Sul corteo del 19 dicembre a Capo Frasca

pubblichiamo di seguito un testo tratto da maistrali.it e scritto dall’assemblea che ha organizzato il corteo del 19 Dicembre a Capo Frasca:

Le intenzioni le avevamo espresse in modo chiaro, durante le assemblee e nel corso delle presentazioni della giornata, senza nascondere mai i nostri desideri. Tagliamo le reti, invadiamo le basi militari!, l’abbiamo scritto anche sui manifesti.

Il corteo del 19 dicembre è stato lanciato in solidarietà agli indagati e alle indagate dell’operazione Lince, contro la repressione e per il rilancio delle lotte. Le assemblee sono iniziate quando ancora su cinque compagni pendeva la richiesta di Sorveglianza Speciale (rigettata proprio in questi mesi) e con alle porte un duro processo da affrontare, nel quale si dovrà rispondere – tra le altre – dell’accusa di terrorismo (ancora 39 indagati).

L’atteggiamento di chi ha scelto di partecipare a una giornata dalle intenzioni così esplicite dimostra che il tentativo di spezzare la solidarietà intorno agli indagati non è andato a buon fine. A nulla è valso lo spauracchio del terrorismo per infiacchire lo spirito dei tanti e delle tante che, ancora una volta, hanno scelto di ritrovarsi fuori da una base militare con l’obiettivo dichiarato di volerne violare il perimetro.

Volevamo che fosse una giornata partecipata ed inclusiva, anche per questo è stata scelta una domenica. Ma non avevamo intenzione di limitarci ad esprimere delle opinioni, volevamo tornare a praticare l’obiettivo.

Quando decine di metri cadono grazie a colpi ben assestati e centinaia di persone si riversano all’interno della zona militare, invadendola e resistendo alle cariche della polizia, significa che entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti. Questo non serva tanto per autocelebrarci, quanto per cogliere il valore che una giornata di lotta come quella appena passata ci lascia: si può ancora fare. ‘L’aspetto più prezioso sta proprio qui: nel coraggio come dimensione dello spirito, non come fatto banalmente “muscolare”. Siamo fieri e fiere di aver avuto a fianco donne e uomini generosi, con un ideale per cui battersi.

Contro l’occupazione militare tanti modi, un’unica lotta. La ricetta migliore rimane questa, come recitava lo striscione d’apertura. Diverse sensibilità unite con uno scopo condiviso, in una battaglia collettiva. Mani e cuori che si muovono all’unisono e che quando vedono aprirsi un varco in una base militare provano la stessa emozione. Si è rimasti fianco a fianco in ogni momento: sul ponte quando abbiamo salutato i compagni e le compagne bloccate; lungo i sentieri che ci hanno portato davanti alle reti; in mezzo ai lacrimogeni; dietro lo striscione, con la celere che non ci ha lasciati soli sino al ritorno in paese.

Il nemico che abbiamo scelto è forse il più duro da affrontare.

È stato bello ritrovarsi in così tanti a provarci.

Solidarietà è non lasciare indietro i compagni e le compagne colpite dalla repressione.

Giornate come quella del 19 dicembre sono il modo migliore per farlo insieme.

CONTRO LE BASI