Trento: DAD, primo passo verso un mondo a distanza
Volantino distribuito il 27 marzo a Trento durante un’iniziativa contro la “didattica a distanza” a cui hanno partecipato diverse centinaia di insegnanti, studenti e genitori.
DAD, primo passo verso un mondo a distanza
A distanza di più di un anno NULLA è stato fatto. Non solo per intervenire sulle cause di fondo di questa epidemia (allevamenti intensivi, deforestazione, inquinamento, accaparramento ed uso brutale di ogni angolo del Pianeta), ma nemmeno per rafforzare il sistema sanitario. I pochi fondi destinati alla sanità del Recovery Plan, meno di 10 miliardi, verranno investiti in digitalizzazione e telemedicina. Niente è cambiato né cambierà dunque per quanto riguarda la medicina del territorio, impreparata ed impotente dopo trent’anni di tagli delle strutture e del personale. È inaccettabile, considerando che nella situazione attuale il numero delle ospedalizzazioni è dovuto proprio al fatto che i pazienti non vengono presi in carico e curati durante i primi giorni di malattia. Questa emergenza si prolunga perché per i potenti è una manna dal cielo. Se si riesce ad imporre l’idea che il Covid-19 non si può curare, cosa rimane? La vaccinazione come unico rimedio.
Grazie alla dichiarazione dello stato di pandemia da parte dell’OMS (organizzazione finanziata per 3,9 miliardi su 4,5 dai colossi farmaceutici), in dieci mesi sono stati sviluppati e commercializzati dei nuovi vaccini basati sull’ingegneria genetica. Sempre se si possono chiamare “vaccini” delle terapie geniche che non garantiscono che il vaccinato non si ammali di Covid-19 (lo immunizzano forse dalle sue forme più gravi); non garantiscono che il vaccinato non contagi altre persone; hanno una durata limitata nel tempo (tre mesi? sei mesi?, non lo sanno nemmeno i loro sviluppatori). Gli effetti a lunga scadenza di questo tipo di tecnologia NON si conoscono; sulla base di questo innegabile dato di fatto si può affermare che sta avvenendo la più grande sperimentazione di massa della storia, che riguarderà nelle intenzioni di chi comanda anche i soggetti in età pediatrica (gli esperimenti sono già in corso “su base volontaria” su ragazzini tra i 12 ed i 16 anni per arrivare ai bambini di 2) a partire dalla fine del 2021. Senza riflessioni, momenti di confronto collettivo e una conseguente opposizione è sensato ipotizzare che nell’arco di breve tempo queste vaccinazioni diventeranno periodiche ed obbligatorie.
La chiusura delle scuole e l’imposizione della Didattica-A-Distanza non sono misure dovute a errori, incompetenza o disorganizzazione. Sono scelte politiche ben precise. Primo, perché per Lorsignori chiudere le scuole è quasi “gratis”, mentre a chiudere le fabbriche si toccano interessi troppo grossi. Produrre si deve. Di insegnare ed imparare, invece, si può fare a meno. Ma il motivo più profondo è un altro: l’emergenza Covid-19 viene usata come un rullo compressore per imporre una società digitalizzata. Sempre più isolati, con le nostre vite sempre più ridotte a “dati” da raccogliere, controllare e vendere, sempre più dipendenti dalla tecnologia persino per curarci, cosa rimarrà delle nostre libertà?
Scende la curva dei contagi, è merito del governo. Sale la curva, è colpa della gente poco responsabile. Anche dopo vaccinati, bisogna tenere la mascherina e, in caso di contatto con qualcuno risultato “positivo” al Covid, scatta ancora la quarantena (tranne per gli operatori sanitari: quelli al lavoro ci devono andare!). Scuole aperte, anzi no, forse sì. Ancora un mese di restrizioni, anzi due. Non vi sentite come criceti in gabbia?
Non vogliamo generali che si occupano di salute!
Vogliamo una medicina del territorio che curi la gente a casa e non i vaccini dell’ingegneria genetica!
Non vogliamo relazionarci attraverso gli schermi, essere comandati dagli algoritmi e medicalizzati da un casta di “esperti” incontestabili!
Meglio il rischio di ammalarsi che la certezza di vivere sotto dittatura!
Il tempo per rompere la gabbia è adesso. Sotto l’imperio della paura, ci si abitua a tutto.
Anche a una vita disumana.
Qui il testo in pdf: