Ingegneria genetica. Dalla cronaca alla storia, e viceversa

Ingegneria genetica. Dalla cronaca alla storia, e viceversa

Partiamo da alcune notizie di cronaca degli ultimi mesi, quasi tutte celate dietro le quinte dello spettacolo mediatico. Per riscattarle dal “totalitarismo del frammento” in cui le confina la comunicazione just in time, bisogna collegarle fra loro, ma soprattutto collocarle in uno sfondo storico. Se, come aveva notato diversi anni orsono Vandana Shiva, le tecnologie del dominio s’impongono realizzando innanzitutto una “monocoltura della mente”, questo processo sembra aver raggiunto vette vertiginose durante l’Emergenza del Covid-19. Di fronte a certe notizie, dal taglio più o meno sensazionalistico, la prima reazione sembra l’incredulità. La seconda è l’avvitamento in una forsennata ricerca in Internet per verificare l’attendibilità della fonte o per passare al setaccio le posizioni politiche dell’estensore di questo o quell’articolo (insomma, il celebre chi li paga?), il che la dice lunga su cosa rimane dei fatti in quest’epoca di falsificazioni. La storia del dominio e quella della resistenza sono l’unico terreno sul quale le “notizie” assumono una cornice di senso, l’unico luogo in cui la critica ritrova la continuità di cui ha bisogno per esercitarsi nel e contro il presente.

Nelle pieghe della cronaca

Luglio 2020. Il Parlamento europeo approva una “deroga temporanea” alle direttive UE sugli OGM (la direttiva 2001/18/CE relativa alla “disseminazione volontaria di organismi geneticamente modificati nell’ambiente” e la direttiva 2009/41/CE relativa “all’utilizzo di microrganismi geneticamente modificati”) per autorizzare lo sviluppo e la commercializzazione dei nuovi vaccini anti-Covid. Dire che la notizia è passata in sordina in Italia è men che un eufemismo. La sua divulgazione avrebbe reso quantomeno problematico l’uso dell’appellativo “complottista” rivolto contro chi denuncia la natura biotecnologica e nanotecnologica di questi vaccini.

Ma per farla finita con le chiacchiere c’è un esercizio a portata di chiunque: leggere le schede tecnico-informative dei vaccini Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca. Bastano le prime righe, quelle relative agli “ingredienti”. Eccole.

Pzifer-BioNTech:

«Ogni dose (0,3 mL) contiene 30 microgrammi di vaccino a mRNA contro COVID-19 (incapsulato in nanoparticelle lipidiche).

RNA messaggero (mRNA) a singola elica con cappingin 5’, prodotto mediante trascrizione in vitro senza l’ausilio di cellule (cell-free) dai corrispondenti DNA stampo, che codifica per la proteina virale spike (S) di SARS-CoV-2».

Moderna:

«Una dose (0,5 mL) contiene 100 microgrammi di RNA messaggero (mRNA) inserito in nanoparticelle lipidiche contenenti il lipide SM-102.-RNA messaggero (mRNA) a singola elica con cappingin 5’, prodotto mediante trascrizione in laboratorio senza l’ausilio di cellule dai corrispondenti DNA stampo, che codifica per la proteina virale spike (S) del SARS-CoV-2».

AstraZeneca:

«Una dose (0,5 mL) contiene:

Adenovirus di scimpanzé che codifica per la glicoproteina spike del SARS-CoV-2 (ChAdOxl-s)*, non inferiore a 2,5 X 108 unità infettive (U.Inf)

*Prodotto in cellule embrionali renali umane geneticamente modificate (HEK) 293 e mediante tecnologia del DNA ricombinante.

Questo prodotto contiene organismi geneticamente modificati (OGM)».

Chiedetevi, se avete voglia e stomaco, che “materiale” è stato usato come “mini-fattoria genetica” per produrre quest’ultimo vaccino… E che ne dicono le autorità ecclesiastiche (Santo Padre in testa), così solerti nel difendere la “sacralità” di embrioni e feti quando si tratta di attaccare l’autodeterminazione delle donne? Ecco le basi contrattuali dell’intesa fra oscurantismo religioso ed oscurantismo scientista: «È evidente l’obbligo morale di tutti i soggetti coinvolti nella ricerca, nella produzione, nella commercializzazione e nella somministrazione di un vaccino (ciascuno dei quali ha responsabilità differenti verso l’uso di cellule fetali da aborti elettivi in ordine al vaccino stesso) di dissociarsi formalmente e pubblicamente dall’atto di aborto che è all’origine remota della produzione di linee cellulari fetali. D’altra parte, si evidenzia la liceità dell’uso pro tempore di questi vaccini – nella misura in cui essi rappresentino una condizione necessaria e proporzionata per tutelare la salute e salvare la vita dei cittadini – in attesa della disponibilità di altri mezzi profilattici vaccinali o non vaccinali efficaci. La liceità di tale uso, in ogni caso, va interpretata come una cooperazione materiale passiva, moralmente giustificata come extrema ratio dal dovere di provvedere al bene personale e comune, e mai come una approvazione morale della loro produzione» (“Avvenire.it”, 26 agosto 2020).

