SEMPRI AINNATIS!

SOLIDARIETA’ CON I RECALCITRANTI!

L’utilizzo che sta venendo fatto dell’accusa di istigazione, sia essa impiegata “in purezza” o come “condimento” per altre accuse, è indicativa perché mira a spezzare il legame tra l’azione rivoluzionaria e la propaganda delle idee che essa suscita e sostiene, intendendo cosi spingerci ad un adeguamento al ribasso nelle nostre convinzioni, oltre che nelle modalità espressive…”

(Da Vetriolo N6)

Con queste poche righe vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà e la nostra vicinanza ai compagni anarchici arrestati e indagati per l’ennesima inchiesta partita dalla procura di Perugia che stavolta prende il nome di “Operazione Sibilla”.

Le indagini svolte dai carabinieri del R.O.S., su ordine della Procura di Perugia nella persona del P.M. Manuela Comodi, si concentrano in modo particolare sul giornale anarchico VETRIOLO.

I compagni sono indagati a vario titolo dei reati di istigazione a delinquere e istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico oltre che il generico associativo. Sei sono le misure cautelari disposte, quattro obblighi di dimora e di firma, una in carcere è stata notificata al compagno anarchico Alfredo Cospito già prigioniero per altri procedimenti, e gli arresti domiciliari con restrizioni e braccialetto elettronico sono scattati per il compagno anarchico Michele Fabiani.

In quanto anarchici non ci aspettiamo di certo che il potere ci tratti con i bianchi guanti di velluto, sappiamo da tempo ormai, come il sistema Stato-Capitale Globale cerchi di sbarazzarsi di chiunque non accetti sulla propria pelle le cause e le conseguenze di questo sistema mortifero, di questo ne siamo consapevoli, lo abbiamo ben presente dal momento in cui cerchiamo di mettere in pratica il pensiero anarchico.

Riteniamo importante non rimanere in silenzio, un silenzio che in un’epoca di forte pacificazione sociale e di estrema “politicizzazione” delle lotte (nel senso più squallido) sarebbe un’ulteriore facilitazione del lavoro che il potere compie quotidianamente per isolare e criminalizzare tutti coloro che non si piegano alle sue regole. Sfrondando tutte le miserevoli apparenze in cartapesta offerte a buon mercato come libere panacee di rincoglionimento nei surrogati di stampo psico-virtuale, e davanti al putrido spettacolo della realtà reale e alla concreta regressione culturale e morale degli individui e dei rapporti umani su tutti gli ambiti dell’esistenza, noi non intendiamo in alcun modo restare inermi. Ieri come oggi dunque, siamo e saremo ogni giorno in guerra aperta contro il sistema di dominio statuale, capitalistico, tecnologico e religioso in tutte le loro forme e manifestazioni e, qualsiasi sia la composizione che i governi si danno, siano essi di natura democratica o dittatoriale (o in qualsiasi modo si vogliano definire od organizzare), ci troveranno sempre avanti a combatterli col ferro e col fuoco fin nelle fondamenta.

Esprimiamo nuovamente piena e incondizionata complicità e affinità a tutti i compagni arrestati e indagati, nonché allo spazio “Circolaccio Anarchico” e alla redazione del giornale anarchico VETRIOLO.

Michele e Alfredo liberi subito!

Anarchici Sardi


Ne uccide più la penna che la spada?

Evidentemente le parole di verità fanno paura, tremendamente paura, a chi detiene le redini del potere ed ai loro imbelli ed interessati scagnozzi, siano essi in divisa o in toga.

Infatti, cos’altro se non la paura potrebbe esserci dietro ad un’operazione come quella denominata “Sibilla”, messa in scena col favore delle tenebre giovedì 11 novembre da parte della procura di Perugia, con la collaborazione di quella di Milano, che ha portato a 6 ordinanze cautelari nei confronti di altrettanti compagni anarchici – una notificata in carcere, una che dispone gli arresti domiciliari (con annesso braccialetto elettronico… ah quant’è bella ed utile la tecnologia), e quattro che impongono l’obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria – accusati dei reati di istigazione a delinquere e istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico. Paura che le parole scritte su un giornale o diffuse su internet possano aprire gli occhi su una realtà fatta di menzogne ed ipocrisia, su una società le cui fondamenta si basano sullo sfruttamento e l’oppressione dell’uomo sull’uomo, su uno Stato che – come qualsiasi istituzione di gestione del potere – si sorregge e si struttura sul disciplinamento di massa nell’interesse ed a favore di una minoranza di privilegiati, coadiuvati e sostenuti dai loro opportunisti servi sciocchi.

