Brescia: resoconto dell’ultima udienza contro Juan e prossime date del processo

Riceviamo questo resoconto dell’udienza del 13 febbraio nel processo contro Juan, accusato dell’azione contro la Scuola di Polizia di Brescia (POLGAI) del 2025. Lo pubblichiamo perché quello che sbirri e magistrati dicono nelle aule di tribunale sul movimento anarchico non è una “questione privata” dei singoli accusati. Queste false parole servono sempre, mentre contribuiscono a ordire la repressione di oggi, a preparare quella di domani.
Processo POL.G.AI (udienza del 13 Febbraio 2025)
Il primo dato che mi sento di fotografare è la parte dell’aula destinata al pubblico praticamente vuota, nonostante la data dell’udienza di febbraio fosse circolata da diverso tempo, così come una locandina di promemoria con le date di febbraio, marzo e aprile.
L’udienza, cominciata alle 9:30, è durata fino alle 16.00 con la prima testimonianza molto lunga nonostante il teste fosse il Digos Moreno Di Lauro, già sentito la scorsa volta.
In questa udienza la PM ha prodotto una decina di ulteriori documenti, quasi tutti accettati dalla giudice nonostante l’opposizione dell’avvocato Albertini, in quanto scaricati da siti e anonimi.
Durante tutta l’udienza più volte i testimoni hanno voluto presentare come dati oggettivi le esternazioni di questo o quel compagno, estrapolate da intercettazioni o interviste, sui vari gruppi da cui sarebbe costituita la galassia anarchica. Riportata come fonte di Verità anche la testimonianza dello sbirro Quattrocchi nel processo “Scripta Manent”, le cui analisi sono state smentite dalla sentenza di quel processo.
Tra i documenti prodotti:
– l’intervista delle CCF ad Alfredo Cospito
– la rivendicazione di un’azione a Roma a firma della cellula Santiago Maldonado
– l’articolo Sottopressione di “Finimondo”
– la rivendicazione della cellula Acca (azione contro la POL.G.AI) apparsa su “informazione.info”
In particolare questi ultimi 2 documenti vengono utilizzati per sottolineare le differenze e la distanza tra i redattori di “Finimondo”, presentati come “bonanniani”, e la cellula Acca, che pur non appartenendo alla FAI-FRI ha rivendicato l’azione. Il teste dice che nella rivendicazione dell’azione alla POL.G.AI. compaiono in fondo delle righe in cui si chiede conto a “finimondo” dell’interpretazione del gesto apparsa pochissime ore dopo: “ma le azioni non parlano da sole?”.
In sostanza il Digos divide il movimento anarchico in tre tronconi:
– “Bonanniani”
– “Passamaniani”
– FAI-FRI
I primi 2 non sono “terroristi”, i terzi sì.
I primi due non vogliono colpire i civili, colpire nel mucchio. I terzi sì.
Lo ha appreso da Quattrocchi.
Poi però c’è Juan, anarchico individualista, come lui stesso scrive nell’aperiodico “Beznachalie”.
La rivendicazione della cellula Acca sarebbe sua perché non è firmata FAI-FRI, in quanto pur sentendosi affine all’Internazionale Nera, a sua volta affine alla FAI-FRI, non vi appartiene.
Le differenze tra affinità e appartenenza tra questi gruppi sarebbero riportate nell’intervista di Cospito alle CCF, “un’organizzazione terroristica ellenica”, definizione di cui poi l’avvocato chiederà conto senza ricevere una risposta compiuta.
Se non sei FAI-FRI e neanche Internazionale Nera allora sei… Juan.
Tua era l’azione di Villorba, tua quella alla POL.G.AI. Facile, no?
Non è un concetto esplicitato così nettamente. I testimoni non possono emettere la sentenza. Ma tutto quello che viene detto vuole portare a questa conclusione.
Un altro elemento riporterebbe la rivendicazione al pensiero politico, alla filosofia di Juan: il concetto di Rassegnazione. Secondo il teste questo concetto presente sia nella rivendicazione della cellula Acca, sia in “Beznachalie”, testimonierebbe la stessa mano di chi scrive.
Poi c’è l’elemento che posiziona l’autore in una specifica area dell’anarchismo e cioè l’espressione di solidarietà al termine della rivendicazione ad Alfredo e Nicola, a Monica e Francisco, ai cileni, a Nikos Romanos, a Chiara e gli altri “3 del Compressore” (dice che questi 4 sono stati condannati per “terrorismo”, l’avvocato gli fa notare che no e…”va bene, solo indagati”).
Poi c’è l’elemento grammaticale e gli errori che si ritrovano in lettere spedite dal carcere e sequestrate, in lettere spedite e sequestrate durante una perquisizione per l’operazione “Renata”, e in lettere a due compagni bresciani sequestrate durante la perquisizione il giorno dell’arresto di Juan e Manu e che sarebbero state spedite durante la latitanza del primo. In una di queste, elencando gli errori, il teste afferma che Salud y Anarchia è una firma di Juan, che in spagnolo la y (o la i) equivale alla congiunzione e , e che questa, nella frase “…e dannati della terra…” è il tipico errore di Juan. L’avvocato gli fa notare che “ I DANNATI DELLA TERRA” è il titolo dell’ultimo libro di Frantz Fanon, per cui qui non c’è nessun errore di Juan.
…ma solo una profonda ignoranza di chi si presenta come esperto conoscitore del movimento anarchico, delle sue aree e del loro pensiero. E comunque Fanon e questo libro, pure uno che non si occupa in particolare di anarchismo ma in generale è pagato per studiare (spiare) i movimenti politici, li dovrebbe conoscere (NDR).
Secondo il Digos, Juan avrebbe mantenuto contatti con il tal compagno anche dalla latitanza tanto da riuscire a continuare a contribuire a “Beznachalie”.
Altro elemento che secondo l’”esperto” (si occupa di anarchici dall’anno 2000) sarebbe particolare dell’azione della cellula Acca è l’utilizzo della pentola a pressione.
L’avvocato gli chiede dove abbia formato questa sua conoscenza e il testimone risponde : “sul web”. Elenca alcuni siti a cui attinge: “inform-azione”, che non esiste più, “Finimondo”, “il Rovescio” e in particolare “La Nemesi”.
Passiamo all’asso nella manica della PM, il pezzo grosso da sfoggiare come alleato: l’ex-capo della Digos di Brescia all’epoca dell’azione e ora capo della Digos di Napoli, la cui deposizione è apparsa più uno spot del profumo per l’uomo che non deve chiedere mai, o meglio che non si fa domande, con occhiolino all’uscita dal set e “Te so’ piaciuto?”. Tutto vero, non sto scherzando, che schifo. Il tizio dice che avevano formato una squadra dedicata all’analisi degli elementi riguardanti l’azione alla POL.G.AI, e che da subito i documenti apparsi su internet sono stati decisivi per indirizzare le indagini verso l’area anarchica (azione diretta, Dicembre Nero); da qui gli errori della lingua italiana mutuati dallo spagnolo hanno portato a “Beznachalie” e quindi a Juan. Su “Beznachalie” c’è anche tanto riferimento al territorio bresciano, dove si trova appunto questa scuola di polizia. Alla domanda dell’avvocato sulla possibilità che chi ha scritto la rivendicazione non sia l’autore dell’azione, visto che non è l’unico e neanche il primo documento che la descrive (anche in altri testi usciti su Internet si parla di pentola a pressione) e che la rivendicazione della cellula Acca non è precisa sull’ordigno, il v.i.p. risponde : “le cose sono molto semplici, non c’è bisogno di fare viaggi mentali”.
Veniamo al terzo testimone, Digos di Brescia all’epoca e ancora oggi: è lui la “squadra” di cui sopra, ha fatto tutto lui. Dall’esame dei filmati, al confronto tra POL.G.AI e Villorba su tutti i livelli.
Dai filmati delle telecamere private si ricostruisce il percorso dell’attentatore e del suo complice, che rimane nel vicolo da cui poi andranno via. Trasportando un borsone, la persona depone, con la mano sinistra, l’ordigno alle ore 04:21. Nel frattempo le telecamere della POL.G.AI riprendono in estrema lontananza 2 bici e 2 auto (si fa davvero fatica a vederle). Alle 04:34, 13 minuti dopo, l’ordigno esplode. La deflagrazione investe almeno 3 metri, secondo un testimone delle scorse udienze; almeno 5 secondo questo testimone. Tra l’entrata della POL.G.AI e la strada ci sono circa 7 metri, e secondo il teste alcuni frammenti, ma non riporta di quale grandezza e di che materiale, sarebbero arrivati sulla carreggiata.
Secondo il teste, la differenza tra Brescia e Treviso, è che la prima è un atto simbolico, con un cartello in cartone ATTENZIONE ESPLODE, quindi nelle intenzioni, non un atto “terroristico”, ma nella pratica molto pericoloso per chi si fosse trovato a passare. Mentre alla Lega di Villorba, 2 anni dopo, il secondo ordigno sarebbe servito a colpire le Forze dell’Ordine, riportando alla Giuria Popolar la tesi dei pm di Treviso secondo cui i 20, o più, cartelli con su scritto BOMBA, sarebbero serviti ad attirare gli artificieri dopo l’esplosione del primo ordigno. Del nastro segnaletico bianco-rosso che circondava l’area e su cui erano appesi i cartelli con dello scotch non viene fatta menzione.
La pentola a pressione
Come per Villorba l’ordigno consta di una pentola a pressione. Ma ci sono anche molte differenze nel confezionamento, dall’innesco al materiale infiammabile/esplodente. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti Juan sarebbe rimasto in un paesino del bresciano per circa un anno e poi sarebbe stato in procinto di trasferirsi in un altro dove avrebbe già trasferito molto materiale, tra cui 2 pentole a pressione, una delle quali della marca Lagostina, come quella di Brescia.
La mano sinistra
La persona usa la mano sinistra per trasportare e appoggiare il borsone che secondo il Digos dovrebbe pesare 7/8 kili.
Questa cosa della mano sinistra comincia a diventare un dato su cui premono da quando, con riprese nella zona in cui poi è stato arrestato e con riprese in carcere mentre firma dei documenti, accertano che Juan è mancino.
Nella perquisizione di un capanno, che segue l’arresto nel 2019, sarebbe stato ritrovato un pezzettino di alluminio, che in un primo momento non si capiva cose fosse. Più tardi si è affermato che si trattava del supporto di uno zampirone usato come innesco.
Le prossime udienze, sempre nel tribunale di Brescia, saranno il 13 Marzo alle 9:30 e il 14 Aprile alle 10:30.