Da sempre chi si oppone radicalmente all’ingegneria genetica sottolinea la circolarità a cascata che esiste fra OGM in campo agricolo ed alimentare, fecondazione in vitro, “procreazione medicalmente assistita”, sperimentazione sugli embrioni e biomedicina. Lo dice anche la cronaca, a saperla “spazzolare contropelo”.

Ottobre 2020. Il premio Nobel della chimica viene assegnato a Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna per la scoperta di CrisprCas9, la tecnologia di editing del genoma che ha “rivoluzionato” l’ingegneria genetica applicata agli esseri umani.

Dicembre 2020. Più o meno nello stesso periodo in cui autorizza i vaccini m-RNA di Pfizer e Moderna, la statunitense Food and Drug Administration dà il via libera alla commercializzazione di maiali geneticamente modificati per consumo umano.

Gennaio 2021: «Il virus che causa il Covid-19 è apparso nel dicembre del 2019, provocando una pandemia mondiale. Un anno dopo, viene lanciata una campagna di vaccinazione. Questa rapidità di reazione, unica negli annali della medicina, è stata permessa dall’ingegneria genetica. […] Parallelamente, un’epidemia virale si diffonde nei campi di canna da zucchero. Diversi virus, trasmessi da pidocchi, la cui proliferazione è favorita dal riscaldamento climatico, provocano una diminuzione del 20% del rendimento. La soluzione tecnica più rapida è stata quella di autorizzare nuovamente l’uso degli insetticidi neonicotinoidi [fortemente contestati per gli effetti deleteri che hanno sulle api]» (“Le Monde”, 27 gennaio 2021).

Marzo 2021. «Ottenuti embrioni umani sintetici generati in laboratorio non da ovuli e spermatozoi ma da cellule staminali o della pelle riprogrammate: sono chiamati blastoidi, perché ricapitolano lo sviluppo dell’embrione allo stadio iniziale (di blastocisti) e, sebbene non siano completamente identici a quelli naturali, potranno diventare laboratori viventi per studiare i problemi di fertilità e delle prime fasi dello sviluppo umano, alla ricerca di nuove terapie. Il risultato è pubblicato su Nature in due studi indipendenti coordinati da Monash University di Melbourne e Southwestern Medical Center dell’Università del Texas».

E con ciò chiudiamo con Internet, luogo della libertà di espressione. Ovvero quando la censura diventa un algoritmo.

Marzo 2021. «Negli ultimi sei mesi YouTube ha rimosso 30mila video che propagandavano false informazioni sul Covid-19. Lo riporta il sito Axios, secondo cui questo è il primo dato fornito dalla compagnia da quando ha annunciato, lo scorso ottobre, una stretta su questo tipo di disinformazione. I video incriminati, scrive il sito citando Elena Hernandez, una portavoce dell’azienda, “includono affermazioni sulle vaccinazioni contro il Covid-19 che contraddicono le autorità sanitarie locali o l’OMS”. A segnalare quali video violano potenzialmente la policy della compagnia, spiega Axios, sono sia gli algoritmi automatici applicati dal sito che i revisori “umani”».

Tra una notizia e l’altra, l’eugenetica

Qualcosa che va al di là della “notizia” sono le recenti inchieste del “giornalismo indipendente” sui rapporti fra Oxford-AstraZeneca e il movimento eugenetico inglese (cfr. Developers of Oxford-AstraZeenca Vaccine tied to UK Eugenetics Movement di Whitney Webb e Jeremy Loffredo, da cui sono tratte le citazioni che seguono). Da queste inchieste è emerso tra l’altro che nella cordata finanziaria – Vaccitech – che ha investito sul brevetto di AstraZeneca c’è anche Google, quindi YouTube. Il che rende più completa la “notizia” precedente.

«Il vaccino AstraZeneca COVID-19 è stato co-sviluppato da Adrian Hill, che ha legami di lunga data con il movimento eugenetico britannico attraverso il suo lavoro con il Wellcome Trust’s Center for Human Genetics e l’affiliazione con il Galton Institute, precedentemente noto come UK Eugenics Society».

