NOTIZIE DAL CPR DI VIA CORELLI
Riceviamo e diffondiamo:
NOTIZIE DAL CPR DI VIA CORELLI
Il 6 luglio una colonna di fumo si alza dal settore c del cpr di via Corelli; ancora una volta i prigionieri hanno deciso di protestare distruggendo la loro gabbia. A seguito della rivolta un gruppo di persone è andato a portare solidarietà e vicinanza ai rivoltosi, quel momento ha permesso di rompere il muro di silenzio intorno al centro di permanenza per il rimpatrio.
La situazione descritta dai prigionieri è come sempre raccapricciante. Il 10 luglio la polizia ha effettuato alcuni controlli nei confronti dei reclusi, forse alla ricerca di un accendino. Almeno una persona è stata ferita. Per quanto riguarda la quotidianità, il cibo è marcio, imbottito di vermi e psicofarmaci, tanto che nelle ore dopo il pranzo la gente è insolitamente tranquilla. Gli psicofarmaci poi vengono distribuiti come rimedio per ogni male. Del resto se non c’è un evidente pericolo di vita non si viene portati in ospedale. Tanto poco è considerata la vita di chi è rinchiuso, che spesso non viene effettuato nessun controllo prima di portare qualcuno al CPR: anche se si è già malati si viene rinchiusi. Una volta dentro comunque non ci sono molte possibilità di rimanere sani: i materassi sono sporchi, si vive tra i rifiuti, il caldo è asfissiante e i medici latitano. A questo si aggiunge l’incertezza sul proprio futuro, dopo anche 4 mesi dentro, non si sa se si potrà uscire, se si verrà rimpatriati e quando questo succederà.
L’unico modo per farsi sentire sembra quindi quello di provare a distruggere sé stessi, tentando il suicidio, o provare invece a distruggere la prigione in cui si è rinchiusi. Come in altri CPR in tutta Italia, anche a Milano quest’ultima via sembra efficace, un modulo del CPR di via Corelli è stato chiuso a seguito di quest’ultima rivolta e non possiamo che augurarci che alla fine chiudano tutti.
In allegato: foto della attuale situazione del centro e dei controlli del 10 luglio