Testi in solidarietà ai compagni e compagne colpiti dall’Operazione “Sibilla” IN AGGIORNAMENTO
Una rabbia al vetriolo
Nell’esprimere la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni perquisiti, indagati e sottoposti a misure cautelari per l’operazione “Sibilla”, facciamo alcuni ragionamenti (in attesa di un’analisi più precisa da parte di chi ha sottomano le carte poliziesco-giudiziarie dell’inchiesta).
Se la cornice dell’“associazione sovversiva con finalità di terrorismo” si ripete senza sosta da quarant’anni a questa parte, l’accusa sempre più frequente di “istigazione a delinquere” – vòlta a colpire la pubblicistica anarchica e rivoluzionaria, o anche semplicemente quella non allineata – ci informa in maniera esplicita sull’epoca in cui siamo entrati. Nell’ultimo mese, infatti, sono state numerose le perquisizioni effettuate in tutta Italia con questa accusa.
Ciò che per qualche decennio è stato un trattamento riservato per lo più ad anarchici e antagonisti, ora sta diventando la norma persino per i dissidenti democratici. C’è già una certa differenza qualitativa, ad esempio, se una misura come il foglio di via viene imposta a un sovversivo oppure a un sindacalista di base “colpevole” di aver preso parte a un picchetto operaio; e la differenza si fa ancora più indicativa se ad essere cacciato da una città è un portuale che ha allestito un piccolo banchetto in piazza in nome della democrazia e della Costituzione. Così come è ben diverso – in termini di estensione della potenza coercitiva dello Stato – se il centro città viene vietato per le manifestazioni anarchiche in seguito a un corteo con scontri e attacchi a strutture del potere, oppure se viene vietato per le pacifiche manifestazioni contro il lasciapassare, il tutto in base a decreti varati in nome della “salute pubblica” o per tutelare il “diritto” dei commercianti a non avere diminuzione d’incassi.
Non è la stessa cosa venir arrestati con l’accusa di aver compiuto un sabotaggio o un attacco contro i padroni oppure per aver scritto che sabotare e attaccare i padroni è giusto (tanto più se nella conferenza stampa un PM allude all’aggravante morale commessa da qualche indagato attraverso la diffusione di carta stampata durante il lockdowm…). Se ad essere paragonati ai brigatisti sono dei semplici oppositori al lasciapassare; se chi non si vuole vaccinare viene descritto come un disertore che in altre epoche sarebbe stato fucilato, vuol dire che ormai agli ordini è ammessa una sola risposta: “Sissignore!”.
L’accusa di “istigazione” è particolarmente ridicola («Siete degli assassini, ma degli assassini ridicoli», scrisse Armand Robin a proposito degli agenti della Gestapo che gli avevano perquisito casa al fine di interrompere la pubblicazione de “Il tempo che fa”, il suo bollettino contro la falsa parola di tutti gli schieramenti in guerra). I funzionari governativi considerano un presupposto logico-fattuale quello che invece è il loro progetto storico: un mondo di umani privi di ogni autonomia e di ogni coscienza, in balìa di chi li istiga con più astuzia o con mezzi più suggestivi. Se uno sfruttato non è istigato a violare la legge e a ribellarsi da quella quotidiana carneficina di dignità e di libertà che è la società capitalista e statale, sarà forse spinto a farlo dalle parole degli anarchici? Il materiale esplosivo su cui può agire il detonatore sovversivo non è forse prodotto dallo Stato, dalla violenza del profitto e da un ordine tecno-mercantile ormai incompatibile con la vita?
Due parole, infine, sulla violenza.
Si può affermare in televisione, senza che nessuno degli astanti sussurri un timido «Signore, forse sta esagerando», che chi non si vaccina è un sorcio da stanare; che chi critica le misure “sanitarie” del governo è un terrorista e come tale va trattato; che contro le piazze “no green pass” ci vorrebbe la mitraglia di Bava Beccaris; che agli “untori” vanno riservati dei vagoni speciali, che devono pagarsi le cure mediche, che per tenerli chiusi in casa ci vuole l’esercito… Insomma, un virologo di Stato, un politico, un sindacalista, un presidente di Confindustria possono istigare alla più feroce e meschina violenza – che si traduce, quella sì, in fatti e misure autoritarie ben precisi. Mentre se affermi che è giusto colpire i padroni finisci in carcere o chiuso in casa con un braccialetto elettronico alla caviglia. Si chiama ordine democratico. Non vi sta bene? Spiacenti, c’è solo quello.
Noi, spiriti semplici, continuiamo a pensare, e a dire, e a scrivere, che la violenza strutturale, disumana e infame è quella dello Stato e dei padroni; mentre la violenza rivoluzionaria contro i responsabili del dominio e dello sfruttamento è tanto necessaria nei fatti quanto giusta nei princìpi.
Quando il trattamento che un sistema sociale infligge ai suoi sudditi impoveriti, vessati e discriminati assomiglia sempre di più alla brutalità che lo Stato riserva in genere ai propri nemici dichiarati, si sta tirando troppo la corda. L’Istituto Luce al servizio del potere può molto, ma non può tutto. Perché anche la violenza alle parole finisce con l’ammorbare l’aria e spinge chiunque voglia ancora respirare all’uso clandestino del senso critico.
Ci sono sferzate – e ne state infliggendo, signori, in dosi da cavallo – che non si leniscono con il cloroformio della realtà virtuale.
Pensare di controllare tutto con gli algoritmi e con i numeri dà certo alla testa. Ma nel mondo vivo e dei vivi un’umiliazione più un’umiliazione più un’umiliazione non fanno per forza tre umiliazioni. Possono fare anche altro. Ad esempio degli umani con una rabbia al vetriolo.