«L’effettivo sviluppatore del vaccino è il Jenner Institute for Vaccine Research, fondato nel 1995 come partnership pubblico-privato tra GlaxoSmithKline e il governo britannico.

Dopo alcuni anni, è avvenuta una riorganizzazione, trasformando il Jenner Institute in una partnership tra l’Università di Oxford e il Pirbright Institute (precedentemente noto come Institute for Animal Health). Anche il Jenner Institute fa parte dell’Oxford Vaccine Group».

«Adrian Hill è il direttore dell’Istituto Jenner ed è stato uno sviluppatore principale del vaccino AstraZeneca COVID-19. Hill è inoltre a capo della UK Vaccine Network, un ente governativo che decide dove incanalare i finanziamenti e la tecnologia dei vaccini.

Uno dei capi di Hill all’inizio della sua carriera, e suo tutor di tesi quando era uno studente di dottorato, era David Weatherall, fondatore del Weatherall Institute of Molecular Medicine, un istituto di ricerca presso l’Università di Oxford.

Weatherall è stato membro del Galton Institute dal tempo in cui era noto come UK Eugenics Society, e ne è rimasto membro fino alla sua morte nel 2018. Hill ha tenuto una conferenza a Galton nel 2008 per il suo centenario.

Probabilmente la cosa più preoccupante di tutte è il collegamento diretto degli sviluppatori principali del vaccino con il Wellcome Trust e, nel caso di Adrian Hill, con il Galton Institute, due gruppi da lunga data legati al movimento eugenetico del Regno Unito”.

Il Galton Institute, che prende il nome dal “padre dell’eugenetica” Francis Galton [cugino di Charles Darwin], è la UK Eugenics Society, un gruppo noto da oltre un secolo per la sua promozione della pseudoscienza razzista e per gli sforzi intesi a “migliorare il ceppo razziale” riducendo la popolazione di coloro che sono ritenuti inferiori.

I legami di Adrian Hill con il Galton Institute dovrebbero sollevare forti preoccupazioni, vista la spinta a rendere l’Oxford-AstraZeneca, che ha sviluppato con [Sarah] Gilbert, il vaccino prescelto per il mondo in via di sviluppo – in particolare America Latina, Asia meridionale, Sud-est asiatico e Africa –, cioè proprio le stesse aree della cui popolazione il Galton Institute ha in passato chiesto di ridurre la crescita…».

«Professore emerito di genetica molecolare al Galton Institute e uno dei suoi funzionari non è altri che David J. Galton [1937], fra i cui lavori è da segnalare Eugenics: The Future of Human Life in the 21st Century [Abacus, 2002].

David Galton ha scritto che il progetto di mappatura del genoma umano, originariamente ideato dall’ex presidente di Galton Walter Bodmer, aveva “enormemente aumentato … la portata dell’eugenetica … a causa dello sviluppo di una tecnologia molto potente per la manipolazione del DNA”.

Questa nuova “definizione più ampia di eugenetica”, ha affermato Galton, “coprirà i metodi per regolare il numero della popolazione e migliorare la qualità del genoma mediante l’inseminazione artificiale selettiva da parte di donatori, terapia genica o manipolazione genica delle cellule della linea germinale”».

«Al Center for Human Genetics, l’attenzione di Hill è stata dedicata alla “genetica della popolazione e razza, in particolare in Africa”. In termini generali, il Centro indaga sulla genetica della razza e sulla suscettibilità alle malattie e all’infertilità. La specialità di Hill è la genetica e le malattie respiratorie. Il Wellcome Trust cura anche l’archivio della Eugenics Society, ora Galton Institute.

L’incrocio tra razza e geni è importante nel lavoro del centro, poiché un suo intero gruppo di ricerca, il gruppo Myers, si occupa della mappatura degli ‘impatti genetici degli eventi migratori’”».

«Come nel 1968 disse il cofondatore dell’American Eugenics Society (in seguito ribattezzata Society for the Study of Social Biology) Frederick Osborn [1889-1981], “è molto probabile che gli obiettivi eugenetici vengano raggiunti con un nome diverso dall’eugenetica”».

«Ma al di là del profitto, c’è anche la possibilità che possano modificare il vaccino in qualsiasi momento in futuro per adattarlo all’agenda eugenetica».

«“Il Wellcome Center cofinanzia regolarmente la ricerca e lo sviluppo di vaccini e metodi di controllo delle nascite con la [Bill & Melinda] Gates Foundation [BMGF], fondazione esplicitamente impegnata nel controllo demografico e riproduttivo delle popolazioni in Africa e nell’Asia meridionale, anche attraverso una diffusa distribuzione di contraccettivi LARC (long acting reversible contraceptive)”.

