Il Mito, la Guerra e i Panciafichisti. A proposito di “capitalismo verde” e “negazionismo climatico”

 

Segnaliamo e pubblichiamo a nostra volta due contributi che rompono la trappola del nuovo “ecologismo” padronale, tratti rispettivamente dai siti Kelebek Blog e COMIDAD. Che il cosiddetto green new deal non sia altro che un Mito volto a far avanzare la Guerra capitalistica all’umanità (a partire dalla persecuzione – per ora solo mediatica… – dei suoi disertori), ce lo conferma la Borsa: i padroni del fossile e delle energie “sostenibili” sono, infatti, esattamente gli stessi.

La grande trappola

di Miguel Martinez

tratto da https://kelebeklerblog.com/2023/07/31/la-grande-trappola/

Ieri sera, sul treno, apro un libretto, pubblicato da una piccola casa editrice anarchica, leggo due pagine e improvvisamente mi diventa chiaro ciò che stavo cercando di formulare da qualche anno.

Vi dico dopo il titolo del libretto, salto subito alla conclusione.

Esistono imprese che hanno trilioni da investire nello sbucaltamento del mondo, allo scopo di guadagnare ancora più trilioni. I trilioni devono essere sempre di più, e quindi il processo comporta un’inevitabile accelerazione costante.

Esistono apparati statali che (ad esempio) costruiscono le autostrade su cui passano i camion degli sbucaltatori. E mettono in carcere chi ne volesse impedire la costruzione.

Esistono media e università che da un secolo e mezzo decantano ed esaltano tutto questo come progresso e crescita.

Estrarre a velocità crescente le risorse di un pianeta dalle risorse limitate; trasformare queste risorse sempre più velocemente in prodotti, che diventano sempre più velocemente rifiuti, non può che portare velocemente alla catastrofe.

Questa è una cosa che sa da decenni la piccola schiera degli ambientalisti.

Poi a un certo punto l’ovvio è stato capito anche da chi veniva pagato per consigliare gli investitori.

I quali da qualche anno hanno capito che anche la catastrofe che loro stessi hanno creato può essere un investimento.

Durante la guerra Iran-Iraq, ci sono stati degli italiani che si sono arricchiti vendendo missili
a entrambi i contendenti. E ci sono stati italiani che si sono arricchiti vendendo
sistemi anti-missile
a entrambi i contendenti. E conosco uno che ha venduto
un milione di stampelle al sistema sanitario iracheno,
perché anche gli
investiti possono essere un investimento.

Così da qualche anno, invece di nascondere la catastrofe imminente (come avevano fatto per decenni), l’hanno impacchettata e imposta sotto il nome di crisi climatica.

Perché per la crisi climatica hanno inventato il rimedio, la transizione ecologica.

Ora, il termine crisi climatica permette di focalizzare tutto su un unico sintomo, il riscaldamento globale. Dovuto a un’unica causa, l’aumentata concentrazione di CO2 nell’atmosfera.

Risolvibile quindi con un immenso investimento: trilioni per il rinnovamento totale del parco auto del mondo, la ricostruzione degli edifici, l’invenzioni di cibi sintetici e soprattutto il controllo digitale di ogni centimetro del pianeta, con un contorno decorativo di pale eoliche e un lucroso traffico nelle nuove indulgenze, i carbon credit.

E con ogni probabilità, alla fine innalzeranno un tecnosistema di solar radiation management (geoingegneria) per oscurare i cieli e vedere l’effetto che fa.

I soldi per un arricchimento di questa portata, alla fine, possono venire solo dallo Stato, direttamente o tramite imposizioni ai cittadini.

Per convincere i cittadini a pagare, il complesso impresa/stato/media promuove il nuovo grande investimento, con gli stessi mezzi con cui si è sempre promosso quell’altro grande investimento, che sono le guerre: suscitando le Passioni e instaurando l’Emergenza.

Ora, sia ben chiaro: tutto questo si aggiungerà semplicemente allo sbucaltamento in corso.

Continueranno a estrarre petrolio come e più di prima, ma i campi da cui prendevamo il cibo diventeranno colture di biocarburanti.

Ricordiamo che l’Unione Europea ogni anno spende 17 miliardi di soldi nostri per pagare gli italiani per distruggere
i propri boschi che faticano a rinascere
e trasformarli ecosostenibilmente in “biomasse”.

