Bologna: Dalla parte di chi sta in strada
Riceviamo e diffondiamo:
Dalla parte di chi sta in strada
Piacenza, alle prime luci di mercoledì 10 marzo scatta un’ingente operazione di polizia ai danni dei lavoratori organizzati nel SiCobas.
Divieti di dimora, almeno 6 avvisi di revoca dei permessi di soggiorno, 21 indagati, 13.200 euro complessivi di multa per violazione delle misure di contenimento dei contagi e 2 compagni, Arafat e Carlo, agli arresti domiciliari.
In epoca di pandemia e di ristrutturazione le condizioni di sopravvivenza dei più si fanno precarie ed incerte.
Da Draghi a Confindustria il messaggio è chiaro: di questi tempi il lavoro è un privilegio, guai a protestare. Lavorare ammassati si può, manifestare no.
Così quell’emergenza sanitaria che continua a non essere arginata proprio per permettere a chi sfrutta di continuare a sfruttare (un esempio su tutti, da un lato all’altro del Paese, i bus stipati di gente che va a lavorare) diviene il pretesto e l’occasione per imporre ristrutturazioni significative del mondo in cui viviamo e per varare misure repressive senza precedenti: dalle circolari ad hoc per fermare le manifestazioni di solidarietà fuori dalle carceri all’arbitrio assoluto dato alle forze di polizia in tempi di lockdown; dalle operazioni contro chi ha saccheggiato Gucci a Torino al protrarsi all’infinito delle misure cautelari per gli anarchici. In questo scenario l’operazione di Piacenza rappresenta senza dubbio un salto in avanti, colpendo le lotte dei lavoratori della logistica con un evidente logica di monito.
Vorrebbero un mondo pacificato in cui il dissenso esiste solo su uno schermo.
Dalla parte di chi sta in strada
Solidarietà con Carlo, Arafat e con tutti laboratori sotto attacco a Piacenza.
Anarchiche e anarchici a Bologna