Lipsia: incendiati veicoli di Sachsenforst

Lipsia: incendiati veicoli di Sachsenforst

A nord di Dresda, in Sassonia, si trova la foresta di Heidebogen («Heibo»), occupata dall’agosto 2021 per evitare che venga raso al suolo per l’adiacente impianto di ghiaia KBO.

Il 15 febbraio, una cinquantina di persone che avevano costruito delle capanne sugli alberi ed eretto barricate ad Heibo hanno iniziato ad essere sgomberate dalla foresta a seguito di un’operazione poliziesca. Successivamete, l’azienda pubblica Sachsenforst, che gestisce le foreste in Sassonia, ha ripreso possesso dei luoghi, con quattro abbattitrici e 70 impiegati forestali, cominciando a distruggere gli ettari di foresta demaniale promessi alla cava di ghiaia. Il 16 febbraio, a Lipsia, quattro furgoni nel parcheggio di Sachsenforst sono bruciati nella notte in rappresaglia, causando circa 100000 euro di danni.

Il 15 febbraio, gli sbirri mandati da Sachsenforst hanno cominciato a distruggere l’occupazione della foresta di Heibo, vicino a Dresda. È la tredicesima volta, quest’anno, che un’occupazione viene sgomberata. È il prossimo luogo in cui le persone si oppongono alla distruzione.

E, come a Danni, a Hambi o a Lützerath*, sono gli interessi del capitale che si devono imporre. Il disboscamento di 900 ettari di foresta e la distruzione associata delle paludi e delle risorse insostituibili che ne deriva è unico in Germania. Da anni, diverse associazioni ambientaliste stanno mettendo in guardia contro l’ampiezza del fenomeno e, dopo tutto questo tempo, i responsabili le ignorano.

L’azienda pubblica Sachsenforst, che dipende direttamente dal ministero dell’ecologia del Land della Sassonia, è in prima linea. Una politica verde, come d’abitudine.

Concretamente, l’azienda KBO vuole impadronirsi della ghiaia che si trova sotto la foresta di Heidebogen. E, soprattutto, vogliono trasformare questa ghiaia in cemento, che vale quanto il suo peso in oro nel capitalismo, ancora e sempre fondato sulla crescita.

Per rispondere a questo imperativo di crescita, una foresta deve sparire, anche se è un ecosistema che offre un habitat a una grande varietà di piante e di animali.

Beninteso, il disboscamento che ha luogo attualmente è sempre abbellito dal fatto che la zona sarà oggetto di rimboschimento, un giorno o l’altro. Ma è evidente che un ecosistema che si è sviluppato durante decenni non si possa semplicemente “restaurare” di punto in bianco.

L’insieme di esseri viventi uccisi e cacciati dai lavori in corso non tornerà solo perché glielo si chiederà gentilmente. Ma ciò che avrà un impatto probabilmente ancora più pesante sulla natura a Heidebogen e sul cambiamento climatico è la distruzione delle paludi circostanti. Il lavoro delle fabbriche di ghiaia fa penetrare dei nutrimenti nella falda freatica che alimenta le paludi torbiere, che dipendono esattamente dall’opposto: la mancanza di nutrimenti. È solo così che le paludi offrono agli organismi un habitat particolare che, altrimenti, sarebbe colonizzato da altri con necessità nutritive più elevate. Inoltre, le paludi sono una riserva di CO2 estremamente efficace, per cui il volume di stoccaggio sorpassa grandemente quello delle foreste. In altre regioni della Germania, si cerca di rinaturalizzare le paludi con enormi quantità di grana, mentre a Heibo si mette in pericolo una zona paludosa unica nel suo genere, che era rimasta finora abbastanza intatta. Dato che una palude non cresce più di un centimetro all’anno, la rinaturalizzazione non è che una foglia di fico per mascherare il fatto che stiamo correndo verso la catastrofe con piena cognizione di causa.

Ne siamo convinti da lungo tempo: la crescita verde è una menzogna. Se vogliamo preservare la vita sulla terra, dobbiamo intraprendere delle strade totalmente differenti. Dobbiamo mettere la parola fine all’obbligo di crescita e questo non può passare dalla partecipazione parlamentare, dalle proteste pacifiche o da altri mezzi democratici. Abbiamo quindi deciso di attaccare Sachsenforst, in quanto principale responsabile dello sgombero e del disboscamento. Portiamo così il nostro contributo alle lotte che, nel mondo intero, si oppongono alla distruzione del pianeta. Che sia a Heibo, a Fecher o in tutte le altre occupazioni che hanno dovuto cedere il passo all’idra a due teste dello Stato e del capitale. Senza dimenticare che un’utopia è stata vissuta in questi luoghi, aprendo prospettive, lontano da tutte le schifezze che ci infestano nel quotidiano.

Ci teniamo a ringraziare tutte le persone che hanno tenuto duro nella foresta e hanno messo in pratica la protezione del clima!

Libertà per tutti coloro ancora in prigione!

Per l’anarchia!

Degli/delle Anarchici/he

PS: Ancora un piccolo suggerimento da parte nostra, per concludere: tutti gli sbirri che stanno espellendo la gente dalla foresta potrebbero essere utilizzati meravigliosamente per dei lavori utili, per esempio per piantare dei nuovi alberi senza distruggere un ecosistema.

Per maggiori informazioni:

heibo.noblogs.org

*Danni è la foresta di Dannenrod (Hesse), sgomberata nel novembre 2020, Hambi è la foresta occupata di Hambach, in Renania del Nord-Westfalia, Lützerath è il villaggio sgomberato il mese scorso (NdT).

15/02/23

(da “Bezmotivny. Quindicinale anarchico internazionalista”, 6 marzo 2023)