Ancora sulla vaccinazione di massa (riflessioni e materiali)

Ancora sulla vaccinazione di massa (riflessioni e materiali)

Pubblichiamo altre due testi sulla vaccinazione di massa.

Il primo è uscito sul sito greco cyberpunk.link (tradotto e ripreso da resistenzealnanomondo.org), animato da compagni impegnati da anni nella critica delle tecnologie da un punto di vista antiautoritario e anticapitalista.

Il secondo, apparso su noinonabbiamopatria.blog, è, se non l’unico, uno dei pochissimi testi di impostazione marxista usciti in Italia che colloca – e contrasta – l’attuale sperimentazione biomedica di massa dentro una precisa cornice sociale e di classe.

Storia del messaggero ci sembra interessante soprattutto per tre aspetti. Innanzitutto, perché spiega come quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna non siano propriamente dei vaccini, ma delle “piattaforme” biotecnologiche. Poi perché contiene spunti utili per capire anche la geopolitica dei vaccini. Perché, ad esempio, il capitalismo cinese, all’avanguardia a livello mondiale nell’ingegneria genetica, ha prodotto un vaccino classico con proteine del virus e non un vaccino m-RNA? Forse perché preferisce che la sperimentazione di massa la faccia il capitalismo europeo-americano, osservandone gli effetti da lontano? Altro aspetto importante sottolineato dai compagni greci è la “crisi epistemologica” in cui si dibatte la biologia sotto la morsa del profitto. Invece di studiare davvero i virus, corre al rimedio più redditizio. Nello studiare il vivente, poi, soggiace alle rappresentazioni socialmente dominanti (il corpo come insieme di pezzi intercambiabili nell’epoca fordista, come flusso di informazioni nell’èra del capitalismo digitale…) e le riversa come tali nelle proprie “scoperte”. Credere che la scienza che produce un vaccino sia “neutra” – e che si tratti tuttalpiù di contestarne brevetti e speculazioni – è un’illusione che ha almeno due secoli di ritardo sulla storia del capitalismo…

Ciò che invece non condividiamo del testo di cyberpunk sono i passaggi in cui ci sembra si suggerisca una visione dell’epidemia come minaccia creata ad arte.

Il pregio del testo di noinonabbiamopatria – oltre alla sua chiara presa di posizione contro la vaccinazione di massa, posizione oggi più che rara in ambito “antagonista” – è il tentativo di leggere le “fasi” della gestione statal-capitalista dell’epidemia dentro il conflitto più ampio capitale-natura e capitale-proletariato. Nonché la necessità di non subire il “cronoprogramma” del nemico, di forzare confinamenti e coprifuoco per cominciare a mettere sul tappeto le questioni irrinunciabili per qualsiasi movimento rivoluzionario.

Un elemento che manca in questi testi – e a cui dovremmo dedicare non poca attenzione – è quanto la partita che si gioca sulla vaccinazione di massa influisca sulla direzione che può prendere il conflitto sociale. Lasciare l’iniziativa all’estrema destra è a nostro avviso un grave errore.

Storia del messaggero

Qual è la biotecnologia dell’RNA messaggero? È una semplice scoperta tecnica, come affermano i suoi seguaci, che porterà solo al bene dell’umanità? O è il primo passo nella manipolazione genetica di massa del corpo umano, come sosteniamo? È la fonte della salute eterna? O è un esperimento di Frankenstein (anche se non è il primo), con una prospettiva sconosciuta (ma per nulla di buon auspicio)? È una produzione di mutazioni “dalla porta di servizio” come insiste La macchina inarrestabile https://www.sarajevomag.net/wp/ o è un innocente e innocuo salto tecnico del XXI secolo capitalista?

Prima di aggiungere qualcosa in più a quanto abbiamo già presentato sull’argomento (anche nei relativi testi cyborg https://www.sarajevomag.net/cyborg/cyborg.html) dobbiamo chiarire alcune cose fondamentali. Per chiarirle, non per negoziarle! Non per caparbietà; per ragioni storico-politiche completamente chiare. Perché quando dal settembre 2000 al giugno 2001 abbiamo pubblicato in 9 puntate consecutive un primo approccio critico alla biotecnologia (e basato su tutti i dati tecno-scientifici disponibili all’epoca…), intitolato “le cellule prigioniere” https://www.sarajevomag.net/vivliothiki/cells.html sulla rivista marginale militante “Terza generazione”, eravamo estremamente antiquati… OK… Ma non ci siamo mai lasciati addormentare dalla ninna nanna delle meraviglie tecnologiche! E non siamo neanche nati ieri…

Una prima precisazione che dobbiamo fare riguarda il significato (e la realtà) di quella che viene chiamata mutazione. Ufficialmente, il termine si riferisce a “qualsiasi cambiamento nel materiale genetico di un organismo”. La parola “mutazione” e i suoi derivati (“mutanti”) hanno avuto un significato stridente di estremo pericolo negli anni Ottanta, quando i movimenti antagonisti del primo mondo avevano ancora l’audacia non solo di stare al passo con gli sviluppi tecnologici capitalistici ma anche di criticarli duramente (e quindi in modo rivelatore!). Per i genetisti, i cambiamenti nel materiale genetico degli organismi sono stati fatti (o erano destinati ad essere fatti) solo per “buoni propositi”… Ma le critiche del movimento sostenevano e potevano dimostrare che l’unico “buono scopo” era la redditività di varie industrie; e il controllo più intenso sulla nostra specie. E che in nome di questo profitto il capitalismo biotecnologico (come ogni altra industria…) poteva causare indicibili disastri al mondo vivente. Questo accadeva allora. Questo non accade ora. A quel tempo c’era un movimento antagonista che meritava il suo nome, in quanto era in grado di scontrarsi al più alto livello di “sviluppo capitalistico”. Ora ci sono arrivisti, posatori e la “cultura” imbarazzante e sconvolgente dei media antisociali.

Per ragioni legate all’evoluzione delle biotecnologie del capitale, il primo campo di intervento e modificazione del materiale genetico degli organismi viventi è stato il DNA. Il termine “mutazione” si identificava con il termine “DNA”, soprattutto perché, a partire dagli anni ’90, la visione d’insieme del movimento sullo sviluppo delle armi statali e capitalistiche cominciò a declinare e alla fine scomparve. Gli sforzi per controllare efficacemente il DNA continuano a ritmo serrato dalla fine degli anni ’90 in poi (gli inventori della pericolosissima tecnica di taglio e cucito genetico chiamata cripsr/cas9 hanno ricevuto quest’anno il premio Nobel in chimica…).

Ma l’obiettivo tecnico-scientifico non è più limitato al DNA, non è più solo “taglia e cuci”. La tecnologia dell’Astrazeneca (che appare come “salvavita” contro il covid) mira lì, al DNA delle cellule, con l’obiettivo dichiarato di deviare la funzione di geni selezionati per produrre proteine virali (cioè: ostili). Ma l’attacco al ribosoma cellulare (Pfizer, Moderna, BioNTech, Curevac…) comporta anche l’alterazione, la deviazione del materiale genetico.

Abbiamo “il diritto”, da posizioni puramente operaie, antagoniste, antistatali e anticapitaliste, di chiamare questi interventi genetici “mutazioni” o “mutageni”? Tutti gli esperti biotecnologici che hanno (come si dice) aureole sulla testa insieme ai loro lacchè demagogici, che (sempre!!) si preoccupano del “bene del popolo”, ci rimprovereranno: non essendo nel DNA, non è certo una “mutazione”…

Ma non ci troviamo di fronte a questioni puramente e “decisamente” tecniche! Né permetteremo agli “esperti” dello Stato e del capitale, qualunque sia la loro “specialità”, di assicurarsi l’immunità dalle critiche giocando con le parole!

Le questioni sono politiche, sia in quanto tecniche di autorità che come arte di anti-autorità. Poiché i biotecnologi hanno ampliato le loro conoscenze e gli strumenti per interventi e alterazioni del materiale genetico; poiché il materiale genetico a cui mirano non è solo il DNA, sia la critica che l’uso dei termini devono essere ampliati di conseguenza. Quindi, ne abbiamo il diritto! E non lo prendiamo dai manuali dei tecnici del potere; lo prendiamo (e lo onoriamo) dalla storia della critica!

