Appello dall’occupazione Fabrika Yfanet di Salonicco (Grecia)
Riceviamo e pubblichiamo:
per saperne di più sulla raccolta fondi per i lavori di ristrutturazione dell’occupazione: https://www.firefund.net/fabrikayfanet
testo in pdf: mail sulla campagna di fabrika yfanet
Cari compagni/e
Fabrika Yfanet è uno spazio occupato a Salonicco (Grecia) dal 2004. Era una fabbrica di tessuti che è stata dismessa nel 1967. Questo spazio è stato occupato da centinaia di persone, a seguito di decisioni collettive, il 20 Marzo del 2004 e dopo 36 anni è stata aperta alla città una fabbrica abbandonata.
In tutti questi anni l’assemblea di Fabrika Yfanet è stata impegnata con varie questioni politiche. Dall’inizio del progetto abbiamo deciso di esprimerci contro il nazionalismo greco degli anni prima e dopo le Olimpiadi del 2004. Con la nostra azione volevamo mostrare come la fantasia prevalente della Grecia come ‘l’America dei Balcani’ fosse basata sullo sfruttamento di migliaia di immigrati. Gli anni seguenti tante di noi hanno partecipato al movimento degli studenti del periodo 2006-2007 che ha ostacolato la ristrutturazione del modello educativo. Ci siamo trovati insieme a migliaia di altre persone nel vortice dell’insurrezione del Dicembre 2008 e abbiamo tentato di portare il suo spirito fin dentro ai quartieri della città. Durante il periodo delle ‘lotte contro l’austerity’ (2010-2012) abbiamo partecipato ad assemblee di quartiere che si sono formate in parallelo al ‘movimento delle piazze’ e hanno cercato di contrastare le nuove legislazioni sul costo della vita (rifiuto del pagamento dell’acqua, blocco dell’imposizione della retta ospedaliera ecc.). Νel 2011 abbiamo sostenuto il grande sciopero della fame di 300 lavoratori immigrati che chiedevano il riconoscimento e negli anni successivi siamo stati presenti nella lotta contro la costruzione di miniere d’oro a Chalkidiki. Negli ultimi anni abbiamo focalizzato la nostra azione contro la politica statale anti-immigratoria (illegalizzazione, respingimenti, centri di detenzione preventiva) e abbiamo tentato di creare barriere all’ascesa del nazionalismo greco, contro le manifestazioni nazionaliste per la Macedonia. Durante questo periodo si sono formate tante assemblee attorno ad Yfanet, che hanno affrontato questioni come l’oppressione di genere, le relazioni di lavoro precarie, la gentrificazione della nostra città e la turistificazione della sua memoria storica.
Contemporaneamente, da 17 anni, la fabbrica occupata ha aperto le sue porte e si è riempita di vita, organizzando iniziative, concerti, spettacoli teatrali, festival, proiezioni, presentazioni di libri, cucine collettive, assemblee. L’occupazione oggi, dopo anni di lavori e ristrutturazioni, ha a sua disposizione varie strutture come una sala di proiezioni, una biblioteca e una libreria di movimento, sale per le iniziative, una basilare struttura di cucina, un piano sottoterra per i concerti, una struttura abitativa, uno studio di musica (in costruzione), un bar, spazi per attività ginniche, un piccolo giardino e un enorme DIY Indoor BMX Park. Ma soprattutto ha centinaia di persone che usano queste strutture ogni giorno, persone che sono attive e si incontrano dentro Fabrika Yfanet. A parte l’assemblea di Fabrika Yfanet (https://yfanet.espivblogs.net/), l’edificio ospita +technia- (https://syntexnia.net/), Loupa, comunità di incontro e lotta di studenti, disoccupati, precari e bambini sperduti (https://loupa.espivblogs.net/), l’assemblea della biblioteca, della libreria e dell’archivio radicale, cineyfanet (https://www.facebook.com/Cine-Yfanet-105324014368606), gennitria, l’ acrobatics/aerial team, il parco per la bmx (https://www.facebook.com/profile.php?id=100063494529136), Stop War On Migrants (https://www.facebook.com/StopWarOnMigrants). Ossia, tutte noi che soffochiamo in questo mondo e proviamo continuamente ad immaginarlo differente tramite la nostra attività e le nostre lotte. E per continuare ad incontrarci e costruire, per poter formare collettivi e lottare sia fuori che dentro la fabbrica, c’è bisogno di preservare l’edificio.