Riceviamo e diffondiamo:
Verrebbe da chiedersi perché non lo dovremmo volere tutti quanti…
L’ 11 novembre scorso sono state effettuate numerose perquisizioni in varie città italiane e notificate a sei compagni delle misure cautelari: in carcere per Alfredo Cospito, ai domiciliari per Michele Fabiani, obbligo di dimora e tre firme a settimana per altri quattro compagni. In questo periodo in cui lo Stato imbocca una via sempre più autoritaria per la gestione delle continue emergenze che esso stesso ha contribuito a generare, non poteva mancare l’ennesima operazione contro chi si oppone
allo Stato e a questo enorme accumularsi di imitazioni, divieti, ricatti, punizioni.
L’accusa è di aver, a vario titolo, partecipato alla pubblicazione di Vetriolo, pubblicazione anarchica. Non è la prima volta che la sola carta stampata diventa indizio e prova per far scattare ondate di perquisizioni e arresti. “Volevano attaccare lo Stato”, tuonano i media nazionali e locali. Verrebbe da chiedersi perché non lo dovremmo volere tutti quanti, specialmente in un periodo in cui lo Stato con una mano si fa forte a suon di imposizioni e repressione nelle strade, e con l’altra aumenta il costo della vita e vara lo sblocco dei licenziamenti.
Completa solidarietà ai compagni perquisiti e inquisiti. Michele e Alfredo liberi!
Compagni e compagne della provincia di Varese
Riceviamo e diffondiamo questo comunicato da Genova:
Per rompere con lo sfruttamento e l’oppressione occorre che la dignità offesa e calpestata si trasformi in azione, perché crediamo fermamente che “libertà” non è affatto il diritto e il dovere di obbedire all’autorità, non è un’esistenza trascorsa in ginocchio. La libertà risiede – qui ed ora- nella sfida contro ogni potere, nel selvaggio desiderio della distruzione pratica e concreta dall’autorità.
All’alba di Giovedì 11 ottobre, scatta l’operazione “Sibilla”, coordinata dalle Procure di Perugia (Pm Manuela Comodi) e Milano (PM Alberto Nobili) a causa della quale in varie città italiane sono stati perquisiti alcuni compagni e compagne. Sono stati i carabinieri del ROS ( al comando del Generale Pasquale Angelosanto) ad eseguire i provvedimenti, disposti dal GIP Valerio D’Andria, per cui 6 compagne e compagni anarchici sono stati raggiunti da un’ordinanza applicativa di misure cautelari e indagati di istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.
L’inchiesta si basa su 5 anni di indagini relative alla pubblicazione del giornale anarchico Vetriolo, aperiodico che ha sempre criticato, senza mezzi termini, lo Stato e il Sistema Capitalista, con analisi puntuali e ha dato voce ai prigionieri anarchici, pubblicando i loro scritti.
E’ evidente che questa ennesima operazione repressiva vorrebbe mettere a tacere le voci di critica radicale all’esistente. In un contesto sociale come quello odierno, la svolta autoritaria in atto si manifesta ogni giorno. Lo abbiamo visto con le misure repressive del primo lockdown, con i coprifuochi, il divieto di assembramento e la detenzione domiciliare di milioni di persone. Lo vediamo nelle strade sempre più militarizzate, sui posti di lavoro con il ricatto del certificato verde, ai confini degli stati come sta accadendo in Bielorussia, dove i migranti vengono respinti dall’esercito polacco, a difesa della fortezza Europa, e lasciati morire di fame o di freddo.
Noi siamo consapevoli che tutto questo non cesserà di esistere, anzi andrà sempre più ad acuirsi. Per questo sono necessari analisi, determinazione e pratiche all’altezza dei colpi che il Capitale sta sferrando.
Se lo stato e magistratura con queste montature/inchieste vogliono isolare compagni e compagne, dall’altra parte troveranno sempre individui pronti a battersi per portare avanti le stesse pratiche ed idee rivoluzionarie.
Solidarietà a Vetriolo, al Circolaccio e ai nostri amici e compagni indagati e perquisiti!
Morte allo stato e al capitale!
Liberi tutti/e!
Solidali genovesi
Tratto da https://disordine.noblogs.org/post/2021/11/11/chiacchiere-e-distintivo/
Chiacchiere e distintivo
Il sistema democratico è il migliore in cui si possa desiderare vivere: tutte le libertà sono in esso garantite. Mettiamo ad esempio la libertà di stampa e quella di espressione; in democrazia è possibile dire e stampare tutto, a patto che sia quello che il sistema democratico permette di dire e stampare.
Uno dei massimi garanti di queste libertà si può rintracciare nella Pubblica Ministera Manuela Comodi, della procura di Perugia, la quale in una brillantissima operazione di polizia ha sguinzagliato i suoi cani da guardia – i carabinieri del ROS – a perquisire le case di numerosi anarchici in Italia, alla ricerca, nientemeno, di pubblicistica anarchica! E, pensate un po’, è anche riuscita a scovarla… A dire il vero non è stato neanche tanto difficoltoso: era un po’ come cercare testi di filosofia in casa di un filosofo o pennelli nel garage di un imbianchino…
In realtà questo fine segugio del democratico Stato, non cercava pubblicistica anarchica in generale, ma un giornale in particolare, Vetriolo, in cui, tra le altre cose, si parla della necessità e giustezza, per gli anarchici, di attaccare il Dominio, e di conseguenza uomini e cose che ne sono la diretta emanazione. È un discorso che in realtà molti anarchici portano avanti, nella loro pubblicistica e nella loro vita, da circa un secolo e mezzo. Come meravigliarsi del resto? Cos’altro si può pensare di fare per mettere fine allo sfruttamento che, da secoli, i padroni, gli Stati, gli economisti e compagnia brutta, attuano nei confronti degli esclusi da qualunque tipo di vita dignitosa? Cos’altro si può pensare di fare per mettere fine alle guerre, allo sfruttamento del pianeta, alla sofferenza umana ed animale; per fermare progetti di morte come il nucleare, la trasformazione dell’essere umano in macchina, ed innumerevoli altre questioni di cui sono responsabili lo Stato, l’Economia, l’industria, la tecnologia, se non attaccarne le cose e gli uomini direttamente responsabili? È un discorso innanzitutto etico, che ci sentiamo assolutamente di condividere.
