Roma: Nessuna resa – Incontro nazionale contro il 41bis
NESSUNA RESA
INCONTRO NAZIONALE CONTRO IL 41bis A ROMA I GIORNI 16 E 17 LUGLIO
Il 5 maggio è stato notificato il regime di 41bis all’anarchico Alfredo Cospito, già detenuto nel carcere di Terni, che a distanza di pochi giorni è stato trasferito nel carcere di Bancali (Sassari), uno dei più duri dove vige questo regime, col fine di isolarlo ancora di più dai suoi affetti e dal movimento anarchico.
Il 41bis è un regime detentivo che mira a impedire i rapporti tra dentro e fuori il carcere, limitando i colloqui e le telefonate, sottoponendo a censura costante la corrispondenza, limitando il numero e i contenuti dei libri permessi, e ad annichilire l’individuo attraverso misure di “sicurezza” particolarmente stringenti, continue perquisizioni corporali e della cella, restrizioni sui contatti tra i detenuti, etc. Un carcere nel carcere, o meglio, un vero e proprio “carcere di annientamento”, volto a spezzare coloro che per una ragione o l’altra costituiscono una minaccia all’ordine costituito e ai poteri che lo governano.
Dopo aver usato il 41bis per piegare la delinquenza organizzata che non era possibile sottomettere o cooptare, dopo averlo impiegato per punire il ritorno di fiamma della lotta armata comunista, ora lo Stato Italiano vorrebbe utilizzarlo come strumento per tentare di schiacciare i prigionieri e le prigioniere anarchiche rivoluzionarie e di intimidire tutti coloro che ancora attentano alla pace sociale interna.
Vogliono seppellire vivo Alfredo non solo per le azioni e i percorsi di lotta di cui è imputato, ma sopratutto per il suo carattere indomito e per la determinazione con cui ha sempre continuato a contribuire al dibattito anarchico, collaborando con giornali e periodici, diffondendo riflessioni e proposte, spingendo sempre per pratiche di conflitto attive e non recuperabili. Vogliono che il suo caso sia un monito per chiunque ancora si organizza e lotta contro questo sistema oppressivo e sfruttatore.
Questo in un momento in cui il Capitalismo e l’ordine mondiale che esso ha instaurato dopo le Grandi Guerre sono in fase di ristrutturazione, sia a livello dei processi produttivi e di estrazione delle risorse, che a livello geopolitico mondiale. Sappiamo che questo processo non sarà indolore, e che come tutte le fasi di crisi i suoi costi verranno fatti pagare alle componenti più povere e marginalizzate della popolazione. Già sono previste proteste e turbolenze sociali, ed è per questo che gli stati si stanno da tempo organizzando preventivamente contro quest’eventualità, colpendo duramente le frange ancora combattive degli ormai morti movimenti rivoluzionari. Dalla Grecia al Cile, dagli Stati Uniti alla Germania, i governi prendono contromisure contro l’anarchismo, individuato come uno dei pericoli maggiori per l’ordine interno. Vengono varate nuove leggi repressive, così come vengono affilati i vecchi strumenti della contro-insurrezione. L’Italia, nello specifico, dopo aver rispolverato imputazioni e dispositivi sviluppati al tempo del Regno d’Italia, dal reato di devastazione e saccheggio alla sorveglianza speciale, aggravato le condanne per i reati di “ordine pubblico”, e reso alcuni reati più adattabili ad un loro uso indiscriminato, come quello di attentato (art. 280 c.p.), di strage e di associazione con finalità di terrorismo (270bis), ha infine accentrato la pianificazione della repressione anti-anarchica istituendo la DNAA (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo), dando dunque all’Antimafia, vera e propria lobby di potere all’interno delle istituzioni, il compito di eradicare l’insorgenza interna. I risultati non si sono fatti attendere: diverse operazioni con accuse di 270bis spalmate sul territorio nazionale, arresti e carcerazioni preventive, e ora stabilendo il regime di 41bis per un anarchico. La democrazia sta ancora una volta calando la sua maschera, costretta dalle condizioni di instabilità a cui va incontro il suo dominio, mettendo in atto una sfacciata stretta autoritaria. Lo vediamo nella maniera in cui è stata gestita prima la pandemia, e ora la guerra, attraverso la mostrificazione di ogni voce discordante con la narrazione dominante da parte dei mezzi di informazione mainstream, e l’incremento dell’uso della forza delle sue istituzioni repressive, polizia e magistratura in primis.
La gravità del momento necessita di tutta la nostra determinazione ed energia. Oltre alla necessaria rivendicazione delle pratiche e dei percorsi di lotta delle prigioniere e dei prigionieri anarchici, in Italia come nel mondo intero, in quanto esperienze che costituiscono e rafforzano il bagaglio dell’anarchismo, c’è per noi il bisogno di una solidarietà che vada oltre il sostegno morale e materiale. C’è l’urgenza di opporsi con tutte le forze a questo ulteriore innalzamento del livello repressivo, e per questo di occasioni di confronto allargate per verificare le nostre intenzioni e la nostra effettiva disponibilità di farvi fronte.
Consapevoli che le differenze che animano l’anarchismo sono la nostra più grande risorsa, e partendo dal rifiuto di qualsiasi forma di organizzazione centralizzata e di struttura fissa, pensiamo ad un appuntamento che non ricerchi necessariamente punti di “sintesi”, ma che vada nella direzione di rafforzare l’autonomia e la determinazione dei singoli gruppi e individualità, raccordandoli in una prospettiva comune di lotta. Chiamiamo per questi motivi e ragionamenti un momento di incontro nazionale in cui si discuta collettivamente, nell’ottica di condividere analisi e proposte per contrastare al meglio la situazione che ci troviamo ad affrontare.
L’INCONTRO SARÀ OSPITATO PRESSO TORRE MAURA OCCUPATA,
A ROMA IN VIA DELLE AVERLE 10, I GIORNI 16 E 17 LUGLIO
PRANZO E ACCOGLIENZA SABATO ALLE H 12.00, INIZIO DISCUSSIONE H 14.00
Alcuni anarchici e anarchiche contro il 41bis
Roma, 23/06/2022