziale” della popolazione russa per supportare l’operazione speciale che l’esercito sta portando avanti in Ucraina fin da febbraio.

Ovviamente, questa notizia non è stata accolta con particolare gioia da parte di coloro che verranno chiamati a calcare i romantici campi di grano ucraini nella battaglia per la libertà: chi verrà arruolato perderà il lavoro (ufficialmente i contratti dovrebbero venire sospesi, ma è evidente che nessun padrone voglia attendere il ritorno di un potenziale milite ignoto) se gli andasse bene, un arto o la vita se gli andasse male. Da un punto di vista pragmatico, sembrerebbe più furbo provare ad evitare l’arruolamento. Nonostante questo, in molti si stanno arruolando comunque, ma in tanti hanno deciso di scendere a protestare nuovamente o di andarsene.

Infatti, dopo l’annuncio è aumentata l’emigrazione dei disertori (o di chi ha scelto di disertare nel momento in cui gli arrivasse la cartolina) verso i paesi occidentali, oltre che verso la Mongolia e gli altri paesi confinanti. Questo fatto ha messo in crisi – per circa dieci minuti – la democratica Europa: mentre per i rifugiati ucraini era stato creato un ponte umanitario privilegiato (che ha permesso di apportare alla propaganda di guerra il racconto del capitalismo occidentale interessato ai diritti umani degli sfollati delle guerre degli altri), per coloro che portano con sé un passaporto russo ci sono degli accordi che ostacolerebbero il loro ingresso nella fortezza. Che fare allora? Se queste persone sono la famosa quinta colonna, dovremmo sostenerli… Il problema ha occupato i titoli di giornali e telegiornali per circa mezza giornata. Ma, in fondo, se la caveranno ugualmente. Per quello che riguarda invece chi ha scelto di restare nel paese, si è risollevato un movimento di protesta contro la guerra, che aveva conosciuto forti difficoltà, soprattutto dal punto di vista delle azioni collettive, a causa della pesante repressione che ha affrontato. Sebbene le proteste di fine settembre non abbiano raggiunto i numeri della prima ondata, è notevole il fatto che le persone abbiano scelto di continuare a mettersi in gioco pubblicamente con la coscienza della pesante repressione che attende anche chi scende con un cartello contro la guerra. La risposta alle manifestazioni è stata brutale, ma questo non le ha fermate: ad esempio, nel villaggio di Endirei, in Dagestan, la polizia ha dovuto sparare sulla folla per riguadagnare il controllo della situazione. Oltre a ciò, in molti casi, agli arrestati o ai fermati è stata consegnata la notizia del richiamo alle armi nelle caserme di polizia.

Oltre alle proteste di piazza, in tutti questi mesi hanno continuato a susseguirsi invece azioni di sabotaggio e attacchi al potere e alle forze dell’ordine e dell’esercito portati avanti da individui o piccoli gruppi: il fatto che la protesta pacifica venisse repressa in modo così pesante ha dato ossigeno a questo tipo di atti. In particolare, ci sono stati numerosi lanci di molotov e incendi agli uffici di reclutamento e ad edifici amministrativi (almeno 37) e sabotaggi alle ferrovie.

La notte seguente l’annuncio della mobilitazione ci sono stati degli attacchi con molotov contro gli uffici di reclutamento di Nizhny Novgorod, San Pietroburgo, Kyra e Gay, e contro il comune della città di Togliatti, nei giorni seguenti ne sono seguiti molti altri.

Alcuni di questi sono portati avanti da gruppi come l’Organizzazione Anarco-Comunista Combattente, altri sono azioni individuali fatte anche da persone non politicizzate. Ad esempio, un uomo si è dato fuoco nella stazione degli autobus di Ryazan, un altro ha sparato in testa al commissario per il reclutamento della città di Ust-Ilimsk, vicino a Irkutsk, gridando che “nessuno va da nessuna parte!”.

Certamente, in Russia esiste un movimento contro la guerra, che sta incontrando notevoli difficoltà, che andrebbero studiate nell’ottica di quello che potrebbe accadere alle nostre latitudini in un prossimo futuro.

Siccome è evidente che soltanto un’insurrezione generalizzata in Russia e in Ucraina potrebbe porre fine alla guerra, si spera accompagnata da avvenimenti simili in altri paesi, abbiamo la necessità di continuare a sostenere quei proletari che si muovono contro i loro padroni, facendo lo stesso con i nostri.

Nel frattempo, anche in Ucraina lo scontento cresce e si hanno notizie delle prime proteste. Sono tuttavia proteste nate per motivi socioeconomici. Da ormai otto mesi, infatti, nel paese sembra aver avuto la meglio la teoria della lotta contro l’invasore, del fronte comune per la libertà e l’indipendenza, in cui i rivoluzionari, alleandosi con i nemici di sempre, hanno alimentato la speranza, fallace come ogni volta nella storia, di seminare i germi della rivoluzione con le armi dello Stato e nelle armate dello Stato. Non ci stupisce che in occidente, veicolati dai media di regime nella loro vomitevole propaganda di guerra, venga dato risalto agli episodi di scontento e alle mobilitazioni dall’altra parte del fronte, mentre latitano notizie delle difficoltà che sta vivendo la popolazione dell’Ucraina. Tuttavia, non è improbabile che la mancanza di notizie sia anche determinata da proteste meno forti in questo paese.

Ai primi di settembre nei sobborghi di Kiev, gli abitanti di circa 60 case sono scesi in strada dopo che l’acqua delle loro abitazioni era stata tagliata. L’azienda fornitrice era fallita per un debito di diversi milioni di grivnia. Nei fatti i dirigenti dell’azienda locale, pur continuando a riscuotere le bollette, a causa dell’indebitamento della ditta non avevano pagato i fornitori fin dalla primavera e hanno fatto fallire l’impresa. I blocchi stradali sono durati un’intera giornata e, anche se la folla è stata dispersa in serata, l’acqua è tornata nelle case l’indomani mattina.

Sempre ai primi di settembre, anche a Karkhov, si sono visti episodi di lotta economica. In questo caso i dipendenti dell’azienda municipale di trasporto pubblico hanno minacciato lo sciopero dopo che, pur avendo rischiato la vita tutti i giorni sotto i bombardamenti, il comune aveva bloccato da due mesi il pagamento degli stipendi. I salari erano comunque stati ridotti al minimo fin dall’inizio delle ostilità grazie ad uno dei primi provvedimenti di guerra del democratico Zelensky che prevedeva l’allungamento della giornata di lavoro, l’introduzione degli straordinari obbligatori e, appunto, la riduzione dei salari pubblici, non per gli alti funzionari, ai minimi contrattuali.

A Mariupol sono scoppiate delle rivolte per il cibo a causa della mancanza di arrivi di aiuti umanitari. Tra le rovine della città rimane circa la metà della popolazione, per la maggior parte senza lavoro e riscaldamento in casa. Inoltre, il fatto di avere un impiego non assicura quello di essere pagati. Ad esempio, un mese fa, i lavoratori della ditta idrica sono scesi in sciopero, e solo dopo questa iniziativa hanno iniziato a vedersi pagati i salari.

Il 25 luglio, c’è stata una rivolta nella colonia penale di Rivne: circa 75 detenuti si sono barricati nell’area delle baracche residenziali, hanno sfasciato finestre e mobilia e dato fuoco alla stanza di quarantena e alla mensa. Per anni, i detenuti della colonia sono stati trattati come schiavi per la produzione di cancelli, strutture in metallo, container e prodotti in pietra, oltre che all’interno di una sartoria: la protesta nasceva appunto contro le condizioni lavorative, con turni dalle otto del mattino a mezzanotte.

Si fa tanto schiamazzo rispetto al fatto che Putin sia Voldemort e il suo esercito i mangiamorte; quando in realtà i padroni ucraini non sono certamente diversi da tutti i guerrafondai del mondo. Se c’è una mosca bianca al massimo è perché lì nevica. Di qualsiasi colore siano, i figli della merda capitalista questo sono: vermi troppo cresciuti che hanno imparato a volare.

 


Nuove azioni contro la guerra:

Azioni dirette contro la guerra in Russia

Vladivostok. Centro di arruolamento a fuoco

Nelle prime ore del mattino del 6 giugno un altro centro di arruolamento è stato incendiato, in via Uborevicha a Vladivostok. La facciata è stata danneggiata a causa del fuoco. Questo è il diciottesimo attacco a un centro di arruolamento negli ultimi mesi.

Nizhniy Novogorod (Mosca). Incendiata l’auto di uno sponsor di Putin

L’11 giugno 2022, alle ore 3 del mattino, a Nizhniy Novogorod, in via Krasnyhh Zor 24, è stata incendiata una Toyota targata P561XT152 appartenente a uno sponsor di Putin, Natalia Abiyeva.

Abiyeva è l’organizzatrice di un fondo a sostegno dell’esercito di Putin, un’accanita sostenitrice del regime al potere e un’ideatrice di guerre. Le persone come lei non si preoccupano della morte di centinaia di migliaia di persone in Ucraina e di milioni di vite rovinate e spezzate. Abiyeva è interessata solo all’immaginaria e illusoria “grandezza della Russia”. Ma è possibile ottenere la grandezza lavandosi nel sangue? Crediamo che questa guerra porti distruzione non solo all’Ucraina, ma anche alla Russia. Dobbiamo fare tutto il possibile per fermarla. Non ci sono più mezzi per protestare pacificamente nel nostro Paese. Ci auguriamo che questo chiaro messaggio venga ascoltato. Ora stiamo aggiungendo continuamente nomi ai database dei sostenitori del regime e dei guerrafondai nella nostra regione. La lotta continuerà. L’ingiusta guerra di occupazione deve finire. E una società basata sulla libertà, sull’uguaglianza e sulla solidarietà deve sostituire la dittatura.

Fino a quando non ci incontreremo di nuovo.

Cellula rivoluzionaria della Regione del Volga

11/06/22

Bolgorod e Perm. Incendi agli uffici di reclutamento

A Bolgorod e Perm, nella notte del 24 giugno, sono stati attaccati degli uffici di reclutamento. Nel primo caso, il piano terra ha preso fuoco a seguito del lancio di due molotov. Nel secondo caso, sono state lanciate numerose molotov, ma senza che l’incendio sia partito.

Fuck Nato: danneggiate le sedi del partito socialdemocratico in Svezia

Alcuni anarchici nella cosiddetta Svezia hanno invaso la città natale del Ministro della Difesa, il socialdemocratico Peter Hultqvist. Abbiamo vandalizzato diversi locali dei Socialdemocratici. Sono state bloccate le serrature con la colla e scritti messaggi come: FUCK NATO! Né il club per l’imperialismo degli Stati Uniti, né i gretti politici ci possiedono. State cercando di imporci le vostre decisioni. Nessuna alleanza di difesa vi può proteggere.

Trionfano nuovi tempi. Contro le vostre guerre. Contro il vostro nazionalismo.

L’anarchismo regna.

FANCULO

06/22

(notizie tratte dal quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”, nn. 13 e 14, 27 giugno 2022 e 11 luglio 2022)


Azioni contro la guerra in Russia

Far deragliare la guerra:

https://sbilanciamoci.info/i-partigiani-dei-treni-in-russia-far-deragliare-la-guerra/

Mosca: incendiati mezzi dell’OMON

Il 2 maggio, nel pieno cuore di Mosca, in piazza della Rivoluzione vicino al monumento a Karl Marx, un uomo ha lanciato una molotov contro i veicoli antisommossa dell’OMON (forze speciali del ministero dell’interno), generalmente parcheggiati lì. Le fiamme sono riuscite a bruciare uno dei veicoli prima di essere spente. L’uomo, arrestato poco dopo, è Vitaly Koltsov, di 45 anni, padre di tre figli e laureato in filosofia. Vitaly aveva già partecipato a raduni antigovernativi: nel 2017 è stato arrestato per aver disobbedito alla polizia, e nel 2019 per aver violato “l’ordine stabilito” dei raduni. Cosa ha spinto Vitaly a fare un attacco radicale contro la guerra nel cuore di Mosca, con la certezza quasi totale di essere arrestato? Un epigramma scritto da lui stesso può fornire un cenno di risposta:

Se il giorno si spegne per sempre

La nostra gloria non svanirà

La morte arriva solo una volta,

La sceglieremo a nostro piacimento.

Per vederlo alla fine,

Il deserto è stato illuminato

Dai nostri cuori ardenti

Nella luce nascente

Il messaggio poetico di Vitaly si riferisce, almeno in parte, alla filosofia degli stoici.
Secondo gli stoici, l’uomo, anche quando è alienato dall’influenza diretta sulla politica, dovrebbe conservare le sue virtù civiche e agire moralmente, ignorando le minacce e le tentazioni dei potenti. Cioè, anche “se il giorno si spegne per sempre”, questo non è un motivo per abbandonare gli ideali; al contrario, bisogna seguirli in ogni momento, indipendentemente dal risultato.

Nijnevartovsk: sesto ufficio di arruolamento a fuoco

A Nijnevartovsk, in Siberia occidentale, un altro ufficio di arruolamento ha subito un attacco incendiario, dopo quelli delle regioni di Zubova Polyana, Voronej, Sver-dlovsk, Ivanovo e Lukhovitsy (Mosca). Il 3 maggio, poco prima delle 3,30 del mattino, degli sconosciuti hanno lanciato due molotov contro l’ingresso dell’ufficio di arruolamento militare di via Mira. La prima si è spenta subito, la seconda ha dato fuoco ai pannelli in legno prima di essere spenta. Gli autori del lancio sono riusciti a fuggire.