E non solo noi. È un discorso semplice, che nel profondo dei loro cuori molte persone condividono; quando sul lavoro o nelle loro chiacchiere da bar affermano che certa gente, quella responsabile delle loro pessime condizioni di vita e del loro sfruttamento bisognerebbe ammazzarla tutta, o che il Parlamento bisognerebbe farlo saltare per aria quando sono tutti dentro perché è solo un covo di parassiti con stipendi da nababbo mentre fuori molti muoiono di fame. Certo, spesso sono solo discorsi da bar dettati da uno sfogo, dalla rabbia di una vita misera, mentre gli anarchici talvolta alzano veramente il braccio contro coloro o ciò che identificano come nemico.
Eppure, seguendo la logica contorta di questa Pubblica Ministera, magari un giorno si apriranno le indagini anche contro coloro che fanno questa chiacchiere da bar, e siamo sicuri che, durante le perquisizioni, nelle loro case verranno trovate – a prova del loro piano criminale – centinaia di tazzine da caffè…
Ci sarebbe solo da ridere se un compagno già in carcere non avesse ricevuto un altro mandato d’arresto, e non fossero stati disposti un altro arresto domiciliare e quattro obblighi di dimora. A loro va la nostra solidarietà, senza nessun vittimismo e convinti che bisogna continuare a dire e fare quanto da sempre affermiamo.
La libertà che sogniamo e là in fondo.
Addio Lugano bella.
Testo da Carrara:
SIBILLAZIONI
Sull’operazione anti-anarchica denominata “Sibilla”
Tutto questo deve finire. Per sempre. E se lo Stato e i padroni sono i nostri viventi nemici, allora risulta evidente più che mai il ruolo storico dell’anarchismo come la vanga con cui gli scaveremo la fossa.
Prima le buone notizie , Ottone degli Ulivi
Prima dell’alba dell’11 novembre 2021 ci sono state in Italia decine e decine di perquisizioni in case di compagni e compagne anarchici a Genova, Carrara, Pisa, Cremona, Bergamo, Roma, Perugia, Viterbo, Lecce, Taranto, Cosenza e Cagliari. Le indagini svolte dai carabinieri del ROS, su ordine della Procura di Perugia, si concentrano sulle sobillazioni anarchiche e in particolar modo sul giornale Vetriolo e a “contorno” i siti di contro-informazione come roundrobin.info e malacoda.noblogs. Il reato principale che viene contestato ai compagni e alle compagne è quello di aver costituito e/o partecipato a una associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270bis), siccome, secondo la sbirraglia, tramite le pubblicazioni sopra citate i compagni/e avrebbero istigato a commettere atti di terrorismo contro lo Stato.
Oltre alle decine di perquisizioni in tutta la penisola, 6 le misure cautelari: l’”arresto” di Alfredo, già detenuto nel carcere di Terni, un compagno sottoposto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e altri 4 con obbligo di dimora e firme.
Non ci stupisce in alcun modo la repressione da parte dello Stato nei confronti di parole chiare e decise, e ancor meno ci stupisce in questo momento di timore di dissesti sociali. La creazione del nemico interno è funzionale a richiamare a sé la lealtà del popolo verso il suo re – lo Stato – lo stiamo vedendo chiaramente con i “no vax”: lo Stato proprio in questi giorni sta colpendo le piazze che si muovono contro il lasciapassare, impedendo manifestazioni nei luoghi in cui il capitalismo ha necessità di fiorire.
Come anarchici siamo e restiamo nemici interni ed esterni, di sopra, di sotto, in direzioni caoticamente ragionate, di qualsiasi autorità. La complicità con le parole espresse contro i nemici, che siano essi funzionari di Stato o del capitalismo, incluso quello militarista, è allora per noi chiara.
Come al solito nella mente giuridica degli inquirenti l’unica organizzazione possibile è quella verticistica, gerarchica. Non capiscono, o meglio, non si sentono di esprimere pubblicamente che l’imprevedibilità degli anarchici nella loro disorganizzazione non è sicuramente un’organizzazione, figurarsi se esistono mai capi e gregari.
Restiamo al fianco di chi viene colpito/a dalla repressione perché sceglie di attaccare, di non nascondersi dietro il bisogno di farsi amare dalle masse con parole dolci e accomodanti, di diffondere parole di compagni colpiti da decenni di carcere.
Viva l’anarchia!
Anarchici e anarchiche di Carrara
11/11/2021
Comunicato di solidarietà dei compagni di “Classe Contro Classe“
Il blog Noi non abbiamo patria si unisce a denunciare la repressione dello Stato nei confronti dei compagni anarchici di Viterbo e diffonde il comunicato di solidarietà e contro la repressione di “Classe Contro Classe” qui di seguito. Contro il totalitarismo autoritario capitalistico e contro la repressione dello Stato democratico che ne rappresenta gli interessi generali. Contro la repressione, liberiamo i compagni dalle galere e dai CPR luogo di repressione, violenza ed oppressione di tutti i proletari e degli immigrati. Liberi tutti e tutte!
“Nella mattinata di oggi, giovedì 11 novembre, i Carabinieri del ROS, con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali di Cagliari, Cosenza, Cremona, Genova, Lecce, Massa, Perugia, Roma, Taranto e Viterbo, hanno dato esecuzione a una ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal GIP presso Tribunale di Perugia su richiesta della Procura della Repubblica di Perugia nei confronti di sei indagati, a vario titolo gravemente indiziati dei reati di istigazione a delinquere e istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico”.
Così recita testualmente la velina dei ROS fatta circolare mezzo stampa, per illustrare l’ennesima azione repressiva nei confronti di chi solo ha osato pensare di esprimere l’idea di sbarazzarsi del Sistema capitalistico che, lo ribadiamo per i meno attenti, è stato la causa fondamentale alla base della ecatombe sindemica da COVID 19.
Una “base” fatta di continuato sfruttamento, rapina, saccheggio, avvelenamento, bombardamento, disinformazione e manipolazione antiproletaria; fatto su scala planetaria, in nome del Profitto e dei “mercati”. Che contro un tale Sistema circolino idee rivoluzionarie di abbattimento e distruzione, non dovrebbe essere un problema per “chi” lo subisce, ma solo per chi lo difende. Essendo tra chi lo subisce, noi chiaramente solidarizziamo con chi lo condanna e lo subisce a sua volta. Senza indugi.
“Le guardie, guardiano”, PM, ROS e lo Stato in generale, lo fanno da sempre, con tutti i mezzi che ritengono utili..
Per questo l’agganciamento dell’azione repressiva a condizioni contingenti, come movimenti NO Vax/Greenpass, ci risulta solo una cortina fumogena da parte di quegli stessi apparati per agire più “indisturbati” possibile – l’indagine è iniziata nel 2017, con la prima uscita di “Vetriolo”…-; così come l’accostamento ad ambienti “neofascisti” serve a rendere pubblicamente “meno difendibili e presentabili” gli indagati e i loro simpatizzanti, cercando di isolarli dal proprio corpo sociale e politico. Il quadro si completa considerando che, in questo modo, la componente “sinistra” del Governo del Banchiere, getta “una libbra di carne” alla destra governativa (e non), saziandola e schivando l’accusa di doppio standard repressivo di cui l’accusava; che, lo ricordiamo, aveva portato all’arresto dei neofascisti “usa e getta”, all’indomani dell’operazione false flag contro la sede della CGIL, palesemente ad uso e consumo della campagna elettorale romana vinta, non senza difficoltà, dal “servitore di banche” Gualtieri.
Se di doppio standard si dovrebbe parlare, è legato al fatto ch pochissimi hanno invece urlato allo scandalo, al doppiopesismo e a standard di “(in)giustizia“, quando Massimo Adriatici, l’ex assessore leghista alla Sicurezza di Voghera, che la sera del 20 luglio scorso ha sparato un colpo di pistola uccidendo Youns El Boussettaoui, è stato messo in libertà. Guarda caso dal procuratore aggiunto che coordina le indagini Mario Venditti, che qualche
tempo prima aveva partecipato di persona alla campagna elettorale della Lega.
In questo Sistema si va in galera per le proprie idee rivoluzionarie, mentre si è liberi di assassinare immigrati.
Essendo questo il Sistema (capitalista), è evidente che è il Sistema stesso ad istigare chi lo subisce al suo abbattimento e distruzione. Dal nostro punto di vista, una istigazione a cui è impossibile resistere!
PER LA SOLIDARIETA DI CLASSE ANTICAPITALISTA!
FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE!
Classe Contro Classe
SEMPRI AINNATIS!
SOLIDARIETA’ CON I RECALCITRANTI!
“…L’utilizzo che sta venendo fatto dell’accusa di istigazione, sia essa impiegata “in purezza” o come “condimento” per altre accuse, è indicativa perché mira a spezzare il legame tra l’azione rivoluzionaria e la propaganda delle idee che essa suscita e sostiene, intendendo cosi spingerci ad un adeguamento al ribasso nelle nostre convinzioni, oltre che nelle modalità espressive…”
(Da Vetriolo N6)
Con queste poche righe vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà e la nostra vicinanza ai compagni anarchici arrestati e indagati per l’ennesima inchiesta partita dalla procura di Perugia che stavolta prende il nome di “Operazione Sibilla”.
Le indagini svolte dai carabinieri del R.O.S., su ordine della Procura di Perugia nella persona del P.M. Manuela Comodi, si concentrano in modo particolare sul giornale anarchico VETRIOLO.
I compagni sono indagati a vario titolo dei reati di istigazione a delinquere e istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico oltre che il generico associativo. Sei sono le misure cautelari disposte, quattro obblighi di dimora e di firma, una in carcere è stata notificata al compagno anarchico Alfredo Cospito già prigioniero per altri procedimenti, e gli arresti domiciliari con restrizioni e braccialetto elettronico sono scattati per il compagno anarchico Michele Fabiani.
In quanto anarchici non ci aspettiamo di certo che il potere ci tratti con i bianchi guanti di velluto, sappiamo da tempo ormai, come il sistema Stato-Capitale Globale cerchi di sbarazzarsi di chiunque non accetti sulla propria pelle le cause e le conseguenze di questo sistema mortifero, di questo ne siamo consapevoli, lo abbiamo ben presente dal momento in cui cerchiamo di mettere in pratica il pensiero anarchico.
Riteniamo importante non rimanere in silenzio, un silenzio che in un’epoca di forte pacificazione sociale e di estrema “politicizzazione” delle lotte (nel senso più squallido) sarebbe un’ulteriore facilitazione del lavoro che il potere compie quotidianamente per isolare e criminalizzare tutti coloro che non si piegano alle sue regole. Sfrondando tutte le miserevoli apparenze in cartapesta offerte a buon mercato come libere panacee di rincoglionimento nei surrogati di stampo psico-virtuale, e davanti al putrido spettacolo della realtà reale e alla concreta regressione culturale e morale degli individui e dei rapporti umani su tutti gli ambiti dell’esistenza, noi non intendiamo in alcun modo restare inermi. Ieri come oggi dunque, siamo e saremo ogni giorno in guerra aperta contro il sistema di dominio statuale, capitalistico, tecnologico e religioso in tutte le loro forme e manifestazioni e, qualsiasi sia la composizione che i governi si danno, siano essi di natura democratica o dittatoriale (o in qualsiasi modo si vogliano definire od organizzare), ci troveranno sempre avanti a combatterli col ferro e col fuoco fin nelle fondamenta.
Esprimiamo nuovamente piena e incondizionata complicità e affinità a tutti i compagni arrestati e indagati, nonché allo spazio “Circolaccio Anarchico” e alla redazione del giornale anarchico VETRIOLO.
Michele e Alfredo liberi subito!
Anarchici Sardi
Ne uccide più la penna che la spada?
Evidentemente le parole di verità fanno paura, tremendamente paura, a chi detiene le redini del potere ed ai loro imbelli ed interessati scagnozzi, siano essi in divisa o in toga.
Infatti, cos’altro se non la paura potrebbe esserci dietro ad un’operazione come quella denominata “Sibilla”, messa in scena col favore delle tenebre giovedì 11 novembre da parte della procura di Perugia, con la collaborazione di quella di Milano, che ha portato a 6 ordinanze cautelari nei confronti di altrettanti compagni anarchici – una notificata in carcere, una che dispone gli arresti domiciliari (con annesso braccialetto elettronico… ah quant’è bella ed utile la tecnologia), e quattro che impongono l’obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria – accusati dei reati di istigazione a delinquere e istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico. Paura che le parole scritte su un giornale o diffuse su internet possano aprire gli occhi su una realtà fatta di menzogne ed ipocrisia, su una società le cui fondamenta si basano sullo sfruttamento e l’oppressione dell’uomo sull’uomo, su uno Stato che – come qualsiasi istituzione di gestione del potere – si sorregge e si struttura sul disciplinamento di massa nell’interesse ed a favore di una minoranza di privilegiati, coadiuvati e sostenuti dai loro opportunisti servi sciocchi.
Perché per lorsignori, chi anela e si batte per un mondo composto da liberi ed eguali, senza sfruttati né sfruttatori, senza guerre e miserie, è un delinquente che va bandito e cacciato dal consorzio umano. Ed è logico che sia così, ché mai si è visto e mai si vedrà chi vive nell’abbondanza e nel godimento dei propri biechi privilegi, accettare di buon grado che tutti indistintamente abbiano accesso all’intera ricchezza e varietà del mondo. E quindi anche una sola parola fuori dal coro è una grave stonatura che rompe l’irrigidimentata sinfonia del potere che, diffusa ai quattro angoli del pianeta, non può assolutamente permettere e tollerare variazioni di sorta.
E che il loro intento sia quello di poter continuare a comandare ed a sfruttare gli individui con arroganza e tracotanza – e di conseguenza impedire e stroncare qualsiasi pensiero di cambiamento, che possa eventualmente portare ad un elevamento della dignità e consapevolezza umana in chi nulla ha da sperare da questa greve ed inquinata società – lo hanno candidamente dichiarato gli stessi sciocchi funzionari del Leviatano, quando nel corso della conferenza stampa in cui esponevano i brillanti risultati della notturna operazione appena conclusa, tra le altre stramberie affermavano, con sdegno e sgomento rivelatore, che senza dubbio l’anarchico Gaetano Bresci era un pericoloso – ed evidentemente più che mai attuale – simbolo negativo, perché col suo gesto – l’uccisione del Re d’Italia Umberto I avvenuta a Monza il 29 luglio del 1900 – aveva posto le condizioni – drizzate bene le orecchie! – per la fine della tirannide…
Cos’altro può esserci di più esplicito di una simile affermazione che ammette e giustifica l’odierna esistenza – esattamente come 120 anni fa – di un regime che soffoca ed opprime le aspirazioni di libertà individuali e collettive? Perché le parole – lo ripetiamo – spesso spiegano e rivelano cose, schiarendo ed aprendo la mente di chi le legge o le ascolta, e quindi fanno tremendamente paura a chi vorrebbe continuare impunemente a sguazzare nell’oro a discapito di chi soffre e lavora.
Gin de la Ville
Ottone dei Castagni
Carrara, 12 novembre 2021
Tratto da https://infernourbano.altervista.org/comunicato-di-solidarieta-a-seguito-dell11-novembre/
Comunicato di solidarietà a seguito dell’11 Novembre
Riceviamo e pubblichiamo:
Solidarietà ai compagni e alle compagne anarchic* che nella notte dell’ 11 novembre hanno dovuto subire la mano della repressione statale, con perquisizioni nelle case di circa dieci compagni e compagne, sotto gli ordini del PM Comodi.
La feccia del potere con le sue ormai conosciute mosse subdole, tenta di frenare e rinchiudere, fisicamente e mentalmente, qualsivoglia spinta rivoluzionaria, che possa far tremare i padroni della società capitalista, annegando ogni pensiero che non sia in linea con gli schemi prefissati dai padroni stessi.
La nostra lotta è la lotta dei compagni anarchici greci, spagnoli, tedeschi, francesi, sudamericani, del Myanmar, e di tutto il mondo, non ha né frontiere né lingua, ma è solo accompagnata dalla solidarietà di tutti i popoli che vogliono ribellarsi all’odierno stato-di-cose.
Solidarietà a RoundRobin, espressione della volontà libertaria di diffondere e raccontare pensieri, azioni, notizie, che fuoriescono sempre dalla logica sopracitata.
I padroni tremano al sentire di “Anarchia”, per questo lo grideremo più forte.
CONTRO L’INFAME REPRESSIONE STATALE
CONTRO IL CAPITALISMO E I PADRONI DEL MONDOAL FIANCO DEI COMPAGNI E DELLE COMPAGNE ANARCHIC*
VIVA L’ANARCHIA !
Campania Libertaria
Riceviamo e diffondiamo:
LA SIBILLA PREVEDE TEMPESTA?
All’alba dell’ 11 novembre sono state effettuate numerose perquisizioni in varie città italiane e notificate a 6 compagni delle ordinanze di misure cautelari: in carcere per Alfredo, ai domiciliari per Michele, obbligo di dimora e tre firme a settimana per altri quattro compagni.
I compagni sono indiziati del reato di art. 270 bis (associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico) per l’ideazione, la redazione, la stampa e la diffusione anche con strumenti informatici e telematici, del giornale anarchico “Vetriolo” e per la realizzazione di scritte murarie di contenuto ritenuto oltraggioso ed istigatorio e di un episodio di danneggiamento. Inoltre accusati di art. 414 (istigazione a delinquere), per la redazione e divulgazione di comunicati dal contenuto istigatorio alla commissione di delitti contro la personalità dello Stato, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.
Oltre a questo vengono oscurati due siti internet di controinformazione, roundrobin.info e malacodanoblogs.org, perché ritenuti un’aggravante sul reato specifico di istigazione (attraverso strumento digitale).
L’indagine parte dall’anno 2017 a Milano, dagli inizi dell’esperienza editoriale del giornale, passata poi alla procura di Perugia fino ad oggi, e prende in rassegna il contenuto degli articoli di propaganda anarchica che vengono dichiarati pericolosi per la loro efficacia comunicativa e per la diffusione dell’idea radicale.
Non è un attacco alla libertà di stampa e di pensiero. Lo Stato fa il suo mestiere di controllo e gestione del nemico interno per mantenere la sua autorità, e le pubblicazioni che affermano risolutamente un certo tipo di contenuti che minano i suoi interessi vengono chiaramente attaccati, come sempre è stato nella storia. Nell’attuale regime democratico e tecnocratico caratterizzato da una svolta autoritaria, il “concesso” rimane confinato entro i limiti del mantenimento dei profitti economici e capitalistici della produzione e del consumo. Come è evidente nelle piazze dell’attuale dissenso alle imposizioni politico-sanitarie il confine del lecito viene definito dalle istituzioni e il confine della libertà di protesta viene sempre più ristretto.
Chi si assume a viso aperto di pubblicare un giornale come “Vetriolo”, dando sostegno e voce ai prigionieri e alle prigioniere anarchici/e e rivoluzionari/e è consapevole del fatto che la repressione muoverà i suoi passi, con inchieste condite da toni sensazionalistici. Ma non per questo lamenteremo mancanze di libertà democratiche di espressione e di stampa, che nei fatti non ci sono mai state ed oggi ancora meno.
Gli inquirenti sostengono che a determinare il reato 414 sia l’efficacia del messaggio. Quindi oltre il contenuto stesso, quanto questo possa essere recepito, e quindi maggiormente nei periodi di tensione sociale, ovvero quando un certo tipo di contenuti vengono maggiormente condivisi.
Una distorsione si rileva dalla narrazione sbirresca, ovvero quella secondo la quale un rapporto immediato e diretto di causa-effetto caratterizzi la propaganda e l’azione. Questa è una semplificazione banale. Le idee anarchiche si sono fatte strada nella società, in diversi periodi storici ed in diversi modi, hanno animato gli atti individuali e collettivi, le gesta hanno caratterizzato le lotte per la liberazione degli oppressi, illuminando i pensieri in un rapporto di reciprocità e connubio, non uno statico rapporto di causalità decodificabile dai codici interpretativi della Giurisprudenza.
Da copione viene criminalizzato lo spazio anarchico “Circolaccio” di Spoleto, definito la sede organizzativa dell’associazione. Sicuramente l’attività promossa dallo spazio, anche in tempi di lockdown, i numerosi appuntamenti di lotta contro il gasdotto Snam, le discussioni contro il green pass e le politiche padronali, le analisi sulla crisi in medioriente hanno sempre stimolato lo spirito critico e incoraggiato il libero pensiero, e per questo ritenute potenzialmente pericolose.
Uno degli aspetti più evidenti di questa inchiesta, dopo la chiusura degli spazi e il tentativo di smantellamento dei giornali e dei siti anarchici, è quello della persistenza con la quale lo Stato perpetri la sua coercizione vendicativa sui prigionieri/e che mantengono viva la loro idea anarchica e rivoluzionaria. Il costante impegno che applica nel tentativo di isolare i/le compagni/e imprigionati/e e promuovere la desolidarizzazione ne è la dimostrazione. In questa inchiesta viene applicata la misura di custodia cautelare per Alfredo Cospito, già in carcere dal 2012 : una punizione nel tentativo di scoraggiare le sue convinzioni, a monito anche per tutti i prigionieri/e che, lontani dalle logiche delle prese di distanza dalle idee e pratiche anarchiche, mantengono dignità, convinzione e vitale determinazione.
Altri sono stati i subdoli tentativi mossi recentemente contro i/le compagni/e prigionieri/e in questo senso, come ad esempio la notifica nel carcere di Messina di un nuovo 270 bis ad Anna a febbraio 2021 sostanzialmente per lo smarrimento da parte della polizia penitenziaria, di un hard disk durante il suo trasferimento verso il carcere.
E’ evidente che chi da la propria vita per l’anarchismo e continua a mantenere le sue posizioni dà uno schiaffo al potere e continua a farlo. L’intransigenza del compagno Alfredo viene attaccata nel tentativo di zittirlo, incriminandolo del reato 414 per un contributo inviato all’iniziativa anticarceraria svoltasi a Bure a marzo 2020, un contributo inviato per un’ assemblea anticarceraria di giugno 2019 a Bologna, e per il libro-intervista “Quale Internazionale?”.
Ribadiamo ancora la nostra solidarietà e vicinanza al nostro compagno Alfredo.
Esprimiamo la nostra vicinanza a tutti gli/le indagati/e.