Per questo motivo, l’anno scorso abbiamo iniziato una procedura di documentazione dei lavori di manutenzione che sarebbe necessario fare in parallelo alla scrittura di un opuscolo sulla gestione statale della memoria storica, il ruolo dei monumenti nella costruzione di una storia nazionale ufficiale, con esempi di altri stati e casi di distruzione o inversione di monumenti nel mondo. L’opuscolo si conclude sul caso di Yfanet, che è stato dichiarato monumento del patrimonio industriale e sulla difesa della nostra anti-memoria contro quella dominante. L’opuscolo è stato pubblicato e distribuito quest’estate ai centri sociali e alle occupazioni. Una traduzione breve in inglese si trova qui: https://yfanet.espivblogs.net/files/2021/12/ShortMemories_englishversion_yfanet_2021.pdf. Il nostro coinvolgimento in questa questione è per due motivi. Da una parte la questione dei monumenti si presenta di continuo all’interno del dibattito pubblico ed è un campo di controversia che si articola con altre questioni che ci riguardano, come per esempio la gentrificazione delle nostre città e i cambiamenti degli spazi pubblici. Dall’altra parte sappiamo che il nuovo disegno di legge che riguarda la ristrutturazione di Elliniko (un nuovo progetto di un hotel – casinò vicino ad Atene), apre la strada alla demolizione di monumenti ultracentenari considerati “pericolosi” (o diremmo inagibili), qualcosa che riguarda anche Yfanet.
Purtroppo, i nostri sospetti sono stati confermati e 2 mesi dopo l’uscita dell’opuscolo, l’8 agosto, il Ministero della Cultura ha annunciato la decisione di demolire parti dei tetti del complesso industriale Yfanet, dichiarato come monumento storico, a Salonicco. Si tratta di una decisione che pone lo status giuridico dell’edificio su una base diversa. Per capirlo, faremo una breve revisione dello stato di proprietà di Yfanet.
Nel 2006 Yfanet è stata acquistata dal Ministero della Cultura dalla Banca Nazionale e da allora è stata dichiarata monumento del patrimonio industriale. Il Ministero della Cultura inizialmente ha cercato di ospitare lì il Museo d’Arte Contemporanea, in seguito è stata proposta la sede dell’Ufficio delle entrate delle Antichità, e ancora oggi sono molte le pubblicazioni che propongono Yfanet come il luogo che potrebbe ospitare varie attività. Ovviamente niente di tutto questo è finora successo. Fino a tempi molto recenti l’edificio, tutelato dalla legge sui monumenti, non poteva essere né demolito né utilizzato per scopi commerciali o altro se non per ospitare i servizi del Ministero della Cultura. Tuttavia, negli ultimi 3 anni, lo stato dell’edificio è parzialmente cambiato. Nel 2018 è entrato, insieme alla maggior parte degli edifici del Ministero della Cultura, nel super fondo di HRADF (Fondo per lo Sviluppo Patrimoniale della Repubblica Ellenica), aprendo ora la strada alla sua utilizzazione commerciale da parte di capitali privati. Alla fine, nel marzo 2021, è stata approvata la legge di cui parlavamo prima, aprendo così la strada alla demolizione. Riassumendo, nel 2006, con l’acquisto dell’edificio da parte del Ministero della Cultura, si è aperto un cerchio che includeva fantasie di utilizzo di Yfanet, sulla base delle quali sono stati costruiti la maggior parte degli scenari di sgombero che abbiamo affrontato negli anni precedenti. Questo cerchio sembra chiudersi ora (tra l’altro il costo è piuttosto alto) e lo Stato sceglie di aprirne uno nuovo, più realistico, che comprenda la sua demolizione (e la sua capitalizzazione magari in un secondo momento).
Poiché questa è una minaccia evidente per l’occupazione, abbiamo scelto di lanciare una campagna per difenderlo, al fine di sollevare la questione all’interno della città e dare una prima risposta. La nostra campagna è stata organizzata da tutte le assemblee e i gruppi ospitati ad Yfanet e ha coinvolto varie presentazioni ed eventi all’interno di Yfanet, varie iniziative alla città e un manifestazione in quartiere. Il testo e il manifesto della campagna si trovano qui: https://yfanet.espivblogs.net/2021/09/21/i-katalipsi-einai-o-ti-kalytero-echei-symvei-sto-ergostasio-tis-yfanet/, https://yfanet.espivblogs.net/2021/09/22/pa-15-15-18-00-poreia-yperaspisis-tis-yfanet-enantia-sta-schedia-katedafisis/.
