TAM TAM, CRACK CRACK, TUM TUM TUM – Sulla manifestazione di sabato 4 marzo a Torino, con Alfredo Cospito e contro il 41 bis.
Riceviamo e diffondiamo:
Ieri si è scesi un’altra volta in strada per la vita, la vita di un compagno che ha accettato con risolutezza di smettere di essere, di esistere. Lo ha fatto con un messaggio chiaro e una speranza tutt’altro che comune di questi tempi: spera che manteniamo accesa la fiaccola. Che trascendiamo la sua lotta.
Come Alfredo, scommettiamo sulla vita e, soprattutto, contro tutto e tuttx coloro che la negano. Coloro che generano il degrado continuo degli ecosistemi, lo sterminio delle specie, la trasformazione dell’ambiente a un letamaio. Coloro che perpetuano società ostili al rischio e all’avventura, annichilendo ciò che è diverso, conformando piaceri e desideri. Coloro che difendono una schiavitù soggiogata al discorso delle merci e che criminalizzano il transito delle persone. Coloro che impongono un mondo basato sul profitto, costruendo relazioni che necessitano gerarchia e autorità. Coloro che perpetuano una realtà basata sulla simulazione e non sulla sperimentazione, in cui il virtuale si impone sul reale…
È la pratica anarchica, con tutto il suo infinito ventaglio di possibilità, che deve segnare il nostro passo. Con determinazione e, quando sia necessario, cautela. Con audacia, ma collezionando saperi. Senza paura di commettere errori, ma con la volontà di non ripeterli. Questa missione porta con sé molti diversi rischi (carcere, multe, esilio, marginalizzazione, incomprensione…), ma se lasciamo spegnere questa passione interiore, siamo perduti.
Tornando al corteo di sabato: uscendo dalla piazza, lo stimolante TAM TAM dei tamburi è stato a poco a poco sostituito dal CRACK CRACK dei martelli, arieti improvvisati e sampietrini che colpivano e facevano a pezzi gli emblemi più insolenti della simbologia di morte, dello spettacolo della dominazione, della vetrina del capitale.
Con ritmi diversi, com’è ovvio che sia quando sono la spontaneità e la rabbia, insieme al sangue freddo dell’esperienza, ad accompagnare il TUM TUM TUM dei battiti del cuore, che ci permettono di strappare spazi e tempi alla monotonia, al grigiore della normalità, all’insipida esistenza cittadina.
Senza la volontà di produrre critiche offensive, e applaudendo l’organizzazione e la scrupolosità dex compagnx localx, vorremmo però annotare alcune frustrazioni:
Le manifestazioni, per quanto selvaggiamente evolvano, vengono sempre contingentate da un’azione limitata ad un luogo e un momento specifici. Sono una dimostrazione di forza, un’espressione di dissenso e, nel migliore dei casi, un tentativo di braccio di ferro con il potere. Per questo non possono e non dovrebbero essere limitate. Chiaro, sempre preservando, nella misura del possibile, la salute e la sicurezza dex nostrx.
Da questa prospettiva difendiamo la difesa/attacco che ha avuto luogo con gli sbirri uniformati. Così come la ritirata il più sicura e coordinata che x nostrx sono riusciti ad assicurarci, a base di barricate improvvisate e infuocate, che impedivano il rapido sopraggiungere della polizia.
Abbiamo il privilegio di essere fuori, alcunx di avere anche i documenti o le identità che ci facilitano un transito comodo attraverso la struttura sociale. Ma questo dovrebbe solo renderci più responsabili, più taglienti, più dispostx a metterci in gioco e a dare battaglia. Da dentro e tra uguali: provare, sbagliare e tornare a provarci; verso fuori: senza limiti e con rischio, ma senza martirii né masochismi.
Grazie compagnx.
Il politico è personale.
Da e per l’anarchia.
Rivoltosx spontanex nella città di Torino.