Fermare i convogli

I gruppi partigiani “Busli latsi”, il 14/04/22, riferiscono di azioni di guerriglia nelle regioni di Smolensk e Bryansk con lo scopo di rallentare il trasporto ferroviario delle truppe di Putin. Le incursioni riuscite hanno portato alla distruzione dei dispositivi di segnalazione, centralizzazione e blocco su diverse sezioni della ferrovia. Diversi armadi di relè di segnalazione sono stati distrutti. A questo scopo, in particolare, sono stati utilizzati dei dispositivi speciali che si attivano con un timer e bruciano completamente l’attrezzatura interna dell’armadio del relè.
Ci sono state altre azioni sulla ferrovia russa di cui nessuno, per quanto ne sappiamo, si è assunto la responsabilità. Gli autori potrebbero far parte della resistenza russa o bielorussa, o essere sabotatori ucraini. Recentemente si è saputo della detenzione di tre bielorussi per aver dato fuoco alle cabine di trasmissione tra le stazioni di Borisov e Novosady, avvenuta il 25 marzo. I tre si sono imbattuti in un gruppo di poliziotti che, per la prima volta nella storia delle proteste bielorusse, hanno aperto il fuoco su di loro.
Nonostante il pericolo, ci sono notizie di nuovi attacchi, e la guerra ferroviaria continua. I membri del collettivo “Stop the Wagons” pubblicano informazioni aggiornate sul movimento dei treni in Russia e danno consigli sugli atti di sabotaggio. Diffuso e senza un centro di comando.
Un enorme treno merci può essere fermato da un solo uomo – con filo e guanti di gomma. Poiché il carburante e le munizioni per la guerra vengono portati dai depositi militari di tutta la Russia, è importante che la resistenza funzioni ovunque.

(tratto dal quindicinale anarchico internazionalista“Betzmotivny”, n.10, 16 maggio 2022)

Continuano gli attacchi contro i centri di arruolamento

L’8 maggio, diverse molotov sono state lanciate all’ufficio di arruolamento militare di Cherepovec, nella Russia nordoccidentale. Un video mostra un uomo che dà fuoco all’edificio, mentre un altro uomo lo riprende e lo incita. Due infissi e la finitura esterna dell’edificio sono stati danneggiati.
Il 10 maggio, a Balashikha, vicino a Mosca, è stato dato fuoco al corridoio dell’ufficio di arruolamento militare. L’incendio è stato spento da una guardia arrivata in tempo.
Il 13 maggio, c’è stato un tentativo di incendio dell’ufficio di arruolamento militare a Gukovo, vicino a Rostov. Una molotov ha colpito il muro dell’immobile. La stessa notte, degli sconosciuti hanno lanciato numerose molotov attraverso le finestre dell’ufficio di arruolamento di Omsk, in Siberia. Uno dei locali ha preso fuoco e sono bruciati circa 30 metri quadrati.
Il 15 maggio, a Volgograd, almeno una molotov è stata lanciata contro l’ufficio di arruolamento, incendiando circa 20 metri quadrati. Un’ora più tardi, è arrivato un messaggio riguardante l’incendio della porta e delle finestre di un ufficio d’arruolamento a Pronsk, nella regione di Riazan.
Il 18 maggio sono state lanciate due molotov all’interno del commissariato militare di Shchelkovo, vicino a Mosca, danneggiando due uffici, tra cui l’archivio dell’ufficio di registrazione e arruolamento militare.

(tratto dal quindicinale anarchico internazionalista“Betzmotivny”, n.11, 30 maggio 2022)

Azione di sabotaggio su un binario ferroviario

Noi, Organizzazione Militante Anarco-Comunista, abbiamo compiuto un’operazione di sabotaggio sul binario ferroviario alle coordinate 56 16’44′′N 38 12’40.5′′E sulla traversa che conduce a una struttura militare della 12° Direzione principale del Ministero della Difesa russo.
Il nodo ferroviario è stato smontato e i binari sono stati parzialmente scollegati. Va sottolineato che non siamo sicuri che questa disconnessione sia stata sufficiente a far uscire il treno dai binari.
Ma si è trattato di un sabotaggio di prova, se così si può dire, in cui abbiamo testato la fattibilità con l’aiuto di alcuni attrezzi. Volevamo anche che il sabotaggio fosse il meno appariscente possibile, in modo che il treno non avesse il tempo di fermarsi.
Inoltre, non è certo che un deragliamento in un’area così deserta raggiungerà i mezzi d’informazione, e non abbiamo la possibilità di osservarlo con i nostri occhi.
Perciò si è deciso di pubblicare il risultato dell’attacco “così com’era” per condividere l’esperienza con altri gruppi di guerriglia.
Alcuni aspetti importanti di quest’azione sono:
1) È stato scelto un binario che conduce ad unità militari dove non operano treni civili per evitare vittime innocenti. Raccomandiamo di usare wikimapia.org per la ricerca. Lì, sono segnate installazioni
militari che non sono visibili sulle mappe convenzionali. Si possono anche usare mappe satellitari per capire se una struttura è “in funzione”. Per esempio, nella base a cui conduce la traversa attaccata,
è possibile vedere una concentrazione di equipaggiamenti militari in aree aperte.
2) Questo porta immediatamente a delle restrizioni nelle azioni possibili: su queste linee, i vagoni sono tirati da locomotive a diesel, per cui non ci sono armadietti di segnalazione né linee elettriche. Il punto principale per l’attacco sono dunque i binari stessi.
3) Abbiamo smontato la parte di collegamento della rotaia e svitato i dadi che fissano la rotaia alle traversine. A questo scopo si sono rivelati sufficienti i normali attrezzi da cantiere, chiavi regolabili di lunghezza > 0,5 m. Una chiave regolabile è necessaria anche perché il binario è fissato con 2 tipi di dadi. Raccomandiamo l’uso di un lubrificante per rendere più facile svitare i dadi, perché molti sono arrugginiti e induriti.
4) Quindi il binario può essere sollevato con delle leve e spostato lateralmente. Più dadi utilizzati per fissare la rotaia alle traversine vengono svitati, più facile è spostarle. Il metodo si è dimostrato abbastanza fattibile e sicuro, anche se potrebbe causare gravi danni alle forze armate della Federazione Russa. Raccomandiamo a tutti di utilizzarlo.

Russia e Crimea: per la disfatta!

Yasnogorsk, Russia. Nella notte tra il 30 e il 31 maggio è stato attaccato l’edificio dell’ufficio di reclutamento e arruolamento militare in via Shcherbina a Yasnogorsk (nella regione di Tula). Una persona sconosciuta ha rotto la finestra con un’ascia per poi bruciare l’ufficio da dentro. Di solito tattiche di questo tipo (prima rompere la finestra, poi versare un miscuglio infiammabile e dargli fuoco) hanno dimostrato di essere le più efficaci, ma in questo caso, sfortunatamente, il personale dell’istituzione è riuscito a spegnere velocemente le fiamme prima che gli agenti dell’EMERCOM arrivassero. L’autore dell’attacco è riuscito a scappare, ma ha lasciato un’ascia all’esterno dell’edificio. Speriamo che rimanga libero e che possa continuare la sua lotta.

Komsomolsk-on-Amur, Russia. Questa volta è stato lanciato un attacco di guerriglia contro l’ufficio della Rosgvardiya [1] a Komsomolsk-on-Amur. Il piano era di entrare nell’edificio della Rosgvardiya per incendiare una bomboletta con all’interno del liquido infiammabile. La porta era chiusa, così è stato dato fuoco alla bomboletta sul portico. È scoppiato un incendio. Un combattente è stato arrestato, Vladimir Zolotorev, di 50 anni. I Combattenti Anarchici [Anarchist Fighter] in un post su telegram hanno aggiunto: “Si noti che una bomboletta con un liquido infiammabile brucia altrettanto bene di una molotov. Inoltre, una miccia o un semplice detonatore possono essere attaccati a una bomboletta (o anche a più bombolette legate insieme), il che ritarda il momento dell’accensione per un certo tempo e quindi aumenta notevolmente le possibilità di una fuga sicura per i guerriglieri”.

[1] La Rosgvardiya (Guardia Nazionale della Federazione Russa) è la forza militare interna della Russia, costituita da un’agenzia indipendente che riferisce direttamente al Presidente della Russia.

Simferopol, Crimea. Nella notte del 28 maggio 2022, una persona sconosciuta ha scavalcato la recinzione ed è entrata nei locali del Commissariato Militare in via Selvinskogo a Simferopol, poi ha cercato di lanciare una molotov attraverso una finestra.
Sfortunatamente, la bottiglia si è rotta contro le sbarre della finestra e non ha causato alcun danno all’edificio. Le guardie di sicurezza hanno cercato di arrestare l’autore/autrice dell’attacco, ma è riuscito/a a liberarsi e scappare prima dell’arrivo della polizia. Speriamo che resti libero/a.

(tratto dal quindicinale anarchico internazionalista“Betzmotivny”, n.12, 13 giugno 2022)


Ucraina: segnali di disfattismo

 https://noinonabbiamopatria.blog/2022/05/11/disaffezione-alle-armi/


Russia/Ucraina. Una breve panoramica della resistenza alla guerra

Riprendiamo dal quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny” (anno II, n. 9, 1° maggio 2022) questa preziosissima panoramica.

L’attuale conflitto militare russo-ucraino ha portato a selvagge esplosioni del nazionalismo più disgustoso e cavernoso su entrambi i lati del fronte. In Russia, il Potere chiama a “schiacciare” il nemico, in Ucraina a combattere per la “madrepatria” fino all’ultimo uomo. In entrambi gli Stati, la propaganda cerca di “disumanizzare” il più possibile il nemico, e sfortunatamente, molti cittadini ordinari cadono in questa trappola preparata dalla leadership. Anche molti “sinistrorsi” e “anarchici” si affrettano a sostenere lo spargimento di sangue, intossicati dal veleno patriottico.
Sfortunatamente, questo avviene sempre all’inizio delle guerre condotte dagli Stati. Basta ricordare i cortei isterici delle masse che marciavano [gridando “A Berlino” o “A Parigi”] alla vigilia e nelle prime settimane della prima guerra mondiale. Poi passarono diversi anni di guerra – e [nel 1917] le masse, esasperate dagli stenti, dagli inganni e dalle sofferenze – quasi soppressero il mondo degli Stati e del Capitale, che aveva dato origine a quella guerra… Ora, ahimè, siamo infinitamente lontani da tutto ciò. Certo, sembrava molto lontano anche nell’agosto del 1914…
Le azioni delle persone in Russia e in Ucraina contro le “operazioni militari”, le ostilità, la distruzione e lo spargimento di sangue, meritano tutte più attenzione e rispetto. Il mese trascorso dall’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe permette già una breve panoramica delle principali forme e metodi di protesta contro la guerra.

Partiamo dalla Russia. Qui, fin dai primi giorni, sono iniziate manifestazioni di massa contro la guerra, e sono continuate non-stop per due/tre settimane. All’inizio, si svolgevano quotidianamente, e in tutto il paese. Tutti questi raduni erano illegali e di conseguenza brutalmente dispersi. Oltre ai raduni e alle manifestazioni di strada, sono stati usati anche altri metodi – affiggere manifesti, disegnare graffiti, distribuire volantini, distribuire adesivi e distribuire materiale contro la guerra.
Ci sono state anche azioni più radicali. Per esempio, a Mosca, il 24 febbraio, la studentessa Anastasia Levashova ha lanciato una molotov alla polizia; il tribunale l’ha condannata a 2 anni di carcere. La notte del 28 febbraio, è stato incendiato un ufficio militare per il reclutamento a Lukhovitsy vicino Mosca. A San Pietroburgo, un poliziotto è stato spruzzato con dello spray al peperoncino. La notte del 1° marzo, a Smolensk, una stazione di polizia è stata incendiata. La notte del 3 marzo, è stato lanciata una molotov contro le finestre del centro di reclutamento a Voronezh. È stato anche riferito che due molotov sono state lanciate contro i muri del Cremlino a Mosca. Il 5 marzo, c’è stato un tentativo di incendio con una molotov all’ufficio di reclutamento a Berezovsky (nella regione di Sverdlovsk)…
Molte proteste sono spontanee. In alcuni casi sono chiamate dalla borghese opposizione liberale, e l’8 marzo è stata chiamata da organizzazioni femministe. Purtroppo, non tutti i manifestanti possono essere considerati veramente contro la guerra, cioè veramente contrari a tutti i guerrafondai. Tra i manifestanti (soprattutto liberali) ci sono molti sostenitori del governo dell’Ucraina e c’erano anche alcuni simpatizzanti della NATO.
L’esatto numero dei manifestanti è ignoto, ma il numero di città in cui hanno avuto luogo le manifestazioni e il numero di persone arrestate e represse durante le manifestazioni la dicono lunga sulla portata del movimento. In totale, ci sono state manifestazioni in più di 100 città e villaggi. Secondo gli attivisti per i diritti umani, solo il 13 marzo, la polizia ha arrestato circa 15.000 persone durante le manifestazioni. Solo poche persone sono state rilasciate con un semplice “avvertimento” [specialmente nei primi giorni delle proteste contro la guerra]; ma migliaia sono stati multati o arrestati amministrativamente. Nella sola San Pietroburgo, al 25 marzo, i tribunali hanno esaminato 3.710 casi: 861 persone sono state multate, 2.456 sono state sottoposte ad arresto amministrativo, 123 sono state condannate ai lavori forzati [TIG].
Alcuni manifestanti affrontano pene ancora più severe, vale a dire sanzioni penali. Le nuove leggi sulla diffusione di “false informazioni” e sul “discredito dell’esercito” prevedono pene detentive fino a 15 anni. Nel mese dallo scoppio delle ostilità, 60 casi penali, in qualche modo legati alle proteste, sono stati archiviati. 46 persone sono state perseguite penalmente (in relazione a questa nuova legge). Nove di loro sono in detenzione, tre sono agli arresti domiciliari e due sono interdette da alcune attività. Almeno cinque degli imputati sono fuggiti dalla Russia. In totale, i processi si sono tenuti in 22 regioni della Russia: Adygea, Tatarstan, Karelia, Mosca, Ingushetia, San Pietroburgo, Kemerovo, Tomsk, Tyumen, Belgorod, Vladimir, Tula, Sverdlovsk, Pskovskaya, Samara, Rostov, Novosibirsk, territori dellaCrimea, Primorsky, Krasnodar e Trans-Baikal.
I casi penali sono esaminati in base a 14 diversi articoli del codice penale: 10 sotto il nuovo articolo 207.3 del codice penale della Federazione Russa su “false informazioni militari”, 9 sotto l’articolo 214 del codice penale della Federazione Russa (parte 2) vandalismo motivato dall’odio” (usato contro almeno tre artisti di strada – a Mosca, Vladimir e Ekaterinburg), 9 sotto l’articolo 318 del codice penale della Federazione Russa (parte 1) su “l’uso della violenza contro i rappresentanti delle autorità”, 2 su accuse di “giustificazione del terrorismo” (a Kazan e Petrozavodsk), ecc. Inoltre, ci sono accuse di “teppismo”, “insulto a un funzionario del governo”, “incitamento ad attività estremiste”, “incitamento all’odio”, “stoccaggio di munizioni”, “incitamento a rivolte di massa” e anche “profanazione dei corpi dei morti e dei loro luoghi di sepoltura”.

