A proposito di un’azione di boicotaggio al McDonald’s di Trento

A proposito di un’azione di boicotaggio al McDonald’s di Trento

La cronaca è presto fatta: giovedì 4 gennaio, tra le 18,00 e le 20,00, un centinaio di persone ha dato vita a un presidio-boicottaggio davanti all’entrata del McDonald’s di Trento Nord. Striscioni (“McDonald’s complice del genocidio a Gaza”), interventi amplificati e volantinaggio hanno portato la filiale locale della multinazionale a chiudere l’accesso ai clienti e il servizio McDrive per tutta la durata dell’inziativa, con la Celere e i carabinieri schierati in tenuta antisommossa.

Al di là del piccolo risultato ottenuto, l’aspetto più significativo è stato senz’altro la composizione dei partecipanti. Oltre a compagne e compagni, studenti, No Tav e alcuni di coloro che avevano animato le piazze contro il Green Pass, c’erano numerosi arabi e palestinesi (soprattutto donne e ragazze). Il boicotaggio era stato lanciato durante il corteo del sabato precedente a Trento. Ed è stata la prima volta che si è fatto insieme un piccolo passo al di là delle manifestazioni. Ad essere importante non è solo cosa si fa, ma anche cosa si dice. Da un lato, colpisce uno slogan come “Gaza Gaza vincerà” – solo una comprensione profonda di cos’è una lotta di liberazione anticoloniale permette di capire che dalla Palestina non arrivano unicamente angoscia e disperazione, ma anche un senso di riscatto, di sfida e di odio verso l’intero Occidente capitalistico. Dall’altro, queste iniziative – in Trentino come altrove – sono dei “dibattiti itineranti” sul colonialismo d’insediamento e sul significato concreto dell’espressione “Palestina libera”. Mai ci era capitato di urlare “Biden assassino”, “Macron assassino”, “Mattarella assassino”… insieme a intere famiglie di immigrati. E ben di rado la critica radicale all’ONU e al Diritto Internazionale – ma anche alle responsabilità dei Paesi Arabi – ci è sembrata così condivisa. Un conto è scendere in piazza in nome del Diritto e della Costituzione, un conto è denunciare le collaborazioni delle fondazioni tecnoscientifiche e delle università italiane con l’industria bellica e lo Stato d’Israele, e farlo a partire da iniziative concrete dentro gli Atenei. E un altro conto ancora è affermare chiaro e tondo che lo Stato italiano, il quale ha le proprie navi militari nel Mediterrano e nel Mar Rosso a protezione della guerra di Israele, non è solo complice, ma collaboratore attivo del genocidio in corso.

In tal senso, agire contro ENI, Leonardo e la rete di laboratori tecno-militari è più significativo, per degli internazionalisti che vivono in Italia, che prendersela con una multinazionale statunitense. Ma un movimento internazionale è fatto anche di simboli e di pratiche generalizzabili – e non c’è città al mondo che non abbia il suo McDonald’s. L’articolo che segue dimostra quanto le azioni di boicottaggio – che un movimento di massa sta trasformando in qualcosa di ben diverso dal “consumo critico” – diano davvero fastidio. Concludiamo con le parole di un anarchico israeliano: «Esiste un ampio movimento di solidarietà internazionale e ha bisogno più che mai del vostro sostegno. Unitevi alle comunità di rifugiati palestinesi nella diaspora, state al loro fianco, sostenete il loro impegno e parlate apertamente. […] Molti politici e istituzioni in Israele e nel mondo occidentale comprendono attualmente che una pressione esterna da parte del sostegno popolare internazionale può causare danni significativi, quindi stanno raddoppiando gli sforzi con la repressione e la propaganda. Questo è il minimo che le persone possano fare e chiedo loro di farlo. Riempite le strade. Unitevi alle iniziative palestinesi come il BDS. Boicottate Israele. […] Mettetevi in gioco. Questi sono tempi storici».

McDonald’s è colpito dal boicottaggio legato alla guerra di Gaza – Il CEO denuncia la “disinformazione”

traduzione da: https://www.palestinechronicle.com/mcdonlads-is-hurting-from-gaza-war-related-boycott-ceo-decries-misinformation/


La più grande multinazionale del mondo ha dichiarato che i suoi margini di profitto si stanno riducendo a causa del boicottaggio della guerra israeliana a Gaza.
I franchising di McDonald’s in Medio Oriente hanno sperimentato un “impatto commerciale significativo” nel 2023 a causa dei boicottaggi associati al conflitto di Gaza, ha affermato l’amministratore delegato del colosso del fast food Chris Kempczinski.
In un post su LinkedIn, Kempczinski ha lodato i risultati ottenuti dall’azienda nell’ultimo anno, ma ha ammesso che “diversi mercati in Medio Oriente e alcuni al di fuori della regione stanno sperimentando un impatto commerciale significativo” a causa della guerra di Gaza e della “disinformazione associata”.
“Ciò è scoraggiante e infondato”, ha aggiunto.
“In ogni Paese in cui operiamo, compresi quelli musulmani, McDonald’s è orgogliosamente rappresentato da operatori proprietari locali che lavorano instancabilmente per servire e sostenere le loro comunità, impiegando migliaia di loro concittadini”.
Il cuore di tutti coloro che lavorano presso McDonald’s è con “le comunità e le famiglie colpite dalla guerra in Medio Oriente”, ha insistito Kempczinski. “Detestiamo la violenza di qualsiasi tipo e siamo fermamente contrari all’incitamento all’odio e apriremo sempre con orgoglio le nostre porte a tutti”.
Anche se Kempczinski non ha fornito alcuna stima delle perdite derivanti dal boicottaggio, la loro reale portata potrebbe essere rivelata alla fine di questo mese, quando McDonald’s pubblicherà un rapporto sugli utili.
McDonald’s è stato inserito nel dibattito sulla guerra di Gaza a metà ottobre, soprattutto a causa del comportamento del suo affiliato in Israele, che si vantava sui social media di offrire pasti gratuiti ai soldati e alla polizia israeliani.
McDonald’s non è stata l’unica azienda a mostrare solidarietà con Israele, ma è stata una delle prime a farlo. Questo sostegno è continuato anche dopo che la guerra israeliana a Gaza si è trasformata in un vero e proprio genocidio che ha ucciso e ferito decine di migliaia di civili.
Ciò ha spinto i franchising in Oman, Turchia, Arabia Saudita, Libano, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti a rispondere con donazioni a cause palestinesi – e gli attivisti di tutto il mondo musulmano a chiedere il boicottaggio del marchio. Altre aziende occidentali – Starbucks, Coca-Cola, IBM, Nestlé e KFC, solo per citarne alcune – hanno dovuto affrontare reazioni simili.
I tentativi di trovare una posizione più equilibrata, tuttavia, hanno fatto poca differenza, poiché il movimento di boicottaggio si è rafforzato nelle settimane successive, influenzando in definitiva gli utili totali dell’azienda.
GAR, il franchisee di McDonald’s in Malesia, ha risposto citando in giudizio il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) il mese scorso per presunte “dichiarazioni false e diffamatorie” sulla catena. L’azienda ha chiesto un risarcimento di 6 milioni di ringgit (1,31 milioni di dollari) per compensare la perdita di ricavi e posti di lavoro.
Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 22.722 palestinesi sono stati uccisi e 58.166 feriti nel genocidio israeliano in corso a Gaza a partire dal 7 ottobre. Stime palestinesi e internazionali dicono che la maggior parte delle persone uccise e ferite sono donne e bambini.