“Editare le piante”, ovvero quando la violenza contro la natura è già esplicita nella violenza contro il linguaggio

Solo in un mondo sottoposto a un brutale riduzionismo tecnologico – dentro il quale ogni forma di vita diventa un flusso di informazioni, e la materia organica un mero aggregato di elementi meccanici scomponibili-ricomponibili – possono entrare nell’uso espressioni come editare le piante”, “riscrivere” o “ritoccare” il genoma, “mettere a tacere” o “fuori uso” un gene ecc. Attualizzando alcuni concetti di Debord, si può affermare che, sotto regimi diversi – tecnocrazia concentrata in Cina, tecnocrazia diffusa negli Stati Uniti –, le biotecnologie avanzano separate per colpire compatte, con le normative più “avanzate” che trascinano le più “arretrate” (mai il contrario), mentre l’“accelerazione pandemica” sta facendo compiere un salto di specie al dominio, producendo un nuovo ibrido: la tecnocrazia integrata.

Che poi le tecniche genetiche con cui si rendono “più resistenti ai parassiti”, “più saporite e abbondanti nella resa o con un migliore impatto nutrizionale” le coltivazioni siano le stesse o della stessa famiglia di quelle con cui si “testano” (https://www.focus.it/scienza/salute/covid-un-nuovo-test-rapido-basato-sulla-crispr), si “curano” o si “vaccinano” le popolazioni (https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2021/04/12/dna-nuova-tecnica-crispr), beh, questo è un collegamento che solo una mentalità “complottista” può fare. I razionalisti di “Focus” ci spiegano invece che l’obiettivo è affrontare il cambiamento climatico forgiando un mondo più ecosostenibile”. In breve, la prossima Emergenza.  
https://www.focus.it/scienza/scienze/piante-editate-crispr-via-libera-cina