La seconda cosa che chiariamo (e non negoziamo!) è mettere in discussione la “neutralità” delle scienze; e in ogni caso le tecno-scienze. Ciò che appare “scientifico” è al di sopra delle critiche? O la critica viene da uno zelo religioso e/o metafisico? E se la risposta è “sì, la scienza non è al di fuori dell’ambito della critica”, la critica è consentita solo agli “esperti”, è – per così dire – un “dibattito interno” degli esperti, o la critica è consentita anche senza dottorato?

Ancora una volta la storia del (nostro) movimento, di quei tempi lontani, ha le risposte di cui abbiamo bisogno. Nessuna scienza e nessuna conoscenza (religiosa, scientifica, qualsiasi cosa) è sacrosanta; purché la critica non sia la facile defecazione psico-mentale quotidiana, ma un compito laborioso, persistente, che richiede tempo e coerenza. Soprattutto per quanto riguarda la nostra classe, una delle cose che la condanna e la rende schiava è la “santità”, il “non toccare”, l’ “avere fede e non dubitare” delle vecchie e nuove religioni, comprese quelle “scientifiche”.

J. Ioannidis si è fatto conoscere nelle nostre terre quest’anno per ragioni completamente congiunturali. Sarebbe illuminante, però, partecipare a una delle sue precedenti lezioni, quando non c’era nessun virus sbarazzino, dove ha analizzato con prove inconfutabili il degrado della ricerca scientifica e, quindi, la degenerazione dei circoli scientifici. Questo non ha nulla da invidiare all’analoga degenerazione dei circoli religiosi.

Come ha fatto la scienza, la speranza di un tempo dell’umanità di liberarsi delle menzogne, dei racconti e dei pregiudizi, a degradarsi in questo modo e così tanto? La risposta non è difficile, purché ci si occupi della storia della scienza degli ultimi 200 anni. La sua articolazione sempre più forte e strutturale con gli interessi sia dello Stato che del capitalismo ne ha fatto un’implementazione; con poche eccezioni, anche se degne di nota. Bisogna essere sacrileghi verso la scienza se si vuole salvarla come l’avventura più interessante e creativa dello spirito umano! E, naturalmente, non si deve concedere un solo millimetro di fiducia allo sfruttamento/alienazione capitalistica di questa avventura!

Insomma: se vale la pena difendere ciò che la scienza ha promesso una volta (e ne vale la pena!), è necessario mettere in evidenza i crimini di coloro che sono stati giustamente descritti dai situazionisti come idioti specializzati – finanziati dai padroni. Non c’è stato un crimine di massa da oltre un secolo che non abbia avuto una “firma scientifica”! Dai gas chimici nelle trincee della prima guerra mondiale alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki; dagli esperimenti medici nazisti alle leggi eugenetiche in vigore nei Paesi europei fino agli anni Settanta; dalla repressione psichiatrica ai crimini in corso dell’industria farmaceutica; dalla pianificazione urbana del consumo e del controllo agli antropologi di stanza nell’esercito statunitense di occupazione in Afghanistan e in Iraq; dalla leva manipolativa delle tecnologie dell’informazione all’imminente imposizione della “realtà aumentata”, gli scienziati sono sempre al centro del dominio statale e capitalistico!

E se vogliamo che il potenziale intellettuale dei lavoratori collettivi continui a prosperare (e dobbiamo farlo!), dobbiamo, tra l’altro, combattere la separazione del lavoro intellettuale da quello manuale, che va a scapito di quest’ultimo e a favore dell’impunità degli intellettuali professionisti e degli “esperti” di ogni autorità!

…Per decenni, gli scienziati hanno sognato le possibilità apparentemente infinite dell’RNA messaggero su misura, o mRNA.

I ricercatori ne hanno compreso il ruolo come un libro di ricette per i miliardi di cellule del corpo, ma i loro sforzi per ampliare il menu sono andati a vuoto. Il concetto: facendo precise modifiche all’mRNA sintetico e iniettandolo nelle persone, qualsiasi cellula del corpo potrebbe essere trasformata in una fabbrica di farmaci su richiesta…

Questi, tra l’altro, sono stati menzionati da un riferimento specifico e per nulla complottista alla storia dell’mRNA. Molte persone possono ora imparare queste iniziali come sinonimi di “salvezza” da una minaccia opportunamente gonfiata, ma l’mRNA NON è un vaccino! È ingegneria genetica! È, per così dire, un metodo di intervento sul materiale genetico. E, come tale, non si limiterà ad uno strumento dell’industria sanitaria (con prospettive chiaramente pericolose). Ha un orizzonte più ampio…

Non si può capire l’economia politica di questa tecnologia se la si isola dalle più ampie aspirazioni dei biotecnologi, considerandola “offerta all’umanità”. Né si possono riconoscere queste aspirazioni nel loro ambiente storico se si trattano le biotecnologie (e la loro storia) come qualcosa di straordinario e irrilevante per lo sviluppo capitalistico.

Per esempio, ogni “conquista” biotecnologica nota alla massa dei soggiogati è stata spacciata come “soluzione a un problema” (di solito di salute): dalle tecniche di manipolazione del DNA umano (che si suppone garantisca un’umanità più sana, più intelligente e più bella…) alle piante mutanti, agli animali, agli insetti; perfino ai virus. Non è quindi sorprendente, ma nemmeno innovativo, come la “riprogrammazione” genetica dell’mRNA sia presentata sotto forma di vaccini… Come si farebbe altrimenti? Se non fosse un vaccino sarebbe una pillola…

Ma qual è il vero intento? È sottinteso da questa frase nel passaggio precedente: …Effettuando precise modifiche all’mRNA sintetico e iniettandolo alle persone, qualsiasi cellula del corpo potrebbe essere trasformata in una fabbrica di farmaci a richiesta…

Fabbrica? Fabbrica di farmaci? Di chi è la proprietà?

Lo stesso articolo inizia come segue: Pfizer… ha fatto una scommessa da un miliardo di dollari su quel sogno. Così ha fatto anche uno sfacciato, giovane rivale… Moderna, un’azienda biotecnologica di 10 anni con miliardi in valutazione di mercato ma nessun prodotto approvato, sta correndo avanti con un vaccino tutto suo… Le prospettive del messaggero sintetico RNA hanno fatto oscillare miliardi di dollari sul mercato azionario, hanno fatto e messo in pericolo carriere scientifiche, e alimentato la speranza che possa essere una svolta che permetta alla società di tornare alla normalità dopo mesi vissuti nella paura.

È un’innocente e piacevole evoluzione della specie umana? Diavolo, no! Chiunque pensi che il complesso di bio-info-sicurezza si abolirà trasformando ognuno di noi in un “sistema di autoguarigione” (!) vive su un altro pianeta. L’obiettivo è l’esatto opposto: la dipendenza permanente dei corpi da questo complesso.

Noi chiamiamo questa particolare dipendenza colonizzazione capitalistica/espropriazione del sistema immunitario umano nel suo complesso! Attenzione: si tratta di una sola dipendenza, non è affatto l’unica! I sogni e le scommesse da miliardi di dollari non dovrebbero lasciare spazio a malintesi; giusto?

Riprendiamo: la tecnologia dell’mRNA è una tecnologia di manipolazione genetica delle cellule attraverso i loro ribosomi, e NON è un vaccino! Solo l’incursione si fa con una siringa… Gli “esperti” tra di loro la chiamano piattaforma; e questo termine, nella sua vaghezza, è più vicino alla realtà. La sua forma/uso specifico è un vaccino. Ma il primo utilizzo della tecnologia mRNA è stata la costruzione in laboratorio di cellule staminali (da cellule “adulte”), da parte del fondatore di Moderna, il genetista canadese Derek Rossi, nel 2009 (più su di lui e sulla sua azienda nel testo della rivista cyborg: dalle mutazioni alla “riprogrammazione”: il progresso dell’ingegneria genetica). E non sappiamo quali saranno i suoi utilizzi futuri. (Ci sono diverse strade che sono state spianate…)

Per chiarire ancora di più (per chi vuole capire, naturalmente), sono necessarie altre due parole su questa versione dell’ingegneria genetica. In primo luogo, perché è effettivamente una tecnica di mutazione (genetica) delle cellule e in secondo luogo, perché indica chiaramente ciò che abbiamo sostenuto in precedenza, cioè la colonizzazione capitalista/espropriazione del sistema immunitario umano nel suo complesso!

Esiste un teorema di base nella biologia molecolare, risalente alla metà del XX secolo, che ha il nome pesante di “dogma centrale”, ed è costantemente seguito – certamente propagandisticamente. È una dottrina di natura chimico-informatica (quindi, un teorema che corrisponde alle versioni più commerciali del Paradigma bio-informatico capitalista) che sostiene che esiste un “flusso di informazioni” a senso unico dal DNA di una cellula al suo RNA e da lì alle proteine. Secondo questo teorema, se l’RNA di una cellula viene “espropriato” (e questo è esattamente ciò che fa la “riprogrammazione” genetica dell’mRNA…) il DNA non viene influenzato – quindi non si può parlare di “mutazione”…

Come ogni teorema che riguarda la vita (e soprattutto le sue “scienze”) anche questo è arbitrario! I genetisti hanno già osservato il “flusso di informazioni” inverso dal RNA di una cellula al suo DNA, e anche nel caso di un’infezione virale (da HIV). Ci sono anche altri casi. Li considerano “eccezioni”, ma questo è semplicemente il metro della loro ignoranza! È molto più “naturale” (nel senso di “natura”) avere una costante interazione degli elementi delle cellule tra loro (così come degli organi del corpo, o degli individui/umani) che il “flusso di informazioni” a senso unico che hanno assunto a metà del XX secolo, avendo come modello (non detto)… i media dell’epoca! In questa costante interazione, le proteine naturalmente prodotte dagli RNA delle cellule non dovrebbero essere assenti, dato il loro ruolo. Il che significa che l’idea che se l’mRNA ostile (sintetico) invade la cellula, allora “semplicemente” la cellula lo replicherà e inizierà a moltiplicare la sua produzione di proteine (per mobilitare il sistema immunitario in questo modo provocatorio), è indulgentemente stupida, corrispondendo solo a come il “malware” si riproduce se infetta un computer! Vedete: i genetisti non sono né al di fuori della Storia, né al di fuori delle presentazioni e rappresentazioni sempre dominanti delle macchine (in senso lato)… Dato che la cibernetica è il modello dominante, anche le loro certezze sono “cibernetiche”.

Quindi ancora peggio per le loro “verità” – e per noi!

In ogni caso possiamo capire perché la manipolazione dei ribosomi (così come è stata realizzata nel primo decennio del XXI secolo) si integra, si espande e in alcuni casi sostituisce la manipolazione dei nuclei cellulari e del DNA: se “si può fare il proprio lavoro in questo modo” perché non farlo?

Quindi, sia che si voglia chiamare il rapporto tra componenti cellulari “informatica” o in seguito magari “quantistica”, si tratta di una realtà talmente complessa che lo sguardo sempre di parte del “ricercatore” (soprattutto quando accanto a lui danzano milioni o miliardi di soldi) può confermare in modo permanente solo ciò che ha sostenuto fin dall’inizio; ignorando tutto il resto… Finché non gli esplode in faccia o, peggio ancora, di fronte a ignari credenti nelle sue verità.

Il caso della tecnologia mRNA è tipico. Sebbene la ricerca e gli esperimenti (sotto forma di vaccini) siano in corso da almeno un decennio, non è mai stato realizzato nulla di efficace! E, poiché gli esperimenti su altri virus (zika, sars, mers…) sono stati effettuati su animali, si ignora completamente ciò che è stato catastrofico… “All Sales Final” Questo fallimento di lunga data di Pfizer, Moderna, BioNTech e compagnia non è menzionato (ahimè!), poiché l’ignaro deve restare tale. Ora è il momento del colpo grosso – “e si scatena l’inferno”…

Il motivo dei genetisti è chiaro; e nei loro testi “tecnici” lo chiamano con il suo vero nome: spingere le cellule umane costringendole a diventare micro “fabbriche” dell’industria farmaceutica e un’appendice di quella che diventerà l’“industria della salute” nei prossimi decenni del XXI secolo capitalista. Lo hanno detto chiaramente: se gli attuali quasi-vaccini della riprogrammazione genetica contro il virus cattivo saranno accettati, ci sarà una tempesta di cambiamenti in ogni altro vaccino (tradizionale), in modo che la tecnologia mRNA possa essere applicata anche a questi.

La macchina inarrestabile non vuole nemmeno immaginare a cosa equivarrà questo accumulo di “riprogrammazione” genetica successiva (in termini di stato del corpo umano) e quale sarà la risposta “naturale” (sempre nel senso di “natura”) del sistema immunitario umano a questa ondata di mutazioni/manipolazione delle cellule del corpo stesso. Ma da un punto di vista politico, la macchina capisce bene: in vista del “plus umano” (o come viene altrimenti chiamato il “nuovo stato” della nostra specie) la sussunzione del sistema immunitario umano (e non solo…) sotto le formulazioni industriali di mRNA sintetico conferma ciò che il signor Karl aveva previsto a suo tempo (parlando dell’organizzazione del lavoro) nei Grundrisse, di fronte alla prima rivoluzione industriale. Parafrasiamo: …La tecno-scienza… agisce sul vivente attraverso le sue applicazioni come un potere alieno, come il potere delle applicazioni stesse. L’appropriazione della vita… si pone, nella gestione basata sull’industria della salute, come il carattere della vita stessa… La vita diventa un mero trasportatore, un accessorio di un organismo alieno, che è il capitale…

Se c’è un’infezione catastrofica con il pieno significato di entrambe le parole, è questa!

Che nessuno scommetta che “tutto andrà bene”, ora e più tardi vedremo. A medio e lungo termine riteniamo che non andrà per niente bene! Si può comunque scommettere che i dipartimenti di vendita e pubbliche relazioni del complesso di bio-info-sicurezza, i loro rappresentanti politici di facciata e i demagoghi hanno già pronto il “piano d’azione” per quando gli effetti collaterali indesiderati cominceranno a scoppiare su larga scala: faranno finta di non conoscerli! Troveranno qualcos’altro su cui appoggiarli. Sulla dieta… sulle cattive abitudini… sul cambiamento climatico… sulla Cina…. Su qualsiasi altra cosa!

Da quando sono riusciti a mitologizzare un virus, non avranno difficoltà a mitologizzare qualcos’altro di rilevante.

Nonostante le eventuali incertezze (dannose e forse mortali) sull’implementazione di massa dell’ingegneria genetica dell’mRNA per “ragioni terapeutiche” e nonostante le chimeriche (ma estremamente ben pagate) fantasie dei genetisti di essere diventati i padroni della vita, si suppone che il vantaggio di questa tecnologia sia la velocità con cui può “dispiegarsi” contro qualsiasi “killer” sotto forma di virus… I genetisti cinesi hanno inviato la sequenza genetica decodificata dell’RNA del coronavirus in tutto il mondo lo scorso 7 gennaio. Da allora (nessuno in Occidente) sembra essersi occupato nuovamente di questo virus; dal punto di vista biotecnologico, tutto si è basato su questa sequenza (non, dopo tutto, considerando il truffatore Drosten!) [Drosten è il tedesco che ha “inventato” i test PCR per identificare SARS-CoV-2, ancor prima che la sequenza genetica fosse pubblicata, utilizzando altri coronavirus n.d.t.].

Il 13 gennaio, appena una settimana dopo l’annuncio della sequenza, i genetisti di Moderna hanno dato un “suggerimento” per l’mRNA sintetico che sarebbe diventato un quasi-vaccino. L’azienda ha inviato le sue proposte al governo degli Stati Uniti e il 24 febbraio ha inviato campioni del suo mRNA sintetico all’Istituto nazionale delle allergie e delle malattie trasmissibili. Ricordiamo e sottolineiamo: né Moderna né Pfizer o nessun altro era riuscito fino ad allora a realizzare una “medicina” efficace e sicura contro il coronavirus o qualsiasi altra tribù virale con questa tecnologia, anche se le loro menti migliori (e i loro finanziatori) sono stati costantemente occupati con questa tecnologia per anni. L’attuale “saggezza” diffusa da vari scagnozzi, cioè che quello che per tanto tempo ha fallito è stato fatto ora perché ora sono state riversate tonnellate di denaro nella ricerca, ci rivela quello che significa essere un figlio di buona donna tecno-scientifico: il denaro fa girare il mondo…

“Velocità!!!!” Hmmm… La velocità sembra essere troppo qualificata nel mondo capitalista di oggi (e ancor più in quello di domani)… Dallo scorso gennaio-febbraio fino a domani e dopodomani, la “velocità della salvezza” ha fatto ondate e ondate di nuovo su milioni di sciocchi e menti sconvolte… Ma la velocità in relazione a cosa? Senza la costruzione demagogica estremista di uno “stato di emergenza” intensivo, sull’orlo della follia, la “velocità della salvezza” sarebbe banale!

