Operazione Prometeo: Aggiornamenti sul processo in corso

Riceviamo e diffondiamo:

 

Operazione Prometeo: Aggiornamenti sul processo in corso

Lo scorso 10 maggio è iniziato il dibattimento del processo Prometeo che vede imputata una compagna, Natascia, e due compagni, Beppe e Robert, accusati dell’invio di buste esplosive all’ex direttore del DAP, Santi Consolo, e a due pubblici ministeri torinesi, Roberto Sparagna e Antonio Rinaudo. Il processo si sta svolgendo di fronte alla corte d’assise di Genova, in quanto il capo d’imputazione (art. 280 comma 1 e comma 3) prevede una pena che parte dai 20 anni di reclusione. Il processo si è tenuto in videoconferenza per i due compagni ancora rinchiusi, Natascia e Beppe, che “assistono” alle udienze rispettivamente dalle carceri di Santa Maria Capua Vetere e Bologna attraverso uno schermo. Il dibattimento ha seguito una calendarizzazione di due udienze alla settimana a partire dal 10 maggio fino al 2 giugno, e ha visto una quantità notevole di ROS  e periti dei RIS citati come teste dall’accusa, rappresentata dal PM Federico Manotti e dalla parte civile che si è costituita per Antonio Rinaudo.

Il fulcro dell’accusa gira attorno alla deposizione del generale dei ROS di Torino Bogliacino che è durata per ben due intere giornate e che, più che parlare di fatti specifici, si è incentrata per lo più su questioni ideologiche legate ai compagni imputati nel processo, sui loro rapporti interpersonali e sui loro contatti epistolari con i prigionieri, su ricerche internet risalenti addirittura al 2012 (!) e inerenti a notizie e discussioni pubbliche d’area e su dialoghi della quotidianità strumentalmente riesumati per giungere a conclusioni forzate. Lo stesso copione trito e ritrito utilizzato in processi analoghi anche per altri compagni: d’altronde la suggestione assume un ruolo fondamentale in un processo contro degli anarchici, a maggior ragione se ci si trova di fronte a una giuria popolare. Per questo motivo si sono spese tante parole anche sulle relazioni amicali con un compagno che in passato fu arrestato con l’accusa di terrorismo e possesso di presunto materiale esplodente, e su questa scia i ROS hanno poi rievocato la solidarietà agli imputati del processo Scripta Manent e quella rivolta a un altro prigioniero, per giustificare in questa maniera i moventi e le avversioni a quelle che sono le parti offese di questo processo, il DAP e due pm impegnati nella repressione delle lotte e non solo. Come se la stessa avversione non fosse condivisa pressoché da ogni ribelle, anarchico, antagonista, o delinquente per necessità o virtù che sia.
Gli stessi periti dei RIS non si sono dimostrati così convinti della micidialità delle buste in questione, e il teste che ha provato a sembrare più credibile si è aggrappato a non meglio precisati “esperimenti eseguiti da lui stesso in privato”, esperimenti che peraltro non ha nemmeno esposto in dibattimento in modo da dimostrarne la letalità.
La parte civile ha poi nominato una sua lista di teste da portare in aula, tutti del tenore di quelli sopracitati, e ha poi portato Rinaudo e la moglie in persona in aula a narrare le loro sorti di persone perseguitate dai pericolosi ambienti antagonisti, oltretutto contraddicendosi sulle date di alcune presunte intimidazioni.
La difesa è intervenuta attraverso il controesame a ciascuno dei teste, alla nomina di periti quali il perito esplosivista e il medico legale sulla tipologia del materiale, un perito a smontare alcune intercettazioni avvenute secondo l’ormai consolidata tecnica “taglia e cuci” di ROS e digos, e infine un perito che analizzasse il video che secondo l’accusa riprenderebbe Beppe e Natascia prima e dopo l’acquisto delle fantomatiche buste. A questo proposito, è interessante rimarcare che, secondo l’accusa, il negozio in cui Beppe e Natascia sono entrati quel giorno fosse l’unico a vendere quel determinato tipo di busta in tutta l’area di Genova e dintorni (ovvero le uniche zone in cui sono state svolte tali verifiche). Ovviamente è bastata una ricerca da parte degli avvocati per rilevare che le stesse identiche buste fossero vendute anche in un altro negozio di Genova e per di più allo stesso identico prezzo indicato sopra a matita. Come se non bastasse, sempre grazie ai controesami degli avvocati, è anche venuto alla luce il fatto che i ROS erano già a conoscenza di questo “dettaglio”. Un “dettaglio” che hanno quindi deliberatamente omesso per rafforzare il raffazzonato e fantasioso castello di carte dell’accusa.

Durante l’udienza dell’1 luglio Natascia ha fatto una dichiarazione sul suo sciopero della fame e sulla condizione che sta vivendo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, che di fatto le impedisce di potersi vedere con l’avvocato e con i propri affetti.

Il 2 luglio c’è stata una dichiarazione finale da parte di tutti e tre i compagni.
La corte ha rimandato la chiusura dell’istruttoria al 20 settembre, data in cui avverrà verosimilmente anche la discussione del pm e della parte civile, con relativa requisitoria e richiesta di condanna.
Il 27 e il 28 settembre saranno due giornate interamente dedicate alla difesa, il 19 ottobre è l’ultima udienza per eventuali repliche, e dovrà poi essere fissata la data per la sentenza.

Nel frattempo Natascia e Beppe rimangono ancora rinchiusi in carcere da oltre due anni. Natascia è in sciopero della fame da 20 giorni, determinata a non mangiare più nemmeno un boccone finché si troverà in quel luogo infame che è il carcere di Santa Maria Capua Vetere. Lo stesso luogo infame – protagonista delle notizie di cronaca di questi giorni – in cui avvenne la mattanza dell’aprile del 2020 come rappresaglia contro una protesta dei prigionieri. La stessa mattanza di cui media e istituzioni sembrano accorgersi solo in questi giorni, ma che noi sappiamo bene accadere sistematicamente da sempre, in ogni carcere, in ogni caserma, in ogni questura.

Tutto il nostro odio per chi prova a seppellire i nostri compagni e le nostre compagne in una cella.

Al fianco di Natascia in sciopero della fame da 20 giorni, in lotta contro il suo secondo trasferimento nel carcere di S. Maria Capua Vetere.
Al fianco di Beppe e Robert, di tutti i compagni imprigionati e di tutti i prigionieri in lotta.

Per scrivere a Natascia:

NATASCIA SAVIO
c/o c.c. F. Uccella
s.s. 7 bis – via Appia Km 6,500
81055 S. Maria Capua Vetere (CE)

Per scrivere a Beppe:

Giuseppe Bruna
c/o C.C. di Bologna Dozza
via del Gomito 2
40127 Bologna

Per sostenere economicamente Nat e Beppe e per contribuire alle spese processuali:

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intestata a Vanessa Ferrara
n° 5333 1710 9103 5440
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