Trentino: Renitenti all’ordine

Renitenti all’Ordine

Uno degli aspetti preziosi delle reti di solidarietà contro l’obbligo vaccinale nate in diverse zone d’Italia sono gli spaccati di conoscenze dirette che permettono. Alle tante menzogne raccontate in tv e sui giornali si possono contrapporre senz’altro il senso critico, il confronto con la propria esperienza e l’attenta valutazione delle notizie diffuse dai cosiddetti canali di controinformazione. Tutto ciò è ben lontano dall’avere la forza di un “sapere sociale”. Manca un tassello fondamentale: una presa di parola in grado di farsi sentire da parte di chi lavora nella sanità. Le cause di tanti silenzi, o di tante parole che restano confinate nei social network, o in piccole iniziative dalla poca visibilità, sono tutt’altro che misteriose. I ricatti a cui sono sottoposti lavoratori e lavoratrici, l’assenza di spazi pubblici di confronto, la frammentazione delle proteste ecc non si superano con qualche iniziativa. Difficile è anche farsi un’idea un po’ precisa di come i diversi organi provinciali stiano applicando la legge che ha introdotto l’obbligo vaccinale per il personale sanitario. I presìdi di solidarietà organizzati, in occasione delle convocazioni dei renitenti all’obbligo vaccinale, sotto la sede dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche hanno fatto emergere alcuni elementi che ci pare utile rendere pubblici.

Non siamo di fronte – almeno in Trentino, e per quello che sappiamo – a una macchina burocratica che controlla negli elenchi chi c’è e chi manca e che convoca piano piano chi manca. Gli “astenuti” sono troppi per procedere in tal modo. L’azione assomiglia di più a un vero e proprio maccartismo in ambito sanitario: colpire chi rivendica pubblicamente la propria scelta per dare un avvertimento a tutti gli altri.

Infatti, già i dieci medici convocati avevano dovuto rispondere di un video critico nei confronti dei vaccini OGM, non della loro mancata vaccinazione. Così, anche l’infermiere e le due infermiere convocati finora dall’O. P. I. non hanno dovuto rispondere – durante interrogatori protrattisi per qualche ora – di non essersi vaccinati, ma di quello che hanno affermato durante alcune manifestazioni di protesta o scritto sui propri profili “social”. Il che ha dato a queste convocazioni un taglio insieme grottesco e inquisitoriale. Un’infermiera ha dovuto rispondere davanti all’Ordine di aver detto pubblicamente di non voler fare da cavia; un infermiere di aver messo un “like” a un commento che definiva la campagna vaccinale “una merda”.

L’altro aspetto interessante è che l’atteggiamento dei renitenti era tutt’altro che remissivo: sono andati loro a chieder conto agli inquisitori piuttosto che a difendersi. “Visto che si tratta di vaccini sperimentali, spiegatemi voi cosa sono i vaccinati se non cavie”. Risposta: farfugliamenti di ogni tipo, e chiarezza unicamente nel minacciare. Non solo. Benché sotto accusa fossero a tutti gli effetti delle opinioni, dietro quelle opinioni ci sono delle persone in carne ed ossa che lavorano negli ospedali o nelle RSA. Persone che hanno fatto turni di 12 e a volte di 14 ore al giorno nei reparti Covid; persone che al lavoro sono state chiamate – con il beneplacito o nel silenzio dell’Ordine – anche con i sintomi del Covid per non lasciare i pazienti senza cure (e che ora dovrebbero essere sospese perché non si vaccinano!); persone che sanno perfettamente che gli ospedali si sono riempiti perché la gente non è stata curata a casa; persone che si sono sempre fatte in quattro e che ora devono fare i conti tutti i giorni con le battute o il gelo da parte di tanti colleghi.

Durante questi presìdi di solidarietà – che hanno dato forza nell’affrontare le convocazioni – i colleghi e, soprattutto, le colleghe (la presenza femminile è sempre preponderante) hanno fornito altre testimonianze: un’infermiera ha raccontato di non aver mai visto così tante persone ricoverate in ospedale per trombosi come da quando sono cominciate le vaccinazioni.

In alcune zone del Trentino – già attraversate dall’opposizione alla legge Lorenzin del 2017, dalla nascita di asili autogestiti e oggi dal rifiuto dei vaccini di una parte consistente della popolazione – la “caccia” di cui parlavano in questi giorni sia Draghi sia il generale NATO Figliuolo è già cominciata. Non bastando le lettere spedite a tutti gli ultrasessantenni che non si sono vaccinati, sono iniziate anche le visite casa per casa. All’ultimo presidio, da una di queste valli è arrivata una mamma insieme alla figlia danneggiata in modo permanente dai vaccini tanti anni fa. Era lì anche per sostenere la sua amica convocata. Un’autentica furia. Con il suo personale megafono, ha elencato con nome e cognome le 84 persone morte in Italia nell’arco di 24 ore dopo l’inoculazione del vaccino anti-Covid (nomi e cognomi che fanno parte delle 328 “morti sospette” secondo i dati ufficiali – notoriamente sottostimati – della farmacovigilanza del 26 maggio scorso).

La determinazione di queste persone, disposte a perdere il lavoro piuttosto che a rinunciare alle proprie scelte, è un segnale davvero incoraggiante.

 

 

ROMPIAMO LA GABBIA DELL’EMERGENZA

Volantino distribuito a Trento, il 20 giugno, durante una manifestazione contro l’obbligo vaccinale. Alleghiamo anche una versione in pdf per chiunque voglia utilizzarla sui propri territori.

