Bielorussia: Dichiarazione dell’anarchico Dmitry Dubovsky in tribunale

Tratto da Infernourbano:

Io, Dmitry Dubovsky, sono un sostenitore dell’anarchismo rivoluzionario. Durante la rivolta bielorussa ho partecipato e agito insieme ai ribelli della Bandiera Nera. Rivolgo queste parole ai miei tre coraggiosi e fieri compagni d’armi, i fratelli anarchici Igor, Dmitry e Sergej, seduti qui accanto a me.

Il destino e le circostanze rendono necessario che io pronunci qualche parola qui in tribunale. Non sarà la mia ultima parola, come vuole l’autorità giudiziaria. Non potrà essere la mia ultima parola, semplicemente perché le azioni risuoneranno sempre più forti delle semplici parole: saranno ascoltate per sempre, indipendentemente dalla decisione del tribunale e indipendentemente da dove si troverà ognuno di noi.

Non ha più importanza chi di noi fosse coinvolto in queste azioni, o se fossimo tutti coinvolti. Saremo ricordati nella storia della rivoluzione bielorussa come partigiani e insorti che hanno difeso la rivoluzione e la libertà, come persone coraggiose, che hanno sfidato la tirannia.

Così, cari fratelli anarchici, tutto ciò che ci resta ora, e tutto ciò che possiamo conservare, è proprio questa immagine che abbiamo di noi stessi: insorti rivoluzionari e anarchici della causa!

Sono molto contento che nelle sue parole e nei suoi appelli qui in tribunale, lei abbia sostenuto e parlato con orgoglio e dignità della Bandiera Nera. Esprimo anche il mio rispetto per la sua decisione di boicottare la maggior parte delle sessioni di questo processo. È stata una decisione corretta e giustificata da parte sua.

Io, da parte mia, sono rimasto in aula per semplice curiosità. Volevo vedere e analizzare come funziona, o se non funziona affatto, la giustizia bielorussa, in quale direzione pende l’ago della bilancia della dea “cieca” della giustizia Themis, e come si svolge questo spettacolo.

Tuttavia, è stato chiaro fin dall’inizio che, essendo prigionieri del regime di Lukashenko, non ci si può fidare della giustizia e dell’umanità dei tribunali.

Pertanto, non ho alcun dubbio che la corte emetterà un verdetto di colpevolezza e imporrà le sentenze più severe richieste dal procuratore per ognuno di noi.

Ora parlerò e dirò perché, come e a quale scopo io e i miei compagni anarchici siamo stati processati, con un’accusa completamente inventata, costruita su misura dalle autorità.

I nostri destini e le nostre sentenze sono stati decisi molto prima dell’inizio di questo processo. Il processo stesso è una mera formalità e una rappresentazione che non ha nulla a che vedere con la giustizia, tanto meno con l’equità.

Non appena io e i miei compagni accusati siamo finiti nelle mani del KGB, il dipartimento investigativo ha deciso di usare la nostra detenzione per i propri scopi e i propri interessi. In particolare, per ottenere un trattamento preferenziale da parte delle autorità, per aver catturato e portato alla luce un presunto gruppo di pericolosi terroristi.

Ma la verità è che non c’è alcun merito nella nostra cattura e nella nostra detenzione da parte del KGB. Tutto quello che il KGB è stato in grado di fare è stato formulare un’accusa cinica e vigliacca nei nostri confronti, senza nemmeno presentare delle prove tangibili, senza una chiara comprensione di chi e come abbia effettivamente appiccato l’incendio doloso che ha colpito le strutture e ai veicoli menzionati dall’accusa. Il KGB ha semplicemente eseguito un ordine politico proveniente delle autorità, con lo scopo di reprimere i movimenti di protesta scoppiati nel paese. Le autorità avevano bisogno di un pretesto che giustificasse la legittimità di tali misure.

E questo pretesto è stato trovato nel combattere e contrastare l’estremismo e il terrorismo. Di conseguenza, avevano anche bisogno di veri terroristi, o dovevano essere inventati o designati tra coloro che erano stati catturati (arrestati e imprigionati) dai complici del regime di Lukashenko.

