Sostituzione macchinica

Mentre il ministro dell’agricoltura Lollobrigida parla, con linguaggio nazista, di «sostituzione etnica» degli italiani da parte degli immigrati; mentre i cosiddetti democratici – che il razzismo istituzionale lo hanno sempre praticato senza dichiararlolo accusano di «suprematismo bianco», esiste una ben reale «sostituzione» in atto, che tutti gli schieramenti della classe dirigente promuovono: quella degli umani da parte delle macchine.

«Macchine che scimmiottano gli esseri umani tendono a infiltrarsi in ogni aspetto della vita delle persone e le costringono a comportarsi come macchine. I nuovi dispositivi elettronici hanno in verità il potere di costringere le persone a “comunicare” con essi e con gli altri esseri umani nei termini dettati dalla macchina. Ciò che strutturalmente non rientra nella logica delle macchine viene filtrato e in pratica scompare da una cultura dominata dal loro uso. Il comportamento meccanico degli esseri umani incantenati all’elettronica corrisponde a un deterioramento del loro benessere e della loro dignità, a lungo andare intollerabile per la maggior parte di essi. Le osservazioni sulla nocività di ambienti elettronicamente programmati dimostrano che in essi le persone diventano indolenti, impotenti, narcisistiche e apolitiche. Il processo politico si deteriora perché la gente diviene incapace di governarsi e chiede invece di essere gestita».

Così diceva, nel lontano 1982, Ivan Illich intervenendo a un convegno dal titolo La società gestita dai computer. E concludeva, con profetica lucidità: «Proprio come il traffico motorizzato, i computer necessitano di un regime di polizia».

Ora, non solo la gestione automatizzata dei comportamenti è aumentata a dismisura rispetto al 1982 – grazie agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale e alla diffusione di massa degli smartphone –, ma la convergenza strutturale tra informatica, biotecnologie, nanotecnologie e neurotecnologie ha esteso gli strumenti di cattura, di controllo e di mercificazione ai processi vitali stessi degli umani e delle altre specie. Se l’intera realtà diventa una «risorsa» da gestire e da sfruttare; se ogni materia vivente è un mero flusso di informazioni, un insieme di numeri e di codici da tracciare, isolare e ricombinare al computer o in laboratorio, non c’è alcuna soglia che la potenza tecno-industriale non possa oltrepassare. Se persino un’espressione vocale o facciale può essere scomposta, analizzata e venduta, lo stesso avviene per i geni, le cellule, i tessuti, i liquidi. Il recente accordo di collaborazione tra IBM e ModeRNA per la produzione di farmaci a m-RNA dimostra esattamente questo: il «Pianeta Smart» e la fabbrica genetica si fondono e si confondono. Negli stessi laboratori di bio-insicurezza – si tratti di fabbricare armi biologiche o di studiare antidoti «vaccinali» contro la diffusione di agenti patogeni – il grosso del lavoro è affidato ai computer e all’Intelligenza Artificiale. Pezzi di un medesimo apparato, garantito da un regime di polizia.

Per sbarrare la strada alla nostra sostituzione da parte delle macchine dobbiamo sia attaccare la furia predatoria della logica tecno-mercantile, sia scarcerare dalle gabbie cibernetiche le nostre vite, la nostra sensibilità, il modo in cui guardiamo la natura. Quando l’estrattivismo punta direttamente ai corpi, alla coscienza e al linguaggio, in gioco è la definzione stessa dell’umano. Per questo abbiamo così bisogno di una cosmovisione altra rispetto a quella del capitalismo e della sua scienza; per questo abbiamo bisogno di collegare, idealmente e praticamente, la nostra resistenza contro i paradisi tecnologici alle rivolte che scoppiano negli inferni su cui si fondano.

Alcune comunità indigene della Colombia, che si stanno riprendendo con la lotta le terre su cui vivere, hanno lanciato il fronte umano.

Il più paradossale dei fronti: quello composto dai poveri e dai disertori di tutti gli Stati e di tutte le tecnocrazie. Un fronte chiamato a realizzare il più antiprogrammatico dei programmi: lasciare la presa. Su noi stessi, sui nostri simili, sugli animali, sulle piante, sulla Terra. Distruggere la distruzione dell’umano, sabotando i suoi laboratori, fermando i suoi avanguardisti e smascherando i loro servitori.