Da Trento. Contro l’università in guerra, per la Palestina

Diffondiamo dal Trentino:

 

Da Trento. Contro l’università in guerra, per la Palestina

Blocco (parziale) della didattica

Raccogliendo l’appello delle studentesse e degli studenti di Birzeit in Cisgiordania, rilanciato anche dai Giovani Palestinesi in Italia, mercoledì 29 novembre, alla facoltà di Sociologia di Trento, c’è stato un blocco parziale della didattica contro le collaborazioni tra l’Università, l’industria bellica e lo Stato d’Israele.

In mattinata è stata occupata un’aula e poi, poco prima dell’inizio delle lezioni (quel giorno previste alle 14,00), studenti e solidali hanno bloccato gli ingressi della facoltà e realizzato un picchetto davanti all’entrata principale, con striscioni, interventi amplificati e volantinaggio. Una buona parte di studentesse e studenti non sono entrati e tre docenti non hanno tenuto le lezioni. L’iniziativa si è conclusa con un collegamento internet con un giovane palestinese della diaspora e con un ragazzo di Ramallah. Se il primo ci ha fatto sentire quanto sia presente, a fianco della rabbia e dell’angoscia per il massacro in corso, anche l’entusiasmo (due ragazzini scarcerati di recente nello scambio con i prigionieri israeliani erano suoi cugini), il secondo ci ha raccontato quanto la vita dei palestinesi in Cisgiordania sia totalmente esposta alla violenza di coloni e soldati e come questo incida sulle forme della resistenza. Dal sequestro e dalle torture contro i lavoratori gazawi nei territori occupati, ai raid assassini contro i ragazzini di Jenin, fino alla sterminio di tutti i famigliari dei miliziani caduti negli scontri a fuoco del 7 ottobre, parole e immagini da togliere il fiato.

Il venerdì sucessivo, un piccolo corteo ha raggiunto il Rettorato, per ricordare il ruolo del rettore Deflorian in Med-Or, la fondazione di Leonardo dedicata alle collaborazioni militari-industriali in Medio Oriente, collaborazioni che grondano sangue.

La storia, non la cronaca

Il sabato pomeriggio, sempre in un’aula di Sociologia, si è svolto un importante e partecipato incontro con un compagno internazionalista sulla storia e sulle prospettive anticoloniali in Palestina. Tra inquadramento storico, analisi materiale del colonialismo di insediamento e racconto di esperienze sul campo, l’intervento del compagno ha fatto capire quanto inadeguate siano spesso le nostre categorie interpretative di fronte a una condizione liminale tra la vita e la morte, prodotta da un sistema che tiene insieme – dentro una specifica stratificazione storica – la stessa violenza dei cowboy contro i nativi americani e un sofisticato apparato tecno-militare che vende al mondo intero tutto ciò che sperimenta sulla pelle del popolo-classe palestinese.

Banditi

Mercoledì 6 dicembre, nell’aula magna di Sociologia, venivano illustrati i “bandi sulla mobilità studentesca”, che per l’anno prossimo prevedono la collaborazione con ben cinque università israeliane. Un gruppo di studentesse e studenti è intervenuto con una serie di domande decisamente scomode e fuori programma, prima di interrompere la presentazione con un breve discorso al megafono, l’esibizione di uno striscione contro il genocidio in corso in Palestina e il lancio di volantini sulle complicità di Fbk e Unitn.

Si può rilevare che, nonostante occupazioni e contestazioni non si vedessero nelle università trentine da molti anni, il silenzio mediatico al riguardo è quasi totale. Cosa c’è di innominabile? Non tanto le forme di lotta, quanto la chiara denuncia del ruolo della ricerca accademica nella guerra.