Dialettica del transumanesimo. La scienza si fa religione
Riprendiamo da rivistapaginauno.it questa utile ricostruzione del transumanesimo e delle sue diverse correnti. Una ricostruzione che aiuta a collocare figure come Bill Gates, Peter Thiel, Jeff Bezos o Elon Musk nel loro contesto storico-sociale. Le dichiarazioni ideologico-politiche possono anche divergere, ma la logica della potenza che li muove è la stessa. Transumanesimo è oggi l’altro nome della crescita e dello sviluppo tecno-capitalistici. Al di là dei proclami più o meno deliranti dei suoi singoli cantori, la natura religiosa del transumanesimo – la Macchina come Dio – si evince già dal fatto ch’esso rovescia il racconto biblico: non è il desiderio della conoscenza proibita ad aver consegnato gli umani alla morte, alla fatica di procurarsi il pane e ai dolori del parto, bensì la limitatezza del loro sapere tecno-scientifico. A riportare gli umani nell’Eden (non terrestre, questa volta, ma cosmico) saranno le tecnologie convergenti: informatica, biotecnologie, nanotecnologie e neurotecnologie. Contrariamente al mito illuminista di Prometeo, la nuova razza dei postumani vivrà – se la convergenza dei suoi progetti non verrà fermata – sulle spalle di milioni di sottouomini da cui spremere ogni forza vitale. In tal senso, il transumanesimo – si dichiari democratico o trumpiano – è un epigono dell’eugenetica (nonché una costola del Progetto Manhattan) e l’avanguardia di un nuovo, ancora più feroce suprematismo.
Dialettica del transumanesimo. La scienza si fa religione
di Giovanna Cracco
“L’Uomo si illude di essersi liberato dalla paura quando non c’è più nulla di ignoto”.
Max Horkheimer e Theodor Adorno, Dialettica dell’illuminismo
“Sono d’accordo con te al novantanove percento,” afferma Bill Gates, “quello che mi piace delle tue idee è che sono basate sulla scienza, ma il tuo ottimismo è quasi una fede religiosa. Sono anch’io ottimista”. “Sì, beh, abbiamo bisogno di una nuova religione,” replica Raymond Kurzweil, “un ruolo principale della religione è stato quello di razionalizzare la morte, poiché fino a poco tempo fa c’era poco altro che potessimo fare a riguardo”. Bill Gates concorda, e il confronto si sposta sulla necessità o meno di una figura carismatica che si faccia portatrice della nuova religione: per Gates un messia è indispensabile, per Kurzweil fa invece parte del vecchio modello religioso. Alla fine i due trovano un punto di incontro: anche un supercomputer o un sistema operativo avanzato può svolgere la funzione di profeta.
Il dialogo sopra riportato è contenuto nel libro The Singularity is Near, pubblicato nel 2005 da Raymond Kurzweil, esponente di spicco del transumanesimo. Come ormai noto, il transumanesimo è l’ideologia che crede nell’utilizzo della scienza e della tecnologia per potenziare le capacità fisiche e intellettuali dell’Uomo, fino a riuscire a trascendere i limiti naturali della condizione umana – uno su tutti, la morte. Nanotecnologia, biotecnologia e ingegneria genetica contro le malattie e l’invecchiamento, ibridazione uomo-macchina per il potenziamento fisico e cognitivo (bionica, cibernetica e chip cerebrale, fino al mind uploading, il caricamento della mente su un computer per poter ‘vivere’ per sempre), crionica per essere ibernati e risvegliati in futuro (quando esisteranno tecnologie in grado di rianimare senza provocare danni encefalici e curare da malattie oggi letali) e, su tutto, condicio sine qua non per avanzare nello sviluppo tecnologico, intelligenza artificiale, in particolare l’AGI, Artificial General Intelligence, un sistema che non solo dovrebbe essere in grado di svolgere un’ampia varietà di compiti – di contro all’intelligenza artificiale ‘ristretta’ che conosciamo oggi, limitata a precise funzioni – ma anche di superare la capacità intellettuale umana.