In Ucraina, le manifestazioni contro la guerra sono anche più difficoltose che in Russia. Oltre alla repressione delle autorità, che ha iniziato a bandire e ad arrestare gli oppositori politici e a far passare leggi anti-terrorismo (incluse condanne per “collaborazione con l’aggressore”, “saccheggio” e “alto tradimento” che vanno da 15 anni all’ergastolo), le condizioni stesse delle ostilità impediscono le proteste. Come si può partecipare ad azioni di strada sotto una grandinata di missili e granate russe che minacciano direttamente la propria vita? Tuttavia, è possibile, sulla base di informazioni frammentarie, presentare almeno un quadro generale di ciò che sta accadendo.
Una delle azioni più comuni oggettivamente dirette contro le conseguenze del conflitto militare è il cosiddetto “saccheggio”, di cui sono stati segnalati molti casi in molte città dell’Ucraina. Naturalmente, una grande varietà di incidenti di diversa natura può essere inclusa in questa categoria – dal banditismo, omicidi e rapine contro la popolazione civile a vere e proprie proteste sociali, quando gli abitanti di città e villaggi, privati di cibo e altri beni essenziali, semplicemente li espropriano dai negozi. Tali “espropri popolari” e “rivolte per il cibo” sono stati segnalati nelle città controllate dalle autorità ucraine, e in quelle occupate dalle truppe russe.
Ci sono stati tentativi da parte della popolazione di fermare l’ingresso del materiale militare russo nelle aree residenziali per evitare la distruzione di queste ultime. Per esempio, a Koryukovka (regione di Chernihiv), il 27 febbraio, i residenti locali sono usciti per incontrare i carri armati russi, hanno fermato la colonna e hanno iniziato a negoziare con essa. Come risultato, hanno concordato che l’esercito non sarebbe entrato nella città. [Abbiamo anche visto le immagini degli ucraini che inseguivano i soldati russi che cercavano di occupare le loro case, o la folla che spingeva indietro i camion militari e diceva loro di tornare a casa].
Il 26 marzo, il sindaco della città ucraina di Slavutych ha avuto colloqui con le truppe russe che sono entrate nella città e si è accordato con loro sulla demilitarizzazione. Ha assicurato loro che non c’erano soldati o armi nella città e ha convinto i soldati ad andarsene. L’esercito russo ha promesso “di non perquisire le case”, ma la gente avrebbe dovuto consegnare volontariamente le armi non destinate alla caccia.
A Slavutych, le autorità locali ucraine sono rimaste al loro posto, alle quali la parte russa sta trasferendo aiuti umanitari. [Tuttavia, questo non è il caso ovunque…] D’altra parte, ci sono anche testimonianze di residenti che chiedono che l’esercito ucraino non installi attrezzature militari nelle loro zone residenziali. Un video di una manifestazione simile a Kharkov è circolato sui social network.
Oltre a questo, vale la pena parlare di disobbedienza agli ordini e diserzione da entrambe le parti. Purtroppo, non c’è modo di verificare la realtà delle molte voci che circolano. I media hanno parlato di morale basso e poca voglia di combattere delle unità militari russe inviate in Ucraina. La parte ucraina ha affermato che circa 200 marinai russi della 155esima brigata hanno rifiutato di partecipare alle operazioni militari, ma questa affermazione non può essere verificata. È stato anche riferito che il personale militare della 810ma brigata marina di stanza in Crimea ha rifiutato di partecipare allo sbarco nella regione di Odessa. Ci sono altre testimonianze, molto frammentarie, che non permettono di giudicare l’ampiezza del fenomeno. La madre di uno dei soldati assegnati a un’unità nella regione di Leningrado ha detto che suo figlio, come molti altri che erano stati arruolati nell’esercito, era stato costretto a firmare un contratto con l’esercito. In gennaio, un’unità è stata inviata a Kursk, poi a Belgorod, e poi hanno cominciato ad essere mandati a combattere in Ucraina. “Secondo la donna, i soldati vengono portati in Ucraina per combattere, ma alcuni di loro si rifiutano, vengono minacciati di un processo per diserzione”.
Un soldato a contratto di Ufa, Albert Sakhibgareev, ha detto che la sua brigata, che a fine febbraio era in esercitazione nella regione di Belgorod, ha ricevuto mitragliatrici e l’ordine di sparare da strutture di artiglieria “quando ordinato”. I soldati hanno cominciato a dubitare che fosse un addestramento quando il fuoco di ritorno è volato nella loro direzione. In seguito, Sakhibgareev ha guardato il telegiornale sul suo cellulare e ha scoperto che la Russia aveva inviato truppe in Ucraina. Una settimana dopo, è stato picchiato da un sotto-ufficiale, ha lasciato l’unità ed è tornato a casa a Ufa. Rischia 7 anni di prigione per diserzione. 12 combattenti dell’OMON [forze speciali del Ministero dell’Interno russo, dipendenti dalla Guardia Nazionale] di Krasnodar, così come il comandante Farid Chitaev, si sono rifiutati di entrare in Crimea. I combattenti della guardia russa hanno spiegato che si sono rifiutati di eseguire un ordine illegale – nessuno dei combattenti era stato informato dei compiti e delle condizioni dell’operazione speciale. Nessuno ha accettato di partecipare. I combattenti sono stati licenziati dal servizio. Dopo la distruzione del loro plotone da parte di mezzi pesanti, diversi combattenti superstiti dell’OMON di Izhevsk hanno lasciato il territorio ucraino e hanno inviato le loro lettere di dimissioni.
Alla fine di marzo, l’ex presidente dell’Ossezia del Sud ha ammesso che alcuni dei soldati della quarta base militare della Guardia della Federazione Russa, reclutati da questa repubblica per partecipare alle ostilità in Ucraina, erano tornati dal fronte senza permesso.
Anche in Ucraina, non tutti sono disposti a “difendere la patria”. Lo dimostrano i manifesti visti nei primi giorni del conflitto a Odessa. In bianco e nero, il comando delle forze armate ucraine chiede severamente: “Non vuoi combattere? Questo significa che non ami il tuo paese”. Naturalmente, l’aspetto stesso di tale agitazione testimonia il fatto che c’è un certo numero di persone “non amanti”.
Le autorità ucraine hanno annunciato la mobilitazione generale e che non avrebbero permesso agli uomini dai 18 ai 60 anni di lasciare il paese. Tuttavia, come riferiscono i compagni anarchici in Ucraina, in realtà la mobilitazione su larga scala non sta funzionando, a differenza del 2014-2015, quando i rastrellamenti di massa per arruolare le persone soggette al servizio militare in Ucraina erano comuni. Nella prima settimana di ostilità, hanno cercato di consegnare le convocazioni alle persone che passavano attraverso i posti di blocco, ma questo è stato poi dichiarato illegale.
Tuttavia, molti uomini stanno tentando di attraversare il confine illegalmente nei paesi vicini. All’inizio di marzo, un corrispondente ucraino della BBC ha detto che al checkpoint di Mogilev-Podolsky, al confine con la Moldavia, “ogni secondo, se non in tutte le auto, c’erano uomini in età da servizio che cercavano di fuggire all’estero, ma venivano respinti”.
Come mi ha detto la guardia di frontiera, “alcune auto si sono semplicemente girate, in altre, le donne hanno preso il volante e gli uomini se ne sono andati”.
Secondo un deputato del consiglio comunale di Mukachevo in Transcarpazia, ogni giorno centinaia di uomini, contrariamente all’attuale legge marziale, attraversano il confine con i paesi dell’UE. Il passaggio costa un sacco di soldi. In Transcarpazia, questo commercio parallelo ha già raggiunto una scala industriale. Il costo di un certificato e del trasferimento in Polonia raggiunge i 2.000 euro [per la cronaca, nel 2021 lo stipendio medio di un medico era di 9.000 grivne, circa 260 euro, e 7.000 grivne (circa 203 euro) per gli infermieri registrati].
Nella regione di Odessa, i contrabbandieri prendono 1.500 dollari a persona. Il sito web di notizie “Edition LIGA.net”, che ha studiato questo “mercato”, indica che può raggiungere anche somme dieci volte superiori. Quelli che fuggono dalla guerra vengono mandati in Polonia, Romania, Moldavia, in misura minore in Ungheria. Più di 1.000 uomini in età militare sono stati arrestati al confine durante i 21 giorni del conflitto, secondo il servizio di frontiera ucraino.
Recentemente, la stampa ha riportato l’esistenza di canali organizzati per il trasporto di persone oltre il confine nelle regioni di Vinnitsa, Chernivtsi, Odessa e Lviv.
Di certo, non tutti gli uomini che cercano di lasciare illegalmente il paese dovrebbero essere considerati contro la guerra. Ci sono molti ricchi tra questi [anche i compagni ucraini del gruppo Bandiera Nera hanno riferito già il 16 febbraio, una settimana prima che Putin iniziasse la guerra, che gli oligarchi ucraini avevano iniziato a mandare le loro famiglie all’estero per sicurezza].
Trovare i soldi per pagare l’attraversamento dei confini non è una cosa semplice. Forse qualcuno venderà tutto, ma ai ricchi non importa. Loro iniziano e provocano le guerre, poi si nascondono al sicuro all’estero, lasciando che le persone comuni si ammazzino uno con l’altro e che muoiano per loro. Lo stesso fenomeno si può osservare nella “élite” russa che ha iniziato ad emigrare.
Al 28 marzo, più di 340 reati sono stati registrati in Ucraina per “riduzione della capacità di difesa dell’Ucraina sotto la legge marziale”, di cui circa 100 per alto tradimento e collaborazionismo. Più di 1.700 cittadini ucraini maschi in età di coscrizione sono stati identificati come intenzionati ad attraversare illegalmente il confine del paese. Questo è stato annunciato dalla consigliera per le comunicazioni dell’Ufficio Statale di Investigazione, Tatyana Sapyan.
Nel tentativo di reprimere la diserzione, le autorità hanno presentato al parlamento (la Verkhovna Rada) il progetto di legge n. 7171, che minaccia fino a 10 anni di prigione per gli uomini in età militare che hanno lasciato illegalmente l’Ucraina sotto la legge marziale.
Infine, anche i residenti della Repubblica di Donetsk riferiscono di una mobilitazione forzata. Gli uomini vengono sequestrati per strada, armati e mandati al fronte senza alcuna preparazione. Quelli che possono, cercano di nascondersi nelle loro case e non escono. Anche questo è uno dei modi per resistere alla guerra!

[i commenti tra parentesi sono di Iniziativa di solidarietà Olga Taratuta che ha tradotto dal russo]


Russia: guerra alla guerra!

Notizie tratte dal quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”, n. 8, 18 aprile 2022 e n. 9, 1° maggio 2022

Veicoli militari in fiamme

La notte del 3.04.22 sono state date alle fiamme le auto appartenenti agli ufficiali del Centro Operazioni Speciali dell’FSB (unità militare 35690, Balashikha, Regione di Mosca). Almeno quattro veicoli sono stati bruciati. I casi di incendi dolosi di automobili di militari e funzionari russi sono diventati più frequenti negli ultimi giorni. In particolare, sono state recentemente incendiate delle auto di militari della 95a Brigata (Gorelovo, Regione di Leningrado) e della 82a Brigata Radiotecnica (Vyazma, Regione di Smolensk).

I militari russi parlano di minacce di rappresaglie fisiche se accettano di partecipare alla guerra contro l’Ucraina.

Belgorod: incendio a un ripetitore

Nella notte tra il 17 e il 18 aprile è stato incendiato un ripetitore nel villaggio di Belomestnoe nella zona di Belgorod. L’azione è stata pianificata e portata avanti dal gruppo BOAK-Slobozhanschchina.

Sono stati messi degli stracci intorno al ripetitore, versato dei liquidi incendiari ed è stato dato fuoco ai cavi che ne permettono il funzionamento.

L’attacco ai ripetitori nelle zone di confine non causa soltanto danni economici alla Russia in generale (specialmente a causa delle sanzioni che rendono difficile acquistare nuove attrezzature), ma blocca le comunicazioni tra la polizia e i militari. La preparazione e l’esecuzione dell’azione è stata analizzata e sono state prese delle decisioni per aumentare l’efficacia di azioni future.

