Riccardo d’Este: AIDS – Malattia come espressione delle fasi della civiltà
Riceviamo e pubblichiamo:
Prefazione
Riproponiamo questo testo che, a nostro avviso, utilizza un metodo di indagine ed un modo di problematizzare la questione della malattia alquanto interessante.
Di fronte al problema del Coronavirus ci viene spontaneo chiederci se è importante prendere in considerazione anche altri elementi della contemporaneità quali ad esempio il sempre maggiore inquinamento dell’aria, l’assuefazione a medicine ed antibiotici, l’invecchiamento e l’indebolimento della popolazione oppure la sempre continua accelerazione dei ritmi di vita e di spostamento che hanno causato la rapida trasmissione di questo virus e che stanno cambiando radicalmente i nostri modi di vivere. Questo virus si chiama COVID-19 perché è la mutazione del 2019. Se è vero che il salto di specie che ha fatto questo virus è qualcosa che non è mai avvenuto prima, è possibile però affrontare la questione solo dal lato biologico? O ci sono delle questioni squisitamente sociali che non possono scomparire sul terreno dell’emergenzialità del momento? Secondo Riccardo D’Este la società è assolta da qualsiasi responsabilità riguardo la causa delle epidemie attraverso un procedimento di riduzionismo scientifico che porta ad identificare una singola ed isolata causa scatenante.
Occultare le diverse concause, che in realtà sono molto più complesse e differenziate di quanto sembrino, fa parte del processo di auto-assoluzione messo in atto dal sistema sociale e della neutralizzazione delle sue risposte all’emergenza attraverso l’oggettivazione scientifica.
Per questo motivo l’emergere talvolta ciclico e/o ricorrente di alcune malattie impone delle questioni sociali che vanno affrontate all’interno di una critica radicale.
Alla luce di queste riflessioni perde molta importanza la conoscenza biologica o epidemiologica riguardante il virus, in quanto i fenomeni e le contro misure economico/statuali arrivano a rientrare completamente nell’ambito delle logiche di governo e quindi assumono significato e contenuto strettamente politico-sociale.
Interrogarsi su cosa sia il virus passa quindi in secondo piano rispetto al chiedersi che cosa tema questa civiltà e come questa civiltà reagisca ai propri timori e cerchi di esorcizzarli. Per ipotesi o per assurdo, il virus potrebbe anche non esistere od essere un mero feticcio: poco cambierebbe ai fini dell’analisi del mondo che ci circonda.
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Qui sotto il testo in pdf:
La-malattia-come-espressione-delle-fasi-della-civiltà.revised