Quindi non servirà minimamente a evitare la catastrofe ambientale e probabilmente non ridurrà nemmeno il CO2 nell’atmosfera. Ma questo è irrilevante di fronte all’opportunità di un intero campo nuovo di investimenti.

Di fronte a questo quadro, l’umanità viene divisa in due, che sono essenzialmente i due schieramenti interni in ogni guerra: i Patrioti e i Panciafichisti. Dove la “Patria”, in un Mercato Globale, è ormai l’Idolo Pianeta.

Patrioti sono quelli che Si Informano – cioè ascoltano i telegiornali con attenzione; sanno che il Nemico CO2 è alle porte; e sono disposti a Sacrifici per un Futuro Migliore. Quali siano i sacrifici da fare, ce lo diranno i Generali, gli Esperti, i Tecnici.

Panciafichisti invece sono quelli che Curano solo il Proprio Orticello, che chiudono gli occhi di fronte al disastro, che fanno i furbi, che invece di Informarsi si Disinformano.

I Panciafichisti vanno ovviamente educati, ma se dopo un certo punto, continuano a far finta di non capire, vanno sistemati.

Ora, vi racconto di una mia amica, che è come tante persone che conosco in Toscana.

Lei ha la stessa auto da 26 anni, e ci ha fatto finora 100.000 chilometri, perché quando può, va a piedi. Solo che abiti tra i monti, e non può andare ovunque a piedi.

Mangia solo cibi biologici, in gran parte raccolti da lei nell’orto, e non tocca carne perché non vuole alimentare le aziende che distruggono la terra con gli allevamenti intensivi.

In casa, non usa il riscaldamento un po’ perché non è certo ricca e un po’ perché non vuole inquinare; e va da sé che non usa l’aria condizionata.

Beve l’acqua del pozzo, e per pulire usa il più possibile l’aceto per non inquinare con prodotti sintetici, per cui l’acqua di risciacquo l0 usa per annaffiare l’orto.

E ha un telefonino addirittura meno smarto del mio.

Certo, ha fatto abbattere molti alberi, con tutti i libri che legge.

Adesso, per farla diventare “ecosostenibile”, lo Stato minaccia di obbligarla ad arricchire le multinazionali comprando una nuova auto piena di diavolerie elettroniche, trasformando quella sua vecchia in un rifiuto; di metterle in casa un contatore che spii i suoi consumi al millimetro; di arricchire le aziende dei materiali da costruzione coibentando la sua casa a sua spesa, con i soldi che da pensionata non ha.

E imponendole delle norme che alla fine la obbligheranno – pena la cancellazione dal consesso umano – a usare uno smarfo fatto con minerali estratti dalle miniere del Congo e dell’Australia e che manda giorno e notte i suoi dati a una multinazionale statunitense.

La mia amica è (moderatamente) una “scettica del CO2 antropogenico” o se preferite, una “negazionista climatica“. Non è invece per niente una scettica della catastrofe ambientale globale, che capisce meglio del 95% degli altri italiani, e che studia da una vita.

Io non sono d’accordo con lei sul “cambiamento climatico”, ma trovo la nostra divergenza irrilevante.

Il punto è che ogni Guerra si giustifica con un Mito.

L’Italia ha occupato nel 1918 il Sudtirolo, adducendo che aveva fatto parte dell’impero romano, che Napoleone aveva chiamato un pezzo di quella regione “Alto Adige” alla maniera dei dipartimenti francesi, e che il nome vero di Gsies era Casies.

Uno dei fatti è vero, uno è irrilevante e il terzo è una balla pura e semplice: ma insieme costituiscono un Mito che giustifica la pugnalata alle spalle all’alleato austroungarico, il macello di 600.000 vite di giovani italiani e l’imposizione del proprio dominio su un una popolazione che non aveva nulla di italiano.

I cosiddetti “negazionisti” sono un po’ come certi sudtirolesi: si appigliano ai dettagli del Mito. Qualcuno denuncia giustamente una balla (tipo Casies), qualcuno forse arriva a inventare una contro-balla (tipo, il Sudtirolo non è mai stato romano).

Ma è chiaro che il problema non è il Mito.