Chi di voi ha letto La macchina inarrestabile in questi mesi sa che lo “stato d’emergenza”, i colpi di Stato, la politica della morte, la contabilità creativa delle morti, i “contenitori comuni”, la disastrosa “epidemia del test PCR”, la paranoia ben pagata della demagogia fino a diventare sottocutanea, hanno giovato in molti modi alla ristrutturazione statale e capitalistica del mondo occidentale; anche se non hanno risolto i suoi problemi principali.

Ma che dire della “velocità della salvezza” che sta ora raggiungendo le sue manifestazioni genetiche pratiche? Qui le cose non sono come ci vengono vendute (e/o oscurate) dai demagoghi! Come i sudditi “pionieri” di sua maestà la regina d’Inghilterra, del Galles, e di altri possedimenti sono spinti nelle code di riprogrammazione genetica delle loro cellule nei prossimi giorni, lo Stato-capitale cinese ha già vaccinato alcuni milioni di suoi cittadini (una piccola percentuale della popolazione totale), in ogni caso, dallo scorso luglio, utilizzando due semplici vaccini “tradizionali”, con covid attenuato… (e un altro ancora, del tipo del russo Sputnik V, per l’esattezza…), cioè con una tecnologia “vecchia”, conosciuta e relativamente sicura.

Il Sinopharm, il Sinovac e il CNBG cinesi si fidano di questo “vecchio” metodo, che assicura una risposta immunitaria più ampia dell’organismo, poiché il virus neutralizzato ha tutte le sue proteine e non solo una come i paravaccini dell’ingegneria genetica. Questa “vecchia” tecnologia non è del tutto sicura, e non lo è mai stata: una piccolissima (ma reale) percentuale di quelli vaccinati sviluppa una qualche “reazione” a questo tipo di vaccino. Ma in ogni caso il metodo è noto da molto tempo e non ha per lo più sorprese sconosciute (e spiacevoli).

Questo significa che lì, in estremo oriente, la vecchia tecnologia di vaccinazione si è mossa tanto velocemente quanto la tecnologia genetica occidentale, mRNA, “nuova” e “veloce”! E allora, quale velocità? Se fosse stata richiesta la formulazione cinese o l’aiuto di esperti cinesi, i vaccini semplici e non terroristici sarebbero già disponibili! Perché la grande farmacia occidentale ha consapevolmente messo da parte il “vecchio tipo”? Perché hanno fretta di lanciare, sulla “gobba” di milioni di sottomessi, qualcosa di così pericolosamente sconosciuto e incerto?

Diciamo anche questo, tra parentesi: se alcuni pensano che lo Stato-capitale cinese sia stato costretto a fare vaccini “vecchio tipo” perché non può raggiungere l’inconcepibile altezza delle capacità tecnologiche occidentali, hanno un’altra ipotesi in arrivo! A partire da metà giugno, l’Accademia di scienze militari dell’esercito cinese (in collaborazione con la cinese Suzhou Abogen Biosciences e Walvax Biotechnology Co. ltd) sta testando un vaccino mRNA chiamato ARCoV! In realtà, in precedenza aveva già effettuato esperimenti su animali (topi e scimmie), che ufficialmente (qualsiasi cosa ciò significhi nel regime cinese…) erano considerati “di successo” – cosa che le farmacopee occidentali non si preoccupavano nemmeno di fare; o avevano fallito in passato. (Inoltre: l’ARCoV può essere conservato per una settimana a temperatura ambiente, cioè non ha le esigenze logistiche dei suoi omologhi occidentali…) E anche questo: la tedesca BioNTech, partner di Pfizer, ha un accordo con la cinese Shanghai Fosun Pharmaceutical Co. ltd per sviluppare una versione del vaccino mRNA per il mercato cinese… (senza fretta da parte dei cinesi…).

Così, mentre lo Stato-capitale cinese è nella stessa (o anche più avanzata…) fase per quanto riguarda le biotecnologie in generale e la “piattaforma” mRNA della riprogrammazione genetica in particolare, ci sono due cose che NON ha fatto, né nel suo territorio né in quello dei suoi alleati; e una che ha fatto. Primo, NON pubblicizza né impone questa tecnologia come la “salvezza” per l’uso di massa (e si scatena l’inferno)… Secondo, NON è entrata nella “corsa al farmaco” delle farmacomafie occidentali per chi sarebbe stato il primo a vendere la propria merce mRNA per conquistare il mondo… E terzo, “fa il suo lavoro” in larga misura con un vaccino convenzionale… Inoltre, esporta: per esempio, Ankara ha ordinato 40 milioni di dosi del “vecchio” vaccino alla Sinovac; mentre la CNBG è in trattative con i paesi del Medio Oriente e del Sud America…

Come possono essere spiegate queste “stranezze” da uno Stato capitalista di livello mondiale con influenza globale? Non è una questione di gentilezza… Daremo la nostra ragionevole supposizione/risposta un’altra volta… Tuttavia, si può supporre che Pechino NON considera (ancora?) la piattaforma mRNA “sicura ed efficace” per l’uso umano di massa… E preferisce vedere i suoi risultati diffusi dalla parte dei suoi concorrenti (non senza alcuna malevolenza; poiché la concorrenza intracapitalista è in corso…).

Torniamo alla velocità della “salvezza” biotecnologica: con questo criterio i “vecchi” metodi si rivelano veloci almeno quanto quelli “nuovi”! E non meno efficaci… E poi?

Allora la risposta è tanto semplice quanto terrificante! Se l’intento fosse stato davvero la salute dell’Occidente soggiogato, a parte il fatto che questa brutale campagna di terrore in corso non sarebbe stata messa in atto, a Pechino sarebbe stato chiesto aiuto (lo ha offerto dove gli era stato chiesto…), e la questione sarebbe finita. Ma no, la salute non è la motivazione; no, certo non nel senso che tutti comprendono ancora la parola “salute”! Fin dall’inizio (l’abbiamo scritto e riscritto, sotto le stupide maledizioni di vari benpensanti…) questo NON era ciò che si voleva! L’obiettivo era il dominio del complesso occidentale di bio-info-sicurezza, in tutti i suoi aspetti (“medico”, “farmaceutico”, politico, di polizia, ideologico, etico…) sia sui soggiogati occidentali che su coloro che in più riusciranno a tirare lungo la traiettoria dei propri interessi dal resto del pianeta!

È così che va. E chi dice “aaah, queste sono ‘teorie complottiste’!” si merita il suo destino…

Nel 2014, l’eminente ricercatore sul cancro Robert Weinberg ha pubblicato un articolo in cui ammetteva che l’attuale paradigma della ricerca sul cancro, pur scoprendo molti dettagli tecnici, alla fine non è riuscito a svelare la complessità di questa serie di malattie. Non si tratta di un incidente isolato – all’inizio di quest’anno, l’azienda biotecnologica Biogen ha interrotto due studi di Fase 3 per il suo preannunciato farmaco contro l’Alzheimer, sollevando il dibattito sul fatto che la beta-amiloide, la caratteristica distintiva della malattia, fosse in realtà un vero e proprio bersaglio farmacologico… [dopo la sospensione delle sperimentazioni del medicinale Biogen, si è innescato un dibattito sul fatto che questa proteina fosse giustamente quella che dovrebbe essere presi di mira dai farmaci o meno, perché la beta amiloide è considerata la caratteristica distintiva dell’Alzheimer n.d.t.]. L’immunoterapia contro il cancro, ampiamente riconosciuta come una svolta rivoluzionaria, è attualmente alle prese con fenomeni inspiegabili come il diabete nei pazienti in terapia con IO e il basso tasso di risposta da parte dei pazienti. Più recentemente, la tossicità off-target è stata trovata diffusa tra i farmaci antitumorali negli studi clinici in corso.