Il potere potrà reprimere ed imprigionare gli individui refrattari all’autorità, ma il demone della rivolta continuerà a tormentare i loro sogni di pace sociale.
La guerra sociale è aperta, fra lo Stato il Capitalismo e i loro nemici…
LA LOTTA CONTINUA!
Alcuni indagati/e e compagni/e solidali
Riceviamo e diffondiamo:
PAROLE DI FUOCO: QUALCUNO CI ASCOLTA?
Sibilla: l’ennesima inchiesta per associazione sovversiva contro gli anarchici accusati di istigazione a delinquere. L’oscuramento del sito malacoda e il sequestro del giornale cartaceo Vetriolo; decine di perquisizioni da Cremona a Taranto; 8 denunciati; 6 custodie cautelari: 4 obblighi di dimora, 1 arresto domiciliare con braccialetto elettronico, 1 arresto consegnato ad un compagno già in carcere. L’anarchico Alfredo Cospito è in galera dal 2012 in regime di alta sorveglianza, dopo aver ferito ad una gamba con un colpo di pistola l’amministratore delegato di Ansaldo nucleare, Roberto Adinolfi. Alfredo ha rivendicato l’azione e sempre stimolato il dibattito su metodo e pratiche di lotta degli anarchici. L’inchiesta Sibilla, come ammesso dagli stessi inquisitori, dovrebbe servire a isolare Alfredo, zittirlo e costruirgli addosso un regime carcerario simile al 41 bis.
Perché tanto accanimento?
Ci accusano di istigazione a delinquere. Delinque chi trasgredisce, chi “lascia da parte”, chi non si sottomette e non ubbidisce ad una norma dello Stato. Oggi più di ieri colpire gli anarchici nei loro mezzi di comunicazione e propaganda di idee che spingono all’azione serve anche per educare quella parte di popolazione che riconosce di vivere in un regime totalitario-tcnocratico, e che pensa e prova a fare qualcosa. A spaventare i burattinai di una psico polizia cialtrona e corrotta, di cui il P.M. Manuela Comodi è sempre stata una zelante soldatina è la domanda ‘colpire le cose o le persone?’. Forse percepiscono che tanti nel vedere il nome di Mario Draghi sulla lapide al cimitero invece che sulle banconote (c’è la sua firma in alto a sinistra) brinderebbero nei dehor dei bar, o come minimo si lascerebbero scappare un sorriso. E’ questo che temono? Che quello che gli anarchici dicono da quasi 2 secoli ‘LA PACE TRA GLI OPPRESSI – LA GUERRA AGLI OPPRESSORI’ ricomincia a diventare musica per le orecchie di tanti, di chi perde il lavoro per la crisi, di chi lo perde perché non esibisce una tessera, di chi non vuole semplicemente fare da cavia ad un siero genico, di chi scende in strada per protestare ed è trattato da delinquente. Se il ricordo dell’anarchico Bresci, giovane proletario che nel 1900 attenta alla vita del re, appare oggi in un inchiesta vuol dire che lor signori percepiscono la miseria e la rabbia che stanno causando a migliaia di vite in tutto il mondo.
Da Melbourne a Trieste, da Londra a Milano, da Tel Aviv a Rio de Janeiro passando per Port Louis, migliaia di persone scendono in piazza, solidarizzano con altre proteste dall’altra parte del globo, si informano e comunicano al di fuori del mainstream. I siti, le chat, e i contenuti sui social network non allineati vengono oscurati. Le manifestazioni caricate, gasate, spazzate via con gli idranti. Meglio chiudere in fretta un giornale al ‘Vetriolo’ e uno dei siti che ospita le parole di quella piccola parte di popolazione, gli anarchici, che non hanno maiabbandonato le idee dei sabotatori (lavoratori nelle fabbriche inglesi che inceppavano gli ingranaggi col sabot, lo zoccolo) e degli operai vendicatori che con armi in pugno si scontravano col padrone.
In conclusione in questa ennesima inchiesta come in tante altre precedenti quello che preoccupa i potenti è quello che le parole possono diventare: azioni concrete, graffi sulla pelle. Ed è su questo che dovremmo fare leva.
Non sia mai che qualcuno ci ascolti!
SARS
Op.Sibilla- Le “Parole Semplici”- Riflessione sulle dichiarazioni del procuratore Cantone
Preambolo–
All’alba del 11 Novembre 2021, una decina di compagni e compagne anarchic* sparsi in giro per l’intero stivale, hanno subito perquisizioni e custodie cautelari, tale operazione guidata dal PM Comodi con l’ausilio dei Carabinieri-ROS, prende il nome di Operazione Sibilla.
Le accuse principali che emergono sono: istigazione alla violenza e la costituzione di un’associazione con finalità terroristiche di matrice anarco-insurrezionalista.
Qualche giorno fa, il Procuratore di Perugia Raffaele Cantone, ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’operazione, che intendiamo analizzare con la finalità di comprendere, per smascherare la facciata democratico-legalista, che altro non è che la forma più pura del potere dello Stato, ovvero la repressione.
“Non stiamo parlando di semplici parole, nessuno vuole censurare il diritto di libertà di esprimersi di chiunque, quando però questo diritto di libertà diventa uno strumento verso il quale, soprattutto il mondo giovane viene coinvolto in attività illecite, ovviamente siamo fuori dal diritto di libertà di parola..”