Perché per lorsignori, chi anela e si batte per un mondo composto da liberi ed eguali, senza sfruttati né sfruttatori, senza guerre e miserie, è un delinquente che va bandito e cacciato dal consorzio umano. Ed è logico che sia così, ché mai si è visto e mai si vedrà chi vive nell’abbondanza e nel godimento dei propri biechi privilegi, accettare di buon grado che tutti indistintamente abbiano accesso all’intera ricchezza e varietà del mondo. E quindi anche una sola parola fuori dal coro è una grave stonatura che rompe l’irrigidimentata sinfonia del potere che, diffusa ai quattro angoli del pianeta, non può assolutamente permettere e tollerare variazioni di sorta.

E che il loro intento sia quello di poter continuare a comandare ed a sfruttare gli individui con arroganza e tracotanza – e di conseguenza impedire e stroncare qualsiasi pensiero di cambiamento, che possa eventualmente portare ad un elevamento della dignità e consapevolezza umana in chi nulla ha da sperare da questa greve ed inquinata società – lo hanno candidamente dichiarato gli stessi sciocchi funzionari del Leviatano, quando nel corso della conferenza stampa in cui esponevano i brillanti risultati della notturna operazione appena conclusa, tra le altre stramberie affermavano, con sdegno e sgomento rivelatore, che senza dubbio l’anarchico Gaetano Bresci era un pericoloso – ed evidentemente più che mai attuale – simbolo negativo, perché col suo gesto – l’uccisione del Re d’Italia Umberto I avvenuta a Monza il 29 luglio del 1900 – aveva posto le condizioni – drizzate bene le orecchie! – per la fine della tirannide

Cos’altro può esserci di più esplicito di una simile affermazione che ammette e giustifica l’odierna esistenza – esattamente come 120 anni fa – di un regime che soffoca ed opprime le aspirazioni di libertà individuali e collettive? Perché le parole – lo ripetiamo – spesso spiegano e rivelano cose, schiarendo ed aprendo la mente di chi le legge o le ascolta, e quindi fanno tremendamente paura a chi vorrebbe continuare impunemente a sguazzare nell’oro a discapito di chi soffre e lavora.

Gin de la Ville

Ottone dei Castagni

Carrara, 12 novembre 2021


Tratto da https://infernourbano.altervista.org/comunicato-di-solidarieta-a-seguito-dell11-novembre/

Comunicato di solidarietà a seguito dell’11 Novembre

Riceviamo e pubblichiamo:

Solidarietà ai compagni e alle compagne anarchic* che nella notte dell’ 11 novembre hanno dovuto subire la mano della repressione statale, con perquisizioni nelle case di circa dieci compagni e compagne, sotto gli ordini del PM Comodi.

La feccia del potere con le sue ormai conosciute mosse subdole, tenta di frenare e rinchiudere, fisicamente e mentalmente, qualsivoglia spinta rivoluzionaria, che possa far tremare i padroni della società capitalista, annegando ogni pensiero che non sia in linea con gli schemi prefissati dai padroni stessi.

La nostra lotta è la lotta dei compagni anarchici greci, spagnoli, tedeschi, francesi, sudamericani, del Myanmar, e di tutto il mondo, non ha né frontiere né lingua, ma è solo accompagnata dalla solidarietà di tutti i popoli che vogliono ribellarsi all’odierno stato-di-cose.

Solidarietà a RoundRobin, espressione della volontà libertaria di diffondere e raccontare pensieri, azioni, notizie, che fuoriescono sempre dalla logica sopracitata.

I padroni tremano al sentire di “Anarchia”, per questo lo grideremo più forte.

CONTRO L’INFAME REPRESSIONE STATALE
CONTRO IL CAPITALISMO E I PADRONI DEL MONDOAL FIANCO DEI COMPAGNI E DELLE COMPAGNE ANARCHIC*

VIVA L’ANARCHIA !

Campania Libertaria


Riceviamo e diffondiamo:

LA SIBILLA PREVEDE TEMPESTA?

All’alba dell’ 11 novembre sono state effettuate numerose perquisizioni in varie città italiane e notificate a 6 compagni delle ordinanze di misure cautelari: in carcere per Alfredo, ai domiciliari per Michele, obbligo di dimora e tre firme a settimana per altri quattro compagni.