Questi pochi casi sono solo i sintomi di una crisi molto più ampia che coinvolge la ricerca biomedica e la biologia moderna in generale… Le iniziative della medicina di precisione intraprese sia pubblicamente che privatamente non sono all’altezza del loro clamore. Le conferenze fittizie e le riviste predatorie hanno generato un tasso allarmante; le attuali strategie sperimentali sono guidate da un pregiudizio di conferma, un’ossessione per i dettagli meccanicistici, il determinismo genetico e le relazioni con gli investitori piuttosto che da un adeguato quadro teorico. L’assenza di un adeguato quadro teorico ha anche portato all’abuso di test statistici come il “p-hacking” e alla ipertrofia di risultati statisticamente “non significativi” senza alcun effetto o importanza biologica.

Le conseguenze di questa crisi epistemologica della biologia non si limitano al mondo accademico e si manifestano nel panorama economico, politico e sociale, come si osserva nei casi di Theranos, la società di biopsie liquide che prometteva la luna senza dati, l’aspra battaglia per i brevetti CRISPR, l’ascesa dell’eugenetica sotto le spoglie dell’iper-razionalismo e la conseguente cooptazione della genetica da parte dei suprematisti bianchi, lo scandalo MIT-Epstein e altre incidenze di alto profilo del conflitto di interessi tra gli scienziati e il loro lavoro, i prezzi esorbitanti dei farmaci negli Stati Uniti che avvantaggiano solo le aziende farmaceutiche, il grande fatturato delle aziende biotecnologiche in fase di avvio e la riduzione degli investimenti in R&S da parte delle grandi imprese farmaceutiche, la loro crescente dipendenza dai farmaci blockbuster e le insidiose strategie di marketing per creare domanda, come esemplificato dalla crisi degli oppioidi, un’inflazione di richieste transnazionali basate su esperimenti con modelli preclinici difettosi e endpoint di sperimentazione clinica che servono il profitto piuttosto che i pazienti, e molto altro ancora.

La litania di ciò che attualmente è sbagliato nella ricerca biomedica, o nella biologia moderna in generale, è lunga, ma non dovrebbe essere una sorpresa. Dopo tutto, Levins e Lewontin (1985) l’avevano già sottolineato:

“La scienza moderna è un prodotto del capitalismo. Il fondamento economico della scienza moderna è la necessità per i capitalisti non solo di espandersi orizzontalmente in nuove regioni, ma di trasformare la produzione, creare nuovi prodotti, rendere più redditizi i metodi di produzione, e di fare tutto questo prima di altri che stanno facendo lo stesso. Le sue basi ideologiche sono congruenti con queste esigenze e anche con la filosofia politica della rivoluzione borghese… La mercificazione della scienza, quindi, non è una trasformazione unica, ma una parte naturale dello sviluppo capitalistico”.

La crisi della biologia moderna consiste quindi nelle due facce della stessa medaglia – quella epistemologica… Il radicamento del capitale e degli interessi privati nella ricerca scientifica, un bene pubblico, è in costante aumento dagli anni Ottanta, come risultato di una serie di legislazioni che hanno permesso di brevettare “tutto ciò che è sotto il sole fatto dall’uomo”, seguite da ondate di privatizzazioni per dare impulso alla ricerca transnazionale e ai partenariati pubblico-privato negli anni Novanta… Tuttavia, più soldi non hanno portato a una ricerca migliore… piuttosto il contrario…

Questa è stata l’introduzione di un articolo pubblicato nel dicembre 2019 (ultimo mese dell’èra pre-covid e senza aspettare che arrivasse…) dal biotecnologo Nafis Hasan, dell’università americana Tufts, intitolato Marxismo e la crisi della biologia moderna – sul “Journal of Biological Sciences” (vol.3, n.2, pp. 40-53).

Certo, La macchina inarrestabile si rende conto che tutto ciò che è legato al marxismo e alle crisi allo stesso tempo non è molto interessante… Né tanto impressionante quanto, diciamo, la contabilità creativa delle morti… Inoltre, chi sono quelli che approfittano del signor Karl oggi (quelli che, in fondo, si vantano di essere marxisti, non certo! D’altra parte, è imbarazzante che alcune “mani invisibili” – per niente invisibili! – gettino i cittadini del capitalismo occidentale a milioni nel pozzo profondo della (individuale) “crisi biotecnologica” e del suo superamento, con campagne di terrore igienista e ancora più “salvataggi” dal terrore…

Eppure succede. Crudelmente, con freddezza – e in un modo completamente capitalista/statale!

Qualcuno ricorda il “millennium virus” (y2k)? All’epoca, però, non esistevano né telecomandi della vita quotidiana né mezzi di comunicazione antisociali…

Quelli (quelli che esistono, cioè i pochi…) che hanno avuto la tendenza ad avere anche la più elementare idea dello “sviluppo capitalistico” e le oscillazioni di crisi di questo sviluppo, sono insieme a tutti gli altri, nella stessa fossa. Nel “contenitore comune” dei “negazionisti”, che è in realtà la camera di isolamento delle costruzioni dove le masse (la loro mente, l’etica, le emozioni, la logica) diventano la materia prima per lubrificare gli ingranaggi della crisi generale capitalista/ristrutturazione. In questo caso del salto agli standard della quarta rivoluzione industriale. La differenza? Che loro capiscono!

Le reazioni a questa violenza sistemica sono reali e multiformi. Contro questo tipo di selvaggia e accumulazione originale del complesso bio-info-sicurezza, si è manifestato un primitivo rifiuto, che non ha né coerenza né accuratezza per la maggior parte. Ma chiunque abbia il coraggio di tornare indietro nella storia imparerà che questo non è così strano; che non accade per la prima volta; e che questa reazione immatura, cruda, spesso irrazionale, che permette alle varie “Quinte colonne” del sistema di intensificare l’erosione (che porta alla paralisi da altri modi) è una sorta di ampia e reale cartografia politica dell’epoca, anche al di là delle questioni di salute/malattia.

Noi sappiamo cosa sta succedendo ora (anche molti altri dovrebbero saperlo). La tecnologia moderna è mistificata/feticizzata mentre è diventata (e diventerà ancora più intensamente) l’aspetto dominante della vita quotidiana. Il background tecnologico del capitalismo sta diventando sempre più politico, non perché sia stato adottato da un partito ma perché si sta evolvendo in prima e ultima analisi come cardine anche per i dettagli della vita quotidiana. È politico come tecnica di potere.

I soggiogati percepiscono sia le applicazioni tecnologiche sia l’eccessiva codifica che impongono alle relazioni sociali come un fattore indipendente, misterioso ma anche “amichevole”, un buon genio, indipendente dalle tendenze e dagli sviluppi capitalistici generali, che ignorano in quanto tali. Vivono all’interno della fabbrica sociale ma non hanno la percezione critica di essa come un campo di lavoro di produzione, di consumo, di emozioni, di etica, di estetica. Ignorano la continuità della sua organizzazione dall’alto; pensano (questi arroganti io pensano) di essere i protagonisti esclusivi o addirittura i principali protagonisti della loro vita. Pertanto, ogni “perversione” spinge queste masse di io, in gran parte vecchie e neo-petit-bourgeois, all’altro estremo della mistificazione/feticizzazione, cioè alla ricerca di un piano o fattore “satanico” onnipotente, la “rivelazione” che considerano “liberatoria” in quanto tale…

Di fronte a una violenza infestata da psicopatici e inaspettata, in un contesto di fallimento/abbandono a lungo termine delle critiche dei lavoratori (in teoria e in pratica), cosa ci si aspetterebbe di diverso? Tanto più che i vari tipi di teratologi ricevono una particolare esposizione demagogica/sistemica (“negativa”), perché alla fine sono funzionali!
[I vari mezzi di comunicazione del sistema li promuovono, sebbene diano loro pubblicità negativa, perché essi, in fin dei conti, costituiscono un vantaggio per il sistema stesso. Dal momento che possono gettare tutte le critiche ragionate e coerenti nel “contenitore comune” delle teorie del complotto, i teratologi sono vantaggiosi per il sistema perché oscurano l’autenticità e gli argomenti di altre critiche giustificate allo stato di emergenza. n.d.t.]
Per esempio, in una dimostrazione di qualche decina di migliaia, ci saranno 500 o 1000 fascisti e 10 cartelli che accusano le antenne 5G di diffondere covid: saranno quelli che verranno segnalati, che verranno mostrati dai media, e nient’altro… Del tutto a caso…