Con queste parole il procuratore Cantone delinea la motivazione che ha portato il conseguimento dell’Op.Sibilla per la prima accusa sopra citata. Le parole sono lo strumento che utilizzano gli anarchici e le anarchiche per istigare alla violenza, parole trascritte su siti, blog, riviste, aperiodici, e tali parole portano giovani menti, molto spesso plasmabili seguendo la retorica borghesotta del procuratore, a commettere atti illeciti verso proprietà dello Stato o private che siano, verso istituti finanziari o grosse multinazionali, verso uomini o donne che dirigono tale sistema. Tali parole, si deve ben notare non sono come le “Parole Semplici” di cui parla il procuratore Cantone, quest’ultime sono protette e cullate dai vari organi giudiziari e dai loro millantati codici, poichè rientrano nella libertà d’espressione e di parola. Pertanto è giusto e saggio reprimere chi strafoga di tale diritto, chi non si sazia gustando la libertà che lo Stato ci serve sul tavolo. Quest’ultima pecora nera che non si ambienta alla condizione comune dei suoi simili, è un nemico e va sì eliminato dal gregge, affinchè questo continui a pascolare nella direzione che lo Stato gli delinea, il recinto delle libertà costituzionali. Verrebbe dunque da domandarsi, Quali sono queste “parole semplici” di cui parla il procuratore? Saranno forse trascritte in qualche codice civile o penale? Saranno espresse all’interno della Costituzione? O saranno semplicemente le parole che in un determinato periodo storico, culturale ed economico servono per utilità allo stesso sistema, che si nutre di tali “parole” e dei suoi portatori.
Le parole che non dobbiamo utilizzare dunque, sono quelle che fanno vacillare le fondamenta del potere economico o politico che sia, poichè esse se utilizzate potrebbero “istigare” altri nostri simili, che vivono in una condizione di precarietà, sfruttamento, disagio o schiavitù come noi a ribellarsi, e per il sistema la ribellione ideologica ai suoi preconcetti è la violenza stessa.
Non è istigazione alla violenza tutto ciò che viviamo quotidianamente.
Non è istigazione alla violenza, gli innumerevoli programmi televisi che setacciano cortei, quartieri, posti di lavoro, alla ricerca di “fanatici” NO-VAX o No-Green Pass, come una peste da debellare, incitando odio verso persone che in un caso temono il vaccino, in un altro temono lo Stato.
Non è istigazione alla violenza, le innumerevoli armi che l’Italia con la ex-Finmeccanica ora Leonardo produce,vendendo a paesi che disseminano povertà e miseria in giro per il mondo, creando disperazione e immigrazione di massa, che i nostri poltici tanto disprezzano o utilizzano a loro piacimento, tutto sui corpi delle migliaia di vittime innocenti delle loro guerre.
Non è istigazione alla violenza, le torture nelle carceri italiane, le macellerie che accadono ogni giorno all’interno degli istituti penitenziari, dove non esiste “PAROLA SEMPLICE” che possa aiutare tali persone, poichè condannate ad eliminare ogni loro minimo di umanità.
Non è istigazione alla violenza il precariato e la disoccupazione, creata da politiche statali decennali neo-liberiste, che seminano nei giovani (“le menti plasmabili”) unicamente la certezza di non avere certezze, ed il disagio di dover esser sempre le marionette del loro prossimo datore di lavoro.
Non è istigazione alla violenza gli accordi sotto banco tra le figure statali e i vari mafiosi/ camorristi/ ‘ndranghetisti, che garantiscono il giusto equilibrio tra due poteri all’interno di un territorio, seminando ignoranza, disoccupazione, morti innocenti, e fedeli servi del capitale.
In tutte le sopracitate azioni, il protagonista non è un gruppo anarchico, non sono le parole all’interno di un giornale o di un sito web, ma sono azioni in cui il protagonista è sempre uno solo: lo Stato con la mano dei suoi fedeli servi.
Se ribellarsi, anche solo ideologicamente, a questo sistema per lo Stato è istigazione alla violenza, le azioni che compie quotidianamente stesso lo Stato, sono la violenza stessa.
Saremo dunque, sempre fieri ribelli del potere, dei tribunali, delle caserme, delle prigioni, delle guerre e del capitale.
Anarchici e anarchiche volenterosi di voler cambiare ciò che li circonda, indipendetemente dal paese in cui si trovano, dalla lingua che parlano, dalle differenze culturali che sussistono, poichè accomunati dall’intensa voglia di libertà.
Solidarietà a tutt* i/le compagn* che in questo momento
lottano contro le ingiustizie, per la giustizia reale non quella dei tribunali.
SOLIDARIETA’ ALLE COMPAGNE E AI COMPAGNI COLPITI DALL’OPERAZIONE SIBILLA
Nell’agire a molteplici livelli, la repressione dello Stato borghese lancia chiari messaggi persino nelle denominazioni delle operazioni.
La Sibilla era una profetessa dell’antica Grecia che vedeva chiaramente il futuro, ma che non veniva creduta ed era ritenuta una folle: i suoi responsi si disperdevano come foglie al vento.
Il nostro nemico di classe conduce la sua guerra con ogni mezzo necessario, con lo scopo di annientare qualsiasi forma di resistenza: per fare ciò adopera anche il vecchio armamentario legislativo, adattandolo alle situazioni e alzando il tiro quando lo ritiene necessario.
Ecco quindi, dopo anni di indagini, compagne e compagni anarchic* accusat* di “istigazione alla commissione di delitti non colposi contro la personalità dello Stato” attraverso la diffusione di periodici che indicavano chiaramente la saldatura tra teoria e prassi anticapitalista.
La realtà distopica che il nemico sogna è quella della separazione tra soggetti, tra realtà, una realtà permeata dalla “resilienza” (leggasi adattamento passivo alle “disgrazie”), una realtà in cui la propaganda di idee anticonformiste e rivoluzionarie sia trattata alla stregua dei vaticini della Sibilla.
Là dove la borghesia e i nemici di classe dividono, noi dobbiamo unire, per rovesciare i loro disegni.
Esprimiamo quindi la nostra massima solidarietà alle compagne e ai compagni colpit* dall’operazione Vetriolo, nella consapevolezza che la repressione dello Stato borghese non si fermerà ma dovrà trovarci sempre più determinat*.
compagne e compagni di Pisa