Delineare una rapida storia del movimento transumanista non è semplice, in quanto realtà particolarmente articolata, anche dal punto di vista politico – si va dagli anarco-capitalisti ai liberaldemocratici –; c’è chi ne rintraccia le radici nell’alchimia del XIII secolo di Roger Bacon, chi nella rivoluzione scientifica del Seicento, chi nelle ideologie eugenetiche del Novecento; chi ne rivendica il fondamento illuminista e razionalista, chi, non rinnegandolo, abbraccia apertamente visioni religiose. Tuttavia, come vedremo, sono posizioni in contraddizione solo apparente, e altrettanto apparente è la marginalità del movimento transumanista all’interno del mondo tecnologico, che la radicalità visionaria di ciò che esprime potrebbe far presumere.
Transumanesimo: da Huxley ai TESCREAListi
A seconda della diversa visione transumanista, molteplici sono le figure identificate come fondatori o precursori del movimento, ma su un nome tutti concordano: Julian Huxley. Biologo britannico focalizzato sugli studi della genetica nell’alveo della teoria darwiniana della selezione naturale – e fratello di Aldous Huxley, autore nel 1932 del romanzo distopico Il mondo nuovo – nel 1957, nel saggio New Bottles for New Wine, Huxley parla di “umanesimo evolutivo”: attraverso la scienza, la specie umana può “trascendere” se stessa, “realizzando nuove possibilità della, e per, la sua natura umana”. Un processo che Huxley definisce “transumanesimo”, coniando il termine.
Chiaramente, per la formazione che lo contraddistingue e per l’epoca in cui vive, Huxley immagina un’evoluzione su base eugenetica; sarà Max More – anch’esso britannico, nato Max T. O’Connor, nel 1990 cambia il cognome in More, ‘di più’, in omaggio al concetto di potenziamento umano – a innestare la tecnologia in quella che diviene “l’evoluzione autodiretta”, a formulare il principio dell’“estropia” e a superare il transumano con il postumano. “Il transumanesimo è una classe di filosofie che cerca di guidarci verso una condizione postumana” scrive More nel saggio Transhumanism: Toward a Futurist Philosophy del 1990 (1), e “differisce dall’umanesimo nel riconoscere e anticipare le radicali alterazioni nella natura, e nelle possibilità delle nostre vite, derivanti da varie scienze e tecnologie, come neuroscienze e neurofarmacologia, estensione della vita, nanotecnologia, super-intelligenza artificiale e colonizzazione dello Spazio, combinate con una filosofia razionale e un sistema di valori”. Con More il transumanesimo diviene dunque una fase di transizione dall’umano al postumano; ben oltre l’ibridazione dei cyborg, More auspica esseri senzienti non più identificabili con caratteristiche umane, grazie al mind upload e alla fusione dell’umanità con l’intelligenza artificiale. All’interno di questo quadro, “l’estropianismo è la versione più importante del transumanesimo e afferma i valori di Espansione Illimitata, Auto-Trasformazione, Ottimismo Dinamico, Tecnologia Intelligente e Ordine Spontaneo”.
Anche Nick Bostrom, svedese ma da due decenni all’Università di Oxford, si inserisce nel filone darwiniano, scrivendo nel 2005, nel saggio A History of Transhumanist Thought, che “dopo la pubblicazione dell’Origine delle Specie di Darwin (1859), divenne sempre più plausibile considerare la versione attuale dell’umanità non come il punto di arrivo dell’evoluzione, ma piuttosto come una fase iniziale”. Bostrom focalizza la propria visione sul mind upload e la realtà virtuale: “In caso di successo,” ipotizza, “la procedura si tradurrebbe nel trasferimento della mente originale, con memoria e personalità intatte, al computer, dove esisterebbe quindi come software; e potrebbe abitare un corpo robotico o vivere in una realtà virtuale”. È tra gli estensori, con Max More, della Dichiarazione Transumanista, che nell’ultima versione aggiornata al 2009 immagina “la possibilità di ampliare il potenziale umano superando l’invecchiamento, le carenze cognitive, la sofferenza involontaria e la nostra reclusione sul pianeta Terra” e sostiene “il benessere di tutti gli esseri senzienti, compresi gli esseri umani, gli animali non umani e qualsiasi futuro intelletto artificiale, forma di vita modificata o altre intelligenze a cui il progresso tecnologico e scientifico potrebbe dare origine”; pur riconoscendo l’eventualità di “gravi rischi” – un “rischio esistenziale” nelle parole di Bostrom – che potrebbero portare “alla perdita della maggior parte, o addirittura di tutto, ciò che consideriamo prezioso”, il documento indica la ricerca per il potenziamento umano come una “priorità urgente” da “finanziare in modo consistente”, ponendo attenzione a “come ridurre al meglio i rischi e accelerare le applicazioni vantaggiose”.
