«È quello spirito che bisogna tener vivo ed amplificare». Un contributo di Stecco

«È quello spirito che bisogna tener vivo ed amplificare». Un contributo di Stecco

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo che il nostro amico e compagno Stecco ha scritto nel carcere di Sanremo per un’iniziativa antimilitarista tenutasi a Lecco nel marzo 2024. Dall’eugenetica al Progetto Manhattan, da Fukushima al massacro algoritmico dei palestinesi. Passando per una giornata di maggio al Brennero. Alla ricerca di cosa? Di “conseguenze fino ad ora inattese dentro la nostra coscienza”.

Qui il pdf:

Contributo di Stecco

Un saluto a tutte e tutti,

vi ringrazio per l’invito a partecipare a questa iniziativa di discussione e lotta.

Do per scontato che i miei compagni e compagne del circolo “l’Arrotino” abbiano esposto i motivi e gli avvenimenti che ci avevano portato come anarchiche ed anarchici trentini a creare la manifestazione-mobilitazione al Brennero nel maggio del 2016 contro le frontiere. Sapendo anche dell’uscita di un opuscolo in cui vengono raccolti dei materiali su quel periodo, proverò qui ad aggiungere dei ragionamenti che mi premono fortemente in questi giorni, cercando così di contribuire in modo costruttivo al dibattito.

In Giappone gli Hibakusha sono le vittime sopravvissute alla bomba, quella atomica. Nel 2007 c’erano ancora 251.834 persone che, nel loro libretto sanitario, avevano scritto questo aggettivo per distinguerle da chi non fu toccato – secondo i canoni burocratici di Stato e scientifici – direttamente dalla bomba.

Oggi le persone che supereranno la falce dei bombardamenti a base di algoritmi ed il delirio omicida organizzato dallo Stato di Israele, probabilmente avranno in futuro addosso un altro aggettivo per distinguerle, in quanto testimoni sulla propria pelle di un nuovo tipo di massacro tecnologicamente orchestrato. Milioni di persone che stanno conoscendo e subendo da decenni una violenza calcolata, per nulla cieca o irrazionale, bensì frutto di un sistema sociale ponderato e legalizzato (1), il quale arriva da un pensiero relativamente recente, ben prima del cattivo nazismo e del suo Olocausto.

Quando tra un essere umano ed un altro si crea un filtro ideologico-scientifico giustificato da grafici, numeri ed un tocco di cinismo-biologico, ecco che tutto può essere fatto ed assunto, in nome di un qualsiasi Dio, religioso o scientifico, oppure statale, poco importa.

Da circa 120 anni si usa una chiave di lettura scientista che argomenta il bisogno di una “razza superiore”, e questa “scienza” viene chiamata eugenetica, la quale considera ed argomenta in modo insistente, e spesso subdolo, che una parte dell’umanità è inferiore, in eccesso, sub-umana, un peso vivente, un’esistenza superflua. Ecco allora che un termine come Menschenökonomie (economia umana), ritorna di stretta attualità.

Nel 1908 il tedesco Rudolf Goldscheid coniò questo termine, in base ai costi e benefici per la “società”. Solo in una società capitalista industriale poteva venir fuori un concetto così disumano e calcolatore.

Per giustificare il massacro in Palestina, sono state usate parole che sono inequivocabilmente razziste, e trovano radice nel pensiero eugenetico: gli abitanti di Gaza sono in eccesso, ingombranti per lo Stato di Israele ed i suoi coloni, un surplus pesato in quarti di carne. E visto che in Occidente il sistema d’Israele viene innalzato come uno tra i paesi maggiormente avanzati in termini di ricerca scientifica e di democrazia, ecco che anche in questo caso un sistema politico, scientifico, culturale può far sopportare e digerire un massacro di tale violenza contro una massa di gente disarmata in modo edulcorato tramite una nebbia di numeri, falsità, pregiudizi religiosi, ecc. il gazawi è un essere inferiore per questa gente, e come tale va trattato secondo i governanti israeliani.