Vogliamo far notare che l’azione è stata portata a termine durante un periodo di allerta gialla per terrorismo.

Mordovia: molotov contro l’ufficio di arruolamento

La notte del 18 aprile, degli sconosciuti hanno attaccato “l’ufficio di registrazione e arruolamento militare dei distretti Zubovo-Polyansky e Torbeevsky” che si trova nel villaggio di Zubova Polyana a 2,5 ore di macchina da Saransk. Verso le 3 del mattino il guardiano locale ha sentito odore di fumo nell’edificio, è corso fuori e ha visto le stanze del primo e del secondo piano avvolte dalle fiamme. Le stanze (40 m2) dove erano conservati i dati dei coscritti sono state danneggiate, diversi computer sono stati distrutti, e uno degli uffici è bruciato completamente.

Quattro bombe Molotov sono state poi trovate sul posto. Gli aggressori non hanno lasciato tracce (non ci sono telecamere o sistemi di allarme nell’ufficio). È stato avviato un procedimento penale per distruzione o danneggiamento intenzionale della proprietà.


Tratto da “Bezmotivny, Numero 6”, 21 Marzo 2022

Regione di Mosca

Incendio dell’Ufficio di arruolamento militare

Nella notte, a Lukhovitsy, nella regione di Mosca, un uomo del luogo ha lanciato delle molotov all’ufficio di arruolamento locale. Di seguito la sua dichiarazione:

L’altro giorno ho dato fuoco all’ufficio del registro militare e di arruolamento a Lukhovitsy, nella regione di Mosca e l’ho filmato su GoPro. Ho dipinto i cancelli con colori della bandiera ucraina e ho scritto “Non andrò ad uccidere i miei fratelli!”, poi ho scavalcato la recinzione, versato della benzina all’ingresso, distrutto le finestre e lanciato delle molotov all’interno. L’obiettivo era quello di distruggere l’archivio con i registri personali dei coscritti, che si trova nell’edificio. Questo dovrebbe impedire la mobilitazione nel distretto. Spero di non vedere i miei coscritti in galera o nella lista dei morti.

Penso che questo dovrebbe essere diffuso. Gli ucraini sapranno che la gente in Russia sta combattendo per loro, non tutti hanno paura e ci sono persone a cui importa. I nostri manifestanti dovrebbero essere ispirati e agire con più decisione. E questo dovrebbe affossare ancora di più gli spiriti dell’esercito e del governo russo.

Fate sapere a queste merde che il loro stesso popolo li odia e li estinguerà. La terra comincerà presto a bruciare sotto i loro piedi, l’inferno li aspetta anche a casa.


Dal centro del vulcano

Solo un potente movimento di massa su entrambi i lati della linea del fronte, che si estenda agli stessi eserciti e che scaturisca da una scintilla ancora indeterminata, potrebbe porre fine alla situazione che ha portato la guerra alle porte dell’Europa”.

Attorno a questo centro ruotano i racconti e le riflessioni contenuti in queste interviste a un compagno ucraino. Molto preziose per gli elementi di comprensione che forniscono, le riceviamo e volentieri le segnaliamo.

https://vitalista.in/2022/03/26/lettere-dallucraina-parte-1/

https://vitalista.in/2022/03/28/lettere-dallucraina-parte-2/

https://vitalista.in/2022/04/02/lettere-dallucraina-parte-3/


Tratto da: https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/03/30/tra-saccheggiatori-e-disertori-il-volto-feroce-dello-stato-democratico-ucraino/

Tra saccheggiatori e disertori: il volto feroce dello Stato democratico ucraino

Fin da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina, le autorità ucraine si sono prodigate nel mantenere la situazione sotto controllo.

Abbiamo visto fin da subito come sia stata applicata la legge marziale, richiamando tutti gli uomini di età compresa tra i 18 ed i 60 anni a combattere.
Abbiamo anche visto cosa questo abbia significato per tutte quelle persone trans-binary e trans-non binary che hanno cercato di uscire dal paese [1].
Tramite il ricorso alla legge marziale, è stato possibile punire chi saccheggia i negozi, facendo ricorso alla pena capitale senza fare troppi complimenti.

In una situazione di guerra come quella vissuta sul territorio ucraino, le persone sono comprensibilmente entrate nel panico, lanciandosi in una corsa all’acquisto all’ingrosso [come riportato dalla stampa internazionale, “bulk buying”] dei beni di prima necessità per paura che le catene di approvvigionamento potessero interrompersi a causa degli attacchi russi alle infrastrutture.
Le autorità ucraine, a questo punto, per mantenere l’ordine hanno fatto ricorso alla minaccia delle armi e della violenza.

Il saccheggio come ignonimia

A fine febbraio, il sindaco di Kiyv, Vitali Klitscho, ha dato ordine all’esercito ucraino di “sparare a vista” ad eventuali saccheggiatori, nonché di considerare chiunque fosse stato trovato per strada dopo il coprifuoco come “un sabotatore russo (o a servizio dei russi)”. [2]

Nella città è stato anche ridotto il tempo di attività dei trasporti urbani ed è stata vietata la vendita di alcolici. Il primo coprifuoco nella capitale è stato imposto nel periodo che va da sabato 26 febbraio a lunedì 28 febbraio. Con le altre ondate di attacchi del mese di marzo, il coprifuoco è stato di volta in volta rinnovato.

Secondo le immagini ed i video che sono circolati sui social media, i saccheggi dei supermercati sono iniziati fin dai primissimi giorni successivi all’attacco russo. [3]

Riguardo la situazione della popolazione civile ucraina, vi è un’interessante intervista di Bob Seely, parlamentare del Partito Conservatore inglese, fatta all’ambasciatore ucraino a Londra, Vadym Prystaiko, il 1 Marzo presso il Foreign Affairs Committee dell’House of Commons. [4]

Bob Seely: “Ho due domande, se posso. In primo luogo, per sviluppare alcuni dei punti che sono stati visti poco fa, può dirci che non ci sarà una crisi alimentare quando i negozi finiranno il cibo, con potenzialmente un po’ di pressione dei saccheggi? Se le principali città cominciano a rimanere senza cibo, questa è sia una crisi umanitaria, ma anche potenzialmente una via militare per la vittoria – intorno all’idea che la Russia monti quelli che sono effettivamente degli assedi disordinati dei maggiori centri abitati, finché la gente disperata e affamata o esce per le strade per cercare di combatterli, o si arrende in qualche forma, perché non ci sono più provviste. Qual è la sua opinione su questi scenari?”

Ambasciatore Prystaiko: “Ho alcuni numeri, che potrò condividere con voi solo in conversazioni chiuse, purtroppo, perché questo è esattamente lo scopo della Russia – avete capito bene che cercheranno di schiacciare la volontà di resistenza del popolo ucraino. Finora, sto chiedendo ai privati cittadini di mandarmi foto dei supermercati e di come stanno andando gli scaffali e come viene fornita l’acqua. Abbiamo problemi con i contanti, per esempio, e la gente rimane senza contanti; se abbiamo un’interruzione dei servizi, i terminali delle banche non funzioneranno e dovremo avere qualche, non so, soluzione militare per la distribuzione di cibo.
Sto già lavorando con il vostro governo e le nostre ambasciate nel mondo stanno lavorando per mettersi in contatto con le organizzazioni umanitarie. Dobbiamo pompare, se posso usare questo termine, quanto più cibo possibile prima che tutte le vie siano bloccate. Finora, stiamo tenendo tutte le rotte verso l’ovest dell’Ucraina, quindi abbiamo un’ancora di salvezza, ma c’è un collo di bottiglia, uno molto serio. Sto solo pensando se le navi umanitarie saranno fatte passare nel Mar Nero e nel Mar d’Azov, ma dobbiamo ancora esplorare questa opzione.”

Bob Seely: “Lei pensa che la strategia russa sia quella di sconfiggere militarmente l’Ucraina, o di affamare e fare pressione sulle sue principali città fino a che non ci sia effettivamente una forma di resa?”

Ambasciatore Prystaiko: “Avevano sperato di poter mostrare la loro superiorità ovunque e che gli ucraini li avrebbero accolti con dei fiori, ma non c’è stato alcun progresso. Questa sarebbe l’immagine che Putin mette in TV, spiegando che in realtà non sono gli ucraini ma alcuni mitici nazisti che stanno combattendo, mentre il resto degli ucraini li saluta con dei fiori. Questo non sta accadendo. La gente sta lanciando molotov dalle loro auto mentre passano accanto ai carri armati russi. Tutto questo – tutte le mani in sostegno e la nostra resilienza – sta andando contro i suoi piani, e la gente in Russia sta iniziando a chiedere, “Cosa stiamo facendo lì, e perché?”
Credo che potrebbero usare le tattiche che lei ha descritto nella seconda parte: cercare di bloccare le nostre città, cercare di ammorbidire la posizione politica, forse provare qualche rivolta in Ucraina, a causa della mancanza di gruppi contro il governo. In alcune città, abbiamo introdotto la legge marziale. In alcune città, è stato ordinato di fucilare sul posto i saccheggiatori. Ci sono persone che hanno approfittato di situazioni molto difficili, e le stiamo affrontando in modo militare.”

Bob Seely: “Quando si tratta di un collasso civile, non è una scelta tra armi e cibo. È un “e”. Avete bisogno di armi e avete bisogno di cibo”.”

Per giustificare ulteriormente posizioni del genere, sui social sono cominciate a circolare notizie ed immagini riguardanti uomini armati nei centri ucraini che si dedicavano a saccheggi, stupri ed omicidi. [5] Tuttavia, nessuno dei video sembra essere stato verificato, e tolto un caso dell’arresto di un gruppo che ha provato a bloccare un tir, nei video si vedono le persone più disparate e nessuna arma in vista.

Secondo un report apparso sul sito anarco-comunista Libcom, nella città di Mariupol, occupata dalle truppe russe, si sarebbero verificati dei disordini durante una manifestazione anti-occupazione proprio a causa della mancanza di cibo.

La popolazione si è riversata per le strade ed ha preso d’assalto negozi e centri commerciali. Secondo quanto riportato, almeno 10 persone sono state successivamente fermate e legate con del nastro adesivo ai lampioni e i pantaloni abbassati in segno di umiliazione. [6]

Queste immagini e video di saccheggiatori legati ai lampioni sono circolate fin dall’inizio dell’invasione. Sono state fatte le ipotesi più disparate riguardo la veridicità ed il contesto in cui le foto sono state scattate. Alcuni video mostrano come le persone legate siano oggetto di derisione ed abusi e violenze fisiche [7]. Ad altre persone vengono attaccati cartelli con su scritto la parola “мародер” (saccheggiatore). In alcuni casi, si vedono questi “saccheggiatori” con il viso colorato di una sostanza verde – che secondo alcuni sarebbe un disinfettante utilizzato per provocare ustioni e può anche rendere cieche le persone. In particolare, sembrerebbe che il disinfettante venga usato perlopiù per “marcare” le persone romaní.

Secondo l’account telegram di Juan Simiedo (un utente che ha postato questi video), “centinaia di civili sono stati puniti per diverse ragioni in Ucraina da gruppi paramilitari e dalla Guardia Nazionale. I video sono forti. Torture, abusi ed umiliazioni persino di bambini e ragazze. Non ci sono motivi chiari per questi abusi illegali. Queste persone sono etichettate come “predoni”[marauders in originale].

Questo può includere uomini che non voglio combattere, persone sospettate di simpatie russe, saccheggiatori o persone in cerca di cibo. Non sappiamo le ragioni reali o per quanto tempo siano stati puniti. Questo va chiaramente contro qualunque convezione per i diritti umani. Non ci sono scuse“.

Si è pensato inizialmente che le persone nelle immagini fossero singoli soldati russi che si davano al saccheggio dei negozi e che sarebbero stati fermati dalla popolazione locale. Questa ipotesi tuttavia sembra essere stata smentita, o comunque fortemente ridimensionata[8]. È vero però che su internet circolano dei video di soldati russi che si sono dati al saccheggio. Secondo quanto affermato da un gruppo di soldati russi caduti prigionieri, le razioni che hanno ricevuto riportano come data di scadenza il 2015, e molti, soprattutto tra i più giovani, affermano di essere stati letteralmente catapultati sullo scenario di guerra a loro insaputa. Ovviamente, anche qui non c’è modo di verificare quanto la notizia corrisponda al vero, sebbene la confusa strategia di attacco russa renda abbastanza verosimili notizie del genere.

Per quel poco che è possibile sapere dalle informazioni su internet, a volte contraddittorie, si potrebbe ipotizzare che in realtà il livello di paranoia è molto alto e che si sia approfittato della situazione caotica per regolare vecchi rancori tra vari individui. Inoltre, bisogna sempre ricordare che in tempo di guerra le informazioni pubblicate non sono mai neutre. Mai come ora abbiamo visto quanto la disinformazione e la retorica degli Stati ed altri attori interessati sia così massiccia e capillare nel causare un senso di confusione ed impotenza tra le popolazioni.

I toni che accompagnano queste notizie online ritraggono sempre dei bravi, coraggiosi ed orgogliosi cittadini che fanno le veci della polizia e dell’esercito, impegnati a combattere i russi, mentre dei criminali senza scrupoli approfittano della situazione di caos per saccheggiare i negozi. È chiaro a chiunque non sia imbevuto da questa retorica governativa che in una situazione di guerra i comportamenti individuali e collettivi vengono esasperati; in contesti di sopravvivenza le persone cercano di reperire beni di prima necessità senza farsi troppi scrupoli sul fatto che la merce in questione venga pagata al proprietario. Giustamente, aggiungiamo noi.

