Napoli: le piazze contro il lasciapassare e il “movimento”

Attraverso un giro di contatti abbiamo ricevuto questo testo da Napoli, originariamente destinato al dibattito interno a una realtà “di movimento” di quella città. Lo pubblichiamo molto volentieri, per la precisione con cui descrive sia caratteri e composizione delle piazze partenopee, sia la loro percezione da parte dei “giri militanti”, evidentemente ancora in difficoltà di fronte a un fenomeno che costringe tanti e tante a rifare i conti coi propri schemi.

Napoli: le piazze contro il lasciapassare e il “movimento”

Carissime,

seppure con ritardo rispetto alle vs. info, vi aggiorno sulla piazza napoletana no green pass. Parto dal primo sabato di manifestazione quando alcune/i compagne/i, in maniera del tutto autonoma, sono andate/i in quella piazza per andare a vedere, come si usa dire. Con sorpresa reciproca, vista l’ostilità della compagneria a quelle piazze, ci siamo ritrovati in una ventina ed abbiamo deciso di darci subito un appuntamento per avviare un confronto sul perché e come stare in quelle mobilitazioni e sul contributo da dare da un punto di vista di classe. Come base di partenza per avviare il confronto avevamo un documento (che vi allego) buttato giù da tre compagne del Cobas scuola e portato da loro alla manifestazione, insieme alla condivisa convinzione della necessità di rapportarsi a quelle piazze pur nella consapevolezza di una loro certa ambiguità, se non di peggio almeno in alcune situazioni. Come potete immaginare anche tra queste/i compagne/i ci sono letture diverse sulla natura del covid e sui vaccini, ma pur affrontando queste tematiche ci si è concentrati sulla questione del green pass. Questo non solo perché la gran parte delle/dei compagne/i sono insegnanti, con la spada di Damocle dell’obbligo vaccinale di fatto a partire dal 1° settembre, ma perché si coglie pienamente il senso di disciplinamento sociale della gestione della pandemia e il giro di vite securitario e repressivo rappresentato dall’introduzione del green pass.

Dal primo incontro è nato il “Comitato napoletano contro la gestione autoritaria della pandemia” ed è stato approntato un volantino che abbiamo portato in piazza i sabati successivi (in allegato) insieme a cartelli, slogan, canzoncine e tutto l’occorrente. Il volantino è stato ripreso a pezzi anche da altre.

Alcune considerazioni sulla piazza:

  1. A Napoli non c’è la presenza della destra o estrema destra organizzata. Questo però non significa che non ci sono soggetti ambigui tra gli organizzatori: esponenti di 3V, movimento (così si definiscono) contro i vaccini e un tantinello sovranista, che si presenta alle elezioni a Torino, Napoli e in altre città; qualche borbonico; il gruppo “Napoli non si piega”, più folcloristico che politicamente strutturato ma con accenti antistatalisti; qualche rappresentante della piccola imprenditoria impoverita dalla pandemia e che denuncia l’attacco delle grandi multinazionali alla loro sopravvivenza. Molti di questi soggetti si caratterizzano per il loro antagonismo al governo in chiave meridionalista.
  2. I partecipanti alle manifestazioni del sabato non sono, ovviamente, quelli che normalmente partecipano alle nostre manifestazioni. O sono in sintonia con i contenuti degli organizzatori, e quindi tra loro i convinti no vax, i no mask (perché il covid è un’invenzione per fotterci), piccoli imprenditori colpiti dalle chiusure covid; oppure sono figure obbligate di fatto a fare il vaccino (insegnanti, infermieri, medici, ecc., precari e non, badanti straniere) ma contrarie o spaventate dai suoi effetti. Tutti indistintamente rivendicano le cure domiciliari. La presenza femminile è maggioritaria e la preoccupazione per i bambini è sentita moltissimo da tutti. A differenza della narrazione sinistra, almeno qui, c’è una significativa presenza di soggetti provenienti dai quartieri più proletari e le figure più attive tra essi più che insistere sulla libertà insistono sulla velenosità del vaccino. Una conferma della maggiore ostilità dei poveri a fare da cavia, riscontrata anche nei quartieri più degradati e neri/meticci in altri paesi (USA e GB ad es.), dettata dalla consapevolezza, acquisita da sempre, del totale abbandono in cui puntualmente si ritrovano quando si tratta di affrontare problemi di salute ed in questo caso gli effetti collaterali del vaccino. E proprio sui problemi insorti dopo l’iniezione, queste persone ci sono sembrate le più documentate. In questi quartieri, la persistenza della famiglia allargata e di una comunità di vicinato consente, in generale, una maggiore conoscenza delle sofferenze patite dai singoli di quella comunità; una conoscenza che l’affermarsi dell’isolamento atomistico in altre aree della città non permette. In questa fase di covid l’attenzione sulla salute è massima. Una donna, attivissima, ci raccontava di decine di patologie gravi dovute ai vaccini verificatesi nel suo quartiere e si/ci proponeva di raccogliere i casi di tutti i quartieri visto che li nascondono.
  3. Presenza media in piazza: 2000 il primo sabato poi, anche per il caldo e le vacanze, sono andati diminuendo fino ai 300 di ieri, confermando che Napoli è tra le città con meno mobilitazione. Slogan più gridati: contro Draghi e Speranza, libertà, assassini, contro il governatore della Campania De Luca, giù le mani dai bambini. I cortei sono stati sempre imposti nonostante la polizia li proibisse. Chiaramente l’ordine era di non caricare ed hanno lasciato fare, ma è significativo che chi era in piazza ha voluto sempre sfilare e si sia rifiutato di farlo sui marciapiedi come proposto dalla Digos. A proposito di polizia e Digos (ieri più numerosa e in evidente atteggiamento di controllo nei nostri confronti), gli stessi organizzatori e chi scende non li vede di buon occhio. Solo ieri un coglione, che tra l’altro sta raccogliendo le firme per candidarsi a sindaco di Napoli per il mov. 3V, ha ringraziato le forze dell’ordine a suo dire anch’esse combattute sul vaccino, ma la piazza non ha gradito e sono partiti fischi e buu.
  4. Come dicevo sopra, a parte il primo sabato, quando siamo andati in ordine sparso, nelle altre manifestazioni siamo andati organizzati e ben visibili (compreso giovedì 5/8 che ha visto meno gente e, come altrove, è sembrato da subito una chiamata organizzata dalla parte politica e per di più dall’area di piccoli imprenditori e professionisti). L’accoglienza, tranne all’inizio, perché alcuni di noi portavano la mascherina, è stata buona. Non solo sono stati ripresi i nostri slogan ma ci hanno fatto intervenire e, pur sapendo che eravamo compagne/i, ci hanno invitato ad una riunione organizzativa per la settimana successiva.
  5. La riunione, fatta in piazza, ci ha confermato la natura dei soggetti come sopra descritta. Come comitato, oltre a ribadire l’inaccettabilità della presenza della destra che loro per primi dichiarano di non volere (addirittura qualcuno lo pone come discriminante) abbiamo posto alcune questioni:
  • nessuna simbologia o richiami a gruppi politici
  • impedire qualsiasi strumentalizzazione di questo tipo
  • basta stronzate tipo “togliti la mascherina”, brucia la mascherina, e tutto quanto può essere utilizzato per sputtanare la piazza e identificarla con il negazionismo/complottismo/ecc./ecc.
  • farsi esplicitamente carico dei problemi posti sia dal green pass che dall’obbligo del vaccino ai lavoratori (insegnanti, sanitari, altri posti di lavoro con la questione mense)
  • far emergere dagli interventi e dai comunicati in maniera ancora più chiara, oltre alla difesa della libertà personale e la libera scelta sul vaccino, la denuncia della svolta autoritaria dello stato, le responsabilità del governo nella mala sanità, mala scuola e mala ecc. prima della pandemia e poi nella sua criminale gestione, il rifiuto della contrapposizione tra vaccinati e non funzionale a coprire quelle responsabilità.

  1. Su molte di queste cose convenivano in molti. Alla manifestazione di ieri sera i primi 3 punti (no strumentalizzazioni, nessun simbolo, nessuna critica a chi vuole mettere la mascherina) sono stati ribaditi nell’intervento di apertura oltre che rispettati. Infatti, la bandiera dei monarchici presente in precedenza non si è vista (ci si è limitati ad un singolo foulard con lo stemmino non ostentato) né c’erano volantini 3V come il sabato precedente. Non sappiamo se le altre cose da noi proposte saranno realmente recepite. Temiamo, però, di aver già incrinato qualcosa quando a fine manifestazione, essendo stata chiusa dall’intervento del coglione che vuole candidarsi a sindaco di cui sopra, abbiamo ribadito a tutti loro che non ci stanno bene utilizzi e sponsorizzazioni elettorali della e nella piazza nemmeno quando sono garbati e non espliciti. Il tizio si è un po’ incazzato interpretandoci come concorrenti. Abbiamo precisato ma solo il clima nei nostri confronti nelle prossime occasioni ci dirà quanto conta questo tizio. In ogni caso ci deluciderà ulteriormente su chi sono questi organizzatori fintamente “solo social” e quanto sono interessati a difendere gli interessi dei lavoratori, sebbene al momento solo di alcuni settori, presenti in queste piazze.

Tornando, invece, in casa nostra. Ovviamente, tutta la discussione sullo stare o meno e come stare in queste piazze ha risentito sin dall’inizio della presenza del fantasma “compagneria” che, come potete immaginare, non ha risparmiato insulti ad ognuno di noi per la partecipazione alle manifestazioni. Molti di queste/i compagne/i controcorrente, di fronte allo stigma compagnesco e alla perdita di amicizie di lunga data se non direttamente degli affetti, pur reggendo botta, sono preoccupati ed insistono sulla necessità di aprire un confronto con tutte le realtà per provare a convincerli delle nostre ragioni. Per la verità ci abbiamo provato non solo rilanciando, invitando a discuterne, le prese di posizione di realtà in giro per l’Italia e nel mondo che ci sono sembrate puntuali nel cogliere l’essenza della questione, ma abbiamo anche partecipato all’unica riunione di cui siamo venuti a conoscenza. Il tema della riunione non era piazze sì piazze no (nodo già sciolto avendo definito queste piazze fasciste e/o piccolo borghesi), ma genericamente sul covid. Una riunione surreale in cui la narrazione mainstream (la scienza come nuova religione, la sacralità degli “esperti” ufficiali, i vaccini sono un beneficio, gli effetti negativi sono rarissimi, conta il bene collettivo) si accompagnava a stronzate planetarie (le big pharma prima di adesso non si sono mai occupate di vaccini essendo compito delle università, i centri sociali/gli spazi liberati hanno fatto bene a rispettare i protocolli e, oggi, a chiedere il green pass perché un focolaio covid lo avrebbero usato contro di noi), e ad una velenosa contrapposizione (specchio di ciò che viene vomitato sui social) verso noi del comitato. Francamente ci aspettavamo qualcosa di più ma il discorso prevalente restava attestato su: vanno tenuti distinti vaccino e green pass; il clima è brutto ma la questione dell’autoritarismo non è di oggi ma viene da lontano; quello che è grave è che ci stanno dividendo, come attestano gli attacchi fatti ai compagni accusati di essere dalla parte del potere perché pro vaccino e pro scienza; va assolutamente ripristinato un sereno confronto tra compagni.

Abbiamo fatto più di un intervento per segnalare che ci si rifiutava di vedere che la svolta autoritaria in atto, sebbene preparata da tempo, segna un incredibile salto in avanti destinato a caratterizzare tutto il decorso dello scontro di classe nei prossimi anni. In ogni caso trovavamo incomprensibile che a differenza di mobilitazioni precedenti (per Napoli si veda questione rifiuti o contro la privatizzazione dell’acqua ma vale anche per altre esperienze altrove) aventi la stessa composizione interclassista, in questo caso si pretendesse di fare l’esame del sangue a chi scende in piazza. Ma soprattutto trovavamo ingiustificabile che la militarizzazione della gestione della pandemia fino alla criminale imposizione del vaccino e del green pass obbligatorio non provocasse l’indignazione e l’attivizzazione dei militanti di sinistra a prescindere e indipendentemente dalle mobilitazioni presuntamente fasciste e piccolo borghesi. Per fortuna alcuni degli attivisti presenti, incoraggiati anche da questi interventi hanno trovato il coraggio di sollevare più di un dubbio sulla narrazione mainstream della vicenda pandemica e condividevano la necessità di essere presenti nelle piazze per ribadire il proprio no alla criminale campagna istituzionale in atto.

Che dire, triste, molto triste.

Quelli di noi che saranno a Napoli parteciperanno alla manifestazione di sabato che è stata confermata come nel resto d’Italia. Spero che questa sorta di report aiuti tutte ad avere una quadro più chiaro di ciò che si sta muovendo. Sarà mia cura tenervi aggiornate sul prosieguo.

Un abbraccio a tutte