I compagni sono indiziati del reato di art. 270 bis (associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico) per l’ideazione, la redazione, la stampa e la diffusione anche con strumenti informatici e telematici, del giornale anarchico “Vetriolo” e per la realizzazione di scritte murarie di contenuto ritenuto oltraggioso ed istigatorio e di un episodio di danneggiamento. Inoltre accusati di art. 414 (istigazione a delinquere), per la redazione e divulgazione di comunicati dal contenuto istigatorio alla commissione di delitti contro la personalità dello Stato, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.

Oltre a questo vengono oscurati due siti internet di controinformazione, roundrobin.info e malacodanoblogs.org, perché ritenuti un’aggravante sul reato specifico di istigazione (attraverso strumento digitale).

L’indagine parte dall’anno 2017 a Milano, dagli inizi dell’esperienza editoriale del giornale, passata poi alla procura di Perugia fino ad oggi, e prende in rassegna il contenuto degli articoli di propaganda anarchica che vengono dichiarati pericolosi per la loro efficacia comunicativa e per la diffusione dell’idea radicale.

Non è un attacco alla libertà di stampa e di pensiero. Lo Stato fa il suo mestiere di controllo e gestione del nemico interno per mantenere la sua autorità, e le pubblicazioni che affermano risolutamente un certo tipo di contenuti che minano i suoi interessi vengono chiaramente attaccati, come sempre è stato nella storia. Nell’attuale regime democratico e tecnocratico caratterizzato da una svolta autoritaria, il “concesso” rimane confinato entro i limiti del mantenimento dei profitti economici e capitalistici della produzione e del consumo. Come è evidente nelle piazze dell’attuale dissenso alle imposizioni politico-sanitarie il confine del lecito viene definito dalle istituzioni e il confine della libertà di protesta viene sempre più ristretto.

Chi si assume a viso aperto di pubblicare un giornale come “Vetriolo”, dando sostegno e voce ai prigionieri e alle prigioniere anarchici/e e rivoluzionari/e è consapevole del fatto che la repressione muoverà i suoi passi, con inchieste condite da toni sensazionalistici. Ma non per questo lamenteremo mancanze di libertà democratiche di espressione e di stampa, che nei fatti non ci sono mai state ed oggi ancora meno.

Gli inquirenti sostengono che a determinare il reato 414 sia l’efficacia del messaggio. Quindi oltre il contenuto stesso, quanto questo possa essere recepito, e quindi maggiormente nei periodi di tensione sociale, ovvero quando un certo tipo di contenuti vengono maggiormente condivisi.

Una distorsione si rileva dalla narrazione sbirresca, ovvero quella secondo la quale un rapporto immediato e diretto di causa-effetto caratterizzi la propaganda e l’azione. Questa è una semplificazione banale. Le idee anarchiche si sono fatte strada nella società, in diversi periodi storici ed in diversi modi, hanno animato gli atti individuali e collettivi, le gesta hanno caratterizzato le lotte per la liberazione degli oppressi, illuminando i pensieri in un rapporto di reciprocità e connubio, non uno statico rapporto di causalità decodificabile dai codici interpretativi della Giurisprudenza.

Da copione viene criminalizzato lo spazio anarchico “Circolaccio” di Spoleto, definito la sede organizzativa dell’associazione. Sicuramente l’attività promossa dallo spazio, anche in tempi di lockdown, i numerosi appuntamenti di lotta contro il gasdotto Snam, le discussioni contro il green pass e le politiche padronali, le analisi sulla crisi in medioriente hanno sempre stimolato lo spirito critico e incoraggiato il libero pensiero, e per questo ritenute potenzialmente pericolose.

Uno degli aspetti più evidenti di questa inchiesta, dopo la chiusura degli spazi e il tentativo di smantellamento dei giornali e dei siti anarchici, è quello della persistenza con la quale lo Stato perpetri la sua coercizione vendicativa sui prigionieri/e che mantengono viva la loro idea anarchica e rivoluzionaria. Il costante impegno che applica nel tentativo di isolare i/le compagni/e imprigionati/e e promuovere la desolidarizzazione ne è la dimostrazione. In questa inchiesta viene applicata la misura di custodia cautelare per Alfredo Cospito, già in carcere dal 2012 : una punizione nel tentativo di scoraggiare le sue convinzioni, a monito anche per tutti i prigionieri/e che, lontani dalle logiche delle prese di distanza dalle idee e pratiche anarchiche, mantengono dignità, convinzione e vitale determinazione.