 

L’Emergenza Covid-19, della quale siamo prigionieri ormai da un anno e mezzo, è stata costruita per mezzo di due meccanismi: da un lato l’allarme mediatico su migliaia e migliaia di “casi”, attraverso l’abuso dei test diagnostici detti “tamponi”; dall’altro la negazione e il boicottaggio sistematici delle cure, in particolar modo di quelle domiciliari e dei medici che le applicano, con il concentramento di infetti veri e presunti, dei trattamenti sbagliati e del contagio stesso negli ospedali. Senza allarmismi, ma anche senza eccessive sottovalutazioni, la Covid-19 è una strana sindrome influenzale che in alcuni casi può produrre anche danni piuttosto gravi per la salute, ma solo se non tempestivamente curata. Non curarla efficacemente, ovvero come qualsiasi altra influenza, è stata una scelta deliberata, che ha trasformato un problema sanitario di relativa pericolosità in una tragedia planetaria, determinando, tra le altre cose, la strage di milioni di persone. Per quale motivo le autorità sanitarie e non, nazionali e internazionali, hanno attuato una gestione tanto dissennata e criminale dell’epidemia?

Una prima risposta, la più scontata, potrebbe essere: per imporre più vaccinazioni possibile. Ma questa risposta, per quanto veritiera, è insufficiente. Acquista senso se collocata in un quadro d’insieme: quello di un capitalismo sempre più decadente, attraversato da una crisi che da strisciante rischia di diventare esplosiva; un sistema che per sopravvivere deve trasformare in merce ogni aspetto della vita, compresi… i nostri corpi, attraverso la paura e la costrizione. Quella sulla Covid-19 non è altro che l’ultima di una serie di Emergenze che si susseguono ininterrotte almeno dall’11 settembre 2001. Se per instaurare platealmente una dittatura servono infine le armi e il sangue sul selciato, gli Stati impongono sempre di più gli interessi di pochi mantenendo gli abiti della democrazia, attraverso allarmi infondati o esagerati che spingono gli individui a controllarsi da soli e l’un l’altro. Si tratta di una strategia fondamentalmente psicologica, efficace proprio perché capillare e pervasiva; ma che ha anche i suoi limiti. Prima o poi, infatti… la gente si stufa, e non basta una propaganda sempre più illogica a farle rinunciare del tutto alla vita. Le tante e i tanti che in questi mesi hanno rifiutato di far da cavie per gli pseudo-vaccini, o sono scesi in strada per protestare contro l’educazione a distanza e la campagna militar-vaccinale, e persino per festeggiare lo scudetto o l’arrivo del caldo sui Navigli, hanno inflitto al baraccone dell’Emergenza coltellate molto più poderose di quanto immaginino. Certo non basta, ma è da qui che bisogna partire. A dispetto del trionfalismo tutto militarista dell’informazione ufficiale (“stiamo vincendo la Guerra contro il virus!”), è palese che con l’inizio delle “vaccinazioni” le cose stanno solo peggiorando (in Italia come nel resto del mondo ci sono più ricoverati e morti attribuiti alla Covid adesso che nello stesso periodo del 2020); ma si moltiplicano anche i segnali di difficoltà di questa operazione mostruosa. Se l’Argentina ha appena sospeso la vaccinazione di massa, negli USA 34 Stati federali su 52 hanno ormai “riaperto”. L’impalcatura mondiale dell’Emergenza vacilla: diamole l’ultima spallata. Mentre in Francia e nel Nordeuropa le proteste di massa si susseguono da più di un anno (la più recente di cui sappiamo si è svolta a Londra lo scorso 29 maggio, con centinaia di migliaia di persone), l’Italia ha visto solo pochi episodi confusi, mentre anche a livello puramente comunicativo bisognerebbe uscire di più da Internet. Di fronte all’enormità e alla ferocia di quanto combinato dallo Stato italiano, dovremmo per lo meno ricordargli ogni giorno le sue responsabilità stragiste per le cure negate e le vaccinazioni forzate. Se poi tutti gli effetti di queste ultime si potranno vedere solo nel lungo periodo, la lista di morti e feriti da vaccino è già intollerabile (ultima vittima nota la 18enne Camilla Canepa, morta col cervello devastato dalle trombosi grazie agli open day voluti da quel macellaio NATO di nome Figliuolo). Pretendere una medicina territoriale che curi, e di non far da cavie di una sperimentazione biotecnologica, è davvero il minimo se vogliamo una vita un po’ degna di essere vissuta.

Non aspettiamo di essere in tanti per scendere in strada: cerchiamo di diventare tanti scendendo in strada, quartiere per quartiere, città per città. Di fronte a un capitalismo che vuole prenderci tutto, e a uno Stato che teme di venir trascinato nella sua rovina, saranno alcuni articoli di legge, la “Costituzione più bella del mondo” e dei ricorsi legali a salvarci? O piuttosto la salvezza è nella disobbedienza continua e diffusa? Con le parole di alcuni rivoluzionari del passato, non è mai stato tanto vero come oggi che la Salute è in noi.

SCENDIAMO IN STRADA E ASSILLIAMO LO STATO STRAGISTA!

PRETENDIAMO le cure domiciliari precoci per la Covid-19!

AFFOSSIAMO la campagna militar-vaccinale!

Rovereto, giugno 2021

Collettivo salute e libertà

collettivosalutelibert@anche.no

Qui il testo del volantino in pdf:

rompiamo