QUESTA NON È FORSE GUERRA? Considerazioni sul DDL 1660

Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione sulla natura del DDL (ex)1660, ovvero il pacchetto di leggi ultra-repressive che sta per essere varato dal governo italiano.

QUESTA NON È FORSE GUERRA? Considerazioni sul DDL 1660

I governi – di qualsiasi “colore” – in questi anni hanno alzato l’asticella della repressione. Da questa prospettiva, l’ultimo decreto sicurezza in approvazione al parlamento – il DDL 1660 – rappresenta un salto di qualità nella direzione di una vera e propria legislazione di guerra, laddove vengono colpiti tutti i “nemici interni”: lavoratrici e lavoratori in sciopero, attivismo ecologista, militanza politica, persone “straniere”, giovani arrabbiatx delle periferie e occupanti di case. Categorie diventate capro espiatorio su cui dirigere la rabbia sociale per le deficienze di cui, in realtà, responsabile è il sistema statale stesso.

Non è soltanto la natura fascistoide di un esecutivo – quello Meloni – il motivo di questo attacco, bisogna guardare piuttosto a quel che accade sullo scenario internazionale, dove la guerra latente tra blocchi imperialisti sta travalicando gli usuali conflitti per procura, per trasformarsi in un furore bellico dalla portata mondiale.

Lo scontro NATO-Russia in Ucraina, il genocidio di Israele a Gaza con l’appoggio dell’occidente, le guerre civili in Africa e Medio Oriente, l’affossamento degli organismi di mediazione internazionale (ONU, Corte di giustizia) da parte degli stessi paesi aderenti, le guerre commerciali dei dazi, le minacce nucleari, sono tutti esempi dello scivolamento del mondo verso una conflagrazione totale.

Il massiccio ricorso a pacchetti sicurezza, decretazione di emergenza, aumenti di pena, carcerazione speciale, militarizzazione delle città, digitalizzazione delle infrastrutture di sorveglianza (ora più “smart”), dispositivi amministrativi come fogli di via, daspo urbani e zone rosse, nonché le maggiori tutele legali per forze di polizia e militari, tra l’altro sempre più presenti nelle scuole e in università, non è un elemento solo italiano.

Con l’approssimarsi dei venti di guerra, l’economia di guerra e quindi la legislazione di guerra assumono una dimensione di necessità per l’ordine esistente, sia per controllare che per estrarre profitto.

Il drenaggio di risorse da quei settori pubblici che garantiscono un certo grado di benessere sociale – come l’assistenza medica, le pensioni, la previdenza, il sussidio di disoccupazione, l’edilizia popolare – per dirottare enormi somme di denaro verso il settore della Difesa e l’acquisto di armamenti, correlato all’aumento dei prezzi, non potrà che generare risentimento in parte della popolazione. Come conseguenza, più o meno ovunque il trattamento della marginalità sociale e del conflitto ha subìto un processo di criminalizzazione, oggi in via di accelerazione, mentre i dispositivi di polizia urbana hanno conosciuto un parallelo rafforzamento.

Il timore di chi governa è che la marginalità sociale possa trasformarsi in conflitto e, viceversa, la conflittualità già esistente e più politicizzata possa incrociare sulla strada questa marginalità diffusa e destinata ad aumentare con l’evolversi della situazione internazionale. Assicurarsi il consenso scongiurando la possibilità di indisciplina, devianza, autonomia, è questa la ricetta!

Di fronte a questa repressione sfacciata si possono fare due cose: niente o qualcosa. Fare niente non serve a niente e non mette al riparo dai guai, mentre fare qualcosa è rischioso ma è l’unica via per tentare di strappare quella libertà e soddisfare quelle necessità che ci vengono negate ad ogni nuova legge, ad ogni nuovo decreto.

Dobbiamo essere consapevoli di che cosa rischiamo, ma non per questo farci dominare dal senso d’impotenza o dall’auto-censura che ci rende incapaci di ogni desiderio e di ogni azione.

Consapevoli che, come scriveva Foucault, il nemico non è soltanto il fascismo dei governi ma anche il fascismo che è in noi, «il fascismo che ci fa amare il potere e desiderare proprio la cosa che ci domina e ci sfrutta».

Ritroviamo il piacere di desiderare e lottare assieme,
per un’esistenza libera da miseria, repressione e guerre.
È questa la nostra sicurezza.

Collettivo Samara / samara@inventati.org