E’ il fatto che il Mito serve a legittimare l’arrivo dei soldati italiani, la chiusura delle scuole, il divieto di insegnamento della lingua, i privilegi concessi agli immigrati dal resto d’Italia.

Il Cambiamento Climatico è un Mito – se volete la mia opinione, fondato su fatti piuttosto solidi, ma che impacchettato in questa maniera, nasconde l’insieme della catastrofe ambientale.

Però non ha senso perdere tempo a discutere su quanto ci sia di vero o di falso nel Mito, perché crea una falsa divisione dell’umanità.

Patrioti sono i ragazzi di Ultima Generazione che mettono a rischio il proprio futuro perché vorrebbero “salvare l’ambiente”, e sono i banchieri che volano in business class da un capo all’altro del mondo spacciando carbon credit;

Panciafichisti sono quelli che parcheggiano il Suv pure sull’orto di un contadino, e la mia amica contadina con l’orto.

Smettiamo di discutere di quanto sia vero il Mito, e guardiamo la Guerra.

Lo stesso dispositivo che ci ha imposto la Catastrofe Ecologica, sta cercando di imporci la Transizione Ecologica.

E adesso torniamo al libro che ho sfogliato sul treno.

Celia Izoard, Cambiate lavoro, per favoreLettere agli umani che robotizzano il mondoEdizioni Malamente, Urbino, 2023.

In Francia, i rappresentanti di alcune delle più devastanti multinazionali globali hanno convinto il governo a emanare nel 2019 la “Legge di orientamento sui trasporti”, che tra l’altro prevede l’introduzione della guida senza conducente.

La guida senza conducente viene presentata come “ecologica” perché si può ipotizzare una forma di car-sharing, dove invece di avere tante auto private, le persone possono prendere e lasciare un’auto appartenente a una multinazionale (i negazionisti chiederanno subito, “ma perché sarebbe più ecologico il car-sharing senza autista che quella con?”).

E quindi proprio il Ministero della transizione ecologica si mette all’opera:

“Squadre di esperti sono ormai al lavoro per regolamentare patenti, regimi di responsabilità e polizze assicurative. Bisogna creare un arsenale di leggi e di protezioni destinate a limitare gli eccessi della raccolta dati e i cyberattacchi. Standardizzare le strade dell’Europa intera per renderle più intelligibili alle migliaia di sensori delle macchine e dei camion autonomi. Dispiegare un’infrastruttura di big data con decine di migliaia di antenne, di server e computer ai bordi delle strade, per far funzionare a pieno le potenzialità di questa tecnologia mettendo in connnessione i semafori, i pannelli informativi, i veicoli tra di loro…”

E’ facile prevedere che più è comodo viaggiare, più gente viaggerà, e quindi i veicoli a guida automatica faranno aumentare il traffico, la necessità di asfaltare, la costruzione ecologicamente devastante di nuove auto, camion e bus.

Mentre permetteranno il licenziamento di milioni di autisti di bus, camion e taxi. Certo, se qualcuno si suicida, ci sarà un po’ meno emissione di CO2…

Ma se tu ti opponi al fatto che ti buttano giù casa per metterci un’antenna, sei un egoista nemico dell’ambiente, un Panciafichista che sta sabotando la sopravvivenza dell’intera umanità.

A questo punto, mi sento davvero in trappola.

Se io oso oppormi alla devastazione dell’ambiente, in qualunque forma, mi stroncano come nemico dell’ambiente.

Però è da questa trappola che dobbiamo partire.

 

Dove vai se il negazionista non ce l’hai

di COMIDAD

da http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=1169

La suscettibilità è una di quelle tecniche di sopraffazione che appartengono al novero del pre-politico e del pre-ideologico, attengono all’antropologia culturale e sono trasversali e riscontrabili in tutti i gruppi umani, anche i più insospettabili. Fare l’offeso ed invocare la “lesa Maestà”, sono facili espedienti per appellarsi al sostegno di seguaci e complici contro i disturbatori, però abusarne comporta degli inconvenienti. Le persone più serie cominceranno infatti a sgamare l’inconsistenza che si nasconde sotto la pretestuosità di certe indignazioni, mentre i soggetti della stessa specie di chi si atteggia a offeso, potranno a loro volta fare appello ai propri accoliti. Matteo Salvini ricorre a questo tipo di psicodrammi con sempre più frequenza e goffaggine; qualche anno fa gli era riuscito persino di miracolare una Giovanna d’Arco da strapazzo trasformandola in un’eroina mondiale. Ora Salvini ha messo su un altro gioco delle parti con un esponente della finta antimafia di establishment, don Luigi Ciotti.

