Ammutinamenti nell’esercito russo e Appello alla solidarietà internazionale con i disertori [it, en, fr, de, ce]

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Ammutinamenti nell’esercito russo e Appello alla solidarietà internazionale con i disertori

Traduciamo e pubblichiamo questi due importanti testi – scritti da compagni dell’Europa centrale –, strettamente collegati tra loro. Il primo riporta alcuni episodi di ammutinamento nelle file dell’esercito russo, il secondo rivolge un Appello a sostenere a livello internazionale i disertori di entrambi i lati del fronte. Un sostegno ideale e pratico concepito come tutt’uno con «la lotta di classe, la mobilitazione nelle strade, il sabotaggio dell’economia, l’azione diretta contro la guerra permanente…» nei paesi che contribuiscono – da lontano e per procura – al proseguimento dei massacri in Ucraina. Facciamo nostre e rilanciamo le parole di questi compagni.

Ammutinamenti nell’esercito russo

Originale in lingua ceca: https://antimilitarismus.noblogs.org/post/2022/11/09/vzpoury-v-ruske-armade/

«Il punto non è sapere come un popolaccio caotico e ribelle può sconfiggere gli eserciti disciplinati e ben organizzati dello Stato capitalista nel corso di una battaglia regolare, bensì comprendere come questo movimento di massa può minare la capacità di combattimento effettivo dell’esercito e provocare il crollo e la dispersione delle forze armate dello Stato».

Harass the Brass

In tutte le guerre, prima o poi, compaiono delle tendenze alla diserzione, a diverse forme di sabotaggio e di ammutinamento da parte dei soldati semplici. Le motivazioni di coloro che prendono parte a queste attività possono essere variegate e talvolta assai contraddittorie. In ogni caso, si tratta sempre di un contributo importante alla sovversione delle forze armate dello Stato, che indebolisce la capacità dell’esercito a fare la guerra.

Malgrado la propaganda filo-regime e pro-guerra, si moltiplicano le informazioni sul cattivo morale dei soldati dell’esercito russo. I soldati si rifiutano di eseguire gli ordini, disertano e organizzano degli ammutinamenti.

Nella regione di Oulianovsk, per esempio, più di 100 uomini si sono ammutinati il 2 novembre 2022. La rivolta nel centro di addestramento è stata resa pubblica dal canale informativo di opposizione Serditaya Tchouvachia [Slovacchia in collera], secondo il quale più di 100 riservisti mobilitati si sono rifiutati di partire per l’Ucraina.

«Ci rifiutiamo di partecipare all’operazione militare speciale e ci batteremo per la giustizia fino a quando non otterremo i soldi promessici dal nostro governo diretto dal presidente russo! […] Perché dovremmo combattere per questo Stato e lasciare le nostre famiglie senza sostegno?». Si possono leggere anche delle dichiarazioni più prosaiche: «Ci hanno presi per il culo».

La rivolta è stata repressa dalla polizia anti-sommossa OMON e dalle truppe della Guardia nazionale, direttamente subordinate al presidente Putin. Alcuni soldati sono stati arrestati dalla polizia militare. Tutte le armerie del centro sono state sigillate. Tutte le persone detenute durante la ribellione sarebbero state rilasciate senza accuse e l’intera unità è stata autorizzata a rientrare a casa per due giorni.

Un altro ammutinamento di uomini mobilitati ha avuto luogo a Kazan. I mobilitati del centro di addestramento hanno protestato contro le condizioni che devono sopportare. Sono stati riforniti di fucili automatici arrugginiti, poco cibo e poca acqua, ma hanno almeno ricevuto un po’ di legna per scaldarsi. Un ufficiale è arrivato per negoziare con i soldati, ma se ne è scappato in fretta per via delle violente minacce.

