Trento: Fuochi di guerra e fiamme di libertà

Tratto da https://romperelerighe.noblogs.org/post/2021/02/25/fuochi-di-guerra-e-fiamme-di-liberta/

 

Fuochi di guerra e fiamme di libertà

Il 22 febbraio 2021 vengono processati a Trento 7 anarchici per “terrorismo”, alcuni di loro con l’accusa di aver dato alle fiamme e completamente distrutto nella primavera del 2017 il laboratorio CryptoLab dell’Università di Trento. Accanto al muro annerito viene ritrovata la scritta: “CryptoLab ricerca per la guerra”.

Sul sito di presentazione del laboratorio (non più fruibile in tutte le sue parti, guarda caso) si parlava esplicitamente di crittografia “per uso militare” e il curriculum di Massimiliano Sala, il docente che coordina il laboratorio, non lascia dubbi: nel 1996 è stato “Guardiamarina con compiti di ricerca”, per poi collaborare con il centro di ricerca della Difesa ORMEDIFE, dal 2003 al 2007 con STMicroelettronics – azienda impegnata in produzioni per la Difesa e l’aerospazio –, dal 2010 fino ad almeno il 2017 con TELSY nel campo della crittografia, col Ministero della Difesa nella crittoanalisi, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri sempre nel campo della crittografia. Tra il settembre 2013 e l’agosto 2016 FBK e Cryptolab hanno collaborato con Thales Alenia Space del gruppo Finmeccanica, uno dei maggiori produttori di armamenti al mondo. La Thales ha fabbricato, tra l’altro, i droni impiegati nei bombardamenti in Afghanistan.

Dopo quel fatto la facoltà di Scienze rimane chiusa per un certo periodo e quando riapre gli accessi sono limitati e ben controllati: nel fortino dove si lavora alla guerra non si entra così facilmente…

Quel fuoco divampato nella primavera del 2017 ha reso chiaro che la macchina bellica, fatta oltre che di soldati anche di antenne e laboratori, si può inceppare.

L’Esercito oggi dispiegato nell’Italia della campagna vaccinale e del coprifuoco ad oltranza, quello delle occupazioni militari all’estero e sempre rifornito di armi da aziende come Leonardo (ex Finmeccanica), ha bisogno oltre che di soldati anche di ingegneri disposti a offrire conoscenze utili alla macchina della guerra.

Se qualcuno si è preso la briga di provare a fermarli, noi stiamo dalla sua parte.

Solidarietà con Rupert, Stecco, Nico, Poza, Sasha, Agnese e Giulio.

Antimilitariste e antimilitaristi