Il Wellcome Trust ha anche finanziato direttamente studi finalizzati allo sviluppo di metodi per “migliorare l’assorbimento” dei LARC nelle zone rurali del Ruanda. Come ha scritto Jacob Levich nella Palgrave Encyclopedia of Imperialism and Anti-Imperialism1, “i LARC offrono alle donne del Sud del mondo la minima scelta possibile se non una sterilizzazione effettiva”.

Alcuni LARC possono rendere le donne sterili fino a cinque anni e, come sostiene Levich, “aumentano grandemente il controllo nelle mani dei fornitori e diminuiscono quello nelle mani delle donne, rispetto ai preservativi, ai contraccettivi orali o ai metodi tradizionali”. Un esempio è Norplant, un impianto contraccettivo prodotto da Schering (ora Bayer) che può prevenire la gravidanza fino a cinque anni.

È stato ritirato dal mercato statunitense nel 2002 dopo che più di 50 mila donne hanno intentato azioni legali contro l’azienda e i medici che l’hanno prescritto. Settanta di queste class action erano correlate a effetti collaterali quali: depressione, nausea estrema, perdita di capelli, cisti ovariche, emicrania e sanguinamento eccessivo.

Leggermente modificato e ribattezzato Jadelle, questo pericoloso farmaco è stato promosso in Africa dalla Gates Foundation in collaborazione con USAID ed EngenderHealth. Precedentemente denominata Sterilization League for Human Betterment, la missione originale di EngenderHealth, ispirata all’eugenetica razziale, era quella di “migliorare il patrimonio biologico della razza umana”».

Esagerazioni? Sensazionalismo? “Complottismo”? Per rispondere bisogna allontanarsi dalla cronaca (e da Internet) ed entrare nella storia. La storia dell’eugenetica, che si sviluppa ben prima e continua ben dopo rispetto ai programmi nazisti (e che ha avuto nelle colonie il principale terreno di sperimentazione). E soprattutto la storia della critica radicale e delle pratiche di resistenza. Sterilizzazione forzata delle donne non-bianche, “procreazione medicalmente assistita” come base di una nuova eugenetica, implicazione fra biotecnologia, guerra e imperialismo venivano denunciati e sabotati dal movimento radicale – soprattutto nella sua componente femminista – già negli anni Ottanta (e tra gli obiettivi allora presi di mira troviamo spesso le stesse multinazionali di oggi, come Schering-Bayer). Quella critica radicale – parte fondamentale della nostra storia – ha sempre dovuto scontrarsi con la sinistra “sovrasocializzata” (Theodore Kaczynski), per la quale il problema erano e sono i profitti e i brevetti, non i progetti tecnoindustriali in quanto tali e il mondo che ce li impone (“Vaccini bene comune”…).

Affinché questa storia non rischi d’incartapecorirsi sugli scaffali delle biblioteche, proprio ora che ci sarebbe così preziosa alleata, abbiamo scelto alcune delle sue pagine migliori.

Sul filo del tempo.

Smascherare i ricercatori, sabotare i laboratori

«Entra, da pellegrino, nella Fiera, il tempio delle merci. Osserva il mondo dei piccoli e grandi mostri. Ti diranno che sono i prodotti della scienza progressista. Ti diranno che la scienza è neutrale. Ma la scienza “neutrale” al servizio del capitalismo privato o di Stato è la stessa scienza delle V-2, dell’atomica, della guerra batteriologica, del napalm: neutrale? È la scienza che prepara l’Universo Automatizzato e Cibernetico, in pugno alla casta dei tecnoburocrati, il Regno dei Computers, dal quale sarai sempre più escluso».

dal volantino Andate e mercificatevi, distribuito a Milano nel febbraio del 1969, a firma «Gruppo Socialista Libertario della Statale – Gruppo Socialista Libertario della Nuova Casa dello Studente e del Lavoratore – Comitato d’Azione dell’Industria Culturale», riprodotto in Francesco “Kukki” Santini, Apocalisse e rivoluzione. Considerazioni sul libro Critica dell’utopia capitale di Giorgio Cesarano e sull’esperienza della corrente comunista radicale in Italia, Colibrì, Milano, 2021

«[…] Nel campo della ricerca sulla manipolazione genetica Schering è entrata in gioco accanto a Höchst, Bayer e BASF. L’idea di questi signori è di riportare sotto il loro controllo (fecondazione in vitro) l’ultimo bastione delle donne, la riproduzione di esseri umani, per affermare così il loro modello di essere umano, la razza bianca maschile dominante. […] Quel che nelle metropoli è appena agli inizi, nel Terzo Mondo da sempre è realtà quotidiana. L’enorme aumento del fatturato di Schering si basa sulle donne. Dietro a ciò si nasconde il fatto che dagli anni ’20 le donne del Terzo Mondo subiscono abusi per testare gli anticoncezionali e, contemporaneamente, mentre nel Terzo Mondo esiste un progetto internazionale per la sterilizzazione forzata delle donne, nelle metropoli la scelta di partorire viene ricompensata con denaro. Nel 1979 a Porto Rico risultava sterilizzato il 34% delle donne, e nel solo anno 1979 ciò è toccato a ben duecentomila donne. In Brasile nel 1971 sono state sterilizzate un milione di donne.