Raymond Kurzweil, statunitense, è colui che porta il concetto di “singolarità” al di fuori della cerchia transumanista, con il saggio The Singularity is Near (2005) citato nell’incipit di questo articolo. Concetto e parola non sono suoi – come riconosce egli stesso, omaggiando i pensatori/scienziati che l’hanno preceduto – ma di John von Neumann, matematico, fisico e informatico ungherese, secondo il quale il progresso segue una curva esponenziale e non lineare, portando a un punto di non ritorno – che von Neumann chiama, appunto, ‘singolarità’ – che si configura come una situazione qualitativamente diversa da quella che l’ha preceduta. Kurzweil adotta vocabolo e teoria e lo inserisce nella sua visione dopo The Age of Intelligent Machines (saggio del 1990) e The Age of Spiritual Machines (1999). In sintesi, la singolarità tecnologica sarà il momento in cui un’intelligenza artificiale supererà le capacità dell’intelligenza umana; a quel punto, l’AI sarà in grado di progettare macchine sempre più intelligenti, innescando una dinamica accelerativa che modificherà radicalmente l’intera realtà. “La vita umana sarà trasformata in modo irreversibile” scrive Kurzweil, “quest’epoca trasformerà i concetti cui facciamo riferimento per dare significato alle nostre vite, dai nostri modelli di business al ciclo della vita umana, inclusa la morte stessa”. E ancora: “La singolarità ci permetterà di superare le limitazioni di corpo e cervello biologico. Otterremo il controllo dei nostri destini. La nostra mortalità sarà nelle nostre mani. […] Entro la fine di questo secolo, la parte non-biologica della nostra intelligenza sarà trilioni di trilioni di volte più potente dell’intelligenza umana. […] La singolarità rappresenterà il culmine della fusione fra il nostro essere e la nostra intelligenza biologica e la nostra tecnologia. Il risultato sarà un mondo ancora umano, ma che trascenderà le nostre radici biologiche. Non ci sarà più distinzione, post-singolarità, fra uomo e macchina, o fra realtà fisica e realtà virtuale. Cosa potrà rimanere inequivocabilmente umano in un mondo simile? Semplicemente, una caratteristica: la nostra è la specie che inerentemente mira a estendere le proprie capacità fisiche e mentali oltre le sue limitazioni correnti”.
Gli ultimi arrivati, in ordine di tempo, nell’alveo transumanista, sono i TESCREAListi, che tengono insieme un po’ tutte le visioni sviluppate fino a oggi. Il termine inizia a circolare nel 2023, coniato da Timnit Gebru e Émile P. Torres – entrambi critici nei confronti del transumanesimo – nel saggio The TESCREAL Bundle: Eu- genics and the Promise of Utopia Th- rough Artificial General Intelligence, pubblicato nell’aprile 2024 (2). TESCREAL è un acronimo che indica un “pacchetto” di ideologie tra loro connesse: transumanesimo, estropianismo, singolaritarismo, cosmismo, razionalismo, altruismo efficace e longtermismo.
Il primo – transumanesimo – è inteso come la fase transitoria verso il postumano.
L’estropianismo è il principio di estropia formulato da Max More.
Il singolaritarismo è la teoria della singolarità di Raymond Kurzweil.
Cosmismo è la visione sviluppata da Ben Goertzel nel libro A Cosmist Manifesto del 2010, che “aggiorna il cosmismo russo al XXI secolo” unendo la fusione uomo-macchina, lo sviluppo di un’intelligenza artificiale senziente e il mind upload con la colonizzazione dello Spazio (3).
Il razionalismo richiama l’approccio analitico e scientifico che il transumanesimo pretende di incarnare.
L’altruismo efficace è una teoria che contempla un criterio quantitativo probabilistico, basato su calcoli costi-efficacia, per decidere quale causa benefica sostenere, includendo tra le cause non solo realtà non profit ma anche progetti scientifici, aziende e politiche. Si muove nell’ottica di ‘massimizzare’ il bene seguendo la logica earning to give (guadagnare per donare), al punto da considerare etico, per esempio, arricchirsi facendo carriera nel mondo finanziario speculativo, per poter accumulare più denaro da elargire; senza vedere alcuna contraddizione tra la propria scelta di vita, e il fatto che le crisi che diventano ‘cause benefiche’ sono conseguenza di quello stesso sistema economico-sociale che l’altruista efficace incarna.