Mentre la sorpresa della campagna del terrore sanitario della scorsa primavera è stata assoluta e paralizzante/dissolvente, e mentre i colpi di Stato sistemici in primo luogo hanno avuto successo (cioè sono stati imposti) quasi completamente senza le massicce e ragionevoli smentite che ad essi corrispondevano, in seguito, a partire dall’estate, in tutto il mondo occidentale, l’astuta Dialettica Storica ha dato vita a questo sconvolgimento: l’igienismo (spesso ipocondriaco) dei cittadini del primo mondo su cui la campagna del terrore inizialmente fiorita è ora diretta contro il suo scopo principale, contro i paravaccini! E così emerge la (a prima vista) paradossale constatazione del campionamento sociale: mentre le maggioranze accettano ancora i divieti che erano stati stabiliti nella prima fase dei colpi di Stato, ora (ma non lasciate che questo sia troppo visibile!) gran parte di loro, al punto di partenza per quanto riguarda gli obiettivi biotecnologici di questi colpi di Stato, rifiutano la pirateria genetica che viene tirata fuori come “uscita”, come “salvezza” attraverso i paravaccini!

È il momento storico in cui tutto il “racconto” del terrore igienista – di questo “consolidamento” estorsivo della biopolitica del dominio – deve essere strappato! Retrospettivamente, andando a ritroso, e spiegando (insieme al resto) perché nel capitalismo del XXI secolo la costruzione di mega-paure e mega-minacce è (fino ad ora) un gioco da ragazzi per gli psicologi, sociologi, pubblicitari e comportamentisti dello Spettacolo – e in nessun caso “prova” della verità di qualsiasi minaccia! E prospetticamente, estendendo prima di tutto la conoscenza empirica del presente oscuro al futuro, “educando” coloro che sono disposti a vivere realmente in questo secolo su ciò che è esattamente la quarta rivoluzione industriale capitalista e le nuove norme che essa ha.

I lacchè di ogni tipo di maharaja impazziranno: la critica dei lavoratori è “malattia mentale”, diranno! È stato fatto da altri come loro in passato… Da un certo punto in poi non abbiamo nemmeno bisogno di rispondere; in linea di principio dobbiamo scavalcarli. Abbiamo riferimenti e scopi completamente opposti, siamo loro nemici – e diciamo sul serio!

Come anche loro parlano sul serio.

Testo dal sito internet greco: https://cyberpunk.link/

In inglese:

https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/history-of-the-messenger/

Traduzione dall’inglese: Miguel Martinez

LA FASE TRE ATTUALE DELLA PANDEMIA.

LA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA DI MASSA CAPITALISTICA

La definizione della fase attuale della pandemia come “fase tre della pandemia” non ha alcun senso. Secondo la rilevazione della curva pandemica basata sulla “magnitudine apparente”, tutti ci dicono che siamo nel mezzo o verso la fine della seconda fase pandemica da Sars-Cov-2 che, probabilmente, dopo l’uscita da questa è probabile (ma non certo) l’inizio di una terza fase della curva epidemiologica e pandemica nei prossimi mesi.

Viceversa, se – rivolgendoci all’astronomia – assumessimo il principio della differenza che c’è tra “magnitudine apparente” e “magnitudine assoluta” o se semplicemente ponessimo il punto di osservazione fuori dalla Terra e lo collocassimo su un altro corpo celeste, dovremmo concludere che non c’è soluzione di continuità tra fase uno, fase due e fase tre. La curva pandemica è unica, attraverso un’onda di oscillazione senza rotture e arresti, di cui non ne conosciamo né l’inizio né possiamo prevederne la fine. Possiamo stabilirne le cause che sono tutte endogene ai rapporti dell’uomo con la natura usata come merce-capitale, in quanto forza produttiva primaria, devastata dai rapporti di produzione capitalistici e dall’accelerazione della corsa all’accumulazione capitalistica che si sta cortocircuitando, a causa della crisi sistemica di sovrapproduzione e di caduta libera, non più tendenziale, del saggio di profitto.

Allora che cos’è che ha fatto suddividere la pandemia Covid-19 in “fasi”? Pandemia che, ricordiamo, è la seconda più grande dell’epoca imperialista del capitalismo, che aggredisce la specie uomo, dopo una sequenza di pericolose e mortali avvisaglie, crescenti perlomeno dagli anni Sessanta del Novecento e poi decisamente più ravvicinate dall’inizio del nuovo secolo – AIDS, SARS, MERS, Suina, Zica, Ebola, e tanti sotto derivati del coronavirus ecc., ma precedute da altre pandemie che rimasero confinate alla specie animale.

C’è da ricordare la peste bovina di fine Ottocento (la prima pandemia dell’epoca imperialista!) che si diffuse dal Corno d’Africa allo Zambia (allora Rhodesia) e poi fino al Sudafrica. Oltre a causare l’abbattimento di più di 5 milioni di bovini, provocò la morte per fame di circa un terzo della popolazione dell’Etiopia e della Tanzania (allora Africa Orientale Tedesca, poi Tanganica). Inoltre, le carogne di buoi, ma anche di bufali, giraffe e gnu ebbero come conseguenza la “nascita” della mosca tzé-tzé, portatrice della cosiddetta malattia del sonno, letale per l’uomo. L’ipotesi di come si sia diffusa prevede due versioni: o dagli allevamenti industriali di bestiame del conquistatore inglese Cecil Rhodes in Sudafrica, oppure per l’importazione di bovini indiani da parte dei colonialisti italiani nella loro coeva occupazione della Somalia.

Lasciamo stare l’epidemiologia e volgiamo l’attenzione alle fasi della gestione politica della crisi pandemica da parte delle forze impersonali del capitale e dei governi che ne rappresentano e ne difendono le esigenze, che sono l’altro aspetto della politica del capitale per rispondere alla sua crisi strutturale.

Il capitalismo, nella sua corsa acefala e inarrestabile all’accumulazione del valore capitale, ha sempre affidato alla scienza, alla tecnica e, dulcis in fundo, alla politica la possibilità di risolvere le contraddizioni sociali, di classe, di razza, di genere e ambientali che questa corsa continuamente suscita.

LA FASE 1

La fase 1 è la fase della “sorpresa”, della impreparazione per la governance

capitalistica globale, di fronte al manifestarsi della crisi sistemica sotto forma di crisi ambientale, un vero e proprio scontro con la natura, attraverso il virus. Un’emergenza che ha evidenziato immediatamente le contraddizioni tra natura e accumulazione capitalistica, salute della specie e produzione per il profitto.

Tutti i governi hanno sottostimato e nascosto l’incipiente allarme (dalla Cina fino all’Occidente, ricco e grasso) perché “di rado vanno insieme le richieste di sicurezza, un’economia prospera e la salute pubblica …, ci dice Laura Spinney nel suo libro: 1918 L’influenza spagnola la pandemia che cambiò il mondo.

In questa fase, i governi sono dovuti correre ai ripari, dopo le fanfaronate di “Bergamo is running”, “Milano non si ferma” o “Confidiamo nell’immunità di gregge spontanea”, sparate dalla Confindustria di Bergamo, Zingaretti e Boris Johnson (tanto per fare degli esempi). Dopo aver affermato in modo criminale che fosse solo una semplice “influenza stagionale”, hanno dovuto applicare l’unica per evitare che la rabbia dagli ospedali di infermieri, personale sanitario, medici, e poi negli scioperi spontanei nelle fabbriche e nella logistica al nord (uguale dinamica è avvenuta negli Stati Uniti d’America nel periodo Aprile-Maggio 2020) si diffondesse al resto della società, appunto evidenziando l’inconciliabilità tra profitto e salute. Non serve a nulla dire che gli USA si siano comportati differentemente. Anche lì, i lockdown sono stati applicati a casaccio nei vari Stati, acuendo conflittualità tra il potere costituzionale del governo federale e i governatori degli Stati, in un crescendo di polarizzazione sociale e di conflitti, di cui il 6 gennaio ne è il prodotto.

