Tal Mitnick: giovane israeliano incarcerato per essersi rifiutato di partecipare al massacro

Tal Mitnick: giovane israeliano incarcerato per essersi rifiutato di partecipare al massacro

Traduzione da: contre-attaque.net

L’esercito israeliano commette attualmente a Gaza e in Cisgiordania uno dei peggiori massacri della storia recente. Per eseguire queste violenze, lo Stato coloniale utilizza la sua gioventù, la quale deve effettuare 32 mesi di servizio militare obbligatorio per i maschi e 24 mesi per le femmine, salvo nei casi di esenzione religiosa. Per chi rifiuta di indossare la divisa, c’è la prigione.

Tutti gli anni, alcuni giovani rifiutano il servizio obbligatorio e sono quindi incarcerati. È il caso oggi di Tal Mitnick, che ha appena rifiutato di arruolarsi nell’esercito israeliano per andare a massacrare i palestinesi. Non ha raggiunto la propria unità né risposto al proprio ordine di coscrizione. Una scelta molto coraggiosa, in un clima di propaganda di guerra totale e con un governo fasciata che mente e irreggimenta la popolazione.

Il 26 dicembre, Tal Mitnick ha dichiarato al tribunale che lo giudicherà per la sua disobbedienza: «Rifiuto di essere arruolato, di partecipare a una guerra criminale a Gaza. Credo che un massacro non risolva un massacro. La violenza non risolve la violenza». Poi è andato in cella, in una delle carceri militari israeliane, per 30 giorni di detenzione per non-sottomissione. Una manifestazione è stata organizzata in suo sostegno, con dei cartelli contro la guerra.

In novembre, il ragazzo spiegava che l’esercito del suo paese «si fonda sull’oppressione del popolo palestinese, e io rifiuto di far parte di questa oppressione. Al posto di questo, continuo a militare in favore dei diritti dell’uomo», o ancora «rifiuto di accettare l’idea secondo la quale uccidere dei civili a Gaza garantirebbe la sicurezza di chicchessia. Ciò non apporta sicurezza a nessuno, né alla popolazione di Gaza né alla popolazione d’Israele. Credo che la sola strada verso la sicurezza risieda nella coesistenza». Come lui, altri giovani israeliani coraggiosi tengono testa al militarismo e al colonialismo.

In seguito a questo periodo di detenzione, l’esercito può convocare di nuova la persona refrattaria e, in caso di ulteriore rifiuto, rimetterla in cella. Alcuni giovani innanellano quindi vari soggiorni in prigione. Per esempio, nel 2020, la giovane Hallel Rabin si definiva «la persona più felice del mondo» dopo esser stata liberata, avendo già subìto quattro incarcerazioni per il suo rifiuto del servizio militare.

Si chiamano refuznik, parola composta da «rfiuto» e dal termine russo ouznik, vale a dire «prigioniero». L’espressione è sinonimo di dissidenza. Nel 2019, cinque obiettori di coscienza sono stati detenuti in carceri militari. Nel 2020, sessanta studenti e studentesse firmavano una lettera di rifiuto del servizio militare. Nel 2021, almeno 300 refuzniks si sono rifiutati di servire nei territori occupati durante la Seconda Intifada. Nel 2003, ventisette piloti dell’esercito denunciavano gli attacchi «illegali e immorali che lo Stato d’Israeele effettua nei territori palestinesi». E ci sarebbero tanti altri casi di rifiuto da raccontare.

Malgrado una società inquadrata militarmente e in stato di guerra permanente, una parte della gioventù d’Israele si rifiuta di obbedire e ne paga un prezzo salato. I media francesi non fanno mai ascoltare la voce di questi giovani che disobbediscono e rifiutano il colonialismo del loro Stato. Sta a noi farlo.