Infine, il longtermismo è il pensiero secondo cui influenzare positivamente il futuro a lungo termine è la priorità morale di quest’epoca; ne consegue la scelta di sviluppare tecnologie che potrebbero salvare l’intera umanità (!) postumana a scapito di quelle che potrebbero contribuire, oggi, ad alleviare sofferenze a milioni di persone. In tutta evidenza, è un orientamento che influenza anche l’altruismo efficace nella scelta delle ‘cause’ da sostenere.
Nel 2023 Marc Andreessen, tra i più influenti venture capitalist della Silicon Valley, si dichiara TESCREALista e a ottobre pubblica The Techno- Optimist Manifest (4), che può essere considerato esemplificativo della visione TESCREAL. Vi viene celebrata la tecnologia come “unica fonte di crescita perpetua” e il libero mercato come “il modo più efficace per organizzare un’economia tecnologica”, da cui consegue che “combinando tecnologia e mercato si ottiene quella che Nick Land ha definito la macchina del tecno-capitale, il motore della creazione materiale perpetua, della crescita e dell’abbondanza”; cita Ray Kurzweil e i “progressi tecnologici [che] tendono ad autoalimentarsi”, dichiarando di credere dunque “nell’accelerazionismo, la propulsione consapevole e deliberata dello sviluppo tecnologico […] per garantire che la spirale ascendente del tecno-capitale continui per sempre”, poiché “la missione ultima della tecnologia è quella di far progredire la vita sia sulla Terra che tra le stelle”; ritiene che “l’intelligenza artificiale sia la nostra alchimia, la nostra pietra filosofale” e che “qualsiasi decelerazione dell’AI costerà vite umane”, al punto che “le morti che erano prevenibili dall’AI a cui è stata impedita l’esistenza sono una forma di omicidio”.
La scienza che si fa religione
Tutti i transumanisti si dichiarano razionalisti: natura e scienza sono i loro fondamenti, al punto che la maggior parte afferma di essere ateo, al più agnostico. Ma tutto sta a chiarirsi sul concetto di ‘religione’: se esso sia maggiormente identificabile con una presenza soprannaturale – un Dio che si rivela all’Uomo – o attraverso alcune sue caratteristiche peculiari quali determinismo, escatologia, messianesimo e millenarismo.
Nel 1923, all’interno della raccolta di articoli Essays of a Biologist, nel saggio Religion and Science: Old Wine in New Bottles, Huxley – nume tutelare del transumanesimo, come abbiamo visto – riflette su quanto il bisogno di spiritualità persista nell’Uomo anche quando la religione si riveli in aperto conflitto con la scienza, e conclude: “Poiché il modo di pensare scientifico è di validità generale e non solo locale o temporaneo, costruire una religione sulla base di esso significa consentire a quella religione di acquisire una stabilità, un’universalità e un valore pratico fino a ora non raggiunto”. “Il prossimo grande compito della Scienza è creare una religione per l’umanità” afferma Huxley: il ‘vecchio vino’ (old wine), ossia il bisogno religioso, deve essere travasato nelle ‘nuove bottiglie’ (new bottles), ossia la scienza, trasformando il transumanesimo in una religione universale. Nel 1957, con il già citato New Bottles for New Wine, Huxley si spinge oltre: ora tutto deve rinnovarsi, scienza e religione. “Come primo passo,” scrive, “abbiamo bisogno di una nuova scienza diretta allo studio di possibilità umane non ancora realizzate [l’eugenetica, n.d.a.]. Proseguendo, questa scienza deve essere abbinata a una religione basata sull’idea di realizzazione di possibilità. Il cristianesimo ha fatto il primo grande passo verso questo obiettivo, affermando che tutti gli uomini hanno la possibilità di salvarsi. La nostra formulazione moderna sarà che tutti gli uomini hanno la possibilità di giungere a una maggiore realizzazione [il potenziamento, n.d.a.]”. La nuova religione di Huxley è dunque un “comune quadro di riferimento”, una “visione sistemica”, necessaria poiché, come anche “gli antropologi sanno molto bene”, “nessuna cultura o società umana può prosperare senza il sostegno di qualche quadro generale di pensiero, anche se il pensiero è in gran parte tacito e la sua sintesi incompleta”. Nulla di trascendentale o metafisico, ovviamente: “Grandi parole con la maiuscola, come l’Assoluto e l’Eterno, devono essere bandite dal vocabolario” della nuova religione, che “non deve essere dogmatica: coerente con la scienza, essa deve rinunciare alla completezza delle sue certezze, e con ciò alla sua stessa immutabilità”. Tuttavia, per essere trainante, ogni