È la fase dei lockdown anche nelle attività produttive, malvolentieri ritenuti necessari e applicati anche dagli stessi padroni del vapore capitalistico. Mercedes-Benz, Volkswagen in Germania si sono fermate (tanto la filiera dell’automotive era bloccata dal lockdown Cinese). La stessa cosa hanno fatto Ford, GM, FCA, Tesla in Nord America. In Italia, abbiamo visto come è andata a finire con il furbo aggiramento dei codici ATECO (ATività EConomiche), ma senza mai bloccare le produzioni strategiche, prima tra tutte quella dell’industria pesante militare e della siderurgia. Il tutto in attesa di potersi riprendere dall’impreparazione, dando tempo alla scienza borghese di risollevarsi dal suo fallimento, dall’incapacità di svolgere con successo il suo ruolo d’elezione: prevenire, curare e lenire le catastrofi provocate dal capitalismo.

LA FASE 2

La fase 2 è il momento di ripresa della governance capitalistica e della ripresa

della sussunzione della salute sotto il profitto, della difesa della salute dell’uomo come valore di scambio della merce forza lavoro. La governance applicata dai governi ha cercato di “convincere che si è ripreso il bandolo della matassa e che la governance capitalistica è in grado di tutelare la salute generale. Ma questa capacità di convinzione è determinata dall’assenza di un diffuso antagonismo di classe e che sia ostacolato da una scarsa auto-attività del proletariato senza riserve, viceversa, laddove emerge, per esempio ancora negli USA, tale governance diventa molto complicata. Questa governance, mentre, in base alla “magnitudine apparente” della pandemia, diffondeva il messaggio, che ne eravamo usciti fuori, stabiliva al contempo le regole di gestione basate sulle soglie “epidemiologiche”. Dobbiamo ammettere che molto spesso, troppo spesso, questa governance è apparsa nel campo proletario come il “meno peggio”. Basandosi sui criteri dei posti liberi o occupati negli ospedali, sull’occupazione delle sale e dei reparti di emergenza, favoriti dalla “fortuna” con il virus auto-modificato, sebbene sia altamente più infettivo, le persone con sintomi gravi o guariscono prima oppure muoiono decisamente prima. Così i posti letto negli ospedali non vanno in saturazione. È la fase in cui, però, la tutela della salute assume definitivamente il carattere di tutela della merce forza lavoro che si traduce nella totale subordinazione della vita umana al tempo richiesto per realizzare il valore-capitale. Si lavora e basta! La scuola apre solo per consentire di parcheggiare i bambini, così i genitori sono “liberi” di produrre il valore e il profitto capitalistico. La vita si limita a questo.

Se i lockdown della “fase 1” rappresentavano una manifestazione della contraddizione natura-accumulazione, salute-profitto e della necessità che la salute dovrebbe venire prima del profitto, nella “fase 2” i lockdown, il coprifuoco dopo le 22 e tutto il resto sono una questione decisamente antiproletaria e in linea con la necessità del capitale impersonale di centralizzare la funzione dello Stato in modo sempre più autoritario, antiproletario e di irreggimentare la società alle necessità del profitto e della concorrenza capitalistica mondiale, della tendenza alla difesa dell’interesse nazionale, oltre i confini. Il tempo di vita si restringe ed è funzionale solo al tempo del lavoro, il sabato si chiude tutto e la domenica anche. Durante le festività si rimane chiusi in casa, le visite contingentate. Perché se i rapporti di produzione e i ritmi produttivi capitalistici non vengono sovvertiti, la produttività deve aumentare per recuperare le perdite determinate dalla maggiore concorrenzialità, ne consegue che il sistema continua enormemente a esporre alla pandemia la salute dell’uomo. Ma questo è un rischio legittimo, calcolato e ammissibile, perché bisogna minimizzare il rischio, minimizzare il tempo della vita sociale. La vita è produzione di valore capitalistico e basta!

È anche la fase in cui si “ammettono” pure gli errori, ovvero che i servizi sanitari pubblici andrebbero migliorati, salvaguardati, potenziati (però rimandando sempre questo passaggio a tempi indefiniti…), diffondendo così una narrazione falsa: i morti sarebbero essenzialmente per il dissesto della sanità pubblica. Affermazione tanto falsa e di comodo per evitare l’altra narrazione, quella antagonistica, anticapitalista, comunista che anche alcuni settori della scienza critica borghese cominciano ad affermare e che richiama la devastazione della natura causata dall’iper produttivismo dell’uomo e da una riproduzione della merce forza lavoro basata su una alimentazione sempre più portatrice di malattie, e di una aria irrespirabile, acque contaminate nelle geografie altamente industrializzate, sia secondo il modello “old economy” che della “new economy”, digitale e “green”. Certamente, il dissesto dei sistemi sanitari pubblici, aggrediti in Occidente dal lungo ciclo neoliberista di smantellamento del welfare, ha pesato e sta pesando, ma non più delle altre condizioni generali che minano la salute dell’uomo, quelle causate dalla reazione del capitale alla sua crisi, e che inquinano l’ambiente, l’alimentazione e in generale la natura. Si è detto, anche ingenuamente a sinistra: “vedete la Germania che ha una sanità pubblica e un welfare State più avanzato, dove il rapporto posti letto negli ospedali e abitanti è più alto ci sono stati meno morti”, ma andrebbe aggiunto che funzionò così solamente nella cosiddetta Fase 1. Perché, infatti, oggi i morti giornalieri in Germania da parecchie settimane sono il doppio di quelli italiani e non mi pare che, negli ultimi tre mesi, la Germania abbia chiuso ospedali e licenziato personale sanitario. Allora, come la mettiamo con questa spiegazione? A cosa si riduce questa parziale constatazione del perché si muore di Covid-19, rispetto alla reale tutela della salute della comunità umana da parte della “governance capitalistica”, basata sul Welfare State e protocolli DPCM? In sostanza, è la fase del “Decreto Produci Consuma e Muori”, alias DPCM. Per invocare più rispetto dei protocolli Covid, si dovrebbe cominciare denunciando la violenza contro i lavoratori e i proletari senza riserve imposta da lockdown e coprifuoco. Che non si può sottrarre ulteriore tempo di vita per la funzionalità del profitto. Esigere meno produttività, riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro, rompere il regime di coprifuoco sociale. Anche durante il secondo macello imperialista, quando milioni di proletari furono carne da macello per l’imperialismo, coprifuoco e oscuramento furono imposti come “protezione” dai bombardamenti aerei. Era la forma con cui nella guerra imperialista veniva applicato l’interesse generale di protezione, funzionale a proseguire la guerra, ossia a compiere il macello di vite proletarie, e non solo, per gli interessi dei padroni imperialisti nazionali. Oggi il lockdown e il DPCM stanno assumendo la medesima funzione.

Noi non dobbiamo avere paura di dirlo chiaro e tondo, perché ciò potrebbe farci sembrare di stare alla coda dei gestori di bar e ristoranti della movida o dei piccoli immobiliaristi (B&B) dei quartieri gentrificati. Cominciamo invece a considerare l’altro lato della medaglia, ovvero che non dirlo ci mette alla coda delle necessità del grande capitale.

LA FASE 3: LA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA DI MASSA CAPITALISTICA

Siamo alla fase 3 della pandemia. Ma come mai non siamo più nella fase 2? Sì, siamo decisamente nella fase 3, perché alla governance capitalistica della pandemia non basta più imporre la sussunzione della difesa della salute dell’uomo in quanto mera merce forza lavoro, motivo per cui qualche costo sociale per la sua riproduzione deve pur essere affrontato, in attesa di soluzioni migliori. Il vaccino e la vaccinazione di massa capitalistica rappresentano proprio questo, la sottomissione al supremo interesse generale: l’accumulazione di valore ai fini del profitto.