È stata anche divulgata una lettera nella quale i marinai russi accusano Vladimir Putin di averli portati al massacro. Vi accusano Putin di trattarli come «carcasse» e i generali di utilizzarli come «carne da cannone». I soldati demoralizzati affermano anche che i comandanti nascondono il caos che regna a Donetsk e minimizzano il numero delle vittime per paura di doverne render conto.

La lettera è stata pubblicata mentre era in corso un ammutinamento nelle forze armate russe, durante il quale 2000 coscritti hanno accerchiato il generale Kirill Kulakov e gli hanno urlato con rabbia: «Vattene!», «Vergognati!» e «Abbasso il regime [di Putin]!». A un dato momento si sente il generale dire: «Rispondo alle vostre domande…». Ma uno dei coscritti in collera gli grida: «Puttana d’un generale, sai bene dove ci mandi».

Uno degli ammutinamenti dei soldati russi ha persino provocato la morte di un colonnello, che sarebbe stato intenzionalmente schiacciato con un carrarmato dai suoi subordinati. L’incidente è riportato da «Politico» e da altri media. Secondo tali fonti, il colonnello russo Youri Medvedev è morto in un ospedale bielorusso dopo esser stato vittima di un ammutinamento dei suoi subordinati. Secondo «Politico», i soldati russi avevano perso la pazienza verso il comandante che li stava portando alla morte.

Malgrado il moltiplicarsi di ammutinamenti, i soldati russi continuano a venir stereotipati come dei sostenitori fanatici del regime di Putin. Si tratta di un problema enorme che deve essere risolto. Benché filtrino le informazioni sui soldati che rifiutano di obbedire, pochi mezzi sono dedicati alla creazione di una rete di diffusione e di sostegno pratico verso i casi di diserzione, sabotaggio e ammutinamento. Se esistono innumerevoli iniziative per sostenere i rifugiati civili, dovrebbero essercene in numero sufficiente anche per fornire appoggio agli ammutinati dell’esercito.

Traduzione francese: Les Amis de la Guerre de Classe

https://www.autistici.org/tridnivalka/antimilitarismus-appel-journees-de-solidarite-internationale-avec-les-deserteurs/

Appello: giornate di solidarietà internazionale con i disertori

Originale in ceco: https://antimilitarismus.noblogs.org/post/2022/11/18/vyzva-dny-mezinarodni-solidarity-s-dezertery/

La guerra in Ucraina continua con tutte le sue conseguenze negative per una gran parte del mondo. Continuano tuttavia anche gli atti di diserzione e di rifiuto di farsi arruolare, pratiche che, se si dovessero generalizzare, potrebbero portare alla fine della guerra. Gli anarchici della regione d’Europa centrale pubblicano quindi questo appello per organizzare un sostegno attivo ai disertori. Ovunque viviamo, facciamo di ogni risveglio un giorno di solidarietà internazionale della classe operaia e di resistenza alla guerra. Organizziamoci sui luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle strade per rafforzare l’influenza della diserzione. Lottiamo per delle condizioni di vita decenti per tutti coloro che si rifiutano di servire da carne da cannone nella guera inter-imperialista.

Almeno 200.000 persone fuggono dalla Russia per sottrarsi alla mobilitazione militare di Putin, e decine di migliaia d’altri evitano la mobilitazione in Ucraina. Eppure, non mancano le voci che affermano che «il numero dei disertori è così trascurabile che è strano cominciare a parlarne». Bisogna opporsi a questi tentativi cinici di «rendere invisibili» le persone che scelgono di non servire nell’esercito, di disertare o di emigrare per ragioni politiche. La loro voce deve essere ascoltata e un aiuto pratico deve essere apportato.

I discorsi anti-guerra non hanno ancora la forza sovversiva necessaria per fermare la guerra, ecco perché è necessario creare le condizioni che facilitino il passaggio dalla riflessione all’azione per altre persone che hanno una tendenza alla diserzione. Non si tratta di mettersi sulla linea del fronte tra i carrarmati dei due eserciti pensando che questo possa incitare i soldati a deporre le armi. Si tratta di ottenere delle condizioni a livello internazionale che garantiscano ai disertori di poter mette in atto la loro defezione in tutta sicurezza e di vivere in un altro paese senza rischi di condanne e di stigmatizzazione sociale.