sistema di pensiero “deve sempre coinvolgere l’emozione” e “la convinzione e la fede, per loro natura, includono un elemento non razionale”: ma, sottolinea Huxley, “non è necessario essere irrazionale o antirazionale, non scientifico o antiscientifico. [Convinzione e fede] possono benissimo essere coerenti con la ragione e con fatti scientificamente accertati”. “La realtà è un processo,” conclude Huxley, “e quel processo è l’evoluzione”. Un destino al quale l’Uomo non può sfuggire, perché l’evoluzione ha posto “l’uomo in posizione eretta nella sua relazione con il cosmo”, indicando “la funzione che siamo chiamati a operare nell’universo”; “se trascuriamo di farlo, non solo lo facciamo a nostro rischio e pericolo, ma siamo colpevoli di abbandono del nostro dovere cosmico”. Infine, Huxley ritiene che “bisognerà senza dubbio attendere la comparsa di un profeta, che può dare una forma irresistibile [alla nuova religione] e scuotere il mondo”.
Il determinismo, l’escatologia, il messianesimo e il millenarismo che in Huxley si respirano venati di pragmatismo, rasentano la metafisica in Kurzweil il quale, come abbiamo visto nell’incipit di questo articolo, nel 2005 dialoga con Bill Gates di tecnologia, singolarità e religione, concludendo che la figura del messia potrebbe essere ricoperta anche da un supercomputer o un sistema operativo avanzato – difficile non pensare alla risonanza mediatica riservata a ChatGPT e alla modalità del suo rilascio pubblico, che ha trasformato l’intelligenza artificiale da questione tecnica per pochi ad argomento da bar per tutti; progetto e azienda (OpenAI) nelle quali Gates ha investito quasi 13 miliardi, e si prepara a spenderne altri 100 in un data center al servizio di un “supercomputer di intelligenza artificiale chiamato Stargate” (5). Quando Gates chiede a Kurzweil “C’è un Dio in questa religione?”, Kurzweil risponde: “Non ancora, ma ci sarà. Quando avremo saturato la materia e l’energia dell’universo con l’intelligenza, si ‘sveglierà’, sarà cosciente e sublimemente intelligente. Un universo cosciente è l’immagine più vicina a Dio che io possa immaginare” (6). Con l’’evento’ (l’avvento) della singolarità, l’Uomo dunque si fa Dio; evolve nella fase postumana, immortale, dove “non ci sarà più distinzione, fra uomo e macchina, o fra realtà fisica e realtà virtuale”; trascenderà il finito fino a farsi divino infinito (7).
Max More è categorico nel porre il transumanesimo nel filone dell’illuminismo. Eppure, la sua analisi su religione e transumanesimo contenuta nel già citato Transhumanism: Toward a Futurist Philosophy del 1990, ricalca l’impianto di Huxley. More condanna la religione in quanto “forza entropica” che si oppone “al nostro avanzamento verso la transumanità e al nostro futuro come postumani”; ne riconosce tuttavia la validità nel ruolo “svolto nel dare significato e struttura alle nostre vite”, e propone di sostituirla con “l’eufrasofia, una filosofia di vita non religiosa, [che] svolge un ruolo memetico simile, in quanto si preoccupa di creare o aumentare il significato attraverso un quadro filosofico. […] Il concetto di eufrasofia comprende al suo interno l’umanesimo, il transumanesimo (compreso l’estropianismo) e un possibile futuro postumanesimo […] che rifiuta le divinità, la fede e il culto, basando invece la visione dei valori e del significato sulla natura e sulle potenzialità degli esseri umani in un quadro razionale e scientifico”. Come per Huxley, anche per More un sistema di pensiero coerente con la scienza deve evitare dogmi e certezze assolute: “Non può esistere una filosofia di vita finale, definitiva e inalterabile”, scrive, “il dogma non trova posto nel transumanesimo”. Ma anche in More il futuro è tracciato, già determinato dallo sviluppo tecnologico, ed è salvifico per l’intera umanità, pur tenendosi lontano dal messianesimo: More non ravvisa la necessità di un profeta. L’estropianismo non ne ha bisogno. “La filosofia estropica […] guarda dentro di noi e al di là di noi, proiettandosi in avanti verso una visione brillante del nostro futuro. Il nostro obiettivo non è Dio, ma la continuazione del processo di miglioramento e trasformazione di noi stessi in forme sempre più elevate. Supereremo i nostri attuali interessi, corpi, menti e forme di organizzazione sociale. […] L’obiettivo estropico è la nostra espansione e il nostro progresso senza fine. […] Dobbiamo progredire verso la transumanità e oltre, in uno stadio postumano che possiamo appena intravedere”.