Un’altra ipotesi, ben più inquietante, che è circolata sui social network, specialmente nelle sezioni commenti su Instagram e Facebook, è come in realtà le foto ritraggono, almeno in parte, persone appartenenti alla popolazione romaní in Ucraina, prese di mira da squadroni di estrema destra e forze dell’ordine.

Bisogna innanzitutto ricordare che gli attacchi alla popolazione romaní non sono nuovi. Come ogni regime democratico che si rispetti, l’Ucraina di Zelensky ha adottato delle tendenze persecutorie verso la persona razzialmente diversa.

Uno degli ultimi attacchi di cui si ha notizia risale al 17 ottobre 2021, quando un gruppo composto da una cinquantina di persone appartenenti alla formazione neonazista “C-14” è andato di casa in casa nella città di Irpin, vicino Kyiv, marcando le case dei residenti. Tutto questo è avvenuto con la silente complicità delle forze di polizia e delle autorità locali.[9] Alle violenze per le strade vanno aggiunte anche quelle virtuali nei confronti di persone romaní – in particolare verso gli/le attivist* per i diritti della popolazione romaní.

Il sito “European Roma Right Centre” (ERRC), nel novembre 2018 scriveva un articolo dal titolo significativo “Roma in Ucraina: 20 anni di terrore poliziesco”.[10]
Nell’articolo si fa menzione esplicita di pogrom, violenze fisiche e sessuali, torture fisiche e psicologiche,omicidi, tentativi di dare fuoco alle abitazioni, raid notturni dell’antisommossa negli insediamenti romaní, profilazione etnica, estorsione ed intimidazione.
Il tutto portato avanti dalla polizia ucraina spesso in combutta con formazioni di estrema destra. Tutta questa serie di violenze, secondo ERRC, sarebbe avvenuta ininterrottamente a partire dalla seconda metà degli anni 90.

L’articolo all’epoca uscì per festeggiare la vittoria, ottenuta in sede giudiziale presso la Corte Europea, su una denuncia effettuata da 16 persone romaní.

Riguardo le immagini dei saccheggiatori, secondo il sito Romea.cz, queste sono state usate dai propagandisti russi allo scopo di trovare ulteriori giustificazioni per i loro attacchi. Il sito riporta come le persone ritratte siano effettivamente romanì; la Russia sta usando queste immagini per affermare che sono gruppi di neonazisti a portare avanti queste azioni punitive e quindi dare legittimità al proprio operato con la retorica della “denazificazione”[11]. Secondo Julian Kondur, giovane attivista romaní intervistato dal sito in questione:

le persone nelle foto sono state prese a Kyiv per borseggio diverse volte.
Sono state fatte loro delle foto – poi condivise in diversi gruppi che pubblicizzano casi del genere. A Lviv c’è un gruppo che si autodefinisce “The Hunters” (i cacciatori), che perseguita le persone romanì coinvolte in casi di borseggio in posti pubblici. La Russia sta sfruttando queste notizie per accusare l’Ucraina di essere gestita da neonazisti. Queste immagini sono state distribuite sul social media Telegram da un account gestito da agenti della Russia”

Al di là della guerra di propaganda tra i due Stati, le immagini quindi sembrano essere vere e mostrano la brutalità a cui viene sottoposta la minoranza romanì all’interno della società ucraina.

A ciò si deve aggiungere che la discriminazione nei confronti della popolazione romaní è endemica in tutta Europa, specialmente nei paesi dell’Est. Questo ha fatto sorgere nuovi timori verso i rifugiati romaní che hanno attraversato il confine con l’Ungheria. Le ultime cifre parlano di 100.000 rifugiati su un totale di circa 300-400 mila persone romaní residenti in Ucraina prima dell’inizio della guerra. [12]

Le misure messe in atto dallo Stato ucraino nei confronti della popolazione sono un riflesso del nazionalismo più spinto che funge da collante in quella società.

La diserzione come destabilizzazione

La diserzione, in questa guerra, è stata trattata in modo sbilanciato; per essere più precisi, la costruzione mediatica messa in atto è andata a favorire le notizie riguardanti i disertori dell’esercito russo, mentre è molto più difficile trovare notizie su quelli ucraini.

Notizie che, tra parentesi, ricordano scene da prima guerra mondiale, come ad esempio quella di soldati che si auto-infliggono ferite per evitare di combattere senza ricorrere alla diserzione (che verrebbe punita duramente)[13].

Non crediamo sia casuale; in un momento come questo, le notizie sulle diserzioni ucraine vengono fatte passare in sordina, tanto più che pochi giorni fa la borghesia ucraina ha imposto una stretta sulle libertà dei media, scelta uguale e speculare a quella dell’omologa borghesia russa.

Al discorso massmediatico e borghese sulla reprimenda della diserzione e dell’auto-mutilazione, vi è anche quello dato dall’ordinamento statale.

Nella sezione XIX del Codice Penale Ucraino, “Reati contro la procedura stabilita per il servizio militare (reati militari)” [14] vengono riportati questi due articoli:

Articolo 408. Diserzione

1. La diserzione, cioè l’assenza senza permesso da un’unità militare o da un luogo di servizio con lo scopo di evitare il servizio militare, o la mancata presentazione in servizio al momento della nomina o della riassegnazione, dopo un servizio distaccato, una vacanza o un trattamento in una struttura medica per lo stesso scopo, è punibile con la reclusione da due a cinque anni.

2. La diserzione con armi o di un gruppo di persone con precedenti cospirativi, è punibile con la reclusione da cinque a dieci anni.

3. Qualsiasi atto come previsto dal paragrafo 1 o 2 del presente articolo, se commesso in stato di legge marziale o in una battaglia, è punibile con la reclusione da cinque a dodici anni.

Articolo 409. Evasione del servizio militare a titolo di auto-mutilazione o altro
1. L’evasione del servizio militare da parte di un militare per mezzo dell’auto-mutilazione o falsificazione di documenti o qualsiasi altro inganno, è punibile con la detenzione in un battaglione penale per un periodo fino a due anni o con la reclusione per lo stesso periodo.

2. Il rifiuto di adempiere ai doveri del servizio militare, è punito con la reclusione da due a cinque anni.

3. Tutti gli atti dei paragrafi 1 o 2, se commessi in stato di legge marziale o in una battaglia, sono punibili con la reclusione da cinque a dieci anni.

Il discorso militare è fondamentale e vitale in Ucraina. Nella stessa Costituzione (modificata in conformità alla legge № 27-IX del 3 Settembre 2019) vi è l’articolo 17 che recita quanto segue: “la difesa dell’Ucraina, la protezione della sua sovranità, indivisibilità territoriale e inviolabilità, sono affidate alle Forze Armate dell’Ucraina. La garanzia della sicurezza dello Stato e la protezione del confine statale dell’Ucraina sono affidate alle rispettive unità militari e agli organi di polizia dello Stato […] Lo Stato assicura la protezione sociale dei cittadini dell’Ucraina che servono nelle Forze Armate dell’Ucraina e in altre unità militari, così come dei membri delle loro famiglie. […]” [15]

Per il sistema governativo ucraino, quindi, il servizio militare non è un qualcosa di scollegato dalla società. Anzi, è una vera e propria relazione sociale e di difesa dello Stato in cui il cittadino, rigorosamente maschio ed eterosessuale, è tenuto all’estremo sacrificio. Persino evitare la coscrizione è un reato.

Basti vedere questi altri due articoli del citato Codice Penale:
Articolo 335. “Evitare la coscrizione per il servizio militare attivo”

La sottrazione al servizio militare attivo, è punibile con la limitazione della libertà per un periodo fino a tre anni.

Articolo 336. “Evitare la mobilitazione”

La sottrazione alla mobilitazione, è punibile con la reclusione da due a cinque anni.

Un simile intossicamento statale, a cui si aggiunge quello massmediatico ucraino ed internazionale, non può essere accettabile. L’individuo viene plasmato secondo i dettami di una classe dirigente istituzionale ed economica dove il sacrificio per la patria è tutto.

Di fronte a tutto ciò, non possiamo che ribadire il nostro sostegno ai disertori di ambo le parti, che vengono gettati sui campi di battaglia per massacrarsi a vicenda in difesa degli interessi dello Stato e del Capitale.

Non ci stancheremo di ripetere che da questa guerra le persone sfruttate non hanno nulla da guadagnare ma solo da perdere. La scelta di difendere uno Stato più benevolo perché “democratico” è illusoria. Lo Stato ucraino è uno Stato violento, classista e nazionalista tanto quanto gli altri.

Note

[1] La comunità LGBTQIA+ ucraina durante la guerra. Tra l’incudine dell’eteropatriarcato ed il martello dell’omonazionalismo. Link:https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/03/09/la-comunita-lgbtqia-ucraina-durante-la-guerra-tra-lincudine-delleteropatriarcato-ed-il-martello-dellomonazionalismo/
[2] Kyiv Mayor Issues ‘Shoot at Sight’ Orders for Looters To Retain Control Amid Russian Attack. Link:
https://www.youtube.com/watch?v=XkJRMyjCoHE
[3] “Looting Results In Shooting On The Spot,” Two Ukrainian Mayors Warn. Link:
https://zububrothers.com/2022/03/01/looting-results-in-shooting-on-the-spot-two-ukrainian-mayors-warn/
[4] House of Commons, Foreign Affairs CommitteeOral evidence: Ukraine – 01 03 22, HC 1089. Link:
https://committees.parliament.uk/oralevidence/9789/html/
[5] ‘Criminals armed by Zelenskyy govt are indulging in rapes, murders, and looting in Ukraine’, claims man in Kyiv. Link:
https://www.opindia.com/2022/03/criminals-armed-by-ukraine-govt-doing-rapes-murders-loots-man-in-kyiv/
[6] Humanitarian Catastrophe in Ukraine: Food Riot in Melitopol. Link:
https://libcom.org/article/humanitarian-catastrophe-ukraine-food-riot-melitopol
[7] Ukrainian civilians stripped, tied up and beaten by vigilantes in shocking videos. Link: 
https://www.news.com.au/world/europe/ukrainian-civilians-stripped-tied-up-and-beaten-by-vigilantes-in-shocking-videos/news-story/3a2abcc0a87815925dce0db9cee1c09a
[8] ‘Ukraine Looters Taped to Poles’. Link: 
https://www.truthorfiction.com/ukraine-looters-taped-to-poles/
[9] Radicals Target Roma People in Ukraine. Link:
https://www.hrw.org/news/2021/11/29/radicals-target-roma-people-ukraine
[10] Roma in Ukraine: 20 years of police terror. Link:
http://www.errc.org/news/roma-in-ukraine-20-years-of-police-terror
[11] Russia distorting photos for propaganda purposes, Roma nonprofits alert Ukrainian authorities. Link: 
https://www.romea.cz/en/news/world/russia-distorting-photos-for-propaganda-purposes-roma-nonprofits-alert-ukrainian-authorities
[12] “Ukraine’s Roma refugees face uncertain future under threat of discrimination in Hungary”. Link: 
https://archive.ph/Vnqkw
[13] Demoralised? Russian troops shoot selves with Ukrainian ammo in legs to avoid fighting, say reports. Link: 
https://www.wionews.com/world/demoralised-russian-troops-shoot-selves-with-ukrainian-ammo-in-legs-to-avoid-fighting-say-reports-463966
[14] Кримінальний кодекс України (Codice Penale dell’Ucraina). Link: 
https://zakon.rada.gov.ua/laws/show/2341-14
[15] Конституція України (Costituzione dell’Ucraina). Link: 
https://zakon.rada.gov.ua/laws/show/254%D0%BA/96-%D0%B2%D1%80#Text


Riceviamo e diffondiamo:

Aggiornamento in merito all’appello Mettiamoci in mezzo alla guerra

L’appello sta girando e siamo venute a conoscenza di alcune situazioni che si stanno muovendo con lo scopo di raggiungere un numero consistente di attivisti pronte a entrare in Ukraina. L’invito è quindi a continuare a discuterne e organizzarsi.
Per questo abbiamo creato una mail: stopthewar@insiberia.net


Riprendiamo dal sito “matrioska” questa intervista a un gruppo di anarchici russi, che contribuisce sia a chiarire la posta in gioco nella guerra in Ucraina sia le diverse posizioni in merito, teoriche e pratiche, all’interno del movimento anarchico ucraino.

https://www.matrioska.info/attualita/ucraina-lanalisi-degli-anarchici-russi-del-kras


Quello che segue non è un testo da “riceviamo e diffondiamo”. Certo, potremmo cavarcela comodamente così, ma l’appello firmato “antimilitaristi siciliane” – tradotto anche in francese e in inglese – è di quelli che tirano giù dalle sedie. Non solo per la tensione etica che esprime, ma anche per la forza delle proposte concrete – le si condivida o meno – che formula.
Prima una certezza: l’umanità che rifiuta la guerra ha urgentemente bisogno di puntare i piedi, cioè di esempi concreti di azione diretta.
Poi gli interrogativi: nel provare ad inceppare la macchina bellica alle nostre latitudini, ben difficilmente si sbaglia; più ci si avvicina al fronte (dove ogni gesto può essere arruolato dalla propaganda di guerra), più l’internazionalismo deve interrogarsi attentamente sul contesto in cui interviene e sui metodi che impiega.
Noi ci fermiamo qui, sperando che queste proposte facciano discutere dal vivo, dove le parole pesano davvero e gli eventuali accordi impegnano personalmente.

