Brescia, processo POLGAI contro Juan: sull’udienza dello scorso 14 ottobre 

Riceviamo e diffondiamo:

Brescia, processo POLGAI contro Juan: sull’udienza dello scorso 14 ottobre 

L”udienza inizia con la difesa che chiede la revoca dell’ammissibilità delle intercettazioni al furgone di un compagno bresciano, vista l’irrilevanza e visto che il compagno in questione era precedentemente coinvolto nell’indagini, ma poi la sua posizione è stata archiviata. La giudice ribadisce invece la pertinenza a causa del rapporto tra il compagno bresciano e Juan, la presenza del primo a Brescia al momento dell’attacco e il collegamento con gli anarchici del posto.
Dopo, il perito trascrittore delle intercettazioni prende in udienza l’incarico: la PM chiede che faccia particolare attenzione, nel trascrivere, alle inflessioni riferibili alla lingua spagnola. La difesa mette qui in dubbio la competenza del perito in merito.
Vengono poi sentiti 5 testimoni dell’accusa, tutti sbirri. Tutti riferiscono che nelle immagini del cosiddetto attentatore questo portasse un borsone con la mano sinistra, cosa che però non era stata scritta nelle relazioni dell’epoca: l’impressione è che sia stato scoperto solo di recente che Juan è mancino e che i testi siano stati preparati a riportare tutti questo elemento. La difesa fa notare altre discrepanze tra le relazioni dell’epoca e le dichiarazioni in aula, come la presenza di frammenti oltre ai pezzi della pentola a pressione, che ora i testimoni riferiscono di ricordare.
All’artificiere la giudice chiede se è ricostruibile il tipo di ordigno utilizzato e lui nega visto che non ne sono stati trovati frammenti.
La difesa mette in dubbio le modalità di prelievo del materiale biologico da cui dicono di aver estratto il profilo genetico e sottolinea come le modalità avrebbero potuto portare ad una contaminazione dei reperti (la scientifica non indossava mascherine, tute, occhiali..).
Uno dei testi ha fatto un riferimento ad un “cartoncino di piccole dimensioni” mezzo bruciacchiato in cui verosimilmente poteva esserci scritto “attenzione esplode”.
Alla fine ha parlato un digossino di Brescia che ha ricostruito il percorso fatto dalla persona che ha posizionato l’ordigno per evitare che le telecamere lo riprendessero frontalmente, per poi dire che una telecamera di una casa privata lo ha ripreso con una seconda persona mentre entrava in un vicolo per poi allontanarsi da solo.
Abbiamo visto Juan e siamo riusciti a salutarlo nonostante la videoconferenza di merda. Ha confermato alla giudice che vuole partecipare alle prossime udienze e la giudice ha confermato la modalità video. Indossava una kefiah.
La prossima udienza sarà il 19 novembre alle ore 9.30

Un’ultima nota. Nel testo precedente era forse troppo interpretabile la formula “presenza solidale dentro e fuori dall’aula”. Per queste udienze non sono previste necessariamente delle iniziative, ma ci preme essere sempre presenti almeno in un po’ per salutare Juan e fargli sentire tutta la nostra vicinanza. Se poi, in alcune occasioni, delle iniziative verranno fatte, lo annunceremo volta per volta. Ci scusiamo tanto per il fraintendimento e correggiamo ora l’informazione.

Solidali con Juanito