Bisogna però riconoscere ai due contendenti della pantomima ed alle loro claque, di star svolgendo una funzione di distrazione non da poco, visto che l’attenzione si sta spostando, come al solito, sul ruolo delle mafie di rango inferiore, che, nella vicenda del fantomatico Ponte sullo Stretto di Messina, entreranno solo per ciò che riguarda i subappalti. Il primo mangiatore del grande affare è infatti la multinazionale Salini Impregilo, quella che oggi si fa chiamare Webuild, in modo da precostituirsi un’etichetta-alibi che celi la sua vera attività, cioè far soldi senza costruire nulla. C’era chi si preoccupava che, dopo la cessazione dell’incarico di presidente di Leonardo-ex Finmeccanica, l’ex poliziotto e agente segreto Gianni De Gennaro finisse ai giardinetti, invece è stato nominato presidente di Eurolink, il consorzio che rappresenta l’appaltatore del progetto del Ponte, di cui Webuild è il principale componente. L’affare del presunto Ponte quindi nasce con le “coperture” giuste.

Se Matteo Salvini fosse davvero convinto della realizzazione del Ponte, non avrebbe dato peso alle dichiarazioni di don Ciotti, invece nella circostanza gli è tornato utile qualcuno a cui attribuire il ruolo del disfattista. Come già si è visto in passato, il grande giro dei soldi non è legato alla costruzione dell’opera, bensì all’elaborazione del progetto ed alle speculazioni finanziarie e immobiliari che fanno da contorno. Il preventivo dell’opera è salito da dieci a quindici miliardi, ma già si ammette che neanche quelli basteranno; non è neppure prevista una copertura finanziaria, e sarebbe anche inutile, visto che i veri costi non si conoscono ancora. L’Unione Europea non dice di no al finanziamento, ma neanche di sì. Insomma, ci si spaccia il Ponte per un’altra Autostrada del Sole, che intercettava la motorizzazione di massa; mentre invece ci prospetta un doppione del caso TAV, cioè una dispendiosa finzione a vantaggio di imprese private specializzate non nel produrre ma nel prendere soldi pubblici.

Ormai il progetto del Ponte è legge e nessuna critica potrebbe mai fermarlo, se però ci fosse davvero l’intenzione di farlo. Al contrario, il tambureggiamento mediatico farà passare ogni perplessità come un attivo impedimento, come un atto di irresponsabile disfattismo, anzi di sabotaggio. Ma il campo nel quale la criminalizzazione preventiva del dubbio sta assumendo forme parossistiche, è certamente quello del riscaldamento globale da emissione di CO2. La proposta naif del deputato Angelo Bonelli di criminalizzare per legge il “negazionismo climatico”, ha svolto ancora una volta una funzione di distrazione, poiché certe operazioni di irreggimentazione dell’opinione non si fanno per legge, bensì attraverso il “principio del capo”, cioè imponendole attraverso il puro senso della gerarchia. Che dubitare non sia lecito l’ha detto l’ONU , soprattutto, l’ha detto Mattarella.