Nick Bostrom, i TESCREAListi e via via tutti i diversi filoni transumanisti, sono debitori verso la visione di Huxley, o di Kurzweil o di More. Che sia l’”umanesimo evolutivo” o l’”evoluzione autodiretta”, la singolarità o l’estropianismo, nessun transumanista sfugge dunque, di fatto, a determinismo, escatologia e millenarismo, per quanto voglia negarlo. Non è un caso che il già citato The Techno-Optimist Manifest del TESCREALista Marc Andreessen sia un elenco di affermazioni, simili a dogmi, atti di fede, che richiama la struttura del Credo, la preghiera cristiana: “Crediamo che l’intelligenza artificiale possa salvare vite… Crediamo che il progresso tecnologico porti all’abbondanza materiale per tutti… Crediamo che il libero mercato tiri fuori dalla povertà… Crediamo che la tecnologia sia liberatoria…”.
Dialettica del transumanesimo
“Che la fabbrica igienica e tutto ciò che vi si riconnette, utilitaria e palazzo dello sport, liquidino ottusamente la metafisica, sarebbe ancora indifferente; ma che diventino essi, nella totalità sociale, a loro volta metafisica, una cortina ideologica dietro cui si addensa il malanno reale, questo non è indifferente” (8). Per Adorno e Horkheimer l’illuminismo, che nelle proprie premesse doveva liberare l’Uomo dal dominio della “magia”, mito e religione, si fa a sua volta mito e, di conseguenza, meccanismo di dominio.
I transumanisti non sono certo i primi a innalzare la scienza a religione; al contrario, si inseriscono in un solco tracciato da decenni. Già nel 1972 Illich invitava a ragionare sul “mito della scienza” e il potere che gli “esperti” (9) iniziavano a esercitare sulla società; da allora, ‘tecnici’ di varia natura hanno preso sempre più spazio, divenendo figure che i media trasformano in guru, enfatizzandone ogni parola. Di tale processo ne abbiamo avuto nitida contezza – e indelebile esperienza – ai tempi del Covid-19, quando il Verbo incarnato della scienza pretendeva fiducia – fede – a dispetto delle contraddizioni logiche evidenti, tanto più insanabili in quanto si manifestavano su quello stesso piano razionale sul quale la scienza asserisce di avere fondamenta. In una triade dialettica possiamo dire che la scienza, negando la religione, si appropria della prerogativa di incarnare la Verità, divenendo a sua volta religione.
Tuttavia, il campo scientifico non transumanista, se è vero che con le proprie scoperte inevitabilmente finisce per invadere – e mettere in crisi – il campo religioso e quello filosofico, è altrettanto vero che si tiene ben lontano dalla spiritualità e dalle grandi, eterne, domande di senso: chi siamo? dove andiamo? a quale scopo? Il transumanesimo, invece, da Huxley ai TESCREAListi, le ha fatte proprie, formulando le risposte. Siamo la specie che l’evoluzione ha posto al vertice, e al conseguente dominio, di questo pianeta, poiché l’unica in grado di evolversi tramite la tecnologia che lei stessa crea; il nostro scopo, dunque, e direzione, è quello di trascendere noi stessi, evolvere ed espandere all’infinito, superando i confini biologici e quelli planetari. All’individuo postmoderno privo di un sistema di pensiero con il quale leggere e interpretare il mondo, e dunque spaesato nella ricerca di una produzione individuale di senso, il transumanesimo offre una nuova grande narrazione.
