La storia si ripete: prima come tragedia, poi come farsa. Perché i democratici sono responsabili del ritorno al potere di Donald Trump

La storia si ripete: prima come tragedia, poi come farsa. Perché i democratici sono responsabili del ritorno al potere di Donald Trump

https://crimethinc.com/2024/11/06/la-storia-si-ripete-prima-come-farsa-poi-come-tragedia-perche-i-democratici-sono-responsabili-del-ritorno-al-potere-di-donald-trump

Pubblichiamo questo articolo uscito sul sito anarchico statunitense crimethinc.com. A fianco di tante considerazioni condivisibili, il testo contiene un vistoso silenzio e una prospettiva di lotta che proprio quel silenzio rende a nostro avviso insufficiente (e recuperabile in senso democratico).

A differenza di quanto avvenuto con la precedente campagna elettorale, in cui gli addentellati tra il Partito Democratico e i movimenti di lotta hanno funzionato nel cooptare parte della Floyd Rebellion nell’alveo istituzionale (pensiamo all’invito a votare Biden da parte di Angela Davis), questa volta la logica del “male minore” non ha esercitato allo stesso modo il suo funesto ricatto. Il motivo sta in una parola: Gaza. Rispetto a quale “male assoluto” il sostegno aperto e fondamentale a un genocidio può essere presentato come un “male minore”? L’apocalisse nucleare? Il punto è che ad avvicinarci anche a questa eventualità è la guerra tra NATO e Federazione russa, che ha visto nella politica dell’amministrazione Biden un innegabile acceleratore. Insomma, genocidio e rischio della terza guerra mondiale. Solo il Partito Democratico poteva riuscire nel miracolo di permettere a una carogna suprematista come Trump di presentarsi come “uomo di pace” rispetto al massacro in Ucraina (sullo sterminio dei palestinesi, invece, democratici e repubblicani fanno a coltellate per salire sulla giostra del più infame)… Sulla questione decisiva dei nostri tempi – la tendenza strutturale alla guerra, tendenza che rafforza il complesso scientifico-miltar-industriale in tutti i blocchi capitalistici – nel testo di Crimethinc non c’è una sola parola. Non a caso. Dopo aver dato voce all’interventismo “anarchico” in Ucraina a fianco, di fatto, della NATO e degli USA, su quali basi attaccare il Partito Democratico in quanto fucina di guerra? Prendiamo questa frase dell’articolo: «I Democratici hanno fatto tutto il possibile per associarsi all’ordine dominante: spostando la loro linea politica a destra, allontanando il sostegno dai presunti “sinistrorsi” all’interno dei loro ranghi, smobilitando i movimenti di protesta». Il partito Democratico non si è “associato” all’ordine dominante: il Partito Democratico è parte integrante dell’ordine dominante. Tra l’altro la parte più pericolosa (perché più corruttrice) per i movimenti di emancipazione.

Dentro uno scontro globale per la supremazia tecnologica e militare, il cui motore è l’economia di guerra, il cui riflesso è la militarizzazione del “fronte interno” e il cui capro espiatorio sono gli immigrati, l’appello all’azione antifascista ci sembra tanto riduttivo quanto recuperabile. Che i movimenti debbano prepararsi ad anni duri e anche alla lotta clandestina, è sicuro. Ma per attaccare tutte le fazioni del capitale. Se per “fascismo” s’intende un potere che getta la maschera e non ha più limiti nella propria ferocia, questo va individuato nella struttura sociale (la “triplice alleanza” tra scienza, Stato e industria), non nei suoi epifenomeni politici. Il sistema statunitense si regge sul saccheggio planetario delle risorse e sulla forza tecno-militare per imporlo. Può dividersi al suo interno sull’opportunità di sprecare soldi e armi contro il nemico n. 2 (la Russia) invece di dispiegare tutto l’apparato contro il nemico n. 1 (la Cina), ma nell’epoca del suo declino non può che seminare guerra all’esterno e caccia al nemico interno. Non si tratta di sbugiardare i democratici sul terreno dell’antifascismo, ma di rievocare, nel precipitare della guerra civile, l’idra della ribellione antischiavista e le tracce sotterranee di luddismo contro i nuovi Progetti Manhattan. Se colonialismo, schiavitù e sviluppo tecnologico hanno forgiato il Leviatano e la sua leggenda, sarà l’ultimo dei tre idoli a cadere dal piedistallo con il più grande fragore.