Cile: “I rischi della multiformità” – Parole del prigioniero anarchico Francisco Solar

Tratto da https://infernourbano.altervista.org/cile-i-rischi-della-multiformita-parole-del-prigioniero-anarchico-francisco-solar/

Cile: “I rischi della multiformità” – Parole del prigioniero anarchico Francisco Solar

La ricerca della libertà implica il tentativo di stabilire e sviluppare pratiche in questo senso. La rottura con le direzioni imposte, i dogmi e gli schemi predeterminati è essenziale nella costruzione di relazioni antiautoritarie e nel rafforzamento di queste.

La multiformità in termini di azione (e non solo) è circoscritta in questo modo di intendere e portare avanti la lotta. È un’espressione di libertà che nega comportamenti e modi di fare singolari e rigidi, così come incoraggia l’immaginazione e l’autonomia.

È anche un rifiuto della specializzazione e degli specialisti che, come abbiamo visto, si trasformano presto in leader che diventano avanguardie illuminate. Era ed è ricorrente vedere come gli apparati armati, che hanno perpetrato azioni significative, sono diventati la direzione di un’organizzazione o la parte di un movimento che si è arrogato, attraverso l’uso delle armi, la sua rappresentanza, dimostrando un militarismo che ci è estraneo e contrario.

D’altra parte, la multiformità è riuscita a estendere la propaganda in modo considerevole. Per mezzo di striscioni, scritte sui muri, barricate incendiarie, esplosivi e spari, le idee anarchiche si sono diffuse, trovando spazi dove vengono accolte e messe in pratica. È qui che entra in gioco l’importanza di quelle che sono state chiamate “azioni riproducibili”, generalmente associate a “piccole azioni” che non richiedono un rischio maggiore o che non comporterebbero la preventiva specializzazione richiesta. Le “azioni riproducibili” avrebbero il vantaggio di poter essere realizzate da chiunque, il che aumenterebbe la loro possibilità di estensione, generando così un maggiore impatto e/o efficacia nel raggiungimento di un determinato obiettivo.

Tuttavia, la multiformità delle azioni è diventata una sorta di paradigma indiscutibile che – come tutti i paradigmi – ci impedisce di vedere oltre. È diventato la verità assoluta, limitando la discussione e rendendo impossibile parlare di questioni che sono diventate “tabù”.

È essenziale, quindi, essere in grado di identificare questi legami e rompere con qualsiasi paradigma che ci impedisca di mettere in discussione ciò che vogliamo, o ci limiti in qualsiasi modo. Siamo qui, tra le molte altre cose, per rompere i paradigmi.

Una delle questioni che sono state nascoste o lasciate da parte da questo “paradigma della multiformità” è legata alla necessità e all’importanza di azioni complesse o su larga scala. Cóspito è chiaro e preciso quando dice: “Mi tocca parlare di azioni “eclatanti” perché nessuno ne parla, non vengono messe neanche lontanamente tra le ipotesi possibili. Non credo per paura, ma perché di solito si pensa che bisogna essere degli specialisti” (1)

Al di là delle cause che lo provocano, ciò che si nota è l’omissione di un argomento che, secondo me, è fondamentale.

L’importanza di tali azioni, così come la necessità di incoraggiarle e analizzarle, è direttamente legata all’intensificazione del nostro attacco e alla possibilità di assestare duri colpi al potere.

Affrontare insieme questo aspetto ci permette di condividere visioni e opinioni che possono aprire nuove strade e possibilità. Permette anche di mandare in frantumi immaginari che sono generalmente associati ad esso, come il fatto che sia necessario essere uno specialista per realizzare un’azione complessa. Basta approfondire la questione per rendersi conto che dietro ogni grande azione non c’erano “specialisti” o persone al di fuori degli ambienti anarchici che avevano ricevuto una “formazione speciale”. Si scopre che sono compagni come tutti gli altri, che partecipano o hanno partecipato alle attività come tutti gli altri e che, il più delle volte, realizzano azioni “semplici” come tutte le altre. Il tentativo di distanziare questi compagni intendendoli come “specialisti” risponde, in parte, ai residui della logica di sinistra che separa i combattenti in ruoli e funzioni specifiche.

D’altra parte, le azioni complesse comportano rischi che non sono minori, e significati che possono essere decisivi. Dimostrano la volontà di rischiare la libertà e la vita e anche di infliggere ferite e danni considerevoli, facendo capire che non si tratta di un gioco o di una moda passeggera. Insieme al rafforzamento della convinzione individuale e collettiva (fondamentale nello sviluppo della lotta), l’importanza sta nel segnale dato al nemico. Un segnale forte che riflette la serietà del percorso intrapreso, che non viene percepito solo dal potere e dai suoi rappresentanti, ma anche dall’intera società, scossa dall’azione. L’impatto, quindi, è innegabile, permettendo alla propaganda di essere amplificata in angoli insospettabili, che, in definitiva, è uno degli scopi centrali delle grandi azioni.