Schering e le altre società farmaceutiche proseguono la tradizione iniziata dai nazisti con gli esperimenti sulle donne chiuse nei campi di concentramento-sterminio. La differenza è soltanto che oggi sono organizzati su scala mondiale».

dal comunicato delle Rore Zora sull’attacco incendiario alla società Schering, Berlino, 7 marzo 1982

«Loro, i signori del programma genetico, si sono già presentati.

Dicono che l’ambiente deve ritornare ad essere pulito, le malattie incurabili diventare curabili, la fame nel Terzo Mondo eliminata, che la razza bianca deve essere un pacchetto concentrato di preziosi cromosomi sociali. Così possono accedere al dominio completo sugli esseri umani e sulla natura e ad indicibili profitti.

Ci sono però degli esseri umani, innanzitutto delle donne, che di questo bel mondo nuovo non ne vogliono sapere nulla. Sanno che l’ambiente viene devastato dall’industria e dalla brama di profitto e che non saranno i batteri mangia-petrolio a salvarlo. Sanno di ammalarsi a causa dell’industria, della medicina e delle loro condizioni di vita e che non sarà nessun prodotto farmaceutico ad aiutarle. Sanno che la fame nel Terzo Mondo è il risultato del colossale sfruttamento da parte dei paesi imperialisti, che i nuovi prodotti manipolati geneticamente rendono questi paesi ancora più poveri e la loro fame ancora più grande. Le donne non vogliono farsi aspirare le ovaie, finire negli esprimenti dei padroni o dare senso alla vita senza contenuto della fecondazione in vitro. Sanno che il dominio sui geni non porta alla soluzione di tutti i problemi, è la sua eliminazione che conduce alla liberazione.

Il loro sapere va contro gli interessi economici dei potenti.

Per questo il 13 aprile 1985 abbiamo reso visita con dell’esplosivo al parco tecnologico di Heidelberg.

[…]

Questo è il nostro contributo al congresso “Donne contro la tecnologia della genetica e della riproduzione” che si terrà a Bonn. È la nostra espressione del rifiuto radicale delle donne nei confronti di questa tecnologia.

[…]

Saluti e baci – Rote Zora».

«STOP ALLA BIOTECNOLOGIA E ALLA TECNOLOGIA GENETICA!

Entrambe sono tecnologie chiave nell’attuale processo di ristrutturazione imperialista. Il loro impiego nella produzione di generi alimentari (politiche della fame), nella ricerca bellica, in funzione di nuovi mezzi e procedimenti produttivi e del controllo sociale, serve solo a rafforzare il profitto e il dominio. Ai dominanti non interessa migliorare le condizioni di vita, ma sottomettere tutte le sfere della vita umana agli interessi del produttivismo, del controllo, dell’assolutezza del potere e dell’onnipotenza della tecnica. Lo stesso disastro di Chernobyl viene utilizzato dalla biotecnologia al fine di renderlo accettabile e redditizio alla pianificazione di una normalità catastrofica. Così si alimenta il bisogno quantitativo e qualitativo di questo sistema attraverso l’eliminazione genetica degli esseri umani, il peggioramento delle miserabili condizioni di lavoro e l’avvelenamento dell’ambiente.

[…]

La vicinanza alla politica di selezione-eliminazione nazista non è una forzatura: a Münster è personificata nella figura del dirigente nazista, igienista delle razze, von Verschuer, direttore dell’Istituto dal 1951. Da questa posizione ha realizzato un’ampia indagine su due milioni di persone, sui caratteri ereditari patologici, base per un lavoro iniziale sull’eutanasia nell’infanzia (1958) per la quale sono stati-e selezionati-e 16.000 bambini-e. I successori di Verschuer non hanno smesso di seguire la tradizione e l’ideologia fascista è stata ulteriormente sviluppata grazie al fantasma scientificamente consolidalo del “minacciato peggioramento del patrimonio genetico” (Tünte) [Direttore del consultorio di genetica umana di Münster] e alla “eugenetica della politica della salute”. Il baricentro della ricerca di base dell’istituto è rappresentata dal presupposto di creare un’ampia politica della selezione genetica, ne è un esempio la ricerca sulle malattie genetiche.