In tale contesto, l’opera di manutenzione dell’edificio acquista un contenuto politico. Da un lato, proponiamo la (ri)appropriazione di Yfanet come parte della nostra memoria collettiva. Per questo motivo vogliamo intraprendere una campagna contro-conservativa che ci permetta di continuare a realizzare i nostri sogni e ad ospitare le nostre esigenze nell’edificio come base materiale. In altre parole, la direzione principale della manutenzione della fabbrica è la sicurezza delle persone e la funzionalità dei suoi locali. D’altra parte, vogliamo che i lavori di manutenzione fungano da scudo contro la minaccia di sgombero. Non vogliamo lasciare allo Stato nessun vantaggio comunicativo – politico che dia luogo a uno sgombero. Sosteniamo che così come la nostra attività sociale e politica nella fabbrica è superiore a qualsiasi piano di “utilizzazione”, allo stesso modo la conservazione dell’edificio a nostro modo in tutti questi anni è coerente e competitiva coi piani statali. Di conseguenza, vogliamo cercare di svolgere il suo lavoro contro-conservativo nelle migliori condizioni possibili.
Dobbiamo notare che l’edificio di Yfanet ha ormai più di 100 anni e gradualmente sono iniziati a sorgere problemi seri in diverse parti. Sia l’età dell’edificio che le sue notevoli dimensioni (circa 76.000 m2) rendono ogni intervento di conservazione molto difficile e costoso. Tuttavia, abbiamo giudicato politicamente la situazione e dopo consigli ricevuti da compagni e colleghi ingegneri, abbiamo deciso che è indispensabile provare a svolgere dei lavori strutturali all’interno dell’occupazione. Per questo motivo abbiamo avviato lo studio architettonico e statico dell’edificio, la documentazione dei problemi e la loro valutazione focalizzandoci su quelli più urgenti in combinazione con i costi richiesti.
Nelle ultime settimane siamo riusciti ad entrare in contatto con persone che hanno molta esperienza in questo campo e sono disposte a partecipare alla sua realizzazione. Con il loro aiuto e secondo le particolari caratteristiche dell’edificio, abbiamo proceduto, insieme, ad una prima stima dei lavori da realizzare. La somma approssimativa richiesta è quindi di 50.000 euro. Con questi soldi cercheremo di eseguire lavori di ripristino di alcuni dei pilastri che hanno subito notevoli danni, manutenzione e rinforzo dei restanti pilastri e travi, lavori di coibentazione su tetti e finestre, riparazione di parti del tetto nella zona bar, manutenzione dei muri perimetrali e di una facciata dell’edificio, e alcuni intonaci a grande altezza. Per ovvie ragioni, non è possibile fornire nell’email una descrizione più dettagliata e il costo dei singoli lavori di manutenzione.
I lavori partiranno a tappe dopo le vacanze di Natale e si stima che entro metà Marzo sarà necessario raccogliere la somma di 25.000 euro.
Finora abbiamo raccolto una somma di 7.000 euro con eventi nello squat del periodo precedente. Tuttavia, c’è ancora una cifra importante che vorremmo raccogliere gradualmente nei prossimi mesi, in modo che il lavoro possa essere svolto in parte. In questo contesto, qualsiasi sostegno a questo progetto è più che desiderato. Vorremmo quindi chiedervi di sostenere finanziariamente lo squat di Fabrika Yfanet per poter svolgere i suddetti lavori di manutenzione. Naturalmente, comprendiamo che le circostanze dell’inverno insieme allo scoppio della pandemia a livello internazionale non sono probabilmente favorevoli allo svolgimento di molti eventi per sostenere finanziariamente l’occupazione. Tuttavia, abbiamo ritenuto (dopo discussioni con i compagni ingegneri) che è imperativo che i lavori inizino immediatamente se vogliamo preservare la sicurezza di coloro che utilizzano la fabbrica, la funzionalità dell’occupazione e la sua difesa politica in caso di minaccia di sgombero. Ad oggi, quando viviamo costantemente un attacco ai nostri spazi e ai movimenti sociali in generale, riteniamo necessario difendere gli spazi occupati, che in questo caso significa anche prendersi cura e mantenere l’edificio.
Nel caso in cui vogliate sostenere il progetto o richiedere ulteriori dettagli ed informazioni, potete scriverci a questo indirizzo e-mail: contact@yfanet.net.
Fabrika Yfanet squat