 

 Mettiamoci in mezzo alla guerra

 
In questo momento nessuno scenario è da escludere, e il peggiore è una guerra mondiale. Siamo per la pace e la solidarietà tra le popolazioni, contro tutti i militarismi, le frontiere e i nazionalismi. L’imperialismo russo e quello della NATO rappresentano adesso il pericolo più grande per la pace e integrità sul pianeta. Per questa ragione facciamo un appello per arrivare al più presto nelle piazze e tra la popolazione ucraina e per resistere con loro e frapporci, senza armi, alle bombe e ai carri armati russi, utilizzando il privilegio dei nostri corpi occidentali.
Noi vogliamo, allo stesso tempo e con la stessa forza, fermare l’avanzata dell’esercito russo e qualsiasi presenza e intervento della NATO. Non in nome della sovranità nazionale ucraina, ma in nome della pace mondiale e di un pianeta senza armi né confini.
Crediamo che la neutralità del territorio ucraino sia la soluzione più efficace per mettere fine a questa guerra e ad una sua escalation. E ribadiamo che sia l’imperialismo della NATO sia quello della Russia sono il riflesso di uno stesso atteggiamento guerrafondaio basato sulla legge del più forte.
È urgente che migliaia di esseri umani mettano il loro corpo in mezzo alla follia della guerra portando solidarietà al popolo Ucraino e non allo Stato. Migliaia di corpi per fermare l’escalation.
L’interposizione di massa in Ucraina è di uguale importanza e urgenza al frapporci alla guerra, inceppando in ogni modo il meccanismo economico e militare, nel proprio paese. Le possibilità per mettersi in mezzo alla guerra stanno nell’assedio e invasione delle basi NATO, nel blocco dei principali porti e snodi commerciali e in tante altre forme di boicottaggio e sabotaggio dell’economia e della logistica di guerra.

I tempi sono stretti, organizziamoci subito!

Antimilitaristi siciliane

Mettons-nous en travers de la guerre

Pour l’instant, aucun scénario ne peut être exclu, et le pire est une guerre mondiale. Nous sommes pour la paix et la solidarité entre les peuples, contre tout militarisme, frontières et nationalisme. L’impérialisme de la Russie et de l’OTAN est aujourd’hui le plus grand danger pour la paix et l’intégrité de la planète. C’est pourquoi nous lançons un appel pour aller se rendre dans les places et parmi la population ukrainienne le plus tôt possible et pour résister avec elle et s’opposer, sans armes, aux bombes et aux chars russes, en utilisant le privilège de nos corps occidentaux.
Nous voulons, en même temps et avec la même force, arrêter la progression de l’armée russe et toute présence et intervention de l’OTAN. Non pas au nom de la souveraineté nationale ukrainienne, mais au nom de la paix mondiale et d’une planète sans armes ni frontières.
Nous pensons que la neutralité du territoire ukrainien est la solution la plus efficace pour mettre fin à cette guerre et à son escalade. Et nous réaffirmons que l’impérialisme de l’OTAN et celui de la Russie sont le reflet de la même attitude belliciste fondée sur la loi du plus fort.
Il est urgent que des milliers d’êtres humains mettent leur corps au milieu de la folie de la guerre, apportant leur solidarité au peuple ukrainien et non à l’État. Des milliers de corps pour arrêter l’escalade.
L’intervention massive en Ukraine est tout aussi importante et urgente que le fait de s’opposer à la guerre, en bloquant le mécanisme économique et militaire de son propre pays de toutes les manières possibles. Les possibilités d’entraver la guerre résident dans le siège et l’invasion des bases de l’OTAN, dans le blocus des principaux ports et centres commerciaux, et dans de nombreuses autres formes de boycott et de sabotage de l’économie et de la logistique de guerre.

Le temps presse, organisons-nous dès maintenant !

Anti-militaristes siciliens

*Let’s get in the way of the war*

At this time no scenario is to be excluded, and the worst is a world war. We stand for peace and solidarity among the peoples, against all militarism, borders and nationalism. Russian imperialism and NATO imperialism now represent the greatest danger to peace and integrity on the planet. For this reason, we make a call for taking the streets as soon as possible with the Ukrainian population, to resist with them and to interpose our privileged Western bodies to Russian bombs and tanks, without weapons.
We want, at the same time and with the same strength, to stop the advance of the Russian army and any NATO presence and intervention. Not in the name of Ukrainian national sovereignty, but in the name of world peace and a planet without arms or borders.
We believe that the neutrality of the Ukrainian territory is the most effective solution to put an end to this war and its escalation. And we reiterate that both the imperialism of NATO and that of Russia are the reflection of the same warmongering attitude based on the law of the strongest.
It is urgent that thousands of human beings put their bodies in the midst of the madness of war bringing solidarity to the Ukrainian people and not to the State. Thousands of bodies to stop the escalation.
Mass interposition in Ukraine is as important and urgent as boycotting the war, by jamming in every way the economic and military mechanism, in our own country. The possibilities to get in the way of the war lie in the siege and occupation of NATO bases, in the blockade of the main ports and trade hubs and in many other forms of boycott and sabotage of the economy and logistics of war.

Time is tight, let’s organize now!

Sicilian anti-militarists


Non tutti i testi si equivalgono. Non si possono in questo momento pubblicare materiali scritti da compagne e compagni in Russia, in Ucraina e Bielorussia come si pubblica la notizia di un presidio da qualche parte in Italia o qualche volantino contro la guerra distribuito in Francia, in Grecia, in Germania. Questi materiali dai tre lati del fronte meritano lo sforzo, da parte nostra, di proiettarci in quei contesti – di non separare, cioè, i princìpi anarchici e internazionalisti dalla loro applicazione in un tempo e in un luogo determinati. Il principio – che è tale proprio perché l’esperienza storica lo ha sempre confermato – secondo il quale il nemico principale è costituito dal proprio Stato e dal proprio capitalismo, è certo più semplice da mettere in pratica (il che non significa affatto poco rischioso sul piano delle conseguenze dirette) per i compagni in Russia e in Bielorussia che non per quelli ucraini, stretti tra le bombe russe, il “loro” governo che arma la popolazione, le sirene nazionaliste e le milizie neonaziste. Lì non c’è spazio – come non c’era per i rivoluzionari francesi durante l’invasione prussiana del 1870 – per una passiva indifferenza. C’è la possibilità della fuga o dell’esilio, certo, per non uccidere né essere uccisi. E la diserzione di massa da parte delle centinaia di migliaia di persone che scappano – che non a caso l’esercito ucraino cerca di trattenere manu militari – rappresenta oggi ciò che il giovane Marx chiamava “la rivelazione essoterica delle forze essenziali dell’uomo”, di quella istintiva fuga dall’orrore che è disfattismo non dichiarato verso i bandi militari del proprio governo e verso l’arruolamento nelle truppe dei contrapposti imperialismi.

Ma come abbandonare – si chiedono alcuni anarchici ucraini – i propri cari e i propri compagni che vogliono restare? E che peso avranno domani i nostri discorsi, le nostre proposte, i nostri progetti di liberazione se non siamo oggi a fianco degli abitanti dei nostri quartieri mentre questi preparano le molotov per sbarrare la strada ai carri armati russi? Ma come non portare, partecipando alla difesa armata contro l’invasore, acqua al mulino dei padroni di casa tua (e del capitale occidentale)? Senz’altro proponendo forme autonome, dal basso, di combattimento, di coordinamento o magari di interposizione non militare. Ma anche questo non basta. Con quali forze dare alla difesa – nella quale soldati, paramilitari e fascisti sono molto più equipaggiati e preparati, nonché portatori di un progetto di società nemico di ogni libertà – la prospettiva di un processo, se non rivoluzionario, almeno di emancipazione sociale dalla miseria pianificata dal Fondo Monetario Internazionale grazie alle varie camorre dello Stato ucraino? Quando leggiamo che certi compagni ucraini “sono al fronte” ci viene la pelle d’oca. E il fatto che alcuni di loro siano favorevoli – prendendo non a caso l’esempio del Rojava – all’armamento da parte della NATO ci fa male come una coltellata (e ci preoccupa non poco che compagni statunitensi e francesi possano pubblicare certe posizioni – nel testo Prospettive antiautoritarie in Ucraina si sostiene che “la liberà dei popoli in Europa” sarebbe messa a rischio più da Putin che dagli USA e dal capitalismo occidentale… – senza nemmeno un commento di riflessione critica). La guerra divora sempre qualsiasi obiettivo di emancipazione, a meno che non si trasformi – porta stretta come poche – in insurrezione contro tutti i padroni. Ma per questo non bastano le buone intenzioni né il coraggio (e all’orgoglio nazional-patriottico preferiamo di gran lunga la diserzione e la fuga). Serve che certe idee e certi spazi di autonomia di classe siano già penetrati in una parte della società oppressa e che, come minimo, circolino fin da subito degli appelli espliciti di fraternizzazione con i coscritti dell’esercito invasore; insomma: di disfattismo in armi. E disfattismo significa anche una forza sociale che costringa gli Stati alla resa (sono i proletari che nel 1917 hanno messo l’armistizio in cima alle loro rivendicazioni). È anche con le parole d’ordine per il cessate il fuoco – agli Stati e ai nazionalisti, non ai rivoluzionari, interessa la proprietà geopolitica della Crimea o del Donbass! – che ci si smarca dalla propria classe dominante. Già per il Bakunin non ancora anarchico ogni popolo aveva il proprio “diritto di secessione” (non verso la moltiplicazione di Stati e Repubbliche – aggiungiamo oggi –, ma per la libera federazione di Comuni autogestite…).

La neutralità rispetto alla NATO, la condanna senza se e senza ma delle violenze neonaziste compiute in Donbass sono, in tal senso, dichiarazioni certo insufficienti, ma necessarie per non fare il gioco di Zelens’kyj (e del capitale occidentale). E poi i salari, la miseria, la svendita alle multinazionali dei terreni agricoli… “rivendicazioni per il dopo” che affermino interessi di parte proletaria, affinché il conflitto immediato non soffochi le ragioni dell’avvenire, e il come si resiste contenga almeno una parte della vita per cui ci si batte.

Si parla di Internazionale. Giusto, giustissimo, ma anche terribilmente astratto. In altre epoche, si sarebbero organizzati degli incontri anarchici internazionali per trovare dei posizionamenti comuni, una prospettiva dentro la quale praticare l’azione diretta autonoma e decentralizzata. Ora ci troviamo con alcuni compagni ucraini (e gli altri?) che invitano a manifestare in tutto il mondo davanti alle ambasciate russe. Ma che parole rivoluzionarie diffondiamo dal paese invaso per rifiutare gli striscioni “Armi all’Ucraina” e le bandiere nazionali? Noi che vogliamo sia l’abbattimento del regime di Putin sia la distruzione della NATO! Certo, i compagni russi che sfidano la tortura per manifestare contro la guerra ci riempiono di orgoglio e di speranza. Ma di quelli ucraini impegnati nei “comitati di difesa”, ne parliamo come se fosse la stessa identica cosa, solo dall’altro lato del fronte? Come se non ci fosse un abisso di problemi etici e “politici” tra l’essere arrestati oppure l’essere armati dal proprio governo…

L’appello ai soldati scritto dai compagni bielorussi, invece, sembra provenire, per contenuti e linguaggio, dal 1905 o dal 1917. Ci troviamo, un secolo dopo, di fronte a un groviglio di problemi che il tecnocapitalismo ha reso drammaticamente più gravi, ma con una coscienza di classe al lumicino. Transumanesimo e nazionalismo – ecco l’integrazione tra le tecnocrazie dell’Ovest e dell’Est!

C’è forse qualcosa su cui riflettere più urgentemente e più intensamente?

Tante sarebbero le cose da aggiungere, gli esempi storici da evocare, i tesori del nostro movimento da citare all’ordine del giorno. Lo faremo più avanti. Intanto invitiamo compagne e compagni ad avviare un dibattito serrato, ad allargarlo sul piano internazionale, a proporre e tradurre altri testi. E ad agire per rompere tutti i fronti – perché il tempo stringe.

Questi materiali, intanto, vanno doverosamente messi a disposizione. E meditati.

Anarchici russi, ucraini e bielorussi di fronte alla guerra

Dalla Russia

Dichiarazione della sezione M.A.T. nella regione russa

La guerra è iniziata.

Ciò che si temeva, ciò che si avvertiva, ciò che non era da credere, ma che era imminente, è accaduto. Le élite dominanti di Russia e Ucraina, incitate e provocate dal capitale globale, avide di potere e gonfie di miliardi rubati al popolo lavoratore, si sono unite in una battaglia mortale. La loro sete di profitto e di dominio viene ora pagata con il sangue della gente comune – gente proprio come noi.

Il primo colpo è stato sparato dal più forte, predatore e sfacciato dei banditi: il Cremlino. Ma, come sempre accade nei conflitti imperialisti, dietro la causa immediata c’è tutto un groviglio di cause disgustose e maleodoranti: la lotta internazionale per i mercati del gas, il desiderio delle autorità di tutti i paesi di distogliere l’attenzione pubblica dalla tirannia delle dittature “sanitariane”, la lotta delle classi dirigenti dell’ex Unione Sovietica per dividere e ridividere lo “spazio post-sovietico”, le contraddizioni più grandi e globali, e la lotta per il dominio mondiale tra la NATO guidata dagli USA e la Cina che sfida il vecchio egemone e lega al suo carro il “fratellino” del Cremlino. Oggi, queste contraddizioni danno luogo a guerre locali. Domani minacciano di trasformarsi in una terza guerra imperialista mondiale.