[…]

Si tratta di un’ulteriore forma di espropriazione del corpo della donna stessa: la riproduzione umana deve definitivamente compiersi sotto l’intervento e il controllo del tecnico medico, così che le donne producano per l’uomo/ lo Stato/ il capitale bambini-e sani-e e capaci.

[…]

Noi lottiamo contro questa tecnologia, non come viene spesso detto per le sue conseguenze incalcolabili e imprevedibili, ma perché rinforza la normalità.

Questa tecnologia, con un calcolo accurato, pianifica l’annientamento, l’oppressione e la sottomissione delle persone in modo tutt’altro che imprevedibile.

Non ci minaccia una catastrofe, bensì ciò che accade nel quotidiano!

Lotta alla condizione di normalità imperialista-patriarcale!

Rote Zora».

dal primo comunicato di rivendicazione della distruzione con il fuoco dell’archivio dell’Istituto di Genetica Umana di Münster, 5 agosto 1986

«L’ingegneria genetica è in se stessa una tecnologia di dominio. Ogni suo aspetto porta in sé dominazione e oppressione ed è per questo che essenzialmente viene sviluppata. Pensiamo che l’ingegneria genetica debba essere combattuta nel suo insieme.

Espressione del nostro rifiuto radicale è l’attacco con l’esplosivo del 17.10 [1986] contro il Centro d’Ingegneria Genetica di Berlino.

Rote Zora».

«VIVA LA LOTTA INTERNAZIONALE RIVOLUZIONARIA DELLE DONNE!

Il movimento delle donne, attraverso azioni e informazioni, ha chiarito che la biotecnologia è un puro strumento di dominio. La biotecnologia è:

– un attacco sessista aggravato sulle donne (politica demografica)

– un attacco razzista per lo sfruttamento economico imperialista

– un bio-sterminio organizzato degli esseri umani, degli animali e delle piante per il profitto (rivoluzione verde)

– grandi profitti per il capitale soprattutto in ambito farmaceutico e dell’industria alimentare.

È logico che le multinazionali chimiche e del petrolio (Höchst, BASF, BAYER, Schering, Sandoz, Ciba-Geigy) si impegnino nella ricerca e nello sviluppo dell’ingegneria biogenetica, perché queste tecnologie, insieme alla microelettronica, sono i progetti del futuro più redditizi per il capitale internazionale.

[…]

L’instaurazione di norme di sicurezza statali o di una commissione di inchiesta sull’ingegneria genetica hanno solamente lo scopo di legittimare queste tecnologie e creare consenso nella società. […] Un’espressione del cinismo e del disprezzo del lavoro dei ricercatori verso l’umanità e la natura, è esplicitata nell’esempio più recente proveniente dall’Argentina, dove un virus geneticamente modificato negli USA è stato sperimentato sui bovini; in questo esperimento sono state volutamente incluse delle persone.

Contro il “futuro” che gli imperialisti perseguono con questa tecnologia, le donne organizzano una resistenza radicale su tutti i piani:

– informazione pubblica, critica della ricerca di base condotta dagli istituti e dalle persone che prendono parte al lavoro funzionale alla biotecnologia;

– sabotaggio e impedimento di queste tecnologie, che si completano e arricchiscono reciprocamente, come parte necessaria e preziosa della nostra politica.

[…]

Per questo il 27 febbraio 1988 abbiamo messo una bomba prima dell’imminente inaugurazione del Bio-Centro! [di Brauschweig]

Rote Zora».

«Le istituzioni statali e internazionali (dall’OMS al Population Council) impongono nei tre continenti programmi pilotati di controllo delle nascite e sterilizzazioni coatte. Inoltre vengono iniettati ormoni e mezzi immunologici, la cosiddetta “vaccinazione” anti-gravidanza. Nel lungo termine questa vaccinazione fa perdere alle donne la possibilità di poter scegliere di avere figli-e e ha conseguenze nocive sulla salute».

da Rote Zora, Militanza come danza sul ghiaccio. Fra piroette, giravolte, cadute, doppi salti e il tentativo di mettere i piedi per terra, 1993

Tutti i brani sono tratti da Rote Zora, Guerriglia urbana femminista (Repubblica Federale Tedesca, 1975-1995), Autoproduzione Femminista, s.l., 2018

«In un momento in cui il dominio si propone, a colpi di sperimentazioni genetiche cieche, di rinchiudere l’umanità nella sua prigione tecnologica e di gettare via la chiave, abbiamo più che mai il tempo contato. Non per l’imminente avvento di un’improbabile perfezione totalitaria: la tecnosfera superfunzionale che ci viene preparata sarà, non c’è da dubitarne, tanto sicura quanto un gigantesco ospedale ultramoderno gestito tramite l’informatica.

