«Mentre fuma ancora la piaga aperta di Hiroshima»

«Mentre fuma ancora la piaga aperta di Hiroshima»

«L’8 agosto 1945 rimarrà per alcuni una data intollerabile. Uno dei grandi appuntamenti dell’infamia fissati dalla Storia. I giornali riferiscono deliziati gli effetti della bomba atomica, futuro strumento di polemica da popolo a popolo. Le trasmissioni radiofoniche della sera annunciano l’entrata in guerra dell’Unione Sovietica contro le ceneri e le rovine del Giappone. Due avvenimenti, senza dubbio di ineguale ampiezza, ma che fanno parte del medesimo orrore.

«L’opinione mondiale si era levata fermamente, dieci anni fa, a protestare contro l’uso dell’iprite da parte degli aviatori fascisti scatenati sull’Etiopia. Il bombardamento del villaggio di Guernica, raso al solo dalle squadriglie tedesche in Spagna, bastò a mobilitare – in un mondo ancora fiero della sua libertà – milioni di coscienze giuste. Quando Londra, a sua volta, fu mutilata dalle bombe fasciste, si sapeva da quale parte dell’incendio stavano i valori da difendere. Poi venimmo edotti che Amburgo bruciava dello stesso fuoco di Londra, ci istruirono sui benefici di una nuova tecnica chiamata “bombardamento per saturazione”, grazie a cui immense zone urbane erano destinate ad un ineluttabile livellamento. Queste pratiche perfezionate, questi supremi raffinamenti nell’omicidio non avevano nulla che poteva rimettere in auge la causa della libertà, il partito dell’uomo. Eravamo in un certo numero qui, in Gran Bretagna, in America, a considerarli altrettanto odiosi delle diverse forme di supplizio messe a punto dai nazisti. Un giorno, era una città intera a venir “ripulita” da un raid di terrore. L’indomani, una stazione dove si affollavano migliaia di rifugiati, grazie a un supermirino scientifico, veniva crivellata a morte. Questi giochi inumani appaiono di colpo irrisori, ora che ha preso servizio la bomba atomica e che dei bombardamenti democratici ne provano le virtù direttamente sul popolo giapponese! Che importa, in effetti, l’assassinio premeditato di qualche decina, di qualche centinaio di migliaia di civili giapponesi. Tutti sanno che i giapponesi sono dei gialli e, per colmo d’impudenza, dei gialli malvagi – mentre dei gialli “carini” sono rappresentati dai cinesi. Un personaggio che non è un “criminale di guerra” ma l’ammiraglio William Halsey non ha forse dichiarato: “Stiamo bruciando e annegando queste scimmie bestiali di giapponesi per tutto il Pacifico, e proviamo esattamente tanto piacere a bruciarli quanto ad annegarli”? Queste parole esaltanti e rassicuranti circa l’idea che i capi militari sono disposti a farsi della dignità umana, queste parole sono state pronunciate davanti a un cineoperatore d’attualità…

«San Giorgio esagera. Comincia ad apparirci pù ripugnante del drago.

«Al punto in cui ci hanno condotto gli ultimi sviluppi della politica e della guerra, è indispensabile affermare che la fondatezza di una causa la si deve giudicare, essenzialmente e innanzitutto, dai mezzi che essa mette in opera. A favore delle cause che ancora assumono il rischio di fare appello al meglio dell’uomo, è indispensabile stabilire un inventario di mezzi non suscettibili di oscurare lo scopo perseguìto. Il ricorso alla delazione di fronte a una neccesità passeggera si traduce, in breve tempo, in una amministrazione della delazione. Ben presto fra una parte della popolazione prende forma il costume della delazione – fra gli altri l’incubo di essa. Il mezzo è passato allo stato di istituzione. Divide in due la vita di una nazione, la vita di ogni uomo. E lo stesso accade con gli altri mezzi rubati al nemico per meglio dominarlo e distruggerlo, ma di cui – a vittoria raggiunta – si scopre che sono stati elevati al rango di mostruosità nazionali, di tare intellettuali accuratamente protette contro le possibili ribellioni della ragione. È così che il culto dell’infallibilità del capo, il rafforzamento delirante delle false gerarchie, il sequestro di tutte le fonti d’informazione e di tutti gli strumenti di diffusione, l’organizzazione frenetica della menzogna di Stato a tutte le ore del giorno, il terrore poliziesco crescente verso cittadini ancora aggrappati alla propria relativa lucidità – sono divenute forme comunemente ammesse del progresso politico e sociale! Ed è precisamente contro un concorso così potente di aberrazioni che dobbiamo ripetere, senza tregua, le seguenti ovvietà:

«Che al proletariato non è concesso innalzarsi ricorrendo ai mezzi con cui i suoi nemici si abbassano. Che una specie di socialismo che dovesse il suo avvento a prodigi di intrigo, di delazione, di ricatto politico e di truffa ideologica, sarebbe viziato all’origine dagli strumenti stessi della vittoria, e l’uomo ed i popoli peccherebbero per eccesso di candore ove se ne aspettassero altro che un cambiamento di tenebre.

«L’8 agosto 1945, mentre fuma ancora la piaga aperta di Hiroshima, città martire scelta per l’esperimento della prima bomba atomica, la Russia di Stalin assesta al Giappone la famosa pugnalata alla schiena brevettata da Mussolini. Costui avrebbe torto di rallegrarsi nella tomba, pensando ai diritti d’autore. Perché non ci si è accontentati di plagiare i suoi bei gesti; si è voluto aggiungere qualcosa al suo apporto storico. Il testo della dichiarazione di guerra sovietica ci informa, infatti, che questa entrata in guerra dell’URSS non ha altro scopo che “abbreviare la guerra” e “risparmiare vite umane”! Bando ai mezzucci – ecco finalmente un fine in sé, un fine la cui nobiltà sia difficile eguagliare. []

L’8 agosto 1945 è una delle date più basse della carriera dell’umanità».

Tratto da Georges Henein, Prestigio del terrore, Il Cairo, 17 agosto 1945 (edito in italiano da “I libri dell’oroboro”, Colibrì, 2007)