Pandemia permanente?

Traduciamo e pubblichiamo questo interessante articolo di N. Faulkner comparso su The Ecologist alcuni giorni fa. Se la “diagnosi” è ampiamente condivisibile – benché sia quantomeno riduttivo, di fronte alle tendenze totalitarie della tecno-industria, parlare di «pandemia di clientelismo neoliberale» – la “cura” proposta, invece, inverte i rapporti di causa ed effetto. Una “rivoluzione dal basso” non può realizzare «una ridistribuzione della ricchezza senza precedenti», bensì sovvertire dei rapporti sociali e la definizione stessa di “ricchezza” su cui sono fondati. Il problema è come, per chi e perché quella “ricchezza” è prodotta, da cui deriva il modo in cui viene distribuita.

 

Il capitalismo del Covid è entrato nel suo secondo anno. È un fatto globale, e cronico. Quanto ci vorrà prima di trovare una soluzione di simile portata?

La Malattia X potrebbe uccidere 100 milioni di persone. Il problema è che non sappiamo cosa sia, dove sia o quando colpirà.

È il nome dato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il “noto sconosciuto” in agguato da qualche parte sulla prima linea dove è in corso l’abbattimento delle foreste da parte delle aziende dell’agribusiness. È la prossima, più mortale pandemia che potrebbe presto manifestarsi.

Ci sono state 40 nuove infezioni negli ultimi 50 anni. Alcuni dei nomi che gli sono stati dati sono diventati parole famigliari: Ebola, HIV/AIDS, MERS-CoV, SARS, Zika.

 

Zoonosi

Di particolare rilievo sono vari ceppi di Influenza A, alcuni dei quali, nell’ultimo secolo, si sono trasformati in pandemie che hanno ucciso centinaia di migliaia, se non addirittura milioni di persone. Ora ci troviamo in una situazione che l’epidemiologo Rob Wallace definisce “un vero zoo di sottotipi influenzali che si sono dimostrati capaci di infettare gli esseri umani”.

L’“Influenza aviaria” (H5N1), e l’“Influenza suina” (H1N1) sono entrate nei grafici ufficiali. Ma il menu delle varianti conosciute è un elenco in rapida crescita. Abbiamo anche H1N2v, H3N2v, H5N2, H5Nx, H6N1, H7N3, H7N7, H7N9, H9N2, ed altre.

Fino al Covid-19, la maggior parte delle scommesse dicevano che il “Big One” sarebbe stato una variante influenzale. Dopo tutto, l’“Influenza spagnola” (H1N1) ha ucciso almeno 20 milioni di persone, ma potrebbero essere 100 milioni, tra il 1918 e il 1920; L’“Influenza asiatica” (H2N2) tra 1 e 4 milioni di persone nel 1957/58; L’“Influenza di Hong Kong” (H3N2) un numero simile tra il 1968 e il 1970; L’“Influenza russa” (H1N1) altre 700.000 persone nel 1977; e l’“Influenza suina” (H1N1) tra 150.000 e 570.000 nel 2009.

Ciò che si è scoperto riguardo al Covid, con almeno 2,4 milioni di morti fino ad ora, non dovrebbe distrarci dal fatto che abbiamo a che fare con un problema più generale: qualunque sia l’esito dell’attuale pandemia, la Malattia X sarà ancora in agguato, invisibile in una colonia di pipistrelli, anatre o scimmie da qualche parte sulla frontiera selvaggia dell’accumulazione di capitale.

Alcuni scienziati ritengono che il mondo contenga all’incirca 1,67 milioni di virus sconosciuti, la metà dei quali può essere in grado di trasmettersi dagli animali all’essere umano – in termini tecnici, di carattere “zoonotico”. «Il Covid-19 non sarà l’ultima, e forse nemmeno la peggiore, pandemia zoonotica», spiega The Lancet, la principale rivista medica britannica.

 

Vettori

La prossima pandemia è “proprio dietro l’angolo”, afferma il professor Sanjaya Senanayake, specialista in malattie infettive presso l’Australian National University. «D’ora in poi affronteremo una pandemia o un’emergenza sanitaria una volta ogni 5 anni», afferma Sally Davies, ex Direttore sanitario per l’Inghilterra.

«Esiste la possibilità che questo sia lo scenario ottimista. La realtà potrebbe essere di gran lunga peggiore».

Ai governanti del mondo – i signori del capitale e la classe politica corrotta che esegue i loro ordini – fa comodo che nessuno parli delle cause più profonde.

Al massimo, tocchiamo la superficie del problema: la deforestazione e la distruzione della natura selvaggia; l’eliminazione dei cosiddetti “tagliafuoco naturali” (lacune di vegetazione che agiscono come barriere per rallentare gli incendi) inerente alla perdita di biodiversità; l’inesorabile progresso della monocoltura e dell’allevamento “monorazza”; l’imballaggio di decine di migliaia di animali geneticamente uniformati nei complessi agroalimentari; le enormi zone di sfollati che si vengono a creare nei dintorni; le catene globali di produzione di cibo che agiscono come vettori ad alta velocità di agenti patogeni sempre nuovi.

Questo è quello che sta accadendo.

 

Morte sociale

L’economia alimentare è diventata un’economia patogena.

La produzione di massa globalizzata di pollame, suini e bovini è un incubatore di malattie. Ma questo è solo quanto arriva dalle analisi ufficiali.

E questo perché le persone che conoscono il problema – gli scienziati, i medici, gli specialisti della salute mondiale, i ricercatori che scrivono i rapporti, gli informati commentatori che scrivono i riassunti “per le masse” – sono parte dello stesso sistema e, per la maggior parte, non riescono a trovare il coraggio di affrontare il problema a testa alta. Al contrario, lanciano appelli pietosi ai ricchi e ai potenti per non far uscire nulla dal sistema che li rende… ricchi e potenti.

Kamaran Abbasi, direttore esecutivo del British Medical Journal, ha pubblicato il 4 febbraio un testo di accusa nei confronti della classe politica.

Con la metà del totale mondiale di oltre due milioni di morti per Covid in soli cinque paesi – Stati Uniti (400.000), Brasile (250.000), India e Messico (150.000 ciascuno) e Gran Bretagna (100.000) – i leader di questi paesi possono essere considerati colpevoli di “morte sociale” per la loro negligenza e incompetenza seriali.

 

Imprese

Gran parte dei media sono stati complici, sostiene Abbasi, rifiutando di dire la verità al potere, inchinandosi di fronte all’autorità ministeriale, collaborando con un regime di “interviste sterilizzate, conferenze stampa gestite dal palco e riunioni non registrate”.

Ma cosa fare? Le proposte che seguono sono sempre la “liberalizzazione del latte e dell’acqua”: chiedere un’inchiesta pubblica, votare nuovi leader, fare appello alla corte penale internazionale. Davvero? Come se l’intero sistema politico globale non fosse stato svuotato dal potere delle multinazionali? Come se non ci trovassimo di fronte ad una pandemia di clientelismo neoliberale?

Basta fare un passo indietro e guardare cosa sta succedendo.

Il mercato azionario statunitense è cresciuto del 20% dall’inizio della pandemia, poiché la Federal Reserve ha immesso nei mercati centinaia di miliardi di dollari per ricaricare l’economia dei casinò.

I 660 miliardari americani hanno guadagnato più di un trilione di dollari nell’ultimo anno. I cinque giganti della tecnologia (Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft) rappresentano oggi il 22% del valore complessivo delle azioni delle prime 500 società statunitensi.

 

Quarantene

Cinque uomini – Bernard Arnold, Jeff Bezos, Bill Gates, Elon Musk, Mark Zuckerberg – sono ora centimiliardari, ognuno possiede un patrimonio di più di cento miliardi di dollari.

Questo sta accadendo mentre centinaia di milioni di persone perdono il lavoro a causa della pandemia. Negli Stati Uniti, dove hanno sede i giganti della tecnologia, 25 milioni di americani sono stati colpiti dalla pandemia, perdendo il lavoro, abbandonando la forza lavoro o affrontando tagli di salari ed ore. Ciò significa che milioni di persone non riescono a pagare mutui, affitti, prestiti e bollette e circa 50 milioni sono ora classificati nella categoria di “insufficienza alimentare”. Questo in quello che è ancora il paese più ricco del mondo.