Secondo l’attuale vulgata, il ruolo di alfiere del negazionismo climatico sarebbe delle destre. Il governo Meloni però non nega un bel niente; anzi, ha approfittato del riscaldamento globale per bloccare i fondi stanziati per il riassetto idrogeologico, in quanto tutti i progetti a riguardo andrebbero riadattati alla nuova situazione climatica. Dato che, secondo la narrativa mediatica, l’emergenza climatica si aggrava con un’accelerazione esponenziale, anche i progetti di riassetto idrogeologico andranno nuovamente riadattati, perciò un pretesto per dirottarne i fondi si troverà sempre.
Ci sarà sempre il tonto che si presterà, per convenienza o ingenuità, a svolgere il ruolo del “negazionista climatico” da mettere alla gogna nei talk show. Nella finto-sinistra politicorretta c’era anche chi si illudeva che la Meloni, in quanto fascista, potesse incarnare il male del negazionismo climatico. Ma proprio perché è fascista, la Meloni agisce da macchinetta gerarchica, infatti si è già conformata al diktat dei capi. Ospite di Biden a Washington, la Meloni ha affermato che il riscaldamento globale è una “minaccia letale”. Bonelli sperava di essere prescelto lui per fare il grande ispettore delle nostre coscienze, invece ci penserà la Meloni.
La “minaccia letale” di cui parla la Meloni, sicuramente si materializzerà nelle tasche dei contribuenti poveri, che dovranno pagare una montagna di ecotasse sui consumi energetici e sulla riconversione “green”. Ciò che invece non è ancora chiaro, è perché sia così fondamentale per gli emergenzialisti climatici criminalizzare i dubbi. Il punto è che la riconversione green e la rinuncia ai combustibili fossili, rimangono allo stadio di mito di chimera; mentre la realtà in atto è solo quella di una bolla mediatico-finanziaria, quella dei titoli ESG, cioè la cosiddetta finanza “sostenibile” e “green”. Tutte le grandi multinazionali finanziarie concorrono a gonfiare nelle Borse la bolla ESG, ma chi si sta adoperando più degli altri è il fondo BlackRock, che tempo fa aveva persino annunciato che si sarebbe specializzato in questo ramo della finanza “sostenibile”.

Sennonché si è scoperto che non era vero niente. BlackRock si comporta come se la riconversione ecosostenibile fosse una bolla finanziaria destinata a scoppiare, come altre bolle finanziarie in passato; perciò BlackRock sta continuando ad investire in carbone, petrolio e gas. Il fatto che le multinazionali finanziarie investano nel “sostenibile” ed anche in carbone e idrocarburi, smentisce totalmente le fake news secondo le quali dietro il “negazionismo climatico” ci sarebbero gli interessi della lobby dei combustibili fossili. Ma anche senza sapere del doppiogiochismo di BlackRock, sarebbe bastato considerare gli attuali extraprofitti delle aziende che vendono gas in seguito all’esplosione dei prezzi dal 2021. L’annuncio della transizione energetica al green ha infatti creato immediatamente il timore che non si investisse più in estrazione di combustibile fossile e quindi si determinasse una scarsità del prodotto. L’ovvia conseguenza è stata una lievitazione dei prezzi, soprattutto del gas. In tal modo, oltre la bolla dei titoli ESG, ora abbiamo anche una bolla finanziaria delle “commodity” e dei “future” sul gas. In base al codice penale l’emergenzialismo climatico è un reato di aggiotaggio e di manipolazione del mercato.
Qualcuno si ricorderà dell’arroganza della rappresentante di Pfizer davanti al parlamento europeo. La stessa arroganza è stata esibita da BlackRock quando i parlamentari britannici hanno chiesto spiegazioni a proposito degli investimenti nel combustibile fossile. La vera notizia non sta nella protervia di BlackRock, che fa i suoi affari, ma nell’atteggiamento rassegnato dei parlamentari, che accettano tranquillamente questa gerarchizzazione antropologica, per cui c’è chi può fare quello che gli pare, e chi invece viene disciplinato nel comportamento e nel pensiero. Ai poveri si impongono ecotasse, mentre per BlackRock non si osa neppure avanzare l’ipotesi di sovra-tassare i profitti ricavati dagli investimenti sul fossile. La legge e lo Stato sono finzioni, ciò che conta sono le gerarchie antropologiche. A rispondere dei fallimenti della riconversione al “sostenibile” infatti non saranno gli esseri superiori che stanno nelle multinazionali e nei governi, bensì i “negazionisti”.
C’è quindi un’affinità tra il Ponte sullo Stretto di Messina e la riconversione energetica senza emissione di CO2. Nessuno di questi progetti è infatti in grado di prospettare neppure lontanamente un quadro dei costi ed un percorso di realizzabilità, perciò il tutto si risolve in una speculazione finanziaria fine a se stessa ed in una colpevolizzazione preventiva di chi fa domande. L’inconcludenza produttiva di quei progetti deve però assolutamente trovare un alibi, un capro espiatorio, un mostro contro cui indirizzare l’odio dell’opinione pubblica ed al quale attribuire la colpa del ritardo e del fallimento. La colpa del “sabotaggio” se la prenderanno i disfattisti nel caso del Ponte, e i negazionisti nel caso dell’emergenza climatica.