Sulla situazione di Dimitri koufodinas

Riceviamo e diffondiamo:

Lui è in sciopero della fame dal 8 gennaio. Ha deciso di intraprendere questa forma di protesta dopo il suo trasferimento, avvenuto a inizio gennaio, dal carcere rurale di Kassevetia a quello di Domokos.
Una legge approvata a inizio mese, tra le altre norme che peggiorano la vita dentro ai penitenziari, ha stabilito che chi è condannato per terrorismo non possa avere accesso alle carceri rurali, istituti penitenziari più “aperti” a cui hanno la possibilità di accedere i prigionieri di lungo corso. L’approvazione di questa legge, essendo anche retroattiva, ha subito attivato l’iter burocratico per il trasferimento di Dimitri. Lo stesso testo governativo stabilisce che i reclusi che non hanno più diritto a stare nelle carceri rurali vengano ri-trasferiti nell’ultimo carcere in cui sono stati, e nel caso di Koufodinas sarebbe dovuto essere quello ateniese di Koridallos. L’amministrazione penitenziaria ha però deciso di mandarlo nel carcere di Domokos. La differenziazione dei circuiti per prigionieri teoricamente non esiste in Grecia, grazie anche alle proteste notevoli messe in atto dai reclusi – e anche fuori – qualche anno fa quando c’era stato un tentativo di introdurre il principio di differenziazione dei regimi anche qui (di cui, per altro, Koufodinas era stato uno dei protagonisti). Ma negli ultimi anni il tentativo dell’amministrazione penitenziaria è quello di rendere, di fatto, il carcere di Domokos un istituto con norme più rigide per prigionieri “speciali”: qui sono reclusi tra i protetti alcuni dei condannati per associazione criminale nel processo che ha visto alla sbarra Alba Dorata e ci sono anche i compagni Nikos Matsiotis e Yannis Dimitrakis (anch’essi in sciopero della fame dal 16 gennaio in solidarietà a Koufodinas).
Per dare una parvenza di legittimità al trasferimento l’amministrazione penitenziaria ha anche falsificato i documenti della traduzione del compagno scrivendo che questo sarebbe stato portato da Kassevitia a Koridallos e poi da lì a Domokos, cosa mai avvenuta.

Davanti a questi fatti, Koufodinas ha deciso di reagire nell’unico modo che pensava essere opportuno, iniziando lo sciopero della fame a oltranza chiedendo di essere trasferito nella prigione di Koridallos, come stabilirebbe lo stesso testo di legge.
I giorni ormai sono molti, lui ha 64 anni e questo è il quinto sciopero della fame che intraprende da quando è in carcere (2002). Si trova piantonato all’ospedale di Lamia, per la maggior parte del giorno non è cosciente. I medici dicono che da un momento all’altro potrebbe avere un tracollo improvviso e morire o entrare in coma.
Qui in Grecia si sta cercando di mettere in campo iniziative che siano il più incisive, e ampie, possibile per cercare di fare pressioni sull’esecutivo e sull’amministrazione penitenziaria.
Vista la situazione di altissima repressione che vive il paese ellenico in questo momento, con l’oggettiva difficoltà di scendere in strada, ora più che mai delle iniziative, anche solo di testimonianza e “denuncia” messe in campo in altri paesi potrebbero essere importanti.
Il tempo stringe…