Cognify: quando la realtà supera i racconti di fantascienza
Anche se non si tratta esattamente di una notizia di ieri pubblichiamo un articolo che descrive il progetto di utilizzare la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale in carcere. “Delle macchine in grado di inondare i loro cervelli con ricordi artificiali… per introdurre in loro il senso di colpa”: così si esprimono i progettisti del carcere “smart”.
Non stupisce l’utilizzo di determinate tecnologie come strumento di produzione della pace sociale (e di profitto) e nemmeno l’essenza stessa di un sistema tecnico che pur di proseguire nella corsa verso il baratro è pronto a utilizzare qualunque tipo di palliativo. Pensiamo per esempio che già da anni in diverse parti del globo si usano visori di realtà virtuale sui bovini degli allevamenti intensivi per “riportarli” in un ambiente dove lo stress è minore, come un pascolo artificiale, rendendo la produzione di latte maggiore per l’“efficacia emotiva” riscontrata (https://www.repubblica.it/tecnologia/dossier/tech/2022/01/10/video/la_realta_virtuale_per_far_sentire_le_mucche_nei_prati_produce_latte_e_molti_dubbi-423327661/).
Una funzione di “adattamento e accettazione” già sperimentata sui detenuti di mezzo mondo.
Ma se molto sembra ancora teorico, è evidente ciò a cui questo mondo tende, e una domanda non può che inquietare anche gli animi meno attenti: quale tipo di potere (morale e materiale) farebbe mai a meno di sfruttare le potenzialità di un’arma che può “inondare un cervello di ricordi artificiali”?
https://www.tgcom24.mediaset.it/2024/video/cognify-prigione-ai_85401572-02k.shtml
Di seguito il sito di Cognify: