È uscito il numero 12 della rivista anarchica “i giorni e le notti”
È uscito il numero 12 della rivista anarchica “i giorni e le notti”
Dall’editoriale:
Che l’irrompere sulla scena del Covid-19 abbia trovato tutti – anarchici compresi – impreparati, non deve certo sorprendere. Ci sembra tuttavia che in ambito anarchico sia stato còlto abbastanza in fretta il carattere sperimentale dei vari provvedimenti governativi. Oltre alla militarizzazione di strade e città, è stata analizzata la spinta accelerata al processo di digitalizzazione della società e della vita, analisi che ha contribuito senz’altro alla significativa diffusione di attacchi contro antenne, ripetitori e altri nodi dell’infrastruttura tecnologica. Di fronte a qualcosa di inedito, l’analisi tende sempre a ricondurre la realtà dentro griglie interpretative già approntate. Questo è non solo comprensibile, ma anche inevitabile. Ci si orienta a partire da ciò che si è sperimentato in precedenza.
Quello che ci sembra sicuro è che senza chiarirsi alcuni nodi è molto difficile anche solo pensare a degli interventi pratici. Se il Covid-19 non è diverso da una normale influenza – come ci è capitato di leggere su certi siti anarchici – va da sé, per fare un esempio, che non si avranno molti argomenti per sostenere gli scioperi di chi non vuole rischiare di morire per il profitto dei padroni; né si coglierà fino in fondo la portata di quello che è successo nelle carceri – c’è una bella differenza tra il “tifiamo rivolta” e il credere, il sentire, il contribuire alla scarcerazione di migliaia di prigionieri come obiettivo concretamente raggiungibile. Ma le questioni sono molto più ampie.
Attaccare questa farsa magari non sposta chissà quanto i rapporti di forza a nostro favore, ma serve a non retrocedere rispetto alle relazioni solidali e agli spazi costruiti nel tempo, a tenere viva la guerra della libertà contro lo Stato, a sentire che l’ingiustizia non è meno ingiusta per il fatto che in tanti smettono di vederla. Bisogna anche aggiungere che la realtà sociale non è solo eterogenea, ma anche estremamente opaca; per cui è difficile distinguere l’effettivo grado di accettazione delle misure statali dalla rappresentazione mediatica che ne viene data.
Non si tratta certo di interrogativi su cui si può ragionare a tavolino, anche perché nel frattempo la repressione ci sottrae compagni e spazi di intervento, colpendo persino le intenzioni sovversive. Ma proprio per contrattaccare con un minimo di efficacia – cioè per diventare un problema per i repressori – dobbiamo chiarirci le idee anche su tutto il resto.
Ebbene, quella convinzione collettiva si sprigiona quando non solo si sa, ma si sente che ciò che si sta facendo è giusto: «È così, non ce n’è per niente e per nessuno».
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INDICE
Editoriale
La vicinanza ai tempi dell’epidemia
Sui fatti di Capitol Hill
Note urgenti contro la campagna militar-vaccinale
Da dove si guarda il mondo. Riflessioni sull’individuo e l’oppressione sociale
Note a Per una milizia cittadina
Manette della mente. Note sulla repressione
Carta stampata, siti, propaganda rivoluzionaria e altre cose
Il nostro Leopardi