Trento, 25 gennaio: corteo contro le collaborazioni trentine con il genocidio di Gaza

Riceviamo e diffondiamo:

Qui il manifesto del corteo in pdf:

manifesto_25_gennaio

Contro il genocidio a Gaza. Per una memoria del presente

Contrariamente a quello che spesso si pensa, la consapevolezza di cos’è stata la macchina di sterminio nazista comincia a farsi largo solo negli anni Settanta (e questo non per merito delle istituzioni democratiche, ma malgrado la loro memoria auto-assolutoria). L’inferno di Auschwitz-Birkenau è stato possibile grazie all’intreccio tra i volenterosi carnefici del Führer e la «zona grigia» della collaborazione. Hitler e gli altri gerarchi nazisti si richiamavano esplicitamente al modello statunitense di segregazione dei neri e alle leggi americane sulla sterilizzazione forzata dei «tarati» e degli «improduttivi». Stuoli di accademici e scienziati hanno lavorato entusiasti per le imprese del Terzo Reich. L’efficacia burocratica della macchina nazista è stata garantita dalle schede perforate fornite dall’IBM. Gli Alleati si sono sempre astenuti dal bombardare le linee ferroviarie su cui viaggiavano i treni della morte per non farsi carico di milioni di ebrei apolidi. A collaborare con la polizia nazista nella deportazione verso i lager sono stati anche i Consigli ebraici (aver ricordato questa scomoda verità storica è costato all’ebrea Hannah Arendt un furioso linciaggio morale). Quali lezioni abbiamo tratto da tutto ciò? La risposta sta in quattro lettere: Gaza.

Il punto non è stabilire le analogie e le differenze tra la Shoah e la nuova Nakba del popolo palestinese. Il punto è che non serve aspettare trent’anni per capire cosa sta succedendo e chi collabora oggi con i massacratori, poiché stiamo assistendo al primo genocidio in diretta della storia. Se vogliamo sapere chi sono i volenterosi carnefici di Netanyahu basta guardare le immagini che i soldati dell’esercito israeliano “postano” sui social. Se vogliamo trovare delle tracce inequivocabili di intenzioni genocidarie non dobbiamo scovare i verbali di qualche riunione segreta: basta leggere quello che Netanyahu, Gallant, Ben-Gvir e Smotrich affermano pubblicamente. Se vogliamo la conferma che la cultura dominante non è affatto un argine alla barbarie, ma spesso la sua più infame giustificazione, possiamo osservare allo stesso tempo il ruolo dei professori universitari israeliani nel lubrificare la macchina di morte contro i palestinesi e il ruolo ignobile di tanti intellettuali italiani e occidentali. Se vogliamo capire chi fornisce soldi, armi, tecnologie e appoggio politico agli sterminatori di bambini la risposta non è difficile: gli Stati Uniti e l’intero Occidente. Se vogliamo una risposta meno generica e più vicina a noi: l’Università di Trento e la Fondazione Bruno Kessler. Se vogliamo un esempio attuale di complicità tra persecutori e “rappresentanti” dei perseguitati, possiamo osservare il ruolo collaborazionista dell’Autorità Nazionale Palestinese, i cui poliziotti in questi giorni stanno rastrellando il campo profughi di Jenin per arrestare o assassinare i resistenti palestinesi.

A conferma di quanto sia mistificatorio e oltraggioso l’uso politico della Shoah non basta il fatto che siano gli eredi del razzismo anti-ebraico e dei fucilatori di partigiani a pretendere di darci lezioni sull’antisemitismo? A parlare nella «Giornata della memoria» sarà anche quest’anno chi non muove un dito né apre bocca contro il genocidio palestinese.

Come ha affermato di recente lo scrittore palestinese Abdaljawad Omar, Gaza non è solo una «rovina apocalittica», ma anche «un deliberato spettacolo di crudeltà». Per milioni di oppressi, «ogni bambino sepolto, ogni famiglia cancellata, ogni casa ridotta in macerie diventa un promemoria del loro posto in un mondo che si rifiuta di fermare il massacro». Qui sta la nostra «bancarotta morale». A meno di non spezzare la nostra disumana collaborazione.

Assemblea di solidarietà con la resistenza palestinese

SABATO 25 GENNAIO, ORE 15,00 – PIAZZA DUOMO, TRENTO

CORTEO CONTRO LE COLLABORAZIONI TRENTINE CON IL GENOCIDIO DI GAZA