Le due guerre in corso (Ucraina e Palestina, poi ci sono quelle “croniche”) sono l’ennesima riprova che il sistema industriale-militare ha un bisogno costante di campi d’intervento per i propri sistemi d’arma e di nuove tecniche di controllo sociale. Dalle bombe, ai satelliti, agli algoritmi per i missili dove si calcola in anticipo la probabilità di morti in “eccedenza” che verranno fatti. Ogni blocco di potere imperialista deve dimostrare il massimo picco di forza potenziale, come per esempio in questi giorni i media occidentali denunciano che la Russia sta per portare in funzione dei satelliti nucleari. In termini di propaganda vuol dire che, indipendentemente se la notizia sia vera o falsa, l’Occidente sarà autorizzato a produrre armi simili in nome della “pace”.

Freddezza, calcolo, disumanità, bestializzazione del nemico, “vite indegne di essere vissute”, son tutte azioni e ragionamenti, in cui il sistema capitalista ha costruito e difeso i suoi interessi tramite la divisione dell’umanità in strati, in classi.

Solo quando si percepisce l’umanità in questi termini si può arrivare alle iniezioni da parte di un americano come Louis Hempelmann, il quale era direttore sanitario di Los Alamos nel New Mexico, cioè uno dei più importanti siti dei trentadue creati in modo segreto, per portare a compimento il Progetto Manhattan: cioè la creazione della bomba atomica.

Questo “dottore” iniettò in pazienti ignari del plutonio tramite siringhe speciali in piombo. Iniezioni che servivano per capire le reazioni del nostro corpo all’esposizione radioattiva. In 154 esperimenti morirono circa 9000 persone. L’anno era il 1942!

In nome della scoperta scientifica tutto può essere concesso.

Quindi quando noi andiamo davanti ad una fabbrica di morte, ad un laboratorio, ad una università che collabora con il sistema scientifico-militare-industriale (praticamente tutte), cerchiamo di far leva sulla nostra angoscia morale, cioè quello stato umano che ci fa dire senza mezzi termini che la guerra, ed il sistema che la crea, vanno fermati a tutti i costi.

Jean-Marc Royer nel suo libro Il mondo come progetto Manhattan. Dai laboratori nucleari alla guerra generalizzata alla vita, scrive: “Una volta che il lavoro e gli esseri umani sono stati incasellati, squalificati, proiettati, derealizzati e infine massicciamente disumanizzati nelle fabbriche, “la banalizzazione del male” è diventata una realtà sociale maggioritaria. […]

Se a ciò si aggiunge che i mezzi scientifici e tecnici coinvolti in questa deleteria produzione sono progressivamente diventati oggetto di un’ammirazione eretta a culto (dagli elettrodomestici del dopoguerra agli smartphone di oggi) o, per dirla in un altro modo, di un’erotizzazione della morte, si capisce che il terreno è già ben preparato per la fase successiva: l’inaridimento della coscienza morale nell’economia psichica del “soggetto neoliberale”. Una volta che la conoscenza scientifica aveva legittimato la sterilizzazione e l’eliminazione degli individui più fragili al fine di migliorare la razza, per i governanti il procedere in tal senso non diventa più un tabù insuperabile”.

L’esperimento, che va avanti dalla Nakba del 1948 ad oggi, dello Stato di Israele sulla popolazione di Gaza, si basa esattamente su questo approccio scientifico, quindi inoppugnabile per i criteri della società capitalista.

Gli esclusi ed escluse (noi) vengono da una parte massacrati in nome dello Stato, dall’altra sono essi stessi fonte di plusvalore – oggi in modi nuovi e sofisticati – come ad esempio attraverso l’estrapolazione di dati informatici presi quotidianamente dalle protesi tecnologiche che usiamo, o tramite sistemi di controllo sociale come lo SPID, come avviene qui in Italia. È sempre la somma dei mezzi utilizzati per arricchirsi il calcolo aritmetico del guadagno per i padroni ed i loro servi.

Il ruolo dello spettacolo, dell’intrattenimento diventa quindi fondamentale vista l’artificializzazione della vita.

