SVB: dalla Valley al baratro

Ci segnalano e a nostra volta segnaliamo questo interessante articolo. Le dichiarazioni istituzionali sul rischio controllato rappresentato dal crollo della Silicon Valley Bank (la sedicesima banca statunitense per ordine di grandezza) assomigliano alle rassicurazioni di un maggiordomo mentre il castello è in fiamme. La costante fuga in avanti dell’apparato tecnologico incarcera la società nella misura esatta in cui abbatte il lavoro produttivo di valore. La metastasi speculativa – che aumenta a dismisura la circolazione di denaro privo di valore – inghiotte l’”economia reale” ; e ogni correttivo – come l’aumento dei tassi di interesse per “combattere l’inflazione” – è in realtà un estintore caricato a benzina. È in arrivo una nuova Emergenza?

SVB: dalla Valley al baratro

Venerdì, la banca californiana Silicon Valley Bank (SVB) è risultata la più grande banca a fallire dalla crisi finanziaria del 2008. Il crollo improvviso, che ha sconvolto i mercati finanziari, ha portato al blocco di miliardi di dollari appartenenti ad imprese e investitori. La SVB ha ricevuto depositi e concesso prestiti a società nel cuore del settore tecnologico americano. La Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) degli Stati Uniti funge ora da curatore fallimentare. La FDIC è un’agenzia governativa indipendente che assicura i depositi bancari e sovrintende alle istituzioni finanziarie, il che significa che liquiderà gli asset della banca per rimborsare i propri clienti, inclusi depositanti e creditori. Che cosa è successo alla SVB? Si tratta di un episodio singolo o di un segnale che si verificheranno a breve altri crolli finanziari? Immediatamente la SVB ha annunciato di aver venduto in perdita un enorme quantità di titoli in cui aveva investito e che avrebbe dovuto emettere nuove azioni per 2,25 miliardi di dollari per cercare di sostenere il proprio bilancio. Ciò ha scatenato il panico tra le principali imprese high tech della California che avevano depositato i loro soldi presso la SVB. C’è stata una classica corsa agli sportelli, così la banca in men che non si dica ha dovuto impedire ai depositanti di ritirare i contanti. Il prezzo delle azioni della società è crollato, trascinando con sé altre banche, di conseguenza è stata interrotta la vendita di azioni SVB e quindi la banca ha abbandonato l’impegno per raccogliere capitali o trovare un acquirente, portando la FDIC a prenderne il controllo.

Sebbene relativamente sconosciuta al di fuori della Silicon Valley, la SVB era tra le prime 20 banche commerciali americane (la 16a più grande) e, secondo la FDIC, aveva un patrimonio complessivo di 209 miliardi di dollari alla fine dello scorso anno. È il più grande istituto di credito a fallire da quando Washington Mutual è crollata nel 2008 durante il crash finanziario globale, quindi, contrariamente ad alcuni rapporti, la SVB non è un pesce piccolo, infatti ha offerto servizi a quasi la metà di tutte le società high tech e sanitarie degli Stati Uniti sostenute da venture capital (capitale di rischio). La SVB deteneva denaro per questi “venture capitalist” (quelli che investono in nuove “start-up”), ma, con contanti acquisiti nei depositi, ha anche effettuato investimenti, concedendo prestiti a volte rischiosi ai fondatori di tecnologia sia personalmente che alle loro società. Ma i suoi investimenti hanno iniziato ad accumulare perdite, infatti la SVB aveva scommesso sull’acquisto di titoli di Stato statunitensi apparentemente sicuri. Tuttavia, quando la Federal Reserve ha iniziato il suo ciclo di rialzo dei tassi di interesse per “controllare l’inflazione”, il valore di questi titoli è diminuito drasticamente e il bilancio della SVB ha iniziato a prendere acqua. Quando ha informato il mondo finanziario che stava vendendo queste obbligazioni in perdita per soddisfare i prelievi di contanti da parte dei clienti, la corsa alla banca è esplosa, così non riuscendo a ottenere finanziamenti extra vendendo azioni, la SVB ha dovuto dichiarare bancarotta ed entrare in amministrazione controllata della FDIC. Alcuni stanno respingendo l’idea che il crollo di SVB sia un segnale per il futuro. La “SVB era piccola, con una base di deposito molto concentrata”, ha affermato il responsabile della ricerca azionaria europea di Amundi, Ciaran Callaghan. Non era “preparata a deflussi di depositi, non aveva la liquidità a portata di mano per coprire i rimborsi dei depositi, e di conseguenza è stata un venditore forzato di obbligazioni portando ad un aumento di capitale e creando il contagio. Questo è davvero un caso isolato e idiosincratico”.