[…]

Dopo l’esempio dei sabotaggi di chimere genetiche agricole, e mentre il disastro di un modo di produzione è così patente (in particolare con lo sconvolgimento climatico, dagli effetti sulla vita naturale ancora più diretti di quelli delle manipolazioni genetiche), esistono le condizioni affinché un’opposizione anti-industriale emerga e si dichiari in quanto tale.

[…]

Una critica della società industriale non può esimersi dal rifiutarne tutto il sistema dei bisogni. (Che ci si ricordi soltanto del modo in cui le lotte contro il nucleare languirono e svanirono per non aver rimesso in discussione i bisogni che giustificavano la dismisura energetica.) Questo impone innanzitutto una chiara demarcazione con tutti i progressismi tagliando corto con le discussioni metafisiche sull’essenza virtuosa (o meno) della ricerca scientifica, pubblica o privata: quali buone intenzioni o quali prospettive di avvenire radioso bisognerebbe ancora con fiducia attribuirle, mentre soffochiamo sotto le sue ricadute? Nel mondo del monopolio industriale e mercantile delle scienze, delle arti e dei mestieri, non si è scienziati innocentemente».

da Encyclopédie des Nuisances, In nome della ragione, 12 gennaio 2001

«Desidero dire i miei veri moventi, e quindi la mia piena responsabilità politica, nella distruzione di chimere genetiche di Stato perpetrata il 5 giugno 1999 al CIRAD. Questo resoconto sarà anche un omaggio a Theodore Kaczynski, pazzo di lucidità, sepolto vivo in una prigione high tech degli Stati Uniti d’America.

[…]

Perché la cosa più terrificante nell’attività tecnoscientifica, vale a dire nell’artificializzazione continua della vita all’opera da un secolo, risiede proprio nel fatto che essa è diventata incontrollabile: anche quando si propone di correggere le nocività o i disastri causati dagli stadi precedenti del suo sviluppo, non sa che produrne altri, più variegati, complessi, imprevedibili e ricombinabili.

[…]

Un dibattito non sprovvisto di significato dovrebbe vertere sul miglior modo di interrompere la corsa senza fine verso il miraggio di una vita completamente artificiale. Mi si vorrà concedere che, con il nostro esperimento al CIRAD, abbiamo cercato di suscitarlo?».

da Piena confessione dei veri moventi del delitto commesso al CIRAD il 5 giugno 1999 [dichiarazione letta da René Riesel l’8 febbraio 2001 nel tribunale di Montpellier, durante il processo per il sabotaggio di sementi transgeniche e il danneggiamento di un laboratorio di ricerche biotecnologiche], in René Riesel, Sulla zattera della medusa. Il conflitto sugli ogm in Francia, 415, Torino, 2004

«[…] le biotecnologie non costituiscono “una scienza di base” ma una “accumulazione di bricolage”, una successione di brancolamenti nel buio: “Quando le cose vanno bene, non si sa perché vadano bene; quando le cose non vanno bene, non si sa perché non vadano bene”. In queste condizioni è vano sperare di predire le conseguenze delle biotecnologie, e ogni “valutazione del rischio” è compromessa; come per il nucleare, si accertano gli effetti dopo, e il solo vero laboratorio è il mondo stesso. La distinzione fra ricerca di base (inoffensiva) e applicazioni su grande scala (potenzialmente pericolose), con la quale i biotecnologi giustificano la fondatezza dei loro esperimenti, è quindi completamente fallace».

da Jean-Marc Mandosio, Il teatro delle marionette. Note sulle udienze del processo di Montpellier (aprile 2001), riprodotto in René Risel, op. cit.

«Lo scienziato che cerca di risolvere un problema, qualsiasi sia il campo studiato, è incapace di considerare la totalità dei parametri che incidono sul suo problema. Se vuole essere “efficace”, ovvero portare una risposta a certi problemi o approdare a dei risultati pratici, deve limitarsi a tener conto di pochi parametri semplici. L’uso dei computer consente certo di estendere il campo dei parametri che si possono integrare nello studio (ed è questa una componente molto importante dell’attività in biotecnologia), ma ciò esige la predisposizione di modellizzazioni che necessitano, anch’esse, di una pratica riduttiva del reale. Gli effetti a lungo termine sulla vita sociale fanno evidentemente parte dei parametri più difficili da considerare e vengono eliminati a priori senza sentimentalismi.