Altri sono stati i subdoli tentativi mossi recentemente contro i/le compagni/e prigionieri/e in questo senso, come ad esempio la notifica nel carcere di Messina di un nuovo 270 bis ad Anna a febbraio 2021 sostanzialmente per lo smarrimento da parte della polizia penitenziaria, di un hard disk durante il suo trasferimento verso il carcere.

E’ evidente che chi da la propria vita per l’anarchismo e continua a mantenere le sue posizioni dà uno schiaffo al potere e continua a farlo. L’intransigenza del compagno Alfredo viene attaccata nel tentativo di zittirlo, incriminandolo del reato 414 per un contributo inviato all’iniziativa anticarceraria svoltasi a Bure a marzo 2020, un contributo inviato per un’ assemblea anticarceraria di giugno 2019 a Bologna, e per il libro-intervista “Quale Internazionale?”.

Ribadiamo ancora la nostra solidarietà e vicinanza al nostro compagno Alfredo.

Esprimiamo la nostra vicinanza a tutti gli/le indagati/e.

Il potere potrà reprimere ed imprigionare gli individui refrattari all’autorità, ma il demone della rivolta continuerà a tormentare i loro sogni di pace sociale.

La guerra sociale è aperta, fra lo Stato il Capitalismo e i loro nemici…

LA LOTTA CONTINUA!

Alcuni indagati/e e compagni/e solidali


Riceviamo e diffondiamo:

PAROLE DI FUOCO: QUALCUNO CI ASCOLTA?
Sibilla: l’ennesima inchiesta per associazione sovversiva contro gli anarchici accusati di istigazione a delinquere. L’oscuramento del sito malacoda e il sequestro del giornale cartaceo Vetriolo; decine di perquisizioni da Cremona a Taranto; 8 denunciati; 6 custodie cautelari: 4 obblighi di dimora, 1 arresto domiciliare con braccialetto elettronico, 1 arresto consegnato ad un compagno già in carcere. L’anarchico Alfredo Cospito è in galera dal 2012 in regime di alta sorveglianza, dopo aver ferito ad una gamba con un colpo di pistola l’amministratore delegato di Ansaldo nucleare, Roberto Adinolfi. Alfredo ha rivendicato l’azione e sempre stimolato il dibattito su metodo e pratiche di lotta degli anarchici. L’inchiesta Sibilla, come ammesso dagli stessi inquisitori, dovrebbe servire a isolare Alfredo, zittirlo e costruirgli addosso un regime carcerario simile al 41 bis.
Perché tanto accanimento?
Ci accusano di istigazione a delinquere. Delinque chi trasgredisce, chi “lascia da parte”, chi non si sottomette e non ubbidisce ad una norma dello Stato. Oggi più di ieri colpire gli anarchici nei loro mezzi di comunicazione e propaganda di idee che spingono all’azione serve anche per educare quella parte di popolazione che riconosce di vivere in un regime totalitario-tcnocratico, e che pensa e prova a fare qualcosa. A spaventare i burattinai di una psico polizia cialtrona e corrotta, di cui il P.M. Manuela Comodi è sempre stata una zelante soldatina è la domanda ‘colpire le cose o le persone?’. Forse percepiscono che tanti nel vedere il nome di Mario Draghi sulla lapide al cimitero invece che sulle banconote (c’è la sua firma in alto a sinistra) brinderebbero nei dehor dei bar, o come minimo si lascerebbero scappare un sorriso. E’ questo che temono? Che quello che gli anarchici dicono da quasi 2 secoli ‘LA PACE TRA GLI OPPRESSI – LA GUERRA AGLI OPPRESSORI’ ricomincia a diventare musica per le orecchie di tanti, di chi perde il lavoro per la crisi, di chi lo perde perché non esibisce una tessera, di chi non vuole semplicemente fare da cavia ad un siero genico, di chi scende in strada per protestare ed è trattato da delinquente. Se il ricordo dell’anarchico Bresci, giovane proletario che nel 1900 attenta alla vita del re, appare oggi in un inchiesta vuol dire che lor signori percepiscono la miseria e la rabbia che stanno causando a migliaia di vite in tutto il mondo.
Da Melbourne a Trieste, da Londra a Milano, da Tel Aviv a Rio de Janeiro passando per Port Louis, migliaia di persone scendono in piazza, solidarizzano con altre proteste dall’altra parte del globo, si informano e comunicano al di fuori del mainstream. I siti, le chat, e i contenuti sui social network non allineati vengono oscurati. Le manifestazioni caricate, gasate, spazzate via con gli idranti. Meglio chiudere in fretta un giornale al ‘Vetriolo’ e uno dei siti che ospita le parole di quella piccola parte di popolazione, gli anarchici, che non hanno maiabbandonato le idee dei sabotatori (lavoratori nelle fabbriche inglesi che inceppavano gli ingranaggi col sabot, lo zoccolo) e degli operai vendicatori che con armi in pugno si scontravano col padrone.
In conclusione in questa ennesima inchiesta come in tante altre precedenti quello che preoccupa i potenti è quello che le parole possono diventare: azioni concrete, graffi sulla pelle. Ed è su questo che dovremmo fare leva.
Non sia mai che qualcuno ci ascolti!
SARS


Tratto da https://campanialibertaria.noblogs.org/op-sibilla-le-parole-semplici-riflessione-sulle-dichiarazioni-del-procuratore-cantone/

Op.Sibilla- Le “Parole Semplici”- Riflessione sulle dichiarazioni del procuratore Cantone

Preambolo

All’alba del 11 Novembre 2021, una decina di compagni e compagne anarchic* sparsi in giro per l’intero stivale, hanno subito perquisizioni e custodie cautelari, tale operazione guidata dal PM Comodi con l’ausilio dei Carabinieri-ROS, prende il nome di Operazione Sibilla.

Le accuse principali che emergono sono: istigazione alla violenza e la costituzione di un’associazione con finalità terroristiche di matrice anarco-insurrezionalista.

Qualche giorno fa, il Procuratore di Perugia Raffaele Cantone, ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’operazione, che intendiamo analizzare con la finalità di comprendere, per smascherare la facciata democratico-legalista, che altro non è che la forma più pura del potere dello Stato, ovvero la repressione.

Le “Parole Semplici”-

Non stiamo parlando di semplici parole, nessuno vuole censurare il diritto di libertà di esprimersi di chiunque, quando però questo diritto di libertà diventa uno strumento verso il quale, soprattutto il mondo giovane viene coinvolto in attività illecite, ovviamente siamo fuori dal diritto di libertà di parola..”

Con queste parole il procuratore Cantone delinea la motivazione che ha portato il conseguimento dell’Op.Sibilla per la prima accusa sopra citata. Le parole sono lo strumento che utilizzano gli anarchici e le anarchiche per istigare alla violenza, parole trascritte su siti, blog, riviste, aperiodici, e tali parole portano giovani menti, molto spesso plasmabili seguendo la retorica borghesotta del procuratore, a commettere atti illeciti verso proprietà dello Stato o private che siano, verso istituti finanziari o grosse multinazionali, verso uomini o donne che dirigono tale sistema. Tali parole, si deve ben notare non sono come le “Parole Semplici” di cui parla il procuratore Cantone, quest’ultime sono protette e cullate dai vari organi giudiziari e dai loro millantati codici, poichè rientrano nella libertà d’espressione e di parola. Pertanto è giusto e saggio reprimere chi strafoga di tale diritto, chi non si sazia gustando la libertà che lo Stato ci serve sul tavolo. Quest’ultima pecora nera che non si ambienta alla condizione comune dei suoi simili, è un nemico e va sì eliminato dal gregge, affinchè questo continui a pascolare nella direzione che lo Stato gli delinea, il recinto delle libertà costituzionali. Verrebbe dunque da domandarsi, Quali sono queste “parole semplici” di cui parla il procuratore? Saranno forse trascritte in qualche codice civile o penale? Saranno espresse all’interno della Costituzione? O saranno semplicemente le parole che in un determinato periodo storico, culturale ed economico servono per utilità allo stesso sistema, che si nutre di tali “parole” e dei suoi portatori.

Le parole che non dobbiamo utilizzare dunque, sono quelle che fanno vacillare le fondamenta del potere economico o politico che sia, poichè esse se utilizzate potrebbero “istigare” altri nostri simili, che vivono in una condizione di precarietà, sfruttamento, disagio o schiavitù come noi a ribellarsi, e per il sistema la ribellione ideologica ai suoi preconcetti è la violenza stessa.