Qualunque sia la retorica “umanista”, nazionalista, militarista, storica o qualsiasi altra che giustifichi l’attuale conflitto, dietro ci sono solo gli interessi di coloro che hanno il potere politico, economico e militare. A noi, lavoratori, pensionati, studenti, porta solo sofferenza, sangue e morte. Il bombardamento di città pacifiche, il bombardamento dell’artiglieria e l’uccisione di persone non hanno alcuna giustificazione.

Esigiamo l’immediata cessazione delle ostilità e il ritiro di tutte le truppe ai confini e alle linee di separazione che esistevano prima dell’inizio della guerra.

Chiediamo ai soldati che sono stati mandati a combattere di non spararsi a vicenda, tanto meno di aprire il fuoco sui civili.

Li invitiamo a rifiutare in massa di eseguire gli ordini criminali dei loro comandanti.

FERMATE QUESTA GUERRA!

Invitiamo la gente nelle retrovie su entrambi i lati del fronte, i lavoratori della Russia e dell’Ucraina a non sostenere questa guerra, a non aiutarla – al contrario, a resistere con tutte le vostre forze!

Non andate in guerra!

Non un solo rublo, non una sola grivna dalle nostre tasche per la guerra!

Attacca questa guerra, se solo puoi!

Un giorno – quando avranno abbastanza forza – i lavoratori in Russia e Ucraina chiederanno conto completamente a tutti i politici arroganti e agli oligarchi che ci mettono gli uni contro gli altri.

Noi diciamo:

NESSUNA GUERRA TRA I LAVORATORI DELLA RUSSIA E DELL’UCRAINA!

NESSUNA PACE TRA LE CLASSI!

PACE ALLE CASE – GUERRA AI PALAZZI!

Sezione dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori nella regione russa

Dichiarazione contro la guerra de La Croce Nera Anarchica di San Pietroburgo

Noi, anarchici di San Pietroburgo, ci opponiamo fortemente alla guerra imperialista di invasione scatenata dalla Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina. Non c’è e non può esserci un terzo campo in questo conflitto.

Noi crediamo che un’operazione militare contro l’Ucraina sia necessaria solo per preservare l’attuale regime politico in Russia, e affinché Putin, che è al potere da più di 20 anni, il quale ha scatenato diverse aggressioni sanguinose, il quale ha represso decine di giornalisti, antifascisti, attivisti dell’opposizione, il quale ha distrutto la libertà di parola e i diritti umani in Russia, il quale ha spinto la stragrande maggioranza della popolazione nella povertà, possa rimanere presidente della Russia a tempo indeterminato.

Per i crimini di guerra che stanno avvenendo sotto i nostri occhi – il lancio di missili su città e villaggi, l’uccisione di civili e l’uso di armi vietate devono rispondere non solo coloro che danno gli ordini e prendono parte alle ostilità, ma anche tutti coloro che direttamente o indirettamente sostengono queste azioni.

Chiediamo la fine della guerra e il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina by any means necessary!
Basta con la guerra!

Croce Nera anarchica, San Pietroburgo

Fonte: www.matrioska.info

Mentre l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia procede, anarchici da tutta la Russia continuano a mobilitarsi in protesta, unendosi alle migliaia di connazionali. Qui pubblichiamo due dichiarazioni di anarchici russi di lunga data che propongono alcune analisi della situazione in Russia e come l’invasione dell’Ucraina potrebbe cambiarla.

Per domani, domenica 27 febbraio, sono programmate proteste in Russia. Stiamo ancora aspettando un resoconto dai nostri contatti in Ucraina, resoconto che pubblicheremo appena arriverà.

La Russia stessa è diventata un campo di battaglia dell’informazione nel corso dell’invasione. Il governo russo ha provato a bloccare l’accesso a Twitter così che i russi non vedano cosa sta succedendo in Ucraina o nel resto della Russia. Dall’altra parte delle barricate, il sito del Cremlino è stato violato. La scelta del popolo russo di supportare questa invasione e pagarne i costi o opporsi ai programmi di Putin, rischiando grosso, potrebbe determinare ciò che accadrà in Ucraina sul lungo periodo.

La pace è un privilegio riservato a coloro che possono permettersi di non combattere nelle guerre che hanno creato; negli occhi dei pazzi siamo solo numeri su un grafico, siamo solo barriere sul loro cammino verso la dominazione del mondo”.

Tragedy, “Eyes of Madness

Posizione di anarchici militanti sull’attacco all’Ucraina da parte della Russia

La seguente dichiarazione è apparsa ieri sul canale Telegram di Militanti Anarchici [Боец Анархист], un collettivo russo il cui nome abbiamo tradotto in precedenza come “Combattenti Anarchici”

La nostra posizione riguardo gli eventi che si stanno svolgendo in Ucraina è evidente dai nostri post precedenti. Abbiamo comunque ritenuto necessario esprimerla esplicitamente, così che niente sia lasciato al non detto.

Noi, collettivo degli Anarchici Combattenti, non siamo assolutamente fan dello Stato Ucraino. Lo abbiamo ripetutamente criticato in passato e sostenuto l’opposizione ad esso e siamo per questo anche stati oggetto di una repressione su larga scala verso l’operatore VirtualSim, effettuata dai servizi di sicurezza ucraini nel tentativo di combatterci. (1)

E torneremo sicuramente a questa linea di condotta in futuro, quando la minaccia della conquista russa sarà rientrata. Tutti gli Stati sono campi di concentramento.

Ma ciò che sta accadendo ora in Ucraina va oltre questa semplice formula e il principio che ogni anarchico o anarchica dovrebbe combattere per la sconfitta del proprio paese in guerra.

Infatti questa non è semplicemente una guerra tra due poteri più o meno sullo stesso livello che combattono per la redistribuzione delle sfere di influenza del capitale, in cui si potrebbe applicare l’assioma di Eskobar. (2)

Ciò che sta accadendo in Ucraina è un atto di aggressione imperialista: un’aggressione che, se andasse a buon fine, porterebbe al declino della libertà ovunque in Ucraina, in Russia e probabilmente anche in altri paesi. E aumenterebbe anche la probabilità che la guerra continui e si trasformi in una guerra globale.

Il perché questo sia il caso dell’Ucraina è ovvio, per quanto ci riguarda. Ma in Russia, una piccola vittoria in guerra (così come le sanzioni dall’esterno) darebbe al regime ciò che non ha ora. Gli darebbe carta bianca per qualsiasi azione, a causa dell’insorgere del patriottismo che si verificherebbe in parte della popolazione. E sarebbe in grado di addossare la colpa per qualsiasi problema economico alle sanzioni e alla guerra.

La sconfitta della Russia, nella situazione corrente, aumenterebbe la possibilità di un risveglio della popolazione, allo stesso modo in cui accadde nel 1905 [quando la sconfitta militare della Russia da parte del Giappone portò a una rivolta], o nel 1917 [quando i problemi della Russia nella Prima Guerra Mondiale portarono alla Rivoluzione Russa] – che finalmente aprirebbe gli occhi su ciò che sta accadendo nel paese.

Per quanto riguarda l’Ucraina, anche la sua vittoria spianerebbe la strada al rafforzamento della democrazia dal basso – dopotutto, se dovesse essere ottenuta, sarebbe solo grazie all’auto-organizzazione del popolo, all’assistenza reciproca e alla resistenza collettiva. Queste dovrebbero essere le risposte alle sfide che la guerra lancia alla società.

Inoltre, le strutture create per questa auto-organizzazione dal basso non andranno da nessuna parte una volta che la guerra sarà finita.

Certo, la vittoria non risolverà i problemi della società ucraina, che dovranno essere risolti approfittando delle opportunità che si presenteranno per la consolidazione della società nell’instabilità del sistema che sopravviene dopo tali sconvolgimenti. In ogni caso, la sconfitta non solo non porterebbe a risolvere tali problemi ma li peggiorerebbe di molte volte.

Benché queste siano tutte ragioni importanti per la nostra decisione di sostenere l’Ucraina in questo conflitto, chiamiamole ragioni geopolitiche, non sono nemmeno le ragioni principali. Le ragioni più importanti sono di ordine interno e morale: la semplice realtà è che la Russia è l’aggressore che persegue una politica apertamente fascista. Chiama la guerra pace. La Russia mente e uccide.

A causa delle sue azioni aggressive, persone stanno morendo e soffrendo da entrambe le parti del conflitto. Sì, anche quei soldati che in questo momento sono spinti nel tritacarne della guerra (senza contare quei bastardi per i quali “la guerra è madre natura” che, secondo noi, non sono nemmeno persone). E tutto ciò continuerà fino a che non sarà fermato.

Per questo motivo, sollecitiamo chiunque legga questo testo, che non sia insensibile a dimostrare solidarietà con il popolo Ucraino (non lo Stato!!!) e sostenere la sua lotta per la libertà dalla tirannia di Putin.

Tocca a noi vivere in questi tempi che faranno la storia. Impegniamoci affinché questa pagina della storia non sia una pagina di vergogna, ma una di cui potremo essere fieri.

Libertà per i popoli del mondo! Pace per il popolo Ucraino! Diciamo NO all’aggressione da parte di Putin! No alla guerra!

L’oscurità prima dell’alba

Il seguente testo è apparso oggi come podcast in russo sul sito Autonomous Action website.

Guerra

Giovedì mattina [24 febbraio 2022], Putin ha cominciato il più grande conflitto bellico in Europa dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Si nasconde dietro i presunti interessi della regione separatista del Donbass – nonostante le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk abbiano viste soddisfatte le loro richieste di riconoscimento come entità indipendenti, l’entrata ufficiale dell’esercito russo nei territori e il promesso trilione e mezzo di rubli. Si ricordi che, per molti mesi, gli affitti e i prezzi dei generi alimentari nella stessa Russia sono aumentati di giorno in giorno.

Il Cremlino ha avanzato richieste assurde alle autorità di Kiev – cominciamo con la “denazificazione”. È vero che, grazie alla sua partecipazione nelle proteste di Maidan del 2014, l’estrema destra ucraina si è assicurata un peso eccezionale nella politica e nelle forze dell’ordine. Tuttavia, in tutte le elezioni tenutesi dal 2014 ha conquistato una manciata di voti. Il Presidente dell’Ucraina è ebreo. Il problema dell’estrema destra ucraina deve essere risolto, ma non con i carri armati russi. Le altre accuse contro l’Ucraina – relative alla corruzione, la manipolazione elettorale e i tribunali disonesti – sarebbero molto più appropriate se il Cremlino le muovesse a sé stesso. Ora, le truppe russe sono, nel vero senso della parola, occupanti in una terra straniera – e non importa quanto questo contraddica le aspettative di tutti coloro che sono cresciuti con i racconti sulla Grande Guerra Patriottica.

La Russia si è ritrovata isolata a livello internazionale. [Il presidente turco Recep Tayyip] Erdoğan, [Il Segretario generale del Partito comunista cinese] Xi Jinping e perfino i Talebani hanno chiesto a Putin di cessare le ostilità. L’Europa e gli Stati Uniti decretano ogni giorno nuove sanzioni contro la Russia.

Mentre scriviamo questo testo, sta per cominciare il terzo giorno del conflitto. L’esercito russo è chiaramente superiore a quello ucraino, ma la guerra non sembra andare esattamente secondo i piani di Putin. A quanto pare, contava di vincere in uno o due giorni con poca o nessuna resistenza, e invece ci sono stati seri combattimenti in tutto il territorio dell’Ucraina.

I russi e il mondo intero stanno guardando video di proiettili che colpiscono palazzi residenziali, un blindato che travolge un cittadino anziano, cadaveri e sparatorie.

Il Roskomnadzor [il Servizio Federale del governo russo per la Supervisione di Comunicazioni, Tecnologie dell’informazione e Mass media] prova ancora a intimidire l’intero Internet, pretendendo che “Non la si chiami guerra, ma operazione speciale”. Ma ormai poche persone li prendono sul serio. Finché in Russia non verrà completamente disattivato l’Internet, ci saranno abbastanza fonti d’informazione. Per ogni evenienza, ancora una volta, consigliamo di configurare in anticipo Tor con bridge, VPN e Psiphon.

I russi stanno appena cominciando ad avvertire gli effetti delle sanzioni e della guerra: la maggior parte degli ATM di Mosca avevano esaurito il contante venerdì. Perché? Perché il giorno prima la gente ha ritirato 111 miliardi di rubli dalle banche; insomma, tutti i loro risparmi. Il mercato immobiliare è collassato, e l’edilizia residenziale è il ramo più importante dell’economia russa. L’industria automobilistica straniera sta lentamente cessando di inviare macchine in Russia. I tassi di cambio del dollaro e dell’euro sono vincolati artificialmente dalla Banca Centrale. Le azioni di tutte le società russe sono crollate. È chiaro a tutti che andrà solo peggio.

Tutto questo serve solo a Putin

La reazione russa alla guerra in Ucraina è completamente diversa da quanto accaduto nel 2014 [quando la Russia si appropriò della Crimea dopo la rivoluzione ucraina]. Molte persone, incluse celebrità che lavoravano per il governo, chiedono l’immediata fine del conflitto. La rimozione dalle trasmissioni di Ivan Urgant, la principale star televisiva russa, è degna di nota.

Anche la larga maggioranza di quelli che sostengono ancora Putin è contro la guerra. Il sostenitore medio di Putin pensa per ora che tutto sia stato calcolato, che la guerra non durerà a lungo, che l’economia russa sopravviverà. Perché è vero, non è facile vivere nella consapevolezza che il tuo Paese è governato da uno squilibrato – da un Don Chisciotte con un esercito di milioni di uomini, uno dei più forti del mondo, un Don Chisciotte dotato di un armamentario nucleare in grado di distruggere l’intera umanità. È difficile capire, dopo aver letto scienziati politici e filosofi di second’ordine, che si può bombardare un paese fraterno vicino e distruggere la propria economia.