Uno degli aspetti che mi ha attirato, e mi attira ancora dell’anarchia, è il tentativo irrefrenabile di fare ciò che si dice, di portare gli slogan nel regno del possibile. Quanto scritto sopra è inquadrato in questo senso: se parliamo di fare la guerra allo Stato, andiamo oltre le parole e facciamola. Assumiamo il peso di una tale sfida e assumiamo tutto ciò che comporta.

Sono pienamente d’accordo con il compagno Joaquín García quando dice: “Quanto possiamo dire delle nostre idee, per quanto radicali o estreme possano essere, se non hanno alcun peso sulla realtà che intendiamo distruggere o non sottolineano certamente lo status quo, ancora peggio, se sono così manovrabili dal potere o assimilabili dalle masse. ” (2)

 

Segnare la differenza all’interno di una coesistenza necessaria.

Azioni su larga scala e azioni “semplici” sono la stessa cosa? Piazzare un esplosivo in una stazione di polizia è la stessa cosa che lasciare una scritta su un muro o dipingere uno striscione?

Chiaramente no. Non sono la stessa cosa nella loro pianificazione, nel tempo che ci si impiega o nella posta in gioco. Non sono gli stessi in termini di impatto o di ripercussioni che generano.

Tuttavia, “Il paradigma della multiformità” ignora apertamente questa differenza, rendendo le azioni complesse invisibili nel processo, e riflettendo un altro dei loro rischi e pericoli.

Da un po’ di tempo a questa parte, si è data loro la stessa importanza, il che svuota una pratica anarchica fatta di analisi e contenuti, e logora progetti interessanti basati sull’ offensiva. Mi riferisco all’esperienza della FAI-IRF che, a mio parere, ha perso molto del suo peso e della sua forza, dal momento in cui si sono state rivendicate sotto la sua sigla barricate, scritte e striscioni. In relazione a questo, nella rivista Kalinov Most abbiamo affermato: “I limiti dell’assurdo sono stati portati dalla rivendicazione del FAI-IRF di alcune scritte sui muri, perdendo ogni senso e nozione delle parole e dei loro significati, mostrandoci e mostrando i limiti della multiformità ” (3).

Le azioni complesse come l’attacco armato ad Adinolfi e l’autobomba ad una sede della Microsoft in Grecia, che videro la nascita di questo progetto e che riempirono di entusiasmo diversi insorti in tutto il mondo, presto hanno lasciato il posto a striscioni e altre azioni semplici che sono state rivendicate con lo stesso tono e le stesse sigle, e hanno ricevuto la stessa copertura sulla stampa pro-unitaria tanto quanto i grandi attentati. Il problema è che tali interventi, che non richiedono molta pianificazione o rischio, e hanno poco impatto, cominciano a prevalere, e prendono il sopravvento su gran parte della controinformazione. (4)

Evidentemente, questo ha portato con sé una stagnazione delle azioni anarchiche che, con poche eccezioni, non sono state in grado di qualificarsi. Come giustamente sottolinea Joaquín García: “Il poliformismo nasconde una trappola smobilitante “. (5)

“Il paradigma della multiformità” ha portato all’impossibilità di andare oltre, privilegiando l’azione minore con la scusa, tra le altre, della sua capacità di riproduzione. Tuttavia, la sfida sta nel rendere riproducibili le azioni su larga scala, partendo dal presupposto che non ci sono specialisti o cose simili. Che solo la volontà è sufficiente.

Infine voglio chiarire che capisco che la moltiplicazione delle azioni “semplici”, e quindi la multiformità, sono indispensabili all’interno della lotta anarchica, ma questa (multiformità) non deve tralasciare l’esistenza di azioni più complesse con la scusa che sono realizzate da un apparato specializzato estraneo agli spazi e agli ambienti anarchici. E’ necessaria la coesistenza delle diverse azioni e poterle valorizzare a partire da questo, il che permetterà, in una certa misura, di rompere con il “paradigma della multiformità” e di camminare verso l’intensificazione e l’approfondimento dei nostri attacchi.

Francisco Solar D.

Giugno 2021

C.P. Rancagua

 

 

(1) Alfredo Cóspito: Risposta alla rivista “Caligine”-2021

(2) Joaquín García: “sulla necessità di dotare la nostra esistenza di una vitalità dinamica”. In Kalinov Most 5, ottobre 2019.

(3) “I nostri media, le nostre comunicazioni”. Riflessioni su controinformazione e la stampa apatica, in Kalinov Most 7, dicembre 2020, p. 29.

(4) Una delle poche eccezioni è il sito web “Social War News” che si occupa solo di azioni complesse, pubblicando i suoi comunicati e facendo una breve analisi di ognuna di esse.

(5) Joaquin Garcia “Sulla necessità di dotare la nostra esistenza di una vitalità dinamica ” in Kalinov Most 5, ottobre 2019.

Fonte: darknights.noblogs.org

Traduzione: infernourbano