Non è istigazione alla violenza tutto ciò che viviamo quotidianamente.

Non è istigazione alla violenza, gli innumerevoli programmi televisi che setacciano cortei, quartieri, posti di lavoro, alla ricerca di “fanatici” NO-VAX o No-Green Pass, come una peste da debellare, incitando odio verso persone che in un caso temono il vaccino, in un altro temono lo Stato. 

Non è istigazione alla violenza, le innumerevoli armi che l’Italia con la ex-Finmeccanica ora Leonardo produce,vendendo a paesi che disseminano povertà e miseria in giro per il mondo, creando disperazione e immigrazione di massa, che i nostri poltici tanto disprezzano o utilizzano a loro piacimento, tutto sui corpi delle migliaia di vittime innocenti delle loro guerre.

Non è istigazione alla violenza, le torture nelle carceri italiane, le macellerie che accadono ogni giorno all’interno degli istituti penitenziari, dove non esiste “PAROLA SEMPLICE” che possa aiutare tali persone, poichè condannate ad eliminare ogni loro minimo di umanità.

Non è istigazione alla violenza il precariato e la disoccupazione, creata da politiche statali decennali neo-liberiste, che seminano nei giovani (“le menti plasmabili”) unicamente la certezza di non avere certezze, ed il disagio di dover esser sempre le marionette del loro prossimo datore di lavoro.

Non è istigazione alla violenza gli accordi sotto banco tra le figure statali e i vari mafiosi/ camorristi/ ‘ndranghetisti, che garantiscono il giusto equilibrio tra due poteri all’interno di un territorio, seminando ignoranza, disoccupazione, morti innocenti, e fedeli servi del capitale.

In tutte le sopracitate azioni, il protagonista non è un gruppo anarchico, non sono le parole all’interno di un giornale o di un sito web, ma sono azioni in cui il protagonista è sempre uno solo: lo Stato con la mano dei suoi fedeli servi.

Se ribellarsi, anche solo ideologicamente, a questo sistema per lo Stato è istigazione alla violenza, le azioni che compie quotidianamente stesso lo Stato, sono la violenza stessa.

Saremo dunque, sempre fieri ribelli del potere, dei tribunali, delle caserme, delle prigioni, delle guerre e del capitale.

Anarchici e anarchiche volenterosi di voler cambiare ciò che li circonda, indipendetemente dal paese in cui si trovano, dalla lingua che parlano, dalle differenze culturali che sussistono, poichè accomunati dall’intensa voglia di libertà.

Solidarietà a tutt* i/le compagn* che in questo momento

lottano contro le ingiustizie, per la giustizia reale non quella dei tribunali.

Viva l’Anarchia (A)


SOLIDARIETA’ ALLE COMPAGNE E AI COMPAGNI COLPITI DALL’OPERAZIONE SIBILLA

Nell’agire a molteplici livelli, la repressione dello Stato borghese lancia chiari messaggi persino nelle denominazioni delle operazioni.

La Sibilla era una profetessa dell’antica Grecia che vedeva chiaramente il futuro, ma che non veniva creduta ed era ritenuta una folle: i suoi responsi si disperdevano come foglie al vento.

Il nostro nemico di classe conduce la sua guerra con ogni mezzo necessario, con lo scopo di annientare qualsiasi forma di resistenza: per fare ciò adopera anche il vecchio armamentario legislativo, adattandolo alle situazioni e alzando il tiro quando lo ritiene necessario.

Ecco quindi, dopo anni di indagini, compagne e compagni anarchic* accusat* di “istigazione alla commissione di delitti non colposi contro la personalità dello Stato” attraverso la diffusione di periodici che indicavano chiaramente la saldatura tra teoria e prassi anticapitalista.

La realtà distopica che il nemico sogna è quella della separazione tra soggetti, tra realtà, una realtà permeata dalla “resilienza” (leggasi adattamento passivo alle “disgrazie”), una realtà in cui la propaganda di idee anticonformiste e rivoluzionarie sia trattata alla stregua dei vaticini della Sibilla.

Là dove la borghesia e i nemici di classe dividono, noi dobbiamo unire, per rovesciare i loro disegni.

Esprimiamo quindi la nostra massima solidarietà alle compagne e ai compagni colpit* dall’operazione Vetriolo, nella consapevolezza che la repressione dello Stato borghese non si fermerà ma dovrà trovarci sempre più determinat*.

compagne e compagni di Pisa