Bivaccando nel potere illimitato, Putin si è lentamente allontanato dalla realtà: si racconta di quarantene di due settimane per i comuni mortali che avevano bisogno di incontrare il presidente russo per un qualche motivo, e tavoli di lunghezza spropositata ai quali Putin riceve sia i suoi ministri che gli altri capi di Stato.

Putin è sempre stato un politico che bilancia gli interessi delle forze armate e degli oligarchi. Ora il presidente ha abbandonato questo ruolo, dopo aver iniziato un viaggio in solitaria attraverso lo sconfinato mare della senilità. Siamo pronti a scommettere una bottiglia del miglior whisky che, nel prossimo futuro, il Signor Presidente potrebbe subire un colpo di Stato dalla sua stessa cerchia di eletti.

La Russia potrebbe arrivare al 2023 con un altro sistema di potere e un diverso personaggio al Cremlino. Non si può sapere ciò che sarà. Ma per ora, siamo all’oscurità prima dell’alba.

Nel frattempo, in Russia continuano le proteste contro la guerra. Gli anarchici e le anarchiche vi partecipano a Mosca, San Pietroburgo, Kazan, Perm, Irkutsk, Ekaterinburg e in altre città. In Russia è estremamente difficile organizzare manifestazioni di piazza; è pericoloso sia in termini amministrativi che penali, per non parlare della cara vecchia violenza poliziesca. Ma il popolo sta uscendo comunque. Migliaia di persone sono già state arrestate, ma le proteste continuano. La Russia è contro questa guerra e contro Putin! Esci quando e dove ritieni opportuno. Unisciti ad amici e persone che la pensano allo stesso modo. I social network propongono domenica [27 febbraio 2022] alle 16:00 come appuntamento per un’azione di protesta generale. Questo giorno e questa ora non sono peggiori di tutti gli altri.

Intanto, gli anarchici ucraini stanno entrando nei comitati di difesa territoriale delle loro città. Ora è più difficile per loro che per le persone in Russia, ma la difesa è una, è la stessa. Questa è la difesa della libertà contro la dittatura, della volontà contro la schiavitù, della gente normale contro i presidenti folli.

Alle nostre pecore

Se Putin dovesse miracolosamente rinsavire, e la Guerra finesse uno di questi giorni, potremo davvero “tornare alle nostre pecore”, come dicono in Francia [riferimento al modo di dire “revenons à nos moutons”, traducibile come “tornare a quello che stavi facendo prima”]? È probabile che saremo espulsi dal Consiglio d’Europa. Pertanto, i russi perderanno l’opportunità di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, e presto il Cremlino ripristinerà la pena di morte.

Per il momento, torneremo nello spirito di tutta la storia recente: proprio ora, la Duma di Stato [organo legislativo dell’Assemblea federale della Federazione Russa] sta approvando una legge secondo la quale un militare di leva deve recarsi di persona all’ufficio di arruolamento piuttosto che aspettare una convocazione. Di recente Putin ha anche aumentato gli stipendi della polizia. E l’ufficio del procuratore, in appello, ha chiesto di aumentare da cinque a nove anni la pena di un anarchico di Kansk, Nikita Uvarov, condannato nel famoso “caso del terrorismo di Minecraft” [Uvarov, di 16 anni, e altri due adolescenti sono stati arrestati nel 2020 per aver diffuso manifesti in solidarietà a un matematico di Mosca, attivista anarchico sotto processo per vandalismo. Un manifesto è stato piazzato presso una sede del FSB, l’agenzia di sicurezza interna della Russia; la polizia ha detto di aver trovato sui telefoni sequestrati uno scambio sui piani per far saltare in aria un edificio dell’FSB che Uvarov e compagni avevano creato nel gioco Minecraft].

Voi tutti sapete cosa fare con tutto ciò.

Libertà per i popoli! Morte agli imperi!

(1) Ulteriori informazioni disponibili qui.

(2) Eskobar era il cantante di un gruppo rock ucraino chiamato Bredor. Molto tempo fa, in un’intervista, disse una frase famosa che poi divenne un meme: “Шо то хуйня, шо это хуйня” un modo succinto di esprimere qualcosa sul tono di “Quando sei costretto a scegliere tra due opzioni senza alcuna ulteriore alternativa”.

Contro le annessioni e l’aggressione imperialista. Una dichiarazione degli anarchici russi contro l’aggressione russa in Ucraina

Ieri, 21 febbraio, si è tenuto un incontro straordinario del Consiglio di Sicurezza Russo. Una parte di questo teatrino ha visto Putin obbligare i suoi servi più fedeli a “chiedergli” di riconoscere l’indipendenza delle cosiddette “repubbliche popolari” nell’Ucraina dell’est, ovvero la Repubblica popolare di Lugansk [RPL] e la Repubblica popolare di Doneck [RPD].

È oramai ovvio che questo è un passo verso la susseguente annessione di questi territori da parte della Russia – non importa come sia o non sia legalmente formalizzata. Nei fatti il Cremlino ha cessato di considerare le RPL e RPD come facenti parte dell’Ucraina e le ha rese parte del proprio protettorato. “Per prima cosa il riconoscimento dell’indipendenza e poi l’annessione”: questa sequenza è stata già eseguita nel 2014 in Crimea. Tutto ciò è chiaro anche dallo stupido lapsus di Naryshkin all’incontro del Consiglio di Sicurezza (“Sì, sostengo l’entrata di questi territori nella Federazione Russa”). 1 Dato che l’incontro, come si è saputo in seguito, è stato trasmesso dopo essere stato registrato [invece che dal vivo] e queste parole non sono state tagliate – formano un chiaro indizio.

In un “appello al popolo” quella stessa sera, Putin sembrava essere “d’accordo” con queste richieste e annunciava il riconoscimento di RPL e RPD come Stati indipendenti. Questo ciò che ha detto: “Stiamo prendendo un pezzo del Donbass e se l’Ucraina creerà problemi allora dovrà assumersene le conseguenze, noi non lo consideriamo nemmeno uno Stato, quindi prenderemo ancora di più”. Secondo il decreto di Putin, le truppe russe stanno già entrando nei territori delle RPL e RPD. Questo è chiaramente un gesto di minaccia verso il resto dell’Ucraina e specialmente verso le parti delle regioni di Lugansk e Doneck ancora controllate dall’Ucraina. Questa è un’occupazione di fatto [nel senso che fino a ora Lugansk e Doneck erano occupate per procura].

Noi non vogliamo attivarci per nessuno Stato. Siamo anarchici e siamo contro qualsiasi confine tra le nazioni. Ma siamo contro questa annessione, perché non fa che stabilire nuovi confini e la decisione su tutto ciò è presa solamente dal leader autoritario Vladimir Putin. Questo è un atto di aggressione imperialista da parte della Russia. Non ci facciamo illusioni riguardo lo Stato ucraino, ma ci è chiaro che non è l’aggressore principale in questa storia, questo non è uno scontro tra due mali uguali. Prima di tutto, questo è un tentativo del governo autoritario russo di risolvere i propri problemi interni attraverso una “piccola guerra vittoriosa e l’accumulo di terre” [riferimento a Ivan III].

È abbastanza probabile che il regime del Cremlino metterà in scena un qualche tipo di “referendum” nelle terre annesse. Questo tipo di spettacoli sono già accaduti nelle RPD e RPL nel 2014, quando nemmeno Mosca riconobbe i loro risultati. Ora, apparentemente, Putin ha cambiato idea. Ovviamente non si può parlare di nessun “voto libero e segreto” in questi territori, che sono sotto il controllo di bande militarizzate completamente dipendendi da Mosca. Coloro che si sono opposti a queste bande e all’integrazione con la Russia sono stati uccisi o forzati a emigrare. Per questo, qualsiasi “referendum sul ritorno del Donbass, come una nave dispersa torna al suo porto natio” sarà una bugia della propaganda. I residenti del Donbass saranno in grado di prendere le loro decisioni solo quando le truppe di tutti gli Stati — e prima di tutti quelle della Federazione Russa — lasceranno questi territori.

Il riconoscimenti e l’annessione delle RPD e RPL non porterà niente di buono agli abitanti della stessa Russia.

Primo, in qualsiasi caso, tutto ciò porterà alla militarizzazione di tutti gli aspetti della vita quotidiana, a un isolamento internazionale ancora maggiore della Russia, a sanzioni e al declino generale del benessere. Rimettere in piedi le infrastrutture distrutte e includere le “repubbliche popolari” nel budget di Stato non avverrà senza costi. Entrambe le cose costeranno miliardi di rubli che potrebbero essere impiegati diversamente in educazione e medicinali. Non ci sono dubbi: gli yatch degli oligarchi russi non diventeranno più piccoli, ma tutti gli altri vedranno le proprie condizioni di vita deteriorarsi.

Secondo, il probabile aggravarsi del confronto armato con l’Ucraina vorrà dire ulteriori morti e feriti tra civili e soldati, altre città e paesi distrutti, altro sangue. Anche se questo confilitto non dovesse degenerare in una guerra mondiale, le fantasie imperialiste di Putin non valgono una sola vita.

Terzo, tutto ciò vorrà dire un’ulteriore diffusione del cosiddetto “mondo russo”: una combinazione folle di oligarchia neoliberista, rigido potere centralizzato e propaganda imperialista e patriarcale. Questa conseguenza non è così ovvia come l’aumentare del prezzo delle salsicce e delle sanzioni sugli smartphone, ma, nel lungo periodo, è ancora più pericolosa.

Ti sollecitiamo a contrastare l’aggressione del Cremlino con qualsiasi mezzo tu ritenga necessario. Contro la confisca dei territori sotto qualsiasi pretesto, contro l’invio dell’armata Russa in Donbass, contro la militarizzazione. E in definitiva contro la guerra. Scendi per strada, spargi la voce, parla alle persone che hai intorno, tu sai cosa fare. Non restare in silenzio. Agisci. Pure una piccola vite può far inceppare gli ingranaggi di una macchina di morte.

Contro ogni confine, contro tutti gli imperi, contro tutte le guerre!

Autonomous Action

Fonte: CrimethInc.com

Sulle proteste in Russia e sulla resistenza in Ucraina

https://it.crimethinc.com/2022/02/24/russia-e-ucraina-resistenza-dal-basso-allinvasione-di-putin

Qui una prospettiva antiautoritaria sull’Ucraina (e contraddizioni su cui riflettere attentamente)

https://crimethinc.com/2022/02/15/guerra-e-anarchici-prospettive-antiautoritarie-in-ucraina

Bielorussia: «Soldato! Il nemico è a Minsk, non a Kiev»

Pubblicato da Pramen il 21 febbraio 2022 e tradotto in italiano a partire da Attaque

Putin, con le sue ambizioni imperialiste, minaccia d’invadere l’Ucraina. Lukachenko è pronto a sostenete il suo padrone del Cremlino, inviando soldati bielorussi in guerra, in un altro paese. I tentativi di inoculare patriottismo nella società bielorussa, anche se riescono, hanno dei risultati assai modesti. I soldati dovranno morire per lo zar russo.

Ma, come in passato, ogni soldato può scegliere. Anche se questo sembra improbabile, qui e ora. Nei momenti critici, siamo tutti/e capaci di una grande determinazione. La guerra per l’egemonia russa in Ucarina non è la guerra dei soldati bielorussi. Il dittatore Lukachenko e l’imperatore Putin sono i veri nemici dei popoli bielorusso, d’Ucraina e di Russia.

Vogliono spedirvi sulla linea del fronte, come carne da cannone, per mostrare la potenza di un uomo che non comparirà mai su quel fronte. Il coraggio e lo spirito di cameratismo gli sono sconosciuti, a lui come ai suoi accoliti.

Soldati, nelle vostre mani avete un’arma che può liberarvi, voi e i vostri compagni, da una guerra e da un massacro inutile. Ribellatevi contro gli ufficiali e i politici avidi. Se qualcuno deve perire in questo conflitto, sono la dittatura bielorussa e l’impero russo!

Per un mondo senza guerre, senza dittatori né imperi!

Anarchici della Bielorussia


Riceviamo e diffondiamo:

volantino guerra alla guerra


Due parole sul Risiko mondiale

Partiamo dall’idea che l’esistenza di ogni esercito è un crimine contro l’umanità. Contro ogni guerra quindi, ma soprattutto contro una pace armata fatta di basi militari, servitù dei territori, industria bellica, propaganda nazionalista e tutto quanto, inevitabilmente porti acqua ai mulini dei guerrafondai di turno.

Stiamo vivendo un pessimo periodo storico e all’orizzonte si aprono futuri scenari di guerra per il controllo di territori strategici e materie prime, gas, petrolio, uranio, minerali rari indispensabili alla tecnologia digitale.

In Asia il governo cinese ha coperto dalle sanzioni i militari golpisti birmani e vorrebbe mettere le mani su Taiwan, colonizzando nel frattempo buona parte dell’Africa.

Lo zar Putin sta rilanciando l’impero russo con Stati vassalli protetti dal suo esercito per contenere le sommosse popolari interne e invadendo l’Ucraina per contrastare l’espansione a est della NATO.

Già, la NATO, espressione americana della guerra fredda in Europa. Stupisce che, dopo il crollo dell’URSS nel 1989, non sia stata messa in discussione dai popoli europei.

Nei decenni successivi non sono mancate le occasioni per scendere in piazza contro i conflitti del momento: Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Siria, Libia… e oggi Ucraina.

Ma è la pace (armata) che va messa in discussione ogni giorno e ognuno lo può fare nel proprio Paese contro ogni realtà militare presente nei nostri territori.


antiautoritari di Valtellina

antiautvaltellina@autistiche.org