Quale futuro?
Bill Gates, Elon Musk, Peter Thiel, Jaan Tallinn, Sam Altman, Dustin Moskovitz, Jeff Bezos, Larry Page, Larry Ellison, Vitalik Buterin, Sam Bankman-Fried, Marc Andreessen. Nomi noti e meno noti, legati a Microsoft, X/Space X/Tesla, Paypal, Palantir, Skype, OpenAI, Facebook, Amazon, Alphabet/Google (dove Raymond Kurzweil è capo ricercatore dal 2012), Oracle, Ethereum (criptovaluta), FTX (exchange di criptovalute), Andreessen Horowitz (società di venture capital della Silicon Valley). Nomi che rappresentano i vertici di Big Tech, nomi vicini al transumanesimo. Alcuni ne rivendicano apertamente e pienamente l’aderenza, altri preferiscono restare nell’ambiguità, condividendo qua e là la visione del movimento ma tenendosi sulla linea di confine.
Non devono trarre in inganno alcune dichiarazioni, come la Lettera Aperta del marzo 2023 (10), che denunciava la pericolosità dell’intelligenza artificiale e ne chiedeva una moratoria sullo sviluppo, sottoscritta da diversi nomi del gotha tecnologico: si inserisce infatti a pieno titolo nel concetto di “rischio esistenziale” formulato da Nick Bostrom, sopra citato. Ossia: non si tratta di voler ragionare sullo sviluppo dell’AI e dell’AGI – vogliamo davvero crearla? con quale obiettivo? perché mai dobbiamo fare tutto ciò che tecnologicamente possiamo fare? – e ancora meno di fermarlo, bensì semplicemente di “ridurre al meglio i rischi e accelerare le applicazioni vantaggiose”, come recita la Dichiarazione Transumanista. “Poiché il vantaggio dell’AGI è così grande, non crediamo che sia possibile o auspicabile che la società ne interrompa per sempre lo sviluppo; invece, la società e gli sviluppatori di AGI devono capire come farlo bene”, afferma anche Sam Altman di OpenAI (11), dando voce alla posizione dell’intero movimento. D’altra parte, lo stesso Future of Life, l’istituto non profit che ha pubblicato la Lettera Aperta, è stato fondato da dichiarati sostenitori del transumanesimo, tra cui Jaan Tallinn e Max Tegmark, ed Elon Musk, per esempio, firmatario della lettera e consulente, accanto a Nick Bostrom, dello stesso Futur of Life, quattro mesi dopo aver apposto la propria firma al documento ha annunciato la nascita di xAI, startup focalizzata sullo sviluppo di un’intelligenza artificiale “più sicura” in quanto “massimamente curiosa”: “Penso che sarà a favore dell’umanità dal momento che l’umanità è molto più interessante della non-umanità”, ha dichiarato Musk (12). Possiamo stare sereni.
Il punto, qui, non è concordare o meno con la visione transumanista sotto il profilo filosofico: l’upload della mente in una macchina, per poter vivere per sempre, può ancora chiamarsi vita? E nel caso, la vita di chi? Come la si può ritenere la medesima personalità, nel ritorno di un dualismo cartesiano che da res cogitans e res extensa approda a software (mente) e hardware (corpo), considerando il corpo alla stregua di un sensore e, dunque, sostituibile meccanicamente? E se chi siamo, e il nostro rapporto con la vita, sono strettamente legati alla morte, poiché la finitudine ci caratterizza ontologicamente, chi diventiamo divenendo immortali? … ogni domanda ne apre un’altra.
Il punto non è nemmeno negare l’apporto della tecnica nell’evoluzione umana: è evidente. Anche la medicina muta l’uomo o alcune sue parti biologiche per aumentare o migliorare la sua esistenza, affermano i transumanisti, e si tratta di passare dall’evoluzione darwiniana a quella “autodiretta”. Tuttavia ricorriamo alla medicina per bisogno, curare una malattia o alleviare un dolore, mentre il potenziamento umano non risponde a un bisogno bensì a un desiderio; e anche l’evoluzione si muove nella direzione della necessità, di un adattamento per la sopravvivenza, non della volontà di potenza.
