Sul primo maggio No TAV e la lotta contro l’Alta Velocità in Trentino
Abbiamo chiesto a un compagno che vi ha partecipato una cronaca ragionata delle ultime giornate di lotta contro il TAV a Trento. Eccola.
Sul primo maggio No TAV e la lotta contro l’Alta Velocità in Trentino
Antefatti
A partire dall’inizio dell’anno il percorso di opposizione alla costruzione della linea TAV Verona–Brennero, che viene da quasi 20 anni di iniziative sul territorio trentino e sudtirolese, ha subìto un’accelerazione dovuta all’annunciato imminente inizio dei lavori a Trento. L’improvvisa urgenza di aprire i cantieri è dovuta all’esigenza di rientrare nelle tempistiche dettate dal PNRR per il finanziamento alle cosiddette “grandi opere”. L’inizio degli scavi della galleria che dovrebbe attraversare Trento da sud a nord è però preceduto da un’intensa campagna di lavori preliminari: sondaggi geognostici, misurazioni, “messa in sicurezza” di alcune aree, abbattimento degli edifici espropriati da RFI. Lavori meno impattanti, spesso della durata di pochi giorni, comunque indispensabili per dare copertura legale all’avvio della cantierizzazione. Lavori quindi da impedire, bloccare, rallentare, per rinviare l’arrivo di talpe e frese, per mettere in chiaro la determinazione di chi si oppone.
Vale la pena ricordare che i cantieri dovrebbero inserirsi non in una valletta disabitata, ma in una città di 120mila abitanti, collocata sul principale asse viario che collega l’Italia al nord Europa, e, se l’imbocco della galleria si colloca nelle campagne della periferia sud, essa poi dovrebbe passare sotto i popolosi quartieri della collina est e sbucare nella zona di Trento Nord, la più densamente abitata, comportando lo sventramento di un pezzo di quartiere e lo spostamento della principale arteria di traffico della città, via Brennero. Proprio all’imbocco di Trento Nord sono nati, negli ultimi mesi, due presìdi permanenti, spazi di incontro e opposizione quotidiana ai lavori preliminari, agli espropri, all’annunciata cantierizzazione. Dopo che una prima trivellazione su Via Brennero viene “soltanto” rumorosamente contestata, iniziano gli appuntamenti mattutini per sventare l’avvio di altri lavori e in varie occasioni la presenza No TAV impedisce o ritarda ai mezzi delle ditte l’accesso alle aree interessate da sondaggi e misurazioni, non senza qualche intervento della celere, inviata a risolvere la situazione a scudate.
La trivella a Villazzano
Domenica 30 aprile si viene a sapere, su segnalazione di alcuni abitanti della zona, di una trivella di Trivelsonda (la ditta che sta svolgendo i sondaggi geognostici, implicata anche nei lavori del TAP in salento) nel quartiere di Villazzano, sulla collina est. Alcuni No TAV vanno a verificare e la trovano inspiegabilmente incustodita, circondata dai soli operai, senza l’ormai usuale codazzo di DIGOS, celere, pattuglie. Una leggerezza dettata forse dal giorno festivo, forse dalla posizione isolata, in una via di scarso passaggio, in un quartiere che fin’ora non era stato interessato da momenti di opposizione attiva. Basta poco, ai primi arrivati sul posto, per sgattaiolare alle spalle degli operai, arrampicarsi sulla trivella, bloccarla. Nel frattempo sopraggiungono altri solidali e per qualche ora i lavori non procedono, fino all’intervento della celere. Si viene a sapere anche di un’altra trivella nella stessa zona (probabilmente rimossa al volo per evitare fastidi). Se la presenza improvvisata di domenica mattina si è rivelata relativamente efficace nel ritardare i lavori è stato per la prontezza di chi ha saputo cogliere una situazione favorevole, anche con numeri ridotti. Sapendo, per ammissione degli operai stessi, che i lavori proseguiranno anche il giorno successivo, e con la celere ormai schierata sul posto, si ragiona su una chiamata più significativa, in grado di riunire le forze di chi, anche con poco preavviso, non intende restarsene a casa mentre i lavori avanzano, a maggior ragione il Primo Maggio.
