E’ uscito l’opuscolo “Capitalismo resiliente” a cura di sciroccomadonie.noblogs.org

È uscito l’opuscolo Capitalismo resiliente. Uno sguardo siciliano su estrattivismo e nocività del new green deal a cura di sciroccomadonie.noblogs.org.
I costi sono di 2.5€ a copia più contributo spedizione.
Questa la mail per richiedere delle copie: scirocco@autoproduzioni.net
Riportiamo di seguito l’introduzione

Il lavoro raccolto in queste pagine, ha trovato il suo slancio iniziale nella volontà di fornire strumenti di analisi e di critica che potessero concretizzarsi in forme di resistenza attiva delle popolazioni locali contro l’eventualità di un deposito permanente di scorie nucleari, la cui costruzione è stata annunciata un anno fa, in pieno periodo di emergenza sanitaria (e non a caso, proprio quando le strade svuotate con la paura del contagio prima, e della repressione poliziesca poi, avrebbero e hanno permesso l’avanzare senza ostacoli, di una serie di progetti mortiferi, 5G compreso) con l’elenco dei siti candidati ad accoglierlo. Ci è parso allora necessario e urgente muoverci a prescindere dalla ricaduta effettiva del sito sul territorio che abitiamo, per avere il tempo utile ad allargare gli orizzonti, tessere nuove complicità e prepararci alla lotta.

L’opuscolo non ha visto la luce per vari incidenti di percorso, ma a distanza di un anno, con lo scoppiare di un’ennesima Guerra che minaccia, stavolta, di farsi “mondiale” pensiamo che il materiale messo insieme e rivisto, rimanga valido nelle sue premesse, e utile nel contribuire allo slancio necessario a uscire dalla passività e rischiare, ancora e sempre, il tentativo della liberazione.

Maggio 2022

Introduzione

Siamo convinti che qualsiasi agire abbia bisogno di prospettive concrete per manifestarsi. E che la prospettiva di chi vuole liberarsi non possa non partire dall’analisi delle strutture del dominio, tanto in una dimensione temporale quanto in una spaziale e geografica.
Sul primo punto, se proviamo a leggere cosa ci riservano i piani del potere per il futuro, vediamo l’accentuarsi ad un ritmo esponenziale della natura energivora e biocida del sistema capitalistico. Se non si guarda con occhio ideologico, appare evidente come TAV dappertutto, 5G (ossia una connettività da 1 GB/sec), data center, e una lunga lista di eccetera, comporteranno un aumento enorme della quantità di energia richiesta.
La cornice concettuale che adottiamo è quella dell’estrattivismo, termine proposto da Ràul Zibechi, per descrivere le politiche di rapina del capitalismo globale ai danni del Sud del Mondo. A chi storcerà il naso per l’utilizzo indebito di questa categoria riferita ad una regione periferica d’Europa, rispondiamo che l’enormità dei cambiamenti in corso stanno avendo, questa è la nostra opinione, conseguenze anche sulle geografie dello sviluppo e del sotto-sviluppo e, quindi, sulla distribuzione della violenza sottesa. Vogliamo anche spingerci oltre: è per effetto di una vera e propria manipolazione ideologica che le regioni del Sud Italia non vengono considerate colonie interne, ieri d’Italia e oggi d’Europa.
Se la presenza delle scorie non è scindibile dalla produzione di energia, non può bastare, oggi, opporsi alle nocività già prodotte nei cicli passati. Occorre anche riconoscere il processo a monte, cioè criticare (e agire contro) la presunta neutralità della dichiarata “necessità di energia”.
Il lavoro che segue vuole essere un aggiornamento ed uno strumento in prospettiva, per chi ritiene che riprendere le ostilità verso un sistema economico assassino e biocida, coniughi saggezza, istinto di conservazione e passione per la libertà.
Nella prima parte, affronteremo questioni più generali che rimandano, da un lato, al clima di catastrofe che si respira, alla sua difficile governabilità che a sua volta rende centrale e virulento il ricorso delle classi dominanti alla propaganda e alla manipolazione, e a tutte quelle tecniche che rendano continuabile l’accumulazione, costi quel che costi (e infatti, tra gli a rischio estinzione, c’è anche la facoltà umana del pensare, del dubitare) – inquadriamo in questo senso il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Rifletteremo anche sulla centralità, tanto materiale quanto teorica, assunta dai territori in questa fase in cui sviluppo capitalistico, guerre di rapina, nocività crescenti, colonizzazione del pianeta ma anche dell’immaginario e delle interiorità degli/le oppressi/e, appaiono come un tutt’uno tanto terribile quanto fantasmagorico e sfuggente. Come si capisce, i due piani sono per noi intrecciati e, anche per questo, ci sembrano sospese in questo tempo sia occasioni potenziali che pericoli imminenti. È, a parere nostro, compito delle critiche radicali costruire (riappropriarci di) strumenti utili a pensare e ad agire con il fine della liberazione. Qui e là, in questa prima sezione, troverete anche accenni a vicende di oppressioni specifiche siciliane: storie da ricordare come tutte quelle ancora invendicate.
La seconda parte è quella più di inchiesta: qui ci concentreremo su alcuni progetti in corso e in cantiere che modificheranno la fisionomia e gli equilibri ecologici di interi territori (alcuni già devastati). Al tempo stesso, proprio perché la propaganda prepara il terreno materiale delle devastazioni, non tralasceremo la critica del suo ruolo nelle vicende raccontate e, in alcuni casi, chi sono i produttori prèt à porter di ideologia al suo servizio.
A fare da rumore di fondo all’interezza di questo testo il sentire, ancor prima del con-sapere, che uno scontro ultimativo tra capitale e possibilità libertarie della frazione occidentale della Specie si sta giocando in questi anni densi di avvenimenti, di bombardamenti e di fumi. Il sentire, quindi, che è più che mai imprescindibile l’affrontare – innanzitutto tra le minoranze agenti, poi chissà – l’effetto ottico e polmonare dei fumi che inquinano i corpi e le menti, per scorgere nuovi, potenziali punti di appoggio dello sguardo, grazie ai quali sovvertire gli avvenimenti già decisi e immaginare una vita radicalmente altra tornerà possibile.