Trentino: In ogni caso, nessun rimorso
In ogni caso, nessun rimorso
L’11 febbraio 2018, il tour elettorale di Salvini prevedeva una tappa a Rovereto. Quel comizio arrivava otto giorni dopo che il fascio-leghista Luca Traini, ex candidato del Carroccio, aveva sparato contro chiunque avesse la pelle nera per le strade di Macerata. Un’infamia indelebile.
Nonostante il risicato preavviso, ad attendere il futuro ministro dell’Interno c’è un centinaio abbondante di contestatori. Nelle prime file ci sono scudi di plexiglass, caschi e bandiere. I concetti – espressi sugli striscioni, negli interventi al megafono e nelle scritte sui muri – sono piuttosto semplici: “Salvini mandante di Traini” (o “Traini soldato di Salvini”) e “Macerata va vendicata”. Gli scontri con la polizia, che impedisce ai contestatori di avvicinarsi alla sala pubblica, sono la logica conseguenza.
Per certi concetti giusti e semplici si paga spesso un prezzo. In seguito a quella manifestazione dodici compagni erano stati denunciati per vari reati. Ieri il tribunale di Rovereto ha emesso la sentenza: una compagna è stata condannata a 5mila euro di multa, altri quattro a pene dai 2 anni e 2 mesi, ai 2 anni e 4 mesi di carcere. Una compagna ha preso 2 anni e 4 mesi per aver parlato al megafono. Tenuto conto che il processo si svolgeva con rito abbreviato, le condanne complessive superano i 12 anni di carcere. Il che vuol dire che per la Giustizia di Stato quella manifestazione è giuridicamente più grave della tentata strage e dei ferimenti di Macerata. Sparare a caso contro persone di colore è ufficialmente meno grave che scontrarsi con la polizia schierata a difesa di chi ha giustificato quegli spari. Non c’è che dire: mentre i mass media farfugliano, i tribunali chiariscono bene i concetti.
Cos’altro aggiungere? Nulla di originale: in ogni caso, nessun rimorso. Lo spirito che animava chi è sceso in strada quell’11 febbraio ci è rimasto nel cuore.