Il lavoro in fabbrica, impiegatizio, laboratoriale, in quanto distaccato e sradicato da un lavoro in sintonia con una concezione olistica della natura ed i suoi ritmi, crea problemi potenziali ai padroni. I quali si sono accorti che questo sradicamento artificiale creava delle reazioni morali ai lavoratori portandoli a delle riflessioni. Per colmare queste esistenze svuotate e consapevoli di star creando e partecipando alla costruzione di artefatti mai visti nella storia: la bomba nucleare. Questo tipo di emersione del rimorso la possiamo trovare oggi leggendo le testimonianze dei piloti di droni chiusi nei container con l’aria condizionata nel Nebraska, leggendole si capisce il trauma psicologico di questi “piloti”.

L’alto tasso di suicidi e crisi depressive e famigliari sono lì a dimostrarcelo (2).

Vedremo dopo questa guerra in Ucraina, con questo uso massiccio di droni, quale sarà il risultato che emergerà in termini di traumi psicologici e sociali

Nel Progetto Manhattan abbiamo avuto migliaia di persone civili e militari chiuse in città segrete costruite nel nulla, comprese le loro famiglie. Il primo problema fu proprio lo svago. Furono creati vari tipi di intrattenimento, il più efficace fu lo sport. Stesso tipo di meccanismo lo evidenziate anche voi nei vostri volantini sul ruolo di sponsor della Fiocchi Munizioni con il Calcio Lecco. Una fabbrica di morte utilizza lo spettacolo più famoso e seguito in Italia – il calcio – per anestetizzare la mente nel fine settimana dei lavoratori. Un’ottima valvola di sfogo. Con la creazione dell’antagonismo sportivo – il tifoso della squadra avversaria – invece di affrontare la realtà della propria collaborazione alla produzione automatizzata della morte. Mettere a tacere la propria coscienza, e non dover rispondere a domande scomode, diventa l’essenza di vita di questa servitù.

Il capitale oggi offre gingilli colorati e luminosi, distorsioni sintetiche per la mente, videogiochi, sessualità mercializzata, adrenalina somministrata con gli sport estremi, serie tv a non finire.

La bomba atomica ed il Progetto Manhattan come paradigma della vita nel sistema capitalista, hanno fatto sprofondare l’umanità sempre più lontano dalla sua possibilità di libertà ed emancipazione. Strappa e schiaccia quei risvolti intimi e spirituali dell’uomo cosciente, ne silenzia la morale ed il pensiero, sia per raggiungere la libertà sia nel mettere un limite alle proprie azioni catastrofiche.

I carnefici sono scomparsi a favore di un artefatto tecnico-scientifico coronato da una terribile aura di potenza mortale” ci dice Jean-Marc Royer. In più chi collabora in tal modo ciecamente ad un sistema così iniquo non viene ritenuto un assassino, ma un eroe della Patria, creatore di “civiltà” e “progresso”. Così facendo si colma il bisogno di appagamento e riconoscimento in quella macabra azione lavorativa che si compie dentro la fabbrica da parte dell’operaio, dell’ingegnere, ecc.

Nell’autunno 2016 in Trentino alcuni anonimi anarchici ed anarchiche fecero una protesta davanti alla fabbrica – succursale della Beretta -, la Meccanica del Sarca. Sui giornali il giorno dopo uscì un’intervista ad una sindacalista-operaia della fabbrica, la quale era scossa dagli epiteti e dalle critiche morali mosse dagli antimilitaristi contro chi lavorava in quel luogo di morte. Il fatto che era sinceramente scossa è positivo, perché vuol dire che qualcosa si era mosso nella sua coscienza. In lei era ceduta qualche certezza sul suo tranquillo tran-tran casa-lavoro in una bellissima valle lontana dalle guerre.

Si è licenziata? Non lo sappiamo, ma forse tramite la protesta qualche cosa si era mosso dentro quelle coscienze di quelle operaie svuotate di una consapevolezza morale che le porterebbe ad abbandonare quel luogo e rendersi conto che lavorando lì si è complici di qualche massacro e del sistema che lo giustifica.

Scrisse Freud nel 1928 in Disagio della civiltà:

Gli uomini di oggi hanno raggiunto una tale padronanza delle forze della natura, che è diventato facile per loro usarle per sterminarsi a vicenda fino all’ultimo, ne sono ben consapevoli e questo spiega gran parte della loro attuale ansia, infelicità e angoscia”.

Oggi l’attacco alla vita, a quasi un secolo di distanza da queste parole, pre-nucleari, va vista in termini ancora più intimi ed inquietanti viste le politiche scientifiche portate avanti con le bio-nanotecnologie, con la genetica in cui la vita di ogni essere vivente viene artificializzata negli anfratti più segreti della vita biologica.

I Complessi (scientifici-militari-industriali nazionali) hanno un bisogno vitale di tenere a bada questa infelicità che porta spesso a reazioni inconsulte amorali, ma che se invece trovassero la via opposta – un’azione di liberazione dal male, dal macabro fratricidio – allora creerebbe un precedente, un immaginario positivo, con una prospettiva liberatoria dalla megamacchina, egualitaria e che porti verso la pace e l’amore, piuttosto che alla violenza reazionaria.

Il filosofo coreano Byung Chul Han in L’espulsione dell’altro scrive:

Il neoliberismo […] erige un Bannoptikum, un dispositivo che identifica ed esclude le persone ostili al sistema o incapaci di adattarsi ad esso. […] Il Bannoptikum si prende cura della sicurezza. Il neoliberismo acutizza l’ingiustizia sociale anche all’interno del prospero Occidente. […] La società dell’angoscia e la società dell’odio sono l’una condizione dell’altra”.

Potremmo continuare per un bel pezzo a romperci la testa e l’anima, se queste riflessioni rimanessero astratte portandoci ad un senso di impotenza e sconforto, un filosofeggiare senza fine. Ma la profonda gravità della produzione tecnica di ordigni capaci di spazzare via in pochi istanti intere città, portò il filosofo pacifista Günther Anders a maledire questi massacratori per averlo portato a conclusioni pratiche ed etiche a lui dolorose.

Nel 1959 a Claude Eatherly scrisse:

I fisici che seguiteranno a lavorare allo sfruttamento militare di progetti atomici, finiscano per sentirsi circondati da un mondo ostile, da un mondo che li considera nemici, dispregiatori di ogni valore e distruttori potenziali dell’umanità”.

A fine anni Ottanta rilasciò un’intervista ad un giornale tedesco in cui usò il termine “prede” per questi studiosi di potenziali stermini senza fine, portando l’umanità tutta all’apice della sua potenziale autodistruzione. Anders sosteneva che queste persone dovevano essere considerate alla stregua di “prede” da braccare. La lista oggi si allunga visti gli odierni laboratori batteriologici e simili in cui degli scriteriati “giocano” con i peggiori virus o creandone di nuovi potenziali. Ci troviamo circondati da una costante propaganda che ci induce a pensare il nucleare di “nuova generazione” sia salvifico e “pulito” per la questione ambientale, dirigenti del CNR vengono spediti in TV a far la morale ai cittadini su come utilizzare l’elettricità. Una famosa atleta disabile viene utilizzata e trasformata in un’icona della pubblicità transumanista di una nota azienda energetica, giocando con scenari di fondo futuristici stile Hollywood e Silicon Valley. Questo complesso capitalistico che Alain Gras in Le choix du feu. Aux origines de la crise climatique definisce “termoindustriale” è oggi agli occhi dei più l’unico possibile in cui l’umanità può investire le sue forze per vivere. Per costringerci a questa illusione, ogni tecnica viene perfezionata ed usata fin dalla tenera età di ogni creatura umana per renderla malleabile e servile. Ma soprattutto ci viene tolta – almeno così vorrebbero in un mondo di automi – la possibilità di immaginare, volere, desiderare una vita altra.

Quindi gli scienziati da oltre un secolo sono eretti come oratori di verità assolute ed indiscutibili, per loro non vale nessuna critica.

Il periodo Covid ha rafforzato questa creazione di una massa di creduloni!

