Il secchio e il lavandino
Volantino distribuito il 12 dicembre a Rovereto, durante l’iniziativa “Una dose di dubbio”, terzo appuntamento in piazza organizzato da un’assemblea che mette settimanalmente a confronto personale sanitario, insegnanti e altri individui contrari all’obbligo vaccinale e al lasciapassare. Il volantino è stato discusso e condiviso all’interno di tale assemblea.
Dopo venti mesi di Emergenza, ci sembra giunto il tempo di fare qualche ragionamento d’insieme.
Se un lavandino perde acqua, nell’immediato è senz’altro sensato mettere sotto un secchio per evitare che si allaghi la stanza. Se la perdita è abbondante, sarà il caso di avere a portata anche un secondo secchio. Ma prima o poi bisogna occuparsi della perdita.
Fuor di metafora, è quello che sta succedendo con il Covid-19. La vaccinazione di massa – tralasciando qui quel piccolo dettaglio che è la natura biotecnologica dei vaccini a m-RNA – tampona parzialmente gli effetti del Covid, ma ne produce altri in buona parte ancora sconosciuti. Si tratta, nella migliore delle ipotesi, di un secchio forato. Per contrastare l’epidemia, si dovrebbe metter mano ai tagli di personale e di posti letto operati nella Sanità da trent’anni a questa parte (cosa che non solo non si sta facendo, ma di cui si è smesso persino di parlare). Per ridurre l’ospedalizzazione dei pazienti (non vaccinati e vaccinati), questi dovrebbero essere precocemente visitati e curati il più possibile a casa, grazie a una medicina del territorio che invece è stata smantellata. Puntare tutto sulla vaccinazione – anche dei bambini e di altre fasce della popolazione per le quali il Covid rappresenta un rischio contenuto – non è una svista. È un programma ben preciso. Una scelta che, oltre ai giganteschi profitti per l’industria farmaceutica, permette di giustificare il controllo sociale attraverso il “green pass”, di scaricare le responsabilità istituzionali verso i “disertori” che non si vaccinano e, soprattutto, di continuare a parlare del secchio e mai del lavandino che perde.
Il Covid-19 non è qualcosa che arriva da un altro Pianeta, bensì un virus la cui emergenza e la cui diffusione hanno delle cause ben precise. Che l’origine sia il salto di specie del Sars-CoV-2 da alcuni animali selvatici all’uomo, oppure un incidente di laboratorio (nessuna delle due ipotesi può essere accettata o scartata con certezza), in entrambi i casi le responsabilità vanno ricondotte alla tecno-industria. Se il 70% delle cosiddette malattie emergenti è di natura zoonotica – legata cioè al salto di specie –, questo significa che senza porre fine alla deforestazione e agli allevamenti industriali di animali, il lavandino avrà perdite sempre maggiori. Visto che la maggior parte delle persone morte per Covid aveva patologie connesse all’inquinamento, ai pesticidi, al cibo adulterato ecc., queste morti hanno cause strutturali che nessuna Emergenza può rimuovere. Visto che gli esperimenti genetici per aumentare la pericolosità dei virus (gain of function, «guadagno di funzione» – così lo chiamano i tecnocrati) hanno già provocato incidenti in passato e determinano sempre conseguenze imprevedibili, questi vanno interrotti, punto e basta. In Cina come negli USA e in Europa.
Se non mettiamo in discussione le cause dei disastri, finiremo ogni volta per accettare qualsiasi Rimedio, approntato allo scopo di rimetterci in marcia verso futuri disastri (sanitari, ambientali, sociali).
Che i responsabili maggiori di un Pianeta malato si ergano a paladini della salute pubblica è un’indecenza che non si può tollerare oltre.
Chi ha sistematicamente provocato le perdite nel lavandino, non ha alcun titolo per imporre i suoi secchi (forati) e discriminare chi non è d’accordo. Ora basta.