E la situazione è destinata a peggiorare: più avidità grottesca al vertice, più disgregazione sociale alla base, maggiore distruzione ecologica, poiché un sistema fuori controllo di accumulazione di capitale globalizzato, finanziarizzato e digitalizzato tratta l’umanità e il pianeta come mere “esternalità” nella sua incessante ricerca di profitto.

Appare piuttosto triste se ci concentriamo solo sul Covid. Si prevede che il lancio globale del vaccino richiederà anni.

Nel frattempo, la malattia continuerà a diffondersi, uccidere e disabilitare. Ora il problema è endemico e cronico, il virus si comporta come una presenza permanente e mobile, saltando da un ospite all’altro, evolvendosi mentre lo fa, testando migliaia di mutazioni ogni giorno, adattandosi a blocchi, quarantene e vaccini, in una lunga guerra di logoramento contro i tentativi dell’umanità di sopprimerlo.

 

Capitale

Non è tutto. Già sembra che un contagiato su dieci svilupperà forme di “Covid lungo”, soffrendo mal di testa, debolezza, spossatezza, incapacità di lavorare, per chissà quanto tempo.

Già sembra che una pandemia di malattie mentali si stia diffondendo in tutto il mondo, con la conseguenza di crescenti suicidi, ansia, depressione e stress traumatico. Questo può crescere perché la disoccupazione, gli sfratti e la povertà si sovrappongono agli impatti più diretti della malattia.

La doppia rottura metabolica definisce la nostra epoca. Da un lato, il Sistema ha come conseguenza l’inquinamento che distrugge interi ecosistemi e minaccia la catastrofe climatica. Dall’altro, questo porterà nuove ecologie letali e insostenibili create dall’agribusiness delle imprese come incubatrici di malattie mortali.

Vale poi la pena citare, brevemente, il recente rapporto sull’economia della biodiversità del professor Partha Dasgupta dell’università di Cambridge. Le sue conclusioni?

Tra il 1992 e il 2014, c’è stato un calo del 40% nello stock di “capitale naturale” pro capite: l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il suolo in cui coltiviamo cibo, ecc. In base alle attuali proiezioni di crescita, avremo bisogno di un pianeta 1,6 volte più grande di quello che abbiamo a disposizione. In breve, l’accumulazione globale di capitale sta distruggendo il pianeta.

 

Povero

Non puoi evitarlo. L’inquinamento e gli agenti patogeni sono minacce mortali per la civiltà umana. Fare appello ai signori del capitale per arrestare la macchina del profitto è come fare appello ai faraoni perché smettano di costruire piramidi. Torna coi piedi per terra! Dobbiamo espropriarli della loro ricchezza e del loro potere. Per salvare noi stessi, per evitare che il pianeta diventi invivibile per il caldo e le malattie, abbiamo bisogno di una rivoluzione dal basso per la trasformazione rosso-verde.

Rosso e verde? Entrambi. Rosso perché dobbiamo spostare la ricchezza su scala storica dai super ricchi ai poveri. Verde perché dobbiamo farla finita con l’economia del carbonio e l’economia dei patogeni e passare ad uno stile di vita sostenibile, a crescita zero e stabile sul nostro pianeta.

Queste non sono alternative. Circa 2 miliardi di persone nel mondo sono “precarie”, la maggior parte di loro si aggrappa a lavori insicuri, sono malpagate e sfruttate nelle immense baraccopoli del sud del mondo. Altri 2 miliardi di persone sono ancora più povere, senza un vero lavoro, e si guadagnano da vivere in quello che eufemisticamente viene definito “settore informale”.

Non possiamo scegliere tra i poveri e il pianeta. Dobbiamo chiedere l’impossibile: la fine della povertà e un mondo sostenibile. Questo significa una ridistribuzione della ricchezza senza precedenti, e nello stesso tempo la transizione verso un’economia di stato stazionario. Non possiamo permetterci i ricchi. Abbiamo bisogno di una rivoluzione rosso-verde.

 

L’autore

Neil Faulkner è l’autore di A Radical History of the World and System Crash: an activist guide to making revolution.