Entrambi sono punti cruciali sui quali si può dibattere per giorni e pagine, ma il focus, qui, in questo articolo, è un altro. Se per Horkheimer e Adorno il dominio dell’illuminismo si esprimeva nella razionalità e nell’efficienza quantitativa della società a capitalismo avanzato, con produzione e consumo di massa e conseguente asservimento e omologazione dell’Uomo, il transumanesimo da una parte perpetua la stessa modalità di dominio, dall’altra lo inasprisce. Lo perpetua nel dominio di pochi su molti, sia nella struttura capitalistica che sostiene, sia nella consapevolezza – la riconosca apertamente o meno – che il futuro potenziamento umano non sarà mai accessibile a tutti, e andrà quindi ad approfondire le diseguaglianze già in atto. Lo inasprisce nella misura in cui si accaparra oggi risorse, pubbliche e private, finanziarie e umane, per sviluppare la tecnologia del futuro trans e postumano – su tutte l’Intelligenza Artificiale Generale, ma anche la colonizzazione dello Spazio – sottraendole a un presente che ancora conta milioni di persone in condizioni di miseria e riserva, a chi in miseria non è, una vita di alienazione e sfruttamento. Il progresso scientifico – tecnico e tecnologico – contiene dunque in sé un aspetto regressivo che, se non colto, impedisce all’illuminismo stesso di essere emancipativo, scrivono i due pensatori francofortesi. Emancipativo per l’intera umanità. Non per un pugno di individui, incapaci di accettare una natura umana limitata e finita; incapaci di solidarietà umana; incapaci di domandarsi se la felicità – la direzione, lo scopo, l’evoluzione – non stia nella costruzione politica, sociale, tecnica ed economica di un mondo dove tutti siano emancipati all’interno dei nostri limiti naturali, anziché nel potenziamento artificiale, nell’immortalità, nel farsi dio.
Un altro punto è focale. Questa “nuova religione” che Huxley definisce “visione sistemica” necessaria affinché la società possa progredire verso una direzione, può divenire egemone? È facile sorridere delle posizioni estreme, di ciò che appare delirio da fantascienza facilona, dell’eccesso di hybris, ma significherebbe sottovalutare l’attuale potere, e quello potenziale, del transumanesimo. Tutti i nomi sopra elencati sono in stretto contatto con la sfera politica, e in grado di influenzarla; siedono in fondazioni, think tank, fungono da consulenti quando si tratta di deliberare sulle tecnologie digitali. Sono gli ‘esperti’ a cui la politica si affida. È oltretutto un rapporto di collaborazione di lunga durata, perché le radici della Silicon Valley e il principale utilizzo delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale si ritrovano nell’industria della Difesa: armi e tutto ciò che ruota intorno alla guerra (13). Non sarà un problema di domani – per ora l’intelligenza artificiale ‘ristretta’, alla ChatGPT, è tutto tranne che intelligente; figuriamoci l’ipotetica AGI – ma stanno arando il terreno. L’egemonia è qualcosa che si costruisce lentamente, occupando pian piano ogni spazio, spostando a piccoli scarti il significato delle parole, colonizzando il pensiero e l’immaginario delle persone. È il caso di prenderli sul serio.
Note
1 https://web.archive.org/web/20051029125153/https://www.maxmore.com/transhum.- htm
2 Cfr. https://firstmonday.org/ojs/index.php/fm/article/view/13636
3 https://goertzel.org/CosmistManifesto_July2010.pdf
4 https://a16z.com/the-techno-optimist-manifesto/
5 https://www.reuters.com/technology/microsoft-openai-planning-100-billion-data-center- project-information-reports-2024-03-29/?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc
6 Raymond Kurzweil, The Singularity is Near, 2005
7 Risuona Feuerbach de L’essenza del cristianesimo, e infatti capita di incontrarlo citato negli scritti di alcuni transumanisti, tra i quali anche Max More.
8 Theodor Adorno e Max Horkheimer, Dialettica dell’illuminismo, Einaudi
9 Cfr. Ivan Illich, La convivialità, 1972
10 https://futureoflife.org/open-letter/pause-giant-ai-experiments/
11 https://openai.com/index/planning-for-agi-and-beyond/
12 https://www.reuters.com/technology/elon-musks-ai-firm-xai-launches-website-2023-07-12/
13 Cfr. Giovanna Cracco, Intelligenza mortale. AI e armi autonome letali, Paginauno n. 87, luglio 2024.