Così, poiché la prima preoccupazione dello scienziato è ridurre al massimo il numero dei parametri, si tratta dal suo punto di vista di effettuare all’inizio una vera e propria operazione chirurgica nel reale. Ma contrariamente ai chirurghi propriamente detti, che non tralasciano di esaminare con cura le conseguenze dei loro interventi su un organo ed esercitano una vigilanza su ciò che è fuori dal campo operatorio, per gli scienziati si tratta di gettare nel nulla i parametri trascurati. Si può dire brutalmente che l’attività scientifica, praticando questa chirurgia, considera il reale come un cadavere e non come un essere vivente in cui tutti gli organi funzionano e interagiscono. Si tratta di una vera e propria autopsia del reale. Il ritaglio scientifico del reale è fondamentalmente mortifero, perché esclude nella sua pratica l’essenziale del mondo reale trattenendone soltanto una piccola parte.

Poiché l’efficacia implica la limitazione del numero di parametri, si può dire in un modo un po’ provocatorio che l’efficacia è tanto più importante quanto lo scienziato è maggiormente incompetente, dando a questo termine il senso di “colui che riduce al massimo la realtà”. Insomma, l’attività scientifica è tanto più “efficace” quanto più trascura la totalità del reale, il che può condurre soltanto a degli effetti particolarmente perversi.

[…]

Le biotecnologie hanno sollevato il problema dell’influenza del privato sulla ricerca. Perché in definitiva la ricerca pubblica “pura” verrebbe spogliata a beneficio della ricerca privata.

Che cos’è importante alla fin fine nella ricerca? Sapere quali ne sono le conseguenze o sapere da dove provengono i finanziamenti? Non dimentichiamo che i problemi legati alle armi nucleari sono essenzialmente il risultato della ricerca pubblica e non il risultato di una ricerca privata. Quel che ci importa sono le possibili conseguenze della ricerca scientifica, sia essa finanziata dai capitalisti o dai cittadini. La ricerca pubblica, le università, le istituzioni, hanno grandemente contribuito alle invenzioni moderne senza preoccuparsi delle possibili conseguenze».

da Roger Belbéoch, Scienza e biotecnologia. Riflessioni di un fisico (aprile 2001), in René Riesel, op. cit.

«Il problema centrale degli OGM non è la loro tossicità. Anche se i rischi ecologici e sanitari sono enormi non sono però il punto fondamentale. […] la peggior catastrofe sarebbe l’assenza di catastrofe: la conquista senza intoppi di ogni vita ad opera della genoindustria proverrebbe l’eccellenza dei suoi tecnici, e la dipendenza della società e di ogni essere vivente dai genocrati renderebbe definitivamente impossibile ogni uscita dal sistema.

[…]

Con l’automatizzazione dei calcoli, anche giganteschi, i computer fanno fare un balzo inaudito alle scienze strumentali, fra cui la biologia: senza di essi non vi potrebbe essere né sequenziamento di genoma né iconografia operativa. Il concetto stesso di programma, per la sua efficacia teorica e pratica, si applicherà a tutto. La genetica fa sua questa idea di programmazione partendo dal DNA, fino alla caricatura. Da una concezione già meccanicista si passa presto a una biologia molecolare derivata dalla teoria dell’informazione. Che importa se i mediatori di questa “informazione” sono chimici e sottoposti a infinite variazioni di composizione, di dosaggio… La vita e la sua riproduzione sono ormai concepite come degli algoritmi: il dinamismo della vita cede il passo di fronte al calcolabile».

da Christian Fons, OGM. Ordine Genetico Mondiale, 415, Torino, 2004 (edizione originale francese, 2001)

«[…] quelli che scrivono “Smascheriamo i ricercatori, svuotiamo i laboratori” o tracciano il segno uguale fra privato e pubblico con lo slogan “Pubbliche o private, le biotech sono le scienze della morte” si sbagliano di grosso e vanno contro gli interessi che credono di difendere. […] Il servizio pubblico deve impegnarsi senza indugi nella resistenza all’offensiva ultraliberale destinata a fare dei genomi una merce, deve consentire ai cittadini di garantirsi il controllo dello sviluppo tecnologico».

da un comunicato della segreteria della CGT (la CGIL francese), 2 settembre 1999, riprodotto in Christian Fons, op. cit.

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1  A cura di Immanuel Ness e Zak Cope, Palgrave-Macmillan, London, 2016 (2ª ed. 2021). Di Jacob Levich, si veda anche il saggio The Gates Foundation, Ebola, and Global Health Imperialism, in “The American Journal of Economics and Sociology”, Vol. 74, n. 4, settembre 2015, pp. 704-742.