Quindi è un caso singolo. Ma lo è? Il crollo della SVB è dovuto a un fenomeno più ampio, vale a dire gli aggressivi aumenti dei tassi di interesse della Federal Reserve nell’ultimo anno. Quando i tassi d’interesse erano prossimi allo zero, banche come la SVB si sono caricate di buoni del tesoro a lunga scadenza e apparentemente a basso rischio. Ma quando la Fed ha alzato i tassi di interesse per “combattere l’inflazione”, il valore di tali attività è diminuito, lasciando molte banche sedute su perdite non realizzate. Tassi più elevati hanno anche colpito in modo particolarmente duro il settore tecnologico, minando il valore dei titoli tecnologici e rendendo difficile la raccolta di fondi. Quindi le aziende high tech hanno iniziato a ritirare i loro depositi in contanti presso la SVB per far fronte ai loro debiti. Ed Moya, analista di mercato senior di Oanda, ha commentato: “Tutti a Wall Street sapevano che la campagna al rialzo dei tassi della Fed alla fine avrebbe sfasciato qualcosa, e in questo momento si tratta di smantellare le piccole banche”. L’altra crepa nel muro bancario sono le criptovalute. Anche il prestatore di criptovalute Silvergate è stato costretto a liquidare dopo il crollo dei prezzi e degli scambi di bitcoin e di altre criptovalute. “Le sfide istituzionali della SVB riflettono un problema sistemico più ampio e diffuso: il settore bancario è seduto su una tonnellata di attività a basso rendimento che, grazie agli aumenti dei tassi nell’ultimo anno, si trovano attualmente sott’acqua e stanno affogando”, ha affermato Konrad Alt, co-fondatore del gruppo Klaros. Alt ha stimato che gli aumenti dei tassi hanno “alla fine del 2022 effettivamente spazzato via circa il 28% di tutto il capitale nel settore bancario”.

Il fallimento della SVB può essere un caso isolato, ma i crolli finanziari iniziano sempre con i più deboli o i più spericolati. Questa è una banca che veniva schiacciata dalle forbici di una crisi imminente: calo dei profitti nel settore tecnologico e calo dei prezzi degli asset per l’aumento dei tassi di interesse. La SVB era cresciuta fino ad avere circa 209 miliardi di $ in asset con una base di clienti concentrata tra le start-up tecnologiche [1] e quindi si è dimostrata particolarmente vulnerabile all’impatto provocato dal rapido aumento dei tassi di interesse. Ma le perdite della SVB sulle vendite di titoli si ripetono per molte altre banche. La FDIC ha recentemente riferito che le banche statunitensi sono sedute su 620 miliardi di dollari di perdite non realizzate combinate nel loro portafoglio di titoli.

Nel frattempo, dopo che gli ultimi dati sull’occupazione hanno continuato a mostrare un mercato del lavoro “ristretto”, la Federal Reserve sembra destinata a continuare ad aumentare i tassi di interesse ancora più velocemente e più in alto di quanto previsto dagli investitori finanziari. In una testimonianza al Congresso degli Stati Uniti la scorsa settimana, il presidente della Federal Reserve Jay Powell lo ha chiarito: “L’occupazione, la spesa dei consumatori, la produzione manifatturiera e l’inflazione hanno in parte invertito le tendenze di indebolimento che avevamo visto nei dati solo un mese fa”. E come ha affermato Larry Summers, il guru keynesiano ed ex segretario al Tesoro, “Dobbiamo essere pronti a continuare a fare ciò che è necessario per contenere l’inflazione”. Forse al punto di far crollare parte del settore bancario e aziendale.

Michael Roberts

[1]Tra cui NVIDIA, Snap Inc., NBC Universal, LinkedIn e Microsoft. Le aziende selezionate per partecipare all’evento includevano AC Global Risk, Lyrebird AI, Synthesia, Truepic, Graphika, Fiddler Labs, Deeptrace, Onfido, Spectrum Labs Inc, Modulate e Armorblox. Esiste anche un rapporto piuttosto stretto tra le imperse high tech della Silicon Valley e il Ministero della Difesa con capitale investito nei primi anni per finanziare la ricerca e lo sviluppo dei semiconduttori, successivamente utilizzato per il programma spaziale e infine per i satelliti spia (NdT).