Il giorno successivo ci si ritrova in piazza in circa 150 e si percorrono le vie del paese con l’intento di avvicinarsi il più possibile alla trivella. Vuoi per la composizione variegata, vuoi per la presunta “mitezza dei trentini” (espressione con cui l’assessore ai lavori pubblici motiva, sui giornali, la fiducia nella rassegnazione e nel rincoglionimento dei propri concittadini, di cui evidentemente non nutre grande stima) che li porterebbe a non opporsi attivamente all’opera, arrivati al cantiere si nota subito una rete rimasta incustodita. Tempo di passarci affianco e la rete si apre, buona parte del corteo si riversa all’interno, mentre partono le prime manganellate qualcuno riesce nuovamente ad arrampicarsi sulla trivella e ad aprire la gabbia che circonda le tubazioni, la cui apertura dovrebbe causare, come misura di sicurezza, l’immediato blocco della trivellazione. Invece il blocco è stato evidentemene manomesso, la trivella continua a scavare, un paio di compagni vengono atterrati malamente da sbirri e operai, che poco dopo realizzano la situazione di pericolo e si affrettano a spegnere il macchinario. Con i lavori nuovamente bloccati e più di un centinaio di persone a circondare la trivella si susseguono per oltre un’ora interventi diretti agli abitanti delle case circostanti, tra chi segue dalle finestre e chi si avvicina al presidio. Quando alla celere, oggettivamente in sottonumero, si aggiungono i carabinieri, parte una nuova carica, si resiste quanto si può, fino a che non riescono spingerci fuori dall’area del cantiere. Ma la DIGOS decide che non è abbastanza e ordina un’ulteriore, violenta carica, con l’intento di spostarci anche dalla ciclabile adiacente (e, probabilmente, di far capire ai presenti, molti dei quali non avvezzi al conflitto di piazza, il livello di scontro a cui sono disponibili pur di far svolgere i lavori).
Era da parecchi anni (dal contrasto alle trivellazioni del 2015) che in Trentino non si vedevano cariche a difesa di un cantiere preliminare del TAV. Fa piacere dunque constatare la determinazione che si respirava anche nei momenti più difficili di questo primo maggio, la volontà di non arretrare condivisa da una composizione tutt’altro che “militante”, la determinazione data, crediamo, anche dalla fiducia reciproca costruita in una lunga mobilitazione e dall’immediata comprensibilità della pratica del blocco, l’unità di intenti dovuta anche dalla chiarezza degli obiettivi. Spicca inoltre il fatto che alcuni abitanti della zona si siano avvicinati proprio dopo aver visto il blocco della trivella e la brutalità della polizia, condividendo il ritorno del corteo dalla trivella alla piazza e l’assemblea successiva: forse l’”allargamento” più volte invocato non si costruisce solo con iniziative non conflittuali ma anche con momenti in cui, con qualche dose di rischio in più, si tenta di raggiungere qualche piccolo, parziale obiettivo.
Che il coinvolgimento in momenti di blocco e nella resistenza all’intervento poliziesco di persone esterne agli ambiti militanti preoccupi la controparte è confermato da un episodio di qualche giorno dopo. Mentre i giornali ripetevano la solita manfrina degli “anarchici infiltrati”, la mattina di mercoledì 3 alcuni mezzi di ditte coinvolte nei lavori preliminari (Geosat, Global Service, Trentino Trasporti) vengono bloccati per più di un’ora su via Brennero. La DIGOS minaccia l’intervento della celere, si valuta il rapporto di forza non proprio favorevole e ci si allontana prima dell’arrivo delle camionette. Poco dopo un nutrito gruppo di digossini scortati da un plotone della celere si presenta al presidio permanente delle Fornaci per identificare tutti i presenti. In quell’occasione la dirigente Monica Ress, con chiaro fare intimidatorio, ci tiene a proclamare a gran voce: “Abbiamo i nomi di tutti, anche di quelli che non conoscevamo”. Evidentemente spulciando i video del primo maggio deve averli infastiditi non poco notare varie facce sconosciute. Ci spiace deluderli, comunque: non hanno i nomi di tutti, ce ne sono parecchi di cui non si sono accorti.
Oltre a ribadire la nostra solidarietà a chi ha resistito alle cariche (facendosi anche piuttosto male), concludiamo con due menzioni particolari.
Un applauso va alle chiavi della trivella, che il primo maggio hanno pensato bene di sparire nella confusione del momento e fino al pomeriggio del 2 non erano ancora ri-spuntate. La DIGOS, piuttosto incarognita, latrava che fossero state sottratte da qualche No TAV. A noi, che ancora cerchiamo un barlume di coscienza di classe, piace sperare che siano state imboscate proprio da qualcuno degli operai di Trivelsonda, che tra un insulto e l’altro ha pensato bene di prendersi una pausa, almeno per il primo maggio.
Campione di assenza di dignità si conferma infine il sindaco di sinistra–sinistra Ianeselli, interamente dedito ad un’indefessa e militante propaganda pro–TAV, che, dal palco del primo maggio della triplice sindacale (un ritorno a casa, d’altra parte è l’ex segretario della CGIL) si preoccupa di dare sentita (e scontata) solidarietà agli “uomini delle forze dell’ordine aggrediti a Villazzano”.
Qualcuno che c’era