Contro il fascismo di ieri e di oggi. Sui fatti dello scorso 28 aprile a Lecco

Riceviamo e diffondiamo
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Contro il fascismo di ieri e di oggi
A Lecco il 28 aprile un manipolo di fascisti ha indetto un presidio per ricordare gli infami repubblichini fucilati nel 1945 allo stadio cittadino. Vogliamo innanzitutto ricostruire i fatti avvenuti in quei giorni di 80 anni fa, per far comprendere a chi vuole rimuovere quelle vicende, le motivazioni della contestazione.
Erano i giorni della Liberazione. Gli eserciti occupanti si stavano disgregando, affrontati da un numero sempre maggiore di partigiani. I nazifascisti in rastrellamento vengono impegnati dalla brigata Garibaldi e tra il 25 e il 26 aprile 1945 cadono nelle mani dei partigiani. Vi è ancora qualche resistenza, alcuni cecchini sparano dai tetti delle case.
A Lecco le brigate fasciste Leonessa e Perugia, provenienti da Brescia, che si erano avviate sulla strada per Como, tornano sui propri passi e occupano un’abitazione in via Como all’angolo con via Previati, decidendo di affrontare la formazione SAP Poletti di Lecco e la Brigata Rosselli che, guidata da Piero Losi, è nel frattempo entrata in città.
Il 26-27 aprile si scatena la battaglia di Pescarenico e i fascisti assediati si difendono senza incertezze finché ad un tratto da una finestra viene sventolata una bandiera bianca. Quando quattro partigiani escono allo scoperto per parlamentare, nella convinzione che quelli stiano per arrendersi, vengono falciati al suolo dalle mitraglie dei repubblichini.
A terra si raccolgono i corpi dei compagni Giovanni Giudici detto Farfallino, Antonio Polvara, Silvano Rigamonti, Ettore Riva, due dei quali rimasti uccisi, gli altri feriti.
Così la battaglia riprende con una vasta concentrazione di partigiani fino a quando, la sera del 28, è annunciata la cattura dei giovani fascisti, arresisi anche perché ormai privi di munizioni. I fascisti vengono arrestati, condotti alle scuole in via Ghislanzoni e processati: sedici fra essi, considerati responsabili del vile attacco, vengono condannati a morte e fucilati nello stadio Rigamonti Ceppi.
In nome di quei partigiani uccisi si è deciso di contestare la manifestazione fascista, con la volontà di impedire il raduno.
Alle 19 era prevista una chiamata pubblica indetta da alcune individualità a poche centinaia di metri dallo stadio. Nel frattempo anche l’ANPI cittadina ha indetto un presidio per le ore 18.30 a pochi metri dal precedente: il presidente locale dell’ANPI è intervenuto affermando che bisognava stare fermi in quel luogo e non accettare le (sic) “provocazioni” di chi voleva muoversi per andare a contestare i fascisti. Alle ore 19.00 il comizio è stato interrotto invitando tutti a muoversi in direzione dello stadio. Almeno la metà dei presenti ha deciso di partire in corteo, fregandosene delle manfrine dei politicanti.
Subito la celere si è frapposta per evitare che le oltre 300 persone potessero raggiungere lo stadio. Con la polizia in assetto antisommossa schierata, si è deciso di raggiungere altri punti della città vicini allo stadio. Un rumoroso corteo “spontaneo”, espressione di diverse idee, percorsi politici e sensibilità, ma anche di semplici cittadini ha attraversato le strade di Lecco cercando di arrivare al raduno fascista, intasando il traffico cittadino, volantinando, urlando cori, facendo veloci cambi di percorso quando la celere chiudeva una strada per percorrerne un’altra. Un corteo senza alcuna regia preconfezionata, ma felicemente autogestito con rapide decisioni e repentine scelte consequenziali.
Ci si è provato in molti modi, senza purtroppo riuscirci ad impedire fisicamente la commemorazione di quei fascisti che avevano trucidato vigliaccamente i partigiani! Sarà per la prossima! Resta il fatto che i fascisti sono rimasti accerchiati, con blindati che giravano per la città posizionandosi di volta in volta in un punto diverso per difenderli.
Certo, la celere si sarà sicuramente divertita nel tirare manganellate alla cieca appena gli antifascisti arrivavano a contatto diretto con loro; per le autorità ormai è normale lasciare qualche livido a chi osa lottare contro le ingiustizie imposte dal potere.
Il corteo ha deciso di finire il suo percorso in stazione, dove è situato anche il Comune di Lecco. Il portone spalancato del Municipio ha accolto i manifestanti che, a quel punto, hanno pensato di far sentire la propria voce, contro la celebrazione fascista, urlando cori dal cortile interno del Palazzo, mentre era in corso un consiglio comunale. Da qui è partito l’intervento violento della celere, volto a chiudere l’accesso al municipio. Alcuni compagni e compagne hanno retto la prima carica, permettendo così l’uscita dal Comune a chi era entrato nel cortile. In seguito, dopo altre manganellate a casaccio a cui qualcuno dei presenti ha giustamente reagito, il corteo si è concluso proprio nella piazza da cui era partito.
Questo è il racconto reale degli avvenimenti del 28 aprile, ogni altra ricostruzione è falsata da media e politicanti locali non presenti alla manifestazione, o in malafede.
Questa serata ha dimostrato, ancora una volta, che lottare è possibile, basta mettersi in gioco. Di sicuro assistiamo ad un aumento della violenza della polizia, ma ciò deve portare tutti a scendere in piazza sempre più determinati, decidendo anche di darsi maggiori strumenti di autodifesa.
Della serata del 28 è evidente il fatto che nessuno si è tirato indietro, tutti hanno risposto alle cariche compattandosi senza scappare: si è rimasti uniti nella voglia di combattere il fascismo e i suoi “nipotini”.
Nella situazione di guerra (questione innanzitutto interna prima che estera) in cui viviamo, la militarizzazione della società non farà altro che aumentare: sta ai sinceri ribelli e rivoluzionari trovare gli strumenti adatti a combatterla. Dunque davanti al genocidio automatizzato dei palestinesi, alle guerre tra Stati che usano la popolazione come carne da cannone, ad un mar Mediterraneo diventato un cimitero e all’autoritarismo sempre più becero che stiamo vivendo, continuare la lotta, antifascista, antimilitarista e antisionista, ci sembra l’unica via percorribile per restare umani.
E per quanto riguarda i fascisti lecchesi, un solo pensiero: “¡No pasarán!”
Contro ogni autoritarismo, morte al fascio di ieri e di oggi!
30 aprile 2025 Assemblea permanente contro le guerre di Lecco