Senza tregua nella cayenna sarda
Riceviamo e diffondiamo questo resoconto delle presenze solidali avvenute nei mesi scorsi sotto le carceri sarde:
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SENZA TREGUA NELLA CAYENNA SARDA
Altro che forno crematorio nel pozzo dove sono interrato. Ovviamente anche nei piani alti è caldo da fornace. Però sottoterra psicologicamente si amplifica fino all’esasperazione
Davide Emmanuello in 41 bis a Bancali
Tra la fine della primavera e l’inizio della caldissima estate sarda abbiamo deciso di organizzare una serie di presidi nelle principali carceri sarde, attività trascurata per molto tempo, eccezion fatta per le carceri di Cagliari-Uta e Sassari Bancali, per motivi legati principalmente al nostro limitato numero e alle centinaia di chilometri che separano le carceri dalla maggioranza dei grandi centri abitati. Inoltre, dopo la progressione delle lotte legate allo sciopero della fame e della sete del nostro compagno Alfredo, abbiamo assistito, volenti o nolenti, a un calo, in parte anche naturale, nella concentrazione qualitativa e quantitativa su cui abbiamo ritenuto necessario discutere, discussione che ha preceduto l’iniziativa. Il suo scopo, infatti, non era solamente salutare i/le prigionieri/e, ma anche riprendere i contatti, renderci conto della situazione che vivono e denunciare ciò che ci fosse stato segnalato, in maniera da avere una visione generale della situazione per potere programmare nuove e più efficaci iniziative.
Il primo presidio, effettuato il 23 maggio nel carcere di Massama (OR), ha avuto un’ottima risposta, per certi versi inaspettata. I detenuti hanno incominciato una battitura dal primo momento in cui siamo arrivati (sembrava ci aspettassero) eludendo il controllo degli sbirri, e hanno continuato per tutte le ore in cui siamo stati presenti sotto il carcere. È stato possibile, un dialogo con i prigionieri che denunciavano la mancanza d’acqua, problemi strutturali e di gestione.
Il 2 giugno ci siamo recati al carcere di Badu ‘e Carros (NU) per effettuare il presidio più partecipato. Dopo un tentativo di avvicinarsi al modulo 41 bis, tentativo frustrato dagli sbirri che per farci muovere hanno proposto una trattativa che i/le compagni/e hanno rifiutato di condurre, ci siamo posizionati nella strada pubblica a lato del carcere e i saluti hanno avuto un’ottima risposta da parte dei prigionieri, che hanno anche urlato slogan contro le forze dell’ordine, e da parte degli abitanti della zona, alcuni dei quali si sono fermati per simpatizzare con noi. Dobbiamo denunciare che alcuni detenuti che, dopo i saluti, hanno tentato di mettersi in contatto per lettera con noi, sono stati immediatamente trasferiti.
Il 22 giugno ci siamo ritrovati invece sotto le mura del carcere di Bancali (SS) dove è ancora detenuto in 41 bis il nostro compagno Alfredo Cospito. I saluti a Bancali hanno avuto una bellissima risposta. I prigionieri nelle 3 ore di saluti hanno “dialogato” denunciando sovraffollamento, mancanza d’acqua e problemi strutturali che comportano muffa e infiltrazioni nelle celle.
La mattina del 7 luglio ci siamo recati all’istituto minorile di Quartucciu (CA). Era la prima volta, dopo molti anni, che veniva effettuato un saluto al minorile. Lo scopo dell’iniziativa era anche per far sapere ai ragazzi che vi sono rinchiusi che siamo presenti, e siamo sempre disponibili a intervenire qualora fosse necessario. Nonostante le difficoltà logistiche, la struttura isolata, circondata da discariche abusive che rendevano difficile sistemarsi, sotto il controllo e le provocazioni di un notevole dispiegamento di sbirri, è stato possibile tentare di comunicare. Non siamo in grado di dire se ci abbiano sentito in quanto il doppio muro di cinta (quello più esterno può essere elettrificato se necessario) sovrasta di gran lunga il basso edificio in cui si trovano le celle. Abbiamo provato ad informarli soprattutto anche di quello che è successo al Beccaria di Milano provando a dargli un ulteriore spinta di rabbia
La stessa sera del 7 luglio abbiamo concluso questo tour a Uta (CA). I saluti hanno avuto una buona risposta e, nelle ore in cui siamo stati presenti, abbiamo potuto “dialogare” con i/le prigionieri/e che hanno denunciato i soliti problemi all’interno di queste strutture, in particolare sovraffollamento, caldo (la temperatura nelle celle superava i 40o), mancanza d’acqua e non sono mancati i cori contro le forze dell’ordine.
Un ultimo saluto, fuori programma rispetto alla locandina che abbiamo diffuso, l’abbiamo voluto portare il 24 agosto ai prigionieri chiusi nel lager di Macomer. Come al solito la risposta dall’interno è stata decisa e determinata, siamo riusciti a fargli sentire la nostra presenza e vicinanza e loro ci hanno comunicato la loro rabbia e le condizioni disumane in cui vivono, prima che un bel numero di sbirri e digos ci bloccasse e allontanasse.
In un periodo in cui in Sardegna la lotta contro le carceri sta attraversando una stagione complicata, avendo organizzato il tutto in piena estate, periodo in cui la partecipazione è naturalmente ridotta, ci riteniamo estremamente soddisfatti di questo piccolo percorso e delle risposte avute in tutti i penitenziari. Tanto più che abbiamo deciso di rilanciare la lotta in un momento in cui lo Stato è in difficoltà in quanto nel suo ottuso neoliberismo pensa che basti l’uso illimitato del bastone a sedare le rivolte, a bloccare le evasioni praticando una repressione asfissiante con l’intento di scoraggiare solidarietà e sostegno a chi è prigioniero. Alcuni di noi hanno ricevuto già due decreti penali di condanna per avere effettuato saluti a Bancali nel giugno e nell’ottobre 2023 (una delle motivazioni della condanna è l’avere salutato Alfredo) e fogli di via da Macomer per avere effettuato saluti al CPR di Macomer.
Per quanto sia indispensabile tentare di far comprendere al maggior numero di compagni/e l’imprescindibilità della lotta contro le galere (basterebbe pensare che in Sardegna ci sono più carceri che ospedali) con un’analisi articolata della situazione, e quindi ragionare per incrementare la partecipazione, il successo dell’iniziativa ci dà la forza di continuare (stiamo lavorando alla proposizione di un’analoga iniziativa invernale) a presentarci sotto le carceri, portando solidarietà a tuttx, anche in tempi rapidi nel caso di particolari situazioni, convinti come siamo che la nostra presenza possa essere uno strumento utile, dall’esterno, per il supporto ai prigionieri/e e per il rafforzamento e l’ampliamento della guerra contro le carceri e il sistema di cui lo Stato è strumento.
per un mondo senza galere
per un mondo senza sfruttatx
libertà per tutte e tutti
anarchiche e anarchici contro carcere e repressione