Non è solo la via per far arricchire a dismisura la grande industria monopolistica del farmaco (Big Pharma). È la logica conclusione della riaffermazione dell’interesse generale del capitalismo che richiede una più forte sottomissione. Ebbene, se la sanità deve essere potenziata, oggi la si potenzia come sanità al tempo di guerra. Nell’attuale la guerra alla pandemia, lockdown possono essere solo soluzioni parziali e contingentate che non eliminano i pericoli. Il capitalismo non può certo sconfiggere il virus con simili misure occasionali, di conseguenza ricorre a una sanità di guerra. Tutto il personale medico sanitario, obbligatoriamente, si deve vaccinare. Anche nei posti di lavoro essenziali la vaccinazione dovrebbe essere d’obbligo. E chi si rifiuta dovrebbe essere licenziato, inserito in liste di coscrizione, messo al pubblico ludibrio, come nemico dell’interesse generale supremo (ossia sua maestà il capitale). E ha poca importanza stabilire che dietro la vaccinazione di massa c’è la lunga mano di Big Pharma. Non è questo il problema.

La lunga mano che c’è dietro è quella del capitale. In nome dell’interesse supremo, già ora diffonde il seguente ragionamento: “Non ha importanza se questo vaccino sia efficacie solo al 60%, al 70% o all’80%, quel che conta è che è una possibilità e tutti dobbiamo farlo”. Ossia non ha importanza se nella guerra sui fronti di guerra moriranno 100, 200, 300 milioni di persone o qualche miliardo, dobbiamo considerare solo le persone che si salveranno. È la premessa di questo concetto. È con il ricorso all’effetto placebo che la scienza borghese, la tecnica borghese e la politica borghese vorrebbero risolvere i problemi generali e strutturali di questa società al collasso, senza aggredirne le cause prime della pandemia: la devastazione capitalistica della natura.

Questa vaccinazione capitalistica è la conferma che non importa verificare e rispettare i protocolli di sicurezza che la stessa scienza medica borghese aveva già definito (e che, in ogni caso, ha sempre provocato morti tra o popolazioni nel Sud del mondo o tra la popolazione carceraria durante i test su cavie umane, oppure ha scoperto la pericolosità di questo o quel farmaco dopo qualche anno). Che rilevanza può avere se un test su un campione di 44 mila persone non abbia validità rispetto a una popolazione di 100 milioni, figuriamoci poi rispetto a miliardi di persone. Anche se ci fosse solo la possibilità del 10% che il vaccino abbia davvero un effetto utile, deve essere imposto a tutti!

E ancora, che importanza ha che l’infermiere che obbligatoriamente viene vaccinato, non stia alcuni giorni (circa 3 settimane) lontano dalla prima linea in ospedale, ma invece debba immediatamente tornare tra i reparti a fare il suo lavoro anche fino a 12 ore al giorno, in caso di emergenza. Perché si sa, sarebbe buon senso comune che non lo facesse, è già stabilito scientificamente dagli stessi produttori del vaccino, che solo dopo il secondo richiamo, da fare non prima di due o tre settimane, teoricamente il vaccinato potrebbe essere immune al virus.

Imprenditori, affaristi, politicanti e faccendieri del capitale non sono nemmeno in grado di mettere in campo un obbligo della vaccinazione capitalista di massa che, nella sua applicazione, abbia un minimo di un buon senso. Questa vaccinazione capitalistica è identica alla sperimentazione fatta sulle truppe della prima guerra mondiale, quando ai soldati veniva fatta indossare una armatura di metallo leggero che, negli assalti in nome dei Savoia, avrebbe dovuto proteggerli dalle mitraglie delle trincee austriache e tedesche. Questa vaccinazione obbligatoria di massa capitalistica assume più i contorni di una sperimentazione di massa capitalistica del vaccino, sulla pelle proletaria [vedi: BORDIGA AMADEO, Drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale, Iskra, Milano, 1978, p. 72].

Invocare una vaccinazione di massa ma “di classe”, in alternativa, ha poco senso, significherebbe solo rafforzare la nostra disponibilità, la disponibilità dei proletari, a correre qualsiasi rischio a patto che veniamo protetti come merce forza lavoro e non come esseri umani. Negli Stati Uniti, dove già da tempo, perlomeno da luglio, sono state definite le logiche e le fasi della vaccinazione della popolazione (andate a vedere il sito della Johns Hopkins University), sarà proprio il proletariato – quello delle produzioni essenziali –, dopo personale sanitario e anziani, a essere vaccinato, scatenando l’ultima frontiera della concorrenza tra proletari. Concorrenza ampiamente stimolata dalle pressioni lobbistiche delle varie corporations, le quali, tutte, insistono che i propri lavoratori sono essenziali, perché lo è la loro produzione di merce, dunque, siano essi vaccinati prima degli altri.

Così come a nulla vale la constatazione che sia i vaccini tradizionali (e questo non è un vaccino tradizionale) non siano affidabili al 100%, o hanno percentuali di rischio, quando sono somministrati a soggetti con particolari patologie croniche (e negli Stati Uniti sappiamo bene la percentuale di persone affette da problemi cronici quali diabete, problemi al fegato, pancreas, ecc.), figuriamoci se lo può essere il vaccino in questione, di cui ben poco ne sappiamo riguardo alle sue conseguenze a lungo termine.

Così come ritenere che sarebbe utile eliminare la cosiddetta proprietà intellettuale sui brevetti del farmaco, per consentire ai Paesi oppressi, poveri e dominati dell’imperialismo di sviluppare una produzione del vaccino a basso costo, questo non sarebbe altro che distorcere ciò che realmente è la proprietà dei mezzi di produzione capitalistici.

Sarebbe un misero espediente, poiché non basta la formula del cosiddetto vaccino, ma occorre il know-how, la tecnologia necessaria per sezionare filamenti di DNA, nonché la competenza tecnologica e scientifica per dotarsi e produrre tali tecnologie, più la formazione che è richiesta per padroneggiare l’una e l’altra. Arriverà il brevetto pubblico del vaccino, stiamone certi, ma sarà come ricevere un pacco Lego di grandi dimensioni per la riproduzione dell’Empire State Building, ma senza le istruzioni per il montaggio.

Insomma, la vaccinazione obbligatoria capitalistica è l’ulteriore conferma che il Welfare sanitario di guerra capitalistico ambisce a essere l’unica via per tutelare la salute dell’uomo(merce). Ma se non si reagisce, si ostacola la difesa degli interessi di classe, si ostacola la ripresa di un antagonismo indipendente dal capitale.

Questo non ha nulla a che vedere con l’essere “no-vax” o “pro-vax”, oppure essere “negazionisti” della pandemia. La pandemia c’è, esiste e non si ferma, il sistema capitalistico non è in grado di combatterla, pena se stesso.

Avrebbe senso, viceversa, ragionare e riflettere criticamente sulla scienza, in un’ottica sociale, e non al servizio del profitto, ottica che oggi è del tutto assente. Quale ruolo, questa scienza e questa ricerca scientifica potrebbe avere? Di sicuro non nella produzione di altri vaccini anti-Covid 19, magari di marca russa, cinese o cubana. Bensì servirebbe una ricerca scientifica (all’oggi poco funzionale agli interessi dell’accumulazione capitalistica) che indagasse veramente sulla malattia Covid 19, di cui sappiamo pochissimo, per esempio, quali potrebbero essere gli effetti negativi e magari cronici per la salute, per tutti quei milioni di positivi (il 98%) apparentemente guariti, come suggerisce Stefano Liguoro nel suo blog.

Se non abbiamo al momento la forza di classe per iniziare vere insubordinazioni alla imperante politica di governance della pandemia, perché questa non si può dare per opera di un volontarismo di qualche avanguardia politica, perlomeno la denuncia netta, intransigente della governane del governo della pandemia (che include lockdown, coprifuoco, DPCM e vaccinazione obbligatoria), andrebbe sempre ribadita ogni dove ed ogni quando si parla di difesa della salute, soprattutto della salute dei lavoratori.

Al tempo stesso ostacolare, combattere l’obbligatorietà della vaccinazione di massa capitalistica per il Covid 19 è irrinunciabile!

Noi non abbiamo patria

Gazzettino rosso sulla lotta di classe all’epoca del coronavirus

https://noinonabbiamopatria.blog/2021/01/13/la-fase-tre-attuale-

della-pandemia/

13 gennaio 2021