Al momento attuale, gli oppositori alla guerra in Russia e in Ucraina non hanno praticamente alcun luogo dove andare. Sono intrappolati tra le frontiere dai «loro» governi, mentre i paesi vicini si rifiutano di accoglierli e di fornire loro delle condizioni materiali decenti. Se la scelta delle persone resta limitata all’opzione «o venir arruolate di forza nell’esercito, o esser perseguitate», non ci si può affatto aspettare un aumento delle diserzioni. È necessario pervenire all’apertura delle frontiere non solo per i rifugiati civili, ma anche per i disertori dei due lati del fronte. È proprio questo che può indebolire considerevolmente la dinamica della guerra.

Ma ciò non si ottenerà mai attraverso la negoziazione con i diversi governi, i quali non sono altro che i lacché dello Stato mondiale del capitale, e nemmno attraverso il modello socialdemocratico di «fare concessioni nell’ambito della politica migratoria». La sola arma, per noi proletari, è la lotta di classe, la mobilitazione nelle strade, il sabotaggio dell’economia, l’azione diretta contro la guerra permanente… Allora, e solo allora, la classe dirigente spaventata mollerà la presa, il che non costituirà per noi un punto di arrivo ma soltanto un momento a partire dal quale nuove offensive devono essere condotte contro la totalità di questo mondo di miseria e di guerra…

D’altra parte, i proclami dei politicanti che criticano l’aggressione dell’esercito russo sono una manifestazione d’ipocrisia nella misura in cui essi rifiutano di fornire delle buone condizioni di vita alle persone che rifiutano di arruolarsi nell’esercito. D’altronde, perché e come potrebbero agire altrimenti, questi degni rappresentanti dell’ordine borghese!? È necessario opporsi in modo coerente agli aggressori di Putin, così come agli uomini di Stato d’altri paesi che, attrverso le proprie politiche, permettono all’esercito di mantenere il suo potenziale di guerra. Sono i governi dei paesi nei quali viviamo che rendono effettivamente più difficile la diserzione, contribuendo in tal modo alla continuazione della guerra.

Coloro che si preoccupano di salvare delle vite dovrebbero riflettere sul modo di indebolire la capacità di combattimento degli eserciti, d’incoraggiare i soldati che abbandonano il fronte, d’incitarli a disobbedire, di motivarli a usare le armi contro coloro che li costringono a fare la guerra. Riflettiamoci e organizziamo delle azioni dirette che permettano di concretizzare queste condiderazioni.

Alcuni anarchici della regione d’Europa centrale (novembre 2022)

Traduzione francese: Les Amis de la Guerre de Classe
https://antimilitarismus.noblogs.org/post/2022/09/12/appel-journees-de-solidarite-internationale-avec-les-deserteurs/

Di seguito la traduzione di questo Appello in diverse lingue:

English:
Appeal: Days of international solidarity with deserters
https://antimilitarismus.noblogs.org/post/2022/09/12/appeal-days-of-international-solidarity-with-deserters/

Français:
Appel: Journées de solidarité internationale avec les déserteurs
https://antimilitarismus.noblogs.org/post/2022/09/12/appel-journees-de-solidarite-internationale-avec-les-deserteurs/

Deutsch:
https://antimilitarismus.noblogs.org/post/2022/09/12/aufruf-tage-der-internationalen-solidaritat-mit-deserteuren/

Česky:
Výzva: Dny mezinárodní solidarity s dezertéry
https://antimilitarismus.noblogs.org/post/2022/11/18/vyzva-dny-mezinarodni-solidarity-s-dezertery/