In questo senso, come dimostra il mio arresto e quello dei miei tre compagni anarchici vicino al confine ucraino, il KGB, con l’appoggio dei media di stato, fregandosene della cosiddetta “presunzione di innocenza”, ha iniziato deliberatamente a dipingerci come terroristi sulla base delle nostre personalità.

Inoltre, le nostre azioni, sono state presentate come “atti di terrorismo”, contribuendo così a diffondere apertamente la narrazione sul terrorismo e l’antiterrorismo nella società bielorussa.

Tutto questo dumping informativo, e le speculazioni relative alla nostra detenzione, hanno avuto come unico scopo quello di alimentare un clima di tensione e di paura nella popolazione, di mettere ancora più pressione sulla società, di minare la fiducia tra la gente che si era riunita e unita nella lotta contro le autorità illegittime. Ma prima di tutto, forse, per creare un’illusione agli occhi del pubblico, sulla legittimità e la necessità di misure dure e repressive contro quei cittadini che protestavano, le iniziative, i media indipendenti ecc.

Credo che se in quei giorni dell’ottobre 2020 non fossimo stati fermati dalle guardie di frontiera, qualcun altro sarebbe stato indicato come terrorista, e quel che è peggio, se il KGB e le altre agenzie di sicurezza fossero state incaricate di compiere quelle stesse provocazioni e quegli atti di terrorismo, ci sarebbero state conseguenze molto più gravi!

Non ho alcun dubbio che i servizi di sicurezza e i servizi speciali siano capaci di tali provocazioni. Prendiamo un esempio recente: il cosiddetto caso del “complotto” per rovesciare le autorità ed eliminare i suoi dirigenti e lo stesso presidente, in cui un provocatore era tra i cospiratori.

Non dimentichiamoci dell’esplosione avvenuta nel 2011 nella metropolitana di Minsk, che ha causato moltissime vittime, e che non ha ancora fatto chiarezza sul possibile coinvolgimento di persone in uniforme nell’organizzazione di questo orribile atto di terrorismo.

Non posso escludere che ci siano stati altri casi di questo tipo, azioni reali, in cui le forze dell’ordine e gli stessi membri del comitato (GGBisti), possano essere coinvolti. Non per niente il KGB è stato a lungo chiamato il “Comitato dell’Anarchia di Stato”, e per una ragione! Tale caratteristica gli è stata data per diversi casi simili al nostro. Per le accuse parziali e false che hanno formulato. Per il cinismo e la vigliaccheria con cui adorano il dittatore, per la loro servitù e la cieca obbedienza, ridotti in uno stato tale per cui concetti come coraggio e onore, servizio al benessere e alla sicurezza del popolo, sono completamente scomparsi.

Credo anche, e sono convinto, che l’intero sistema giudiziario sia del tutto inefficace nel garantire che la verità e la giustizia prevalgano. In linea di principio, i tribunali e i rappresentanti della cosiddetta “giustizia” non sono chiamati a indagare le cause e le origini dei fatti che vengono commessi. Invece dovrebbero prendere in seria considerazione l’attuale situazione in cui si trova il paese, nel momento in cui vengono compiuti questi atti di cui siamo accusati, e ciò che li ha originati. Dovrebbero.

Avrei dovuto prendere in considerazione tutti gli anelli della catena degli eventi, perché la colpa di ciò che ho fatto non è mia né degli altri miei compagni accusati, ma di coloro che hanno seminato la sfiducia tra la gente, coloro che hanno creato e aumentato le divisioni all’interno della società. Questa colpa è anche di coloro che, sotto l’apparenza di un presunto amore e la preoccupazione verso il popolo, pensavano solo a preservare il proprio potere sul popolo stesso.

Questa colpa è tutta di coloro che hanno deciso di mantenere la loro posizione dominante sul resto della società bielorussa con la forza e le baionette.

Ma questa colpa e i suoi veri autori, come vengono definiti dai tribunali, non devono essere né smascherati e né puniti. Perché questo metterebbe automaticamente in discussione l’esistenza stessa sia dei tribunali (e della magistratura) che dello Stato nel suo insieme, così come la loro utilità nel proteggere i diritti e le libertà degli individui e la sicurezza dei cittadini.

Contro di voi, i vostri padroni, non applicheranno mai le leggi e i processi in base ai quali vengono processati e imprigionati gli oppositori dell’attuale governo.