Sempre nel carteggio Anders-Eatherly possiamo leggere:

Il problema atomico rientra nella competenza dei politici e dei militari. E questo “non aver diritto” si trasforma subito e automaticamente in “aver bisogno”. In altri termini: non c’è bisogno che mi occupi dei problemi di cui non sono tenuto ed autorizzato ad occuparmi. […] Ma la nostra situazione morale finisce per diventare intollerabile quando quei pretesi competenti (che sono incapaci di vedere i problemi se non in termini tattici) pretendono di insegnarci che non abbiamo nemmeno il diritto di aver paura, e tanto meno di porci problemi morali: dal momento che la coscienza morale implica una responsabilità, e la responsabilità è affar loro, affare dei competenti, con la nostra paura, con la nostra angoscia morale, invaderemmo – secondo loro – un campo di loro competenza. […] E perciò ognuno di noi ha lo stesso diritto, e lo stesso dovere, di elevare ad alta voce il suo monito. A cominciare da te”.

I due compagni anarchici che nel maggio 2012 spararono a uno stregone dell’atomo, l’AD Roberto Adinolfi di Finmeccanica, hanno rotto questo vincolo calato dall’alto come una religione. In una struttura sociale autoritaria, elitaria, che basa il suo potere, oltre che sulla ricchezza, ma anche sul segreto e sulla manipolazione delle informazioni di fatti paurosi come il disastro di Fukushima, dovremmo capire come funziona questo potere. Tenendo scientemente allo scuro la popolazione sui reali rischi di alcune catastrofi industriali e militari, con la produzione di veleni su scala mondiale, questi Complessi fondano la loro forza sul ricatto e la indotta necessità di tecnici ed esperti che ci dicono e spiegano di cosa “abbiamo bisogno” e di come affrontare i loro stessi disastri.

Chi rompe questo “patto” imposto dalla nostra nascita tramite l’inganno e la coercizione, viene tacciato di follia e terrorismo.

Sapevate per esempio che le stesse negligenze tecniche e strutturali trovate nelle centrali giapponesi dopo i fatti di Fukushima sono tuttora presenti nelle centrali atomiche francesi?

L’inaccettabile, per questa casta di burocrati-scienziati-politici-militari-costruttori dell’atomo, è rompere questo vincolo. Per i nostri governanti ed i loro “preti”, mettere in dubbio le loro “verità” viene percepito come qualcosa di blasfemo, sacrilego. Quindi va punito in modo esemplare.

Se questi nemici e nemiche dell’umanità, del pianeta in cui viviamo e della libertà spendono così tante energie e soldi per nascondere le loro malefatte, per annebbiarci in vari modi la mente, per toglierci la capacità di osservare la realtà per quella che è, e soprattutto per sradicare definitivamente l’immaginare un mondo senza armi, Stati, confini, mura, veleni, ecc, è perché hanno una sana paura. Una paura che tutti e tutte noi cominciamo a braccarli come prede, e come tali li trattiamo dopo che ci stan portando giorno dopo giorno nel baratro della loro catastrofe e nella barbarie come modello di vita.

Come anarchico la soluzione più auspicabile e profonda è la Rivoluzione Sociale che getti le sue fondamenta su una vita in armonia con la natura e gli animali, e che i rapporti umani siano basati sulla fratellanza e la libertà, dove l’uomo non è più al centro, bensì intrecciato con gli esseri che lo circondano.

Non sta a me dire come bisogna fare, ognuno segue la sua volontà e pensiero, ma credo fermamente nella volontà dei singoli che, comprese le dinamiche dell’oppressione, si uniscono in rivolta ed armano degli strumenti necessari: per dire basta a queste guerre fratricide e alla distruzione di ciò che ci nutre, disseta, ecc.

Al Brennero ci scontrammo con la polizia, contro lo Stato, perché incapaci di accettare un nuovo muro contro chi non aveva il “giusto” colore della pelle.

È quello spirito che bisogna tener vivo ed amplificare, traendone conseguenze fino ad ora inattese dentro la nostra coscienza.

Luca Dolce detto Stecco

(1) Consiglio la lettura del libro La pulizia etnica della Palestina di Ilan Pappé, Fazi, 2008.

(2) Consiglio la lettura di Esecuzioni a distanza di William Langewiesche, Adelphi, 2011 e di Teoria del drone di Gregoire Chamayou, Derive e Approdi, 2014.