Nel nostro caso, l’udienza a porte chiuse è un chiaro esempio che da conferma alle mie parole. Perché in questo modo siamo stati privati del diritto a un’udienza equa e pubblica da parte di un “tribunale imparziale”. Per non parlare del fatto che fin dall’inizio, dal momento in cui siamo stati arrestati, le norme procedurali non sono state rispettate e violate innumerevoli volte, e sono stati usati metodi violenti nei nostri confronti, con pressioni fisiche e psicologiche durante gli interrogatori.

(Si sa che un processo che non è convalidato dalla procedura non è convalidato dalla giustizia)!

Allo stesso modo, posso affermare con certezza che il KGB, i tribunali, i media statali e simili, nella realtà dello stato bielorusso, sono solo dei meri strumenti per preservare e mantenere il potere.

Tuttavia, noi, come qualsiasi altra persona comune di questo paese, intrappolati negli ingranaggi del suo sistema, siamo stati utilizzati come un mezzo per spaventare gli altri.

I tribunali, come molte altre istituzioni statali, sono coinvolti dalle autorità illegittime nella loro politica del terrore. Non c’è altra parola per definirlo.

Di conseguenza, il processo contro di noi non è altro che una spettacolare messa in scena, un “processo” ordinato dalle autorità attuali.

La partecipazione volontaria a tale “processo” di coloro che si sono schierati con l’accusa, e continuano a servire il governo illegittimo, li mette automaticamente alla pari di coloro che sono stati giustamente e legittimamente chiamati punitori, invasori e oppressori dal popolo!

Tali epiteti sono stati dati agli attuali rappresentanti del regime per il trattamento disumano, le torture, le violenze, le azioni illegali e criminali, che hanno causato ferite, traumi e persino la morte delle persone nei giorni prima, durante e dopo le “elezioni presidenziali del 2020”, così come durante tutta l’esistenza del regime di Lukashenko e il suo dominio monopolistico sulla società bielorussa.

Per questo non ritengo necessario giustificarmi e scusarmi con coloro che, in un modo o nell’altro, lavorano per le autorità nella cosiddetta Repubblica di Bielorussia, e partecipano consapevolmente al terrorismo di stato scatenato contro i suoi stessi cittadini!

L’unica cosa che posso rimpiangere, e di cui mi scuso, è di non aver potuto dare pieno e adeguato appoggio ai ribelli e a tutte quelle persone che, pur non avendo partecipato direttamente alle proteste e alle lotte, avevano la stessa volontà e desiderio di cambiamento.

Mi rammarico di non aver potuto dare questo appoggio per intero, come esige la lotta rivoluzionaria, ma solo parzialmente e con i metodi a cui ho dovuto ricorrere.

Raccomando anche all’accusa, e a tutti coloro che vogliono vedere me e gli altri compagni anarchici accusati, condannati a lunghi anni di carcere, e a tutti coloro che eseguono ciecamente questo e molti altri ordini politici del governo, di riflettere su ciò che sto dicendo.

Pensate a quello che è successo e sta succedendo nella realtà, chi è la vera minaccia per la società e chi è il vero terrorista.

Pensate agli interessi di chi state giudicando, di chi state difendendo e di chi state condannando.

Ricordate e sappiate che le prigioni non possono più risolvere nulla. Le idee rivoluzionarie e il desiderio del resto della società di liberarsi da un regime tirannico non possono essere vietate o limitate.

Ricordate e sappiate che nessuna delle misure repressive applicate dalle autorità avrà l’effetto desiderato di intimidire e sottomettere i cittadini. Sarà il contrario.

Prima o poi, le autorità dovranno accettare l’inevitabile e ritirarsi, ammettere la loro impotenza nella lotta contro il movimento di resistenza popolare.

Ogni misura repressiva messa in campo delle autorità non farà altro che spingere la società verso la radicalizzazione, invece che verso la sottomissione e la paura. La forza e la paura sono buone quando si allevano gli schiavi, ma sono totalmente inefficaci quando le persone sono pronte e disposte a condurre una lotta determinata contro i loro oppressori, desiderando la libertà.

La resistenza alla tirannia è parte integrante dell’attività umana. E se si proibisce al movimento di protesta di agire apertamente, allora sarà costretto a farlo in “clandestinità”, fino a quando la pressione del potere sul popolo sarà ridotta, fino a quando la necessità di resistere cesserà di esistere.

Questo è il mio caso. Se le autorità non avessero esercitato pressioni sul movimento anarchico, se le autorità non ci avessero espulso dal paese, bloccando le nostre attività, le nostre pratiche e iniziative pacifiste e non violente, all’interno della stessa Bielorussia, io non sarei stato costretto a rientrare nel mio paese in clandestinità. Così come probabilmente non avrei dovuto ricorrere alle azioni che sono stato costretto a fare nell’autunno del 2020.

Non sono rientrato nel mio paese come terrorista, né tantomeno con lo scopo di intimidire il popolo bielorusso.

Sono tornato proprio nei giorni in cui lo stato e le forze di sicurezza attaccavano i cittadini e terrorizzavano la popolazione.

Sono tornato qui, in Bielorussia, nei giorni in cui la situazione politica stava precipitando. Quando la situazione nel paese era già destabilizzata (per la stessa ammissione delle autorità e di molti giornalisti).

Quando anche lo stesso discutibile presidente minacciava apertamente il suo popolo, dichiarando quanto segue: “Non fate altri prigionieri, ma lasciateli (i manifestanti) almeno senza mani…” e minacce simili.

E poi, armato di un fucile mitragliatore, insieme a suo figlio minorenne (anch’esso armato), ha dichiarato guerra al suo popolo!

Per non parlare di molti altri casi, non solo minacce, ma vere e proprie azioni criminali da parte delle forze dell’ordine e dell’intero sistema statale.

Osservando tutto questo, il pubblico ministero pensa davvero che una persona con una coscienza e una morale, che si sente coinvolta nel destino dei suoi compagni (che in quel momento erano in prigione o sotto lo stretto controllo delle forze dell’ordine), che si preoccupa del destino della sua famiglia, dei suoi amici e del popolo in generale, rimarrà in disparte e non farà nulla?

La soluzione forzata dei problemi, e il conflitto sorto tra il popolo e le autorità, mi hanno privato della mia fiducia nella giusta struttura dello stato bielorusso e nella sua capacità di garantire il dovuto diritto alla vita e alla sicurezza dei propri cittadini.

Sono state le stesse autorità, con il loro atteggiamento nei confronti del popolo e le continue violazioni dello stato di diritto, a costringermi ad andare in clandestinità quando la situazione lo richiedeva. Era ed è mia responsabilità morale combattere e oppormi a queste manifestazioni di terrorismo da parte dello Stato e delle forze dell’ordine.

Ho perseguito obiettivi completamente opposti a quelli di cui sono accusato, cioè combattere il sistema autoritario con tutti i mezzi possibili, per proteggere me stesso e gli altri cittadini dall’aggressione dello Stato e dei suoi esecutori.

Per esprimere solidarietà e sostegno alla parte ribelle della società.

Mi sono messo dalla parte di quelle persone che hanno sofferto per le azioni delle autorità. Mi sono schierato con il popolo e con quei cittadini che avevano, e hanno, fondati dubbi sulla legittimità dell’attuale governo.

Mi sono visto costretto a ricorrere ad azioni e tattiche della lotta rivoluzionaria, in sintonia con il sentimento e i desideri di molte altre persone non solo in Bielorussia, ma anche al di fuori di questo paese. Quindi non mi considero colpevole di essermi opposto a questo sistema.

Ho partecipato e contribuito alla lotta, che una parte della società bielorussa ha intrapreso contro il regime di occupazione, guidato da un presidente eletto in maniera discutibile. Ho preso parte a questa lotta per sostenere il popolo bielorusso ribelle e le sue aspirazioni di liberarsi dalla dittatura. E sono assolutamente convinto che queste persone, prima o poi, raggiungeranno il loro obiettivo nella lotta per una nuova e libera Bielorussia.

La Bielorussia sarà libera!

La tirannia sarà sconfitta!

Noi anarchici siamo sempre stati, e saremo sempre, con il popolo nella lotta contro il potere dispotico!

Ritorneremo.

Viva l